9 luglio 2013 – Figli nati fuori dal matrimonio, il governo cancella le discriminazioni

Ricopio pedissequamente un ampio tratto da un articolo de La repubblica (da cui riprendo anche il titolo)  che potete raggiungere alla fonte anche da qui

All’approvazione del Consiglio dei ministri un testo che elimina le differenze tra figli naturali e figli legittimi, introducendo il principio dell’unicità dello stato di figlio. Introdotto anche il principio che la filiazione fuori dal matrimonio produce effetti successori nei confronti dell’intera parentela di PIERA MATTEUCCI 

ROMA – Mai più differenze tra i figli nati fuori o nel matrimonio. Il Consiglio dei ministri approverà nella prossima seduta un decreto legislativo che modifica la normativa in vigore per quanto riguarda i figli, con lo scopo di eliminare qualsiasi discriminazione ancora presente nel nostro ordinamento e garantendo la completa uguaglianza giuridica. 

Le modifiche, proposte dal presidente del Consiglio, dai ministri dell’Interno, della Giustizia, del Lavoro e delle Politiche Sociali, in accordo con il ministro dell’Economia, riguardano il codice civile, quello penale, quelli di procedura civile e penale e le leggi speciali in materia di filiazione e, in particolare, introducono il principio dell’unicità dello stato di figlio (anche se adottivo). Vengono, dunque, eliminati tutti i riferimenti ai figli legittimi e a quelli naturali presenti nelle norme attuali, sostituendoli appunto con la semplice dicitura di ‘figlio’. Inoltre la norma prevede che la nascita di figli fuori dal matrimonio produca effetti, per quanto riguarda la successione, nei confronti di tutti i parenti e non solo con i genitori.

Ma c’è di più: la nozione di ‘potestà genitoriale’ viene sostituita con quella di ‘responsabilità genitoriale’ e sono previste modifiche anche alle disposizioni del diritto internazionale privato in modo che possa essere attuato il principio dell’unificazione dello stato di figlio.

Gli articoli che saranno modificati. Questi gli articoli che subiranno probabilmente le modifiche:
art. 18: riguardante i termini per proporre l’azione di disconoscimento della paternità, in particolare si segnala il comma 4, ai sensi del quale l’azione del padre e della madre non può essere intrapresa quando sono decorsi cinque anni dalla nascita: dopo questo termine, infatti, la norma fa prevalere sul principio di verità della filiazione, l’interesse del figlio alla conservazione dello stato; l’azione rimane imprescrittibile solo per il figlio. La modifica recepisce la giurisprudenza della Corte Costituzionale sull’art. 244 del codice civile;
art. 27: che reca modifiche all’art. 262 del codice civile; l’articolo si adegua ai principi delineati dalla Corte Costituzionale nella sentenza n.297 del 25 luglio 1996 con la quale era stata dichiarata l’illegittimità dell’articolo nella parte in cui non prevedeva che il figlio naturale, nell’assumere il cognome del genitore che lo ha riconosciuto, potesse ottenere dal giudice il riconoscimento del diritto a mantenere, anteponendolo o, a sua scelta, aggiungendolo a questo, il cognome precedentemente attribuitogli con atto formalmente legittimo, ove tale cognome fosse divenuto autonomo segno distintivo della sua identità personale;
art. 28: in tema di impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità, introducendo per l’autore del riconoscimento il termine di cinque anni per l’impugnazione decorrente dall’annotazione del riconoscimento sull’atto di nascita e, pertanto, dal momento in cui l’atto viene pubblicizzato, ritenendosi che oltre questo termine prevalga l’interesse del riconosciuto al mantenimento dello stato di figlio;
artt. 39 e segg.: in attuazione del su menzionato principio dell’unicità dello stato di figlio, viene raggruppata in un unico titolo, il IX del libro I del codice civile, (artt. 316-371) la disciplina relativa ai diritti e doveri dei figli ed alla responsabilità genitoriale, sia nella fase per così dire “fisiologica” del rapporto genitoriale che in quella “patologica” in cui si dissolva il legame matrimoniale o di fatto tra i genitori ed il giudice sia chiamato ad omologare, prendere atto di accordi, ovvero dettare provvedimenti di affidamento e di mantenimento dei figli (attualmente la disciplina dei rapporti fra genitori e figli si rinviene anche nel titolo VI del I, che detta disposizioni in materia di matrimonio);
art 42: l’introduzione del diritto degli ascendenti a mantenere “rapporti significativi” con i nipoti minorenni;
art. 53: che introduce e disciplina le modalità dell’ascolto dei minori, che abbiano compiuto dodici anni o anche di età inferiore, se capace di discernimento, all’interno dei procedimenti che li riguardano. Tale previsione tiene luogo di numerose sentenze della Corte di Cassazione (cfr. Cass. SS. UU. 21 ottobre 2009 n. 22238, Cass. 16 aprile 2007 n. 9094, Cass. 18 marzo 2006 n. 6081, Cass. 26 gennaio 2011, n. 1838, Cass. 4 dicembre 2012 n. 21662) che hanno sottolineato che il mancato ascolto dei minori costituisce violazione del principio del contraddittorio e dei principi del giusto processo, salvo che ciò possa arrecare danno ai minori stessi                                   (fine della citazione)

Una precisazione e un commento

Seguono considerazioni sugli articoli 69, 71, 88 che riguardano problemi relativi all’eredità (chi ne sia interessato potrà giovarsi della lettura integrale dell’articolo).
Ho voluto però capire perché le misure descritte vengono proposte con decreto che alla sua scadenza (mi sembra di 90 giorni) richiederà una approvazione parlamentare, anche se mi rendo conto che la mia analisi non è abbastanza approfondita.
La Legge 10 dicembre 2012, n. 219 ‘Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali’ così intitola l’art. 2 ‘Delega al Governo per la  revisione  delle  disposizioni vigenti in materia di filiazione’.
Quindi questo decreto di prossima approvazione realizza doverosamente una previsione di legge dove però identifico un buco di cui mi piacerebbe (ma non so se lo faranno) i deputati si ricordassero quando il decreto verrà discusso.

Perché se i figli naturali e adottivi sono equiparati a quelli nati fuori del matrimonio ci sono figli cui è negato avere dei genitori?
Ho scritto mille volte della vergogna della norma che tanto prevede, figlia naturale del ministro Maroni, battezzata da coloro che allora gli sono stati complici, avendo affidato il loro cervello all’indifferenza della globalizzazione.
Rinvio per una descrizione della questione al mio scritto del 17 giugno e al tag anagrafe e non mi ripeto qui. Spero di trovare un formula sintetica per porre la domanda a deputati e senatori (se i balletti sulle prescrizioni berlusconiane non ci porteranno a nuove elezioni a norma suina prima del dibattito sul decreto che ho descritto sopra).
Se la troverò – e se la porrò- e se avrò improbabili risposte registrerò il tutto nel mio diario.
Sarebbe bello lo facesse anche qualcun altro.

10 Luglio 2013Permalink

8 luglio 2013 – Il papa a Lampedusa

Questa notte inizia il mese di Ramadan dell’anno 1434.

La coincidenza con la visita del papa a Lampedusa mi sembra più che un caso
In ogni modo è un evento cui oggi è impossibile  sfuggire..
Riporto il link per raggiungere l’articolo di Gad Lerner

http://www.gadlerner.it/2013/07/08/francesco-la-globalizzazione-dellindifferenza-ci-ha-tolto-la-capacita-di-piangere

e il link che permette di ascoltare l’intervento in redazione del direttore de La Repubblica
http://video.repubblica.it/rubriche/repubblica-domani/il-viaggio-del-papa-tra-gli-ultimi-schiavi/134270/132810?ref=HRER2-1

Infine due link (il secondo è un’intervista in video di you tube) che portano a quella donna straordinaria che è Giusi Nicolini, sindaco id Lampedusa.
Il papa, che non ha voluto politici intorno a sé, l’ha nominata nell’omelia come persona che meritava un grazie

http://www.huffingtonpost.it/francesca-bellino/giusi-nicolini-da-lampedu_b_2120775.html

http://www.youtube.com/watch?v=HCTV3Lb_QCU

Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa

La  lettera di Giusi Nicolini, che è possibile leggere integralmente nel link dell’Huffingtonpost, così si concludeva
se questi morti sono soltanto nostri – aggiunge il sindaco – allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza“.

Giusi Nicolini oggi ha avuto quella risposta che allora aveva chiesto.
Nessuno potrà più dire ‘Non sapevo’ e di questo – e molto altro – anch’io voglio ringraziare papa Francesco.

Il 18 giugno ho scritto al sindaco di Udine per chiedergli di sostenere la proposta di legge con cui si vorrebbe ripristinare la ‘civiltà del nome’ per i figli dei sans papier.
Non mi ha risposto quindi non so che pensa dato che pubblicamente non si è espresso sulla questione..

Il papa e la ‘mia’ Bibbia
“Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. 12 Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. 13Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna” (1 Re, 19)

8 Luglio 2013Permalink

6 luglio 2013 – Dichiarazione di nascita entro il terzo giorno

Ho ricevuto dalla cortesia del Garante per l’infanzia e l’adolescenza dell’Emilia Romagna la relazione annuale dell’attività svolta. E’ una lettura confortante perché rivela una volontà di comunicare e chiarire che ne fa un piccolo manuale di utile informazione. Purtroppo non sono in grado (o non lo so fare o non è possibile) di inserire il documento in pfd in modo che lo si possa integralmente leggere e mi dispiace perché ci sono parecchie questioni che vorrei avessero la pur piccola diffusione che riesco ad assicurare con questo blog.
Una però non la voglio perdere.
Si tratta di un allegato con un documento che risale allo scorso anno e, a conclusione di una documentatissima analisi che ricopio, insiste sulla necessità che la dichiarazione di nascita sia fatta entro tre giorni dall’evento e questo per qualsiasi bambino a prescindere dalla nazionalità dei genitori.
Ma tanto per i sans papier non basta. Occorre prima una modifica di legge (e non sto a ripetere ciò che ho tante volte scritto e rinvio al tag anagrafe e al mio pezzo del 17 giugno dove è possibile legge la proposta di legge che, se fosse approvata, risolverebbe il problema).
Se ci fossero parlamentari e responsabili politici competenti e attenti alla tutela dovuta ai soggetti contrattualmente deboli qual è il garante dell’Emilia Romagna … ma è inutile continuare.
Se ci sono battano un colpo.

Documento del Garante per l’infanzia e l’adolescenza dell’Emilia Romagna (pag. 77)

 Dichiarazione di nascita e  convenzione diritti dei fanciulli    Bologna, 19 luglio 2012

Il vecchio e abrogato Ordinamento dello stato civile (r.d. 9 luglio 1939 n. 1238) prevedeva nell’art. 67 che la dichiarazione di nascita fosse fatta nei dieci giorni successivi al parto dal padre o dalla madre, o dall’ostetrica o da qualsiasi persona che avesse assistito al parto (art. 70). Nel caso di neonati figli di ignoti (o di madre che non voleva essere nominata) la dichiarazione veniva fatta dall’ostetrica e l’ufficiale di stato civile imponeva al bambino nome e cognome (art.71). 

Il vigente Regolamento “per la revisione e la semplificazione” dell’Ordinamento dello stato civile, emanato con d.p.r. 3 novembre 2000 n. 396 in attuazione della l. 15 maggio 1997 n. 127, conserva il vecchio termine di dieci giorni e introduce in alternativa il più breve termine di tre giorni quando la dichiarazione è fatta “presso la direzione sanitaria dell’ospedale o della casa di cura in cui è avvenuta la nascita”. In tal caso essa può contenere anche il riconoscimento contestuale del figlio naturale (art. 30 comma 4). 

A questo proposito si osserva che il vecchio termine di dieci giorni, riprodotto nell’art. 30 delle nuove disposizioni, appare in netto contrasto con il dettato dell’art. 7 della Convenzione sui diritti del fanciullo, ratificata dall’Italia con la legge 27.5.1991 n. 176, il quale dispone che il fanciullo sia “registrato immediatamente al momento della nascita”, e che da allora abbia diritto al nome e alla cittadinanza”.
Benché anteriore, la norma convenzionale è stata del tutto ignorata dal d.p.r. 3 novembre 2000 n. 396, che per di più ha previsto per i genitori anche la facoltà di dichiarare la nascita entro dieci giorni nel proprio comune di residenza benché diverso dal comune di nascita. 

Tali disposizioni devono essere disapplicate, perché contrastano con l’art. 7 della Convenzione e con la legge di ratifica, che fonte normativa superiore al regolamento. Deve perciò ritenersi applicabile attualmente soltanto il più breve termine di tre giorni previsto come alternativo dall’art. 30 del regolamento, in quanto in armonia con il dettato della Convenzione e rispettoso del diritto del fanciullo ad avere al più presto un nome e uno status. Le direzioni sanitarie dei centri di nascita e delle case di cura con reparti ostetrici devono tutte attrezzarsi perché sia sempre possibile rispettare il termine predetto, anche in caso di nascita in prossimità con giorni festivi. 

Un ulteriore problema si può presentare all’atto delle dimissioni della puerpera. Se infatti la dichiarazione di nascita con contestuale riconoscimento non è stata ancora effettuata, il neonato non può esserle affidato e non può lasciare il centro di nascita o la casa di cura. Manca ancora infatti lo stato di filiazione, ed il bambino, privo di nome e di identità, dal punto di vista giuridico sarebbe affidato ad un estraneo. Se la puerpera non provvede al riconoscimento e si allontana, occorre che la dichiarazione di nascita sia fatta dall’ostetrica entro il terzo giorno, con immediata segnalazione al procuratore della repubblica presso il tribunale per i minorenni.
Sarà così possibile la nomina di tutore che rappresenti legalmente il neonato e possa agire in suo nomee per suo conto nel procedimento di adottabilità o in ogni altra esigenza. In ogni caso, la puerpera ha diritto di chiedere al tribunale per i minorenni un termine per provvedere al riconoscimento, e in tal caso il tribunale può sospendere il procedimento per un periodo massimo di due mesi (art. 11 l. 1983 n. 184 e 149 n. 2001). 

Va ricordato infine che sul piano della responsabilità civile, fino a che del neonato non sia dichiarata la nascita e non si sia provveduto al riconoscimento o alla nomina di un tutore, la direzione sanitaria dell’ospedale o della casa di cura potrebbe essere chiamate a rispondere ai sensi dell’art. 402 cod. civile dei danni subiti dal minore o della sua scomparsa.

6 Luglio 2013Permalink

5 luglio 2013 – Oggi in Lombardia, Domani chissà

O il parlamento si decide a modificare la norma che nega la registrazione anagrafica dei neonati figli di sans papier o dovremo aspettarci altre umiliazioni della dignità di tutti noi.
La proposta di modifica c’è: il testo si trova anche nel mio pezzo del 17 giugno.
Riporto un articolo da Il sole 24 ore

Una vicenda lombarda. Solo lombarda?

La Lombardia nega il diritto al pediatra di base per i bambini figli di immigrati irregolari. Al Consiglio regionale del 2 luglio è stata bocciata da Centrodestra la mozione presentata dal Patto Civico (primo firmatario Umberto Ambrosoli) e sottoscritta dagli altri esponenti del Patto Civico e da alcuni consiglieri del Partito Democratico, con la quale si chiedeva il
riconoscimento “dell’assistenza sanitaria di base anche per i minori
non regolari” con “l’attribuzione del pediatra di libera scelta e l’erogazione di determinate prestazioni sanitarie per i figli di immigrati extracomunitari senza permesso di soggiorno”. L’Aula si è divisa a metà: il Centrodestra ha negato che la Lombardia non assiste i bambini non regolari e ha accusato i gruppi di opposizione di “sfruttare” la questione per portare avanti invece la “battaglia ideologica che punta alla cancellazione della legge Bossi-Fini che regola i flussi immigratori”. “I bambini degli irregolari possono già contare su un’ampia offerta di prestazioni offerte dal nostro sistema sanitario – ha spiegato in aula l’assessore alla Sanità, Mario Mantovani. “A parte le urgenze, riconosciute da tutti i pronto soccorso, ci sono poi le cure essenziali e gli interventi di medicina preventiva, tutti servizi a carico della nostra sanita’”.
Ambrosoli nel suo intervento ha sottolineato che questo servizio è già attivo nelle Regioni Friuli Venezia Giulia, Umbria, Toscana e nella Provincia autonoma di Trento, e che la lacuna che interessa la Lombardia deve essere colmata “perche’ lasciare senza cure continuative un bambino non è un’eccellenza ma una barbarie”.
“Vogliamo solo la parità di accesso al sistema sanitario”, ha sottolineato in aula Ambrosoli. Il Consigliere del Pd Fabio Pizzul ha annunciato che chiederà in commissione Sanità l’audizione di Caritas e Naga che si occupano dei bambini non regolari per testimoniare “che così come vengono erogate, le cure non garantiscono rispetto per i minori ed efficacia”.

Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi) e Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm) promettono battaglia. “Il voto contrario alla mozione – sottolinea l’Asgi – i diritti fondamentali dei soggetti già vulnerabili, viola il rispetto di obblighi nazionali e internazionali, contrasta con le scelte operate dalla conferenza Stato Regioni”. Secondo l’Asgi si priva del diritto alla cura chi è più vulnerabile e non si tutela la salute pubblica. “La scelta operata ieri dal Consiglio Regionale lombardo – continua l’associazione – ignora infatti che, come confermato da pronunce proprio del Tribunale di Milano, il minore non può mai essere considerato “irregolare” essendo comunque non espellibile ai sensi dell’art. 19 della legge italiana sull’immigrazione. Inoltre sia l’art. 35 dello stessa legge e la Convenzione ONU per i diritti del fanciullo all’art. 24 garantiscono il diritto di ogni minore di “beneficiare dei servizi medici” senza alcuna discriminazione, indipendentemente dalla loro nazionalità, regolarità del soggiorno o apolidia”.
Infine l‘Accordo che la Conferenza Stato-Regioni ha recentemente elaborato proprio allo scopo di rendere uniforme ed efficace l’accesso dei migranti ai servizi sanitari su tutto il territorio italiano prevede il riconoscimento del pediatra di libera scelta anche per i minori senza regolare permesso di soggiorno. “La scelta della Regione Lombardia – conclude l’Asgi – è dunque in contrasto con tali norme; ma è anche una scelta miope e inefficiente perché meno difficoltà nell’erogazione delle prestazioni e una precoce diagnosi delle malattie grazie alla maggiore prevenzione si traduce in costi inferiori per la Pubblica Amministrazione e permette una migliore salvaguardia della salute collettiva”.
Asgi e Simm si attiveranno per promuovere in tutte le sedi opportune, ivi compresa quella giudiziaria, tutte la azioni possibili affinché siano rispettate le norme nazionali e internazionali e sia tutelato il diritto alla salute di tutti, senza esclusioni.

Il testo della mozione

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE
secondo i dati fomiti dall’ORIM (Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità) il numero dei cittadini stranieri extracomunitari che risiedono in Lombardia è aumentato sensibilmente negli ultimi anni;
che i figli di stranieri senza permesso di soggiorno possono accedere alle strutture sanitarie solo per prestazioni urgenti ed essenziali, come le vaccinazioni o per patologie che, se non curate, provocano danni permanenti;
che i figli di cittadini stranieri senza permesso di soggiorno hanno diritto
all’assistenza del pediatra di famiglia solo fino ai 6 mesi di vita, il che significa che manca la continuità delle cure e la prevenzione, determinando evidenti rischi anche per la salute pubblica;
CONSTATATO CHE
il DPR n. 394/99, ha delegato alle regioni italiane l’organizzazione dei servizi sanitari, ovvero la definizione dei destinatari e dei luoghi dove fornire l’assistenza sanitaria:
“le regioni individuano le modalità più opportune per garantire le cure essenziali e continuative, che possono essere erogate nell’ambito delle strutture della medicina del territorio o nei presidi sanitari accreditati, strutture in forma poliambulatoriale od ospedaliera, eventualmente in collaborazione con organismi di volontariato aventi esperienza specifica;
CONSTATATO INOLTRE CHE
le regioni come Friuli Venezia Giulia, Umbria, Toscana, e P.A. di Trento prevedono l’accesso dei minori irregolari anche all’assistenza pediatrica fornita dai PLS;
CONSIDERATO CHE
i figli degli stranieri senza permesso di soggiorno non hanno diritto al pediatra di famiglia cioè alla continuità delle cure e che questo determina una limitazione del diritto alla salute del minore che si trova chiaramente in contrasto con la Convenzione sui diritti del fanciullo, che stabilisce che tutti i minori, senza discriminazioni, devono avere accesso ali’ assistenza sanitaria;
CONSIDERATO INOLTRE CHE
– il Parlamento Europeo ha invitato gli Stati membri, con la Risoluzione A7-0032/2011 dell’S febbraio 2011, “ad assicurare che i gruppi più vulnerabili, compresi i migranti sprovvisti di documenti, abbiano diritto e possano di fatto beneficiare della parità di accesso al sistema sanitario” e “a garantire che tutte le donne in gravidanza e i bambini, indipendentemente dal loro status, abbiano diritto alla protezione sociale quale definita nella loro legislazione nazionale, e di fatto la ricevano”;
– che molti medici in diverse strutture, ottemperando al giuramento di Ippocrate, prestano comunque l’assistenza in una condizione di indeterminatezza che rischia di risultare in contrasto con le normative;
VISTO CHE
gli artt. 2 comma 2 e il 24 della Convenzione di New Y ork disciplinano la tutela del
diritto alla salute di tutti i minori non solo di quelli che hanno la cittadinanza;
l’art. 32 comma 2 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”;
INVITA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE:
a riconoscere l’assistenza sanitaria di base anche per i minori non regolari tramite l’attribuzione del Pediatra di libera scelta e l’erogazione di determinate prestazioni sanitarie per i figli di immigrati extracomunitari senza permesso di soggiorno.

Umberto Ambrosoli; Lucia Castellano; Fabio Pizzul; Laura Barzaghi; Roberto Bruni; Carlo Borghetti; Michele Busi;
Marco Carra; Paolo Micheli; Gianantonio Girelli; Sara Valmaggi

5 Luglio 2013Permalink

3 luglio 2013 – Pregiudizi e libere riflessioni, da Giancarla Codrignani

Ho riportato più volte gli scritti che Giancarla mi ha inviato.
Questo mi sembra di notevole interesse sia per la natura delle argomentazioni che per lo stile. La Repubbblica cui Giancarla fa riferimento è l’edizione di Bologna, la città dove vive.

PREGIUDIZI             Repubblica    3 luglio 2013 (ridotto; qui originale)   Giancarla Codrignani

 Brutta cosa il pregiudizio. Perfino io, che traducevo a scuola sublimi versi greci di amanti inequivocabilmente omosessuali, mi sono resa conto che l’eterosessualità può impedire di cogliere l’autentico valore dell’uguaglianza nei diritti di libertà. Forse troppi  si commuovono leggendo il De Profundis di Oscar Wilde, ma provano solo compassione: è come  la tolleranza, che si sente buona, ma non legittima. Le parole giuste per la sentenza della Corte suprema che accoglie la diversità nel matrimonio e nella genitorialità le ha detta Obama: love is love, l’amore è l’amore.

Anche il sindaco Merola ritiene l’amore principio fondante delle relazioni interpersonali. Sembra che i cattolici si scandalizzino, ma bisognerà vedere quali. Perché almeno i cattolici LGTB – lesbiche, gay, transgender, bisessuali – o i loro genitori non saranno così unilaterali. Anche le chiese sanno quanto sia pressante la richiesta di riconoscimento dei gay cristiani organizzati: non sembra più una battuta dire che bisogna farci attenzione perché ormai sono i soli che si vogliono sposare in chiesa. Al funerale di don Gallo il cardinal Bagnasco ha dato la comunione a Luxuria: è il sacramento più grande, superiore al matrimonio, che, in sé, è invenzione umana che la chiesa innalza a sacramento, lasciando che non il prete, ma gli sposi siano ministri responsabili del rito. Sarebbe bene riflettere sulla cultura più umana che si viene esprimendo nel nostro tempo e interrogarsi se abbiamo ben compreso l’innovazione del Concilio Vaticano II che ha posto – per la prima volta nella tradizione cristiana (a me sembra ancora incredibile) – l’amore a principio fondante del matrimonio. Non altrettanto “fondanti”, infatti, appaiono finalmente la procreazione, il mutuo aiuto e il rimedio all’istintività sessuale (che Luz Maria Longoria, una delle “madri del Concilio”, denunciò ai padri conciliari: “con tutto il rispetto, le vostre madri vi hanno concepito non per la concupiscenza, ma nell’amore”). La richiesta dei fratelli “diversi” (ma noi siamo diversi ai loro occhi) ci dicono che senza amore non si dà relazione, che i figli, naturali o adottivi, debbono essere voluti responsabilmente,  che il rapporto umano supera il livello biologico degli istinti animali.

 Se Giovanardi menziona la Costituzione e la laicità, sarebbe bene che leggesse l’art. 29. Certo il matrimonio gay era ben lontano dall’immaginazione dei costituenti, ma oggettivamente scrissero che la famiglia è fondata sul matrimonio e non dissero quale (consapevolmente, invece, esclusero, dopo essersi guardati in faccia, il termine “indissolubile”). Quanto alla laicità sarebbe meglio che commentasse il card. Betori che, pensando in largo anticipo ad una mancata riconferma di Renzi, chiede garanzie cielline per il futuro sindaco.

Sui diritti civili – e morali – legati alla “naturalità” umana, l’attualità delle differenze (un tempo “devianze”) sessuali evoca l’altro problema, quello razziale, che persiste anche se la scienza ha dimostrato che la “razza” non esiste e nessuno si sogna di chiedere il colore di una trasfusione.

 Lunedì è stata a Bologna la ministra Cecile Kienge, per riferire le proposte parlamentari e di governo sullo ius soli. Anche in questo caso il pregiudizio confonde le menti e discrimina: i bimbi nati a Bologna, che parlano con il nostro accento e sono amici dei nostri figli, non sono stranieri, sono italiani. Nello ius sanguinis il sangue del diritto romano, a giudizio di noi moderni, potrebbe essere, semmai, quello della donna, mentre – sia per gli individui, sia per i popoli – il sangue che caratterizza presunte identità e pretende diritti nazionalistici è quello del patriarcato proprietario inventore dell’onore. Papa Francesco ha lavato i piedi a una donna “di colore” e islamica (a cui nessuno ha chiesto se “etero” o no) e vola a Lampedusa a incontrare da cristiano l’uguaglianza umana  e il diritto civile.

3 Luglio 2013Permalink

27 giugno 2013 – Se Giovanni

Se Giovanni 
Notizia trovata nella rubrica Vento Largo di facebook, pubblicata da Lino di Gianni

Giovanni, morto al Cardarelli e lasciato nove giorni in obitorio

Non ha i soldi per pagarsi il funerale: lasciato nove giorni in obitorio

Giovanni, 55 anni, è morto all’ospedale Cardarelli il 17 giugno scorso. I parenti hanno chiesto il funerale comunale che in realtà non è mai arrivato. Negata anche la messa

Per maggiori informazioni:
http://www.today.it/citta/morto-nove-giorni-obitorio-cardarelli.html

Mi permetto un commento

Se Giovanni fosse stato un non comunitario privo di permesso di soggiorno quello che è avvenuto sarebbe a norma di legge, la stessa legge che nega la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier *.
Se Giovanni fosse stato un non comunitario privo di permesso di soggiorno e avesse avuto parenti privi di permesso di soggiorno che si fossero recati in comune a registrare l’atto di morte, costoro sarebbero stati espulsi.
Se Giovanni fosse stato un non comunitario privo di permesso di soggiorno senza alcun legame, completamente solo … non so quale sarebbe stata la procedura a suo carico: l’espulsione della salma?
A Giovanni è toccata in sorte solamente l’inettitudine dei servizi comunali e l’assenza di pietà della chiesa.
* Per verificare vedi Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” che all’art. 6 riprende la norma prevista alla lettera g del comma 22 dell’art. 1 della legge 94/2009 (il cd. pacchetto sicurezza)

Al mercato dei senatori (non tutti vi partecipano)

Si parla del processo De Gregorio – uno dei tanti derivati tossici del periodo berlusconiano secondo me tutt’altro che concluso.
Molti i riferimenti al 2008 – nell’agosto di quell’anno cadde il governo Prodi – e agli anni immediatamente precedenti quando fu organizzata la compravendita del sen. De Gregorio.
Una cosa che non si dice mai fu l’azione con cui nel 2006 il De Gregorio impedì che la sen. Menapace diventasse presidente della commistione difesa, presidenza che riuscì ad accaparrarsi forse dimostrando così la sua credibilità come merce per un successivo buon acquisto.
Allora non  ci furono proteste di movimenti di donne (silenti anche oggi: signore mie un ricordo a una coraggiosa donna eliminata da un uomo-merce non costa nulla!) e ricordo ancora con disgusto il silenzio e delle forse dell’allora maggioranza e dello stesso partito della senatrice, cui sempre penso con affetto e stima.
Per maggior informazioni un mio post (corredato da link) di qualche mese fa.

Un messaggio di Giancarla Codrignani.

Allora si rinviano anche gli F35. Bene, anche se…. Ma mi viene in mente che la prima volta che presi la parola a Montecitorio: sostenevo il voto contrario, per principio, agli MRCA Tornado (il Pci si astenne, perché il caccia era già in produzione). L’informazione non ha fatto molta strada: gli F35 sono aerei da combattimento di quinta generazione e la discussione al riguardo, iniziata nel 1997 si è conclusa nel 2002 (anzi nel 2007 con una correzione di spesa). Dovevano essere 131: per la spending review sono stati ridotti a 90. L’Italia partecipa al 5% dell’investimento (solo l’Inghilterra con il 10) e Robert Gates ha anticipato che, se entro due anni non si risolvono alcuni seri problemi di progettazione, gli Usa si ritirano. I soliti partiti potevano certo sforzarsi prima, ma anche noi dei “movimenti”, non potremmo cercare di conoscere i fatti al loro nascere e fare campagne più risolutive? Non possiamo scaricare tutto sulle spalle dei lavoratori di un settore che, ahinoi, “tira”, proprio quando una partita è in dirittura d’arrivo. 

Secondo: sono appena trascorse due date significative per l’impegno delle Nazioni Unite, il 13 la giornata dei rifugiati, il 26 quella contro la tortura. I rifugiati (e le rifugiate, che, oltre a tutti i rischi comuni, vengono anche violentate) non sono “immigrati”; ma diventa sempre più difficile distinguere chi corre pericolo per ragioni politiche (le donne sempre scomode: adesso chiederebbero l’asilo se fuggono dalle mutilazioni genitali femminili) o per non morire di fame o di guerra. Contro la tortura c’è una Convenzione: l’Italia l’ha ratificata dopo il Cile di Pinochet, ma non ha ancora una legge applicativa, senza la quale le ratifiche restano carte morali. Continueremo a produrre i casi Cucchi e le impunità? 

Ultimo: non posso non condividere la decisione della Corte americana. Finalmente l’amore viene, anche solo mentalmente, prima della riproduzione anche nell’istituto matrimoniale e familiare (per i cattolici, che l’amore è principio “fondante” l’ha detto il Vaticano II; prima era solo riproduzione, mutuo aiuto e quel remedium concupiscentiae che fa vergogna). Ma condivido una riflessione femminista formulata da un’etero che non si era accorta dell’abuso implicito nel sentirsi “normale” e che sente da gran tempo di doversi giustificare: il problema delle persone Lgbt è un problema di diritti umani, ma anche di ripensamento della storia. A me non era bastata l’emozione di leggere Oscar Wilde: era rimasta compassione. Occorre pensare ai milioni di persone perseguitate perché “diverse”, fuori dalla presunzione della “norma”. Degli uomini si è sempre saputo per la stupidità degli atteggiamenti convenzionali, ma nessuno ha mai posto, che io sappia, la questione del numero sterminato di donne che, nei secoli, hanno subito un ruolo precostituito, sono state sposate, hanno avuto figli senza conoscere il piacere, consolate dalla religione che le esentava dal peccato, che hanno deluso il marito senza neppure capire nulla di sé. Che fatica la costruzione della libertà responsabile non solo di sé.

27 Giugno 2013Permalink

25 giugno 2013 – Fra Lilli Gruber e Vladimiro Zagrebelsky

Un paio di sere fa, durante la trasmissione otto e mezzo condotta dall’ottima Lilli Gruber, ho ascoltato, anzi subito perché erano urlati e un po’ logicamente precari, gli interventi dell’on. Biancofiore. In particolare la sua intenzione di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani in difesa dell’amato cavaliere mi era sembrata impropria e sconnessa. Ma non avevo le argomentazioni per sostenere questa mia considerazione. Ora le ho trovate in un ottimo articolo del giurista Vladimiro Zagrebelsky.

Ne riporto l’incipit da La Stampa di ieri e il link per raggiungerne l’intero testo per chi fosse interessato

Il primato delle regole sul voto popolare –  Vladimiro Zagrebelsky

L’aspirazione dell’onorevole Biancofiore a ricorrere alla Corte europea dei diritti umani, in difesa del diritto di Silvio Berlusconi a un processo equo, non ha spazio nel sistema europeo di cui l’Italia è parte. Alla Corte europea possono ricorrere le vittime, non gli amici ed estimatori.

 http://www.lastampa.it/2013/06/24/cultura/opinioni/editoriali/il-primato-delle-regole-sul-voto-popolare-phRsOiKIXyeEjXChzvFZiN/pagina.html

25 Giugno 2013Permalink

24 giugno 2013 – DL 69 art 33 e pdl 740. L’inizio di un po’ di chiarezza?

Ieri ho ricevuto da Francesca Longo, mia vecchia amica e corrispondente su facebook, un’ottima notizia e precisamente la segnalazione del link per raggiungere l’art. 33 del decreto-legge 21 giugno 2013 , n. 69 .”Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia”.
E’ un testo che potrà dare un contributo a meglio applicare le norme già in vigore per la cittadinanza e predisporrà un quadro normativo più ordinato se e quando verrà approvato, quale che ne sia il modo e il testo, il principio dello jus soli.

Dice l’art. 33 “Semplificazione del procedimento per l’acquisto della cittadinanza dello straniero nato in Italia”

1. Ai fini di cui all’art 4, comma 2, della  legge 5 febbraio 1992, n.91, all’interessato non sono imputabili eventuali inadempimenti riconducibili ai genitori o agli Uffici della Pubblica Amministrazione, ed egli può dimostrare il possesso dei requisiti con ogni altra idonea documentazione.

2. Gli Ufficiali di Stato Civile sono tenuti al compimento del diciottesimo anno di età a comunicare all’interessato, nella sede di residenza quale risulta all’ufficio, la possibilità di esercitare il diritto di cui al comma 2 del citato art. 4 della legge 91 del 1992 entro il compimento del diciannovesimo anno di età. In mancanza, il diritto può essere esercitato anche oltre tale data.

Come sempre per capire occorre far ricorso ai collages con le citazioni di altre norme.

Dice il comma 2 dell’art. 4 della legge 91 del 1992

2. Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data.

Quindi la possibilità di diventare cittadino italiano al momento del compimento del diciottesimo anno di età (proponendo una richiesta valida fino al compimento del diciannovesimo) esiste già.
Come mai una legge richiede un’altra legge che sembra dire la stessa cosa?
Qui mi aiuta il mio piccolo archivio, ho costruito anche con un glossario (che – a causa del linguaggio precostituito da cui il mio blog non si è potuto liberare – è strutturato con due voci: categorie e tag). Non è che mi piaccia tanto, ma è tutto quello che ho.

Rileggerlo mi consente di dare tutto il valore che merita all’espressione del comma 2 “Gli Ufficiali di Stato Civile sono tenuti …”. I sindaci sono appunto tenuti a dare ai cittadini ‘stranieri’ al compimento dei 18 anni quelle informazioni che finora alcuni hanno dato, altri no e altri –pur fornendole – hanno proposto come un bel gesto nato dalla bontà del loro cuore e non come risposta a un diritto riconosciuto e definito.
Adesso è chiaro … la risposta è dovuta e conforta quanto avevo scritto il 21 maggio scorso, leggibile anche da qui. diariealtro.it/?p=2331

E l’espressione del comma 1, “eventuali inadempimenti riconducibili ai genitori o agli Uffici della Pubblica Amministrazione” , che riconosce la possibilità di errori in origine, risponde perfettamente al caso di Monnalisa di cui ho scritto il 22 marzo https://diariealtro.it/?p=2189

Per me vedere che le norme si adeguano alla realtà e cercano di correggere le storture di una legislazione non solo spesso peggio che discutibile ma comunque confusa e farraginosa è uno degli spiragli di speranza che la situazione consente e una gioia perché mi conforta nel lavoro di ricerca che faccio. Non sempre mi è offerta l’opportunità della verifica. Questa volta sì.

Ora devo sperare che il dl 69 diventi norma approvata nei tempi dovuti e migliori il quadro di riferimento alla cittadinanza (sia jus sanguinisi che jus soli) e che la proposta 740 sulla registrazione divenga legge per correggere la stortura relativa alla registrazione anagrafica.
Vorranno i parlamentari darsi da fare e le forze politiche impegnarsi in  tal senso diffondendo, per quel che possono, informazioni esatte? e che ci siano mezzi di informazione che le raccolgono?
Non è che l’esperienza fatta finora mi consenta molta fiducia.

Codicillo del giorno dopo

Aggiungo un altro riferimento per scaricare il testo del Decreto-Legge 21 giugno 2013, n.69 “Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia”. . http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=2790&l=it

Lo segnalo anche perché nel sito di riferimento è scritto a chiare lettere ciò che io davo per noto ma implicito. Ed è un importante pro memoria

Si ricorda che il Decreto – Legge entra in vigore immediatamente dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (in questo caso 22 giugno), ma gli effetti prodotti sono provvisori, perché i decreti-legge perdono efficacia sin dall’inizio se il Parlamento non li converte in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione.

24 Giugno 2013Permalink

23 giugno 2013 – Una proposta di legge che ho atteso molto

Finalmente nel sito del parlamento – Camera dei deputati è possibile leggere la proposta di legge 740, completa di firme e titolo “ROSATO ed altri: “Modifica all’articolo 6 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno” (740)
Ne avevo riportato il testo integrale pochi giorni fa, leggibile da qui.
Per quello che mi riguarda io ho raggiunto l’obiettivo che mi ero proposta: vedere la presentazione ufficiale di un testo.
Arriveremo alla legge? Non lo so.
Quanto è accaduto nel corso di questi anni non consente grandi speranze a meno che i parlamentari che l’hanno firmata non si impegnino  a promuovere informazione attraverso i normali canali dei media e per il dibattito in commissione e in aula.
Ho scritto nella pochissima attenzione delle organizzazioni della società civile, raccogliendo le poche testimonianze che mi erano e sono note.

Un aspetto che fa ben sperare è l’assegnazione alla I Commissione Affari Costituzionali in sede Referente il 21 giugno 2013 (con il parere delle commissioni  II Giustizia, V Bilancio, VII Cultura e XII Affari Sociali).
Mi ha sempre preoccupato una specie di riflesso condizionato per cui quando si parla di stranieri si pensa all’assistenza. In questo caso l’assistenza non c’entra proprio nulla.
Il ragionamento, a parer mio,  è su un diritto la cui mancanza di riconoscimento dovrebbe turbarci come una privazione di civiltà.

Tutto questo mi è tornato in  mente questa mattina ascoltando il dibattito che segue la rassegna stampa di Prima Pagina quando un’ascoltatrice, assolutamente contraria al matrimonio fra persone dello stesso sesso, ha tranquillamente affermato che per lei scopo del matrimonio è la procreazione che assicuri la continuità della razza. Ripeto ‘della RAZZA’.
Certamente figli di non comunitari sans papier non sono il meglio per continuare una razza: sono solo esseri umani.
La giornalista, che concludeva la sua conduzione settimanale, si è concentrata sull’aspetto omofobico della questione posta e nulla ha detto della parola razza.
Forse le scosse sismiche che oggi sembrano essere state particolarmente numerose e piuttosto intense dipendevano dai ribaltamenti nelle rispettive tombe dei Costituenti. Le cronache dell’epoca registrano una loro perplessità nell’uso della parola ‘razza’ all’art. 3 della Costituzione, dove pure è presentata fra gli ostacoli che “impediscono il pireno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Oggi la difesa e la promozione della razza, scopo del matrimonio, è stata presentata come valore positivo.

PS: Se le ho ben contate le firme dei deputati sono 134, il primo firmatario e cento parlamentari fanno parte del gruppo del Pd, 4 appartengono ad altri gruppi  e precisamente: gruppo misto-minoranze ligustiche, scelta civica per l’Italia (2) e SEL

23 Giugno 2013Permalink

21 giugno 2013 – I.V.G. e non solo

Obiezione di coscienza: parole e silenzi

Non molto tempo fa in parlamento sono state presentate diverse mozioni a proposito della presenza abnorme (fino ad essere totalizzante) di medici obiettori negli ospedali italiani dove quindi l’interruzione volontaria di gravidanza non  è praticata (anche per chi avesse espletato le procedure previste per legge e ne avesse necessità e diritto). Inutile qui scrivere delle obiezioni più di comodo che di coscienza, purtroppo ci sono e certamente costituiscono uno stimolo per il ritorno alla clandestinità che avevamo tentato di superare in un lontano, fortissimi impegno … di coscienza.
Forse quelle mozioni non erano abbastanza attente e articolate nei confronti della legge 194 nel suo complesso che, non a caso si intitola, “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza“.
Quel che conta ora è che il governo ha accolto parecchie di quelle mozioni e io non vedo comparire la domanda necessaria per continuare: ‘E ora che succede?’.
Per  quel che io ne so dovrebbero scaturirne linee di indirizzo.
Che fa il ministro, anzi la ministra, alla salute? Vengono sollecitate convocazioni delle commissioni ci competenza in proposito? Parlamentari d’ambo i sessi si preparano ad affrontare l’argomento con la competenza dovuta? A livello regionale – dove poi si dovrà legiferare e predisporre azioni conseguenti ed adeguate (se le linee di indirizzo lo meriteranno) – ci si predispone a farlo oltre una meccanicistica approvazione o un altrettanto meccanicistico rifiuto?
Spero prima o poi (meglio prima) di conoscere domande e di leggere risposte efficaci.
Presentare mozioni e verificarne l’accoglienza non è l’inizio di un rito magico ma di un lavoro urgente e importante.

Una riflessione di Giancarla Codrignani

PENSIERI PER UN  WEEKEND                      14 giugno 2013  Giancarla Codrignani

1) Donne italiane: le donne hanno superato i maschi nelle elezioni amministrative, dopo le solite dicerie (“le donne non votano le donne”) e l’ideologia delle “quote”.  Bastava la doppia preferenza….

2) Donne turche: che cosa scommettiamo che anche a Istambul questa protesta verrà ricordata come ecologica (“salviamo 800 alberi”) o laicista (“ci faranno una moschea”) o anche anticonsumista (“ci costruiscono un supermercato”)? Non c’è più traccia nei media della reazione di donne e giovani contro il divieto di bacio nelle strade e le minacciate “velature” delle donne. Come se il primo problema non fosse la violenza sessista: alla fine dello scorso anno una deputata ha scandalizzato il Parlamento mostrando sul suo corpo le lividure delle botte maritali. E la giallista Esmahan Aykol dice (su Repubblica di oggi) che in Turchia “non è difficile essere scrittrice, ma essere donne…ogni giorno ne vengono uccise tre “.

3) Donne cattoliche (e non solo): Papa Francesco è molto caro e dice cose entusiasmanti. Peccato che continui il culto dell’embrione tipico del maschilismo di un clero che, anche se non ha idee ben chiare su come nascono i bambini, dovrebbe rinunciare a chiedere a tutti i governi del mondo “la protezione giuridica” di ogni prodotto del concepimento. Pensare che le donne tentano di spiegare che cosa è la maternità “libera e responsabile” e che cos’è la violenza….

21 Giugno 2013Permalink