8 ottobre 2012 – Chi ha paura del Concilio?

Di solito organizzo meglio i miei scritti (o almeno mi illudo di farlo) ma l’urgenza della notizia ricevuta mi obbliga a trascriverla senza organizzarla nell’esposizione.
Sono convinta che l’impegno – ben presente anche se non esclusivo nella chiesa cattolica e nel mondo sedicente laico – ad affossare il Concilio Vaticano II abbia un significato culturale e politico preciso.
Per questo –senza stupore ma con dolore – trascrivo quanto ho ricevuto rinnovando la mia stima e il mio affetto a Giovanni Franzoni.

Lunedì 8 ottobre 2012 trasmissione “L’infedele”,

a 50 anni dal Concilio Vaticano II faremo un confronto su questo movimento rivoluzionario della chiesa“. 

www.cdbitalia.it

Sono un testimone oculare … Vi suggerisco questo: prendete i documenti del Concilio con prudenza; ascoltate, prima che moriamo tutti, anche i testimoni oculari che ricordano atteggiamenti, commenti, reazioni, dei vescovi, degli abati e dei delegati apostolici presenti in Concilio, che non sono stati riportati né nei verbali né, tanto meno, nei documenti….” (Intervento di Giovanni Franzoni all’assemblea “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri” del 15/9/2012 a Roma)

Lunedì scorso alla fine della trasmissione “L’infedele”, Gad Lerner ha preannunciato che lunedì 8 ottobre 2012 ore 21,10 su La7: “a 50 anni dal Concilio Vaticano II faremo un confronto su questo movimento rivoluzionario della chiesa“.

In tutti i modi alcuni della nostra comunità hanno tentato di contattare senza alcun esito Gad Lerner per far sì che fosse invitato il nostro Giovanni come uno dei due padri conciliari italiani, insieme a mons. Bettazzi, ancora testimoni viventi di quel Concilio, riconosciuto da molti come completamente disatteso e dimenticato. Speriamo che sia presente direttamente o in collegamento almeno Bettazzi. Le speranze sono flebili considerando che sia Franzoni che Bettazzi non sono molto graditi alla stampa ufficiale italiana, come dimostra anche la lettera seguente che la segreteria della nostra cdb ha inviato di recente al “Venerdì” di Repubblica per il trattamento riservato ai testimoni ancora viventi del Concilio:

Gentilissimo direttore,
abbiamo letto nel numero del Venerdì di Repubblica del 14 settembre scorso, l’articolo dal titolo “Quel che resta del Vaticano II dopo 50 anni”.

Nelle foto che illustrano l’articolo, sono riportate le immagini dei padri conciliari italiani ancora in vita, i cui nomi e titoli sono descritti nella didascalia a fianco. Facciamo notare che tra essi non compare l’allora abate nullius dell’abbazia di San Paolo fuori le mura in Roma, don Giovanni Battista Franzoni, che, eletto abate nell’aprile 1964, a tale titolo partecipò alla terza ed alla quarta sessione del Concilio.

Di tale evento Giovanni Franzoni è ancora oggi attento testimone, come ha mostrato nel suo intervento al convegno dello scorso 15 settembre a Roma, “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri”, autoconvocato da più di 100 tra associazioni, comunità e riviste cattoliche.

Dobbiamo considerare questo fatto una dimenticanza o una forma di autocensura in segno di rispetto delle gerarchie ecclesiastiche? Il dubbio è lecito perché più volte abbiamo fatto esperienza di come il potere del Vaticano in Italia riesca a “cancellare” le persone scomode non solo dagli ambiti ecclesiali ma anche dalla stampa cosiddetta libera e laica.

Dobbiamo dire che questo, allontanandoci dall’Italia, non avviene; si veda, ad esempio, l’articolo-intervista del quotidiano El Pais dedicato a Giovanni Franzoni in occasione del convegno del settembre 2011 a Madrid, convocato da una associazione di teologi iberici, in cui era stato invitato, proprio in quanto padre conciliare, a tenere una relazione.

Contribuirebbe a fugare i nostri dubbi la pubblicazione di questa lettera di precisazione.

Cordiali saluti,

Salvatore Ciccarello, Elena Lobina Cocco, Maria Rita Maglietta, Domenico Schiattone, Stefano Toppi, Bartolomeo Pace per la segreteria della Comunità cristiana di base di San Paolo – Roma

Via Ostiense, 152/B – 00154 – Roma                                        segreteriacdbspaolo@linguaggi.eu

Per questo invitiamo tutti a vedere attentamente la trasmissione e per coloro che sono in grado suggeriamo di seguirla sul sito: http://www.la7.it/infedele/ in modo da poter partecipare “come pubblico” interagendo direttamente con il conduttore scrivendogli eventualmente sul sito utilizzando la seguente mail pubblico-linfedele@la7.it o scrivendo direttamente sul seguente link: http://www.la7.it/la7/scrivici.html

 

8 Ottobre 2012Permalink

5 ottobre 2012 – Ponti e dialoghi nonostante tutto

Ricordo che il 27 ottobre si celebra l’Undicesima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico .
Ne riporto il comunicato stampa n. 1 dal sito il dialogo e segnalo la pagina http://www.ildialogo.org/cristianoislamico dove potrete trovare anche l’elenco dei promotori, ed eventualmente aderire.
Questa nota vuol essere un mio piccolissimo contributo a un tentativo di conoscenza e incontro, oggi più che mai necessario per chi, nonostante tutto, abbia a cuore la pace.   E a questo dialogo e a questo possibile incontro anche le religioni possono dare un sostegno purché non voglia essere ‘il’ contributo caratterizzato dal fondamentalismo. 
Ne avevo scritto anche il 20 luglio scorso.
Inserisco l’immagine di un ponte – di cui ho scritto il  17 luglio – su cui si incontravano e si incontrano- pellegrini e viaggiatori da tutta Europa e non solo.
Incontrarsi, conoscersi ritrovandosi in ciò che unisce (senza ignorare ciò che divide) è un modo per fare ponti per cui oggi non abbiamo necessariamente bisogno di pietre.

Non sia un caso che quel ponte si trova in Spagna, paese che conobbe per lungo tempo una presenza araba che contribuì a costruire  l’Europa.

Comunicato stampa n. 1 

“Islam, cristianesimo, Costituzione: cristiani e musulmani a confronto con la laicità dello Stato”.

E’ questo il tema che quest’anno proponiamo all’attenzione delle comunità cristiane e musulmane per l’undicesima edizione della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico.

I motivi che ci spingono a proporre tale tema sono:

  1. La nostra Carta Costituzionale, a 65 anni dalla sua promulgazione, è ancora largamente inattuata ed anzi continuamente calpestata nei suoi principi fondamentali e necessita, quindi, di una sua robusta difesa che si può attuare con la sua conoscenza e con lo stimolare iniziative concrete dal basso per la sua attuazione.
  2. L’Islam in Italia, come è sottolineato in numerosi studi sull’argomento, fa ancora fatica a diventare un “islam italiano”, è ancora un fenomeno legato molto strettamente all’immigrazione, pur essendoci già le seconde e forse anche terze generazioni degli immigrati musulmani arrivati in Italia 40 anni fa, che però sono ancora legati alle loro terre d’origine di cui vivono intensamente come proprie le vicissitudini attuali.
  3. C’è, infine, sia tutta la questione della costruzione delle moschee, che sono di fatto bloccate in tutta Italia (vedi ad esempio la vicenda di Genova) , sia la questione dell’intesa, che è del tutto in alto mare e non solo per i musulmani.

Invitiamo così anche quest’anno a celebrare, il prossimo 27 ottobre 2012, la Undicesima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, nella convinzione che sono “Beati quelli che si adoperano per la pace” (Mat 5:9) , perché Dio (Allah) “chiama alla dimora della pace” (Sura 10, 25) perché Lui è “La Pace” (Sura LIX, 23 ), perché il dialogo è lo sforzo sulla via di Dio che ci compete e ci onora.

Con un fraterno augurio di   Shalom, salaam, pace
I promotori della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

Roma li, 28/06/2012

 

 

5 Ottobre 2012Permalink

31 settembre 2012 – Testimonianze di donne

Non posso chiudere il mio diario di settembre senza pubblicare una nota ricevuta da Giancarla Codrignani che riporta una delle notizie importanti ma taciute che lei sa trovare, svelandone il significato anche a chi fosse disattento.
Avevo pubblicato sue precedenti note nel 2009, 2010, 2011 (facilmente accessibili mettendo il nome di Giancarla in Search)  e, per restare al 2012, il 7 maggio, il 31 luglio e il 3 settembre.

 Care tutte,
due fatti appaiono oggi più chiari, che siamo tutti su un piano inclinato su cui si farà fatica a stare in piedi anche l’anno prossimo; e che, nella disgustosa corruzione del paese, appare finalmente chiaro che, anche se nessuno si salva dal contagio, per fortuna “non tutti sono uguali”.
Parlando invece solo di noi donne, sui media ci si limita a qualche fantasia freudiana sulla nostra “superiorità”, senza notizie serie su nostri veritieri “successi”. Certo, c’è Arianna Huffington, anche se noi di Bologna avremmo Marzia Vaccari che avrebbe fatto volentieri come Arianna solo a beneficio delle donne…. Invece ci tengo a sottolineare, la costruttività di chi non solo non è corrotto, ma da donna dice come si deve fare politica. Ecco un titolo derivato da Repubblica di oggi: LE DONNE SINDACO DELLA LOCRIDE SCUOTONO IL PD SULLA LEGALITA’, “UNICO RIMEDIO ALL’ANTIPOLITICA”. Ma il meglio è il sottotitolo: CINQUE VITE SOTTO SCORTA PER 800 EURO AL MESE.
Sono le nostre eccellenze, sagge e di solito silenziate: Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace, Maria Teresa Collica di Barcellona Pozzo di Gotto, Elisabetta Tripodi di Rosarno, Carolina Girasole di Capo Rizzuto, Anna Maria Cardamone di Decollatura. Possiamo sentircene orgogliose.
Giancarla Codrignani

Dal mensile Ho un sogno
Ricopio un articolo dal numero di settembre (n.211). Nel 2011 il mensile Ho un sogno ha pubblicato (riprendendo una serie di dieci anni prima) storie di donne immigrate che nel 2012 sono diventate storie di migranti, immi ed emi-grati, uomini e donne. Ora segnalo una donna italiana che nell’attività culturale connessa al suo lavoro si rileva cittadina europea.

Se anche all’origine vi è stato un unico ideatore, la sua opera si irradia, sviluppandosi in una pluralità di persone. Né può altrimenti realizzarsi senza questa pluralità. è questo senza dubbio il primo indizio della profonda socialità inerente alla tecnica del mosaico.”  (Giulio Carlo Argan)
Mi trovo nel laboratorio della maestra mosaicista Laura Carraro e il tic tic della martellina che batte sulla lama d’acciaio per modellare le tessere accompagna lo scorrere della pagine del taccuino che sto sfogliando.
La frase di Argan mi colpisce e subito le chiedo se quella ‘socialità’ che la citazione indica abbia per lei anche un riscontro nella pratica del suo lavoro.
Così, fra le tante esperienze realizzate e possibili, mi segnala quella dell’associazione ‘Modo’ di cui fa parte. «Modo ha – mi dice -come obiettivo fondante quello di riunire giovani artisti europei di varie discipline che, nel confronto reciproco, condividono passioni, talenti, idee. Non è importante che i settori d’interesse siano diversi. Ciò che conta non è il “cosa” ma il “modo”: quello della condivisione e della relazione».
Laura, dopo aver conseguito una laurea triennale in lettere a Venezia, decise che voleva trovare un’attività che le consentisse di mantenere una visione aperta e anche operativa: di qui la decisione di iscriversi alla scuola di Mosaico di Spilimbergo dove ha avuto l’opportunità di conoscere cittadini di tanti paesi del mondo.
E’ stata una molla che ha suscitato il suo interesse per Modo, associazione che ha sede a Udine e si giova di un respiro internazionale grazie anche ai progetti sostenuti dalla Comunità europea che l’hanno vista partner di omologhe organizzazioni della Repubblica Ceca (UVUO, Associazione degli Artisti Visivi di Olomouc) e della Germania (associazione Starkmacher). Insieme hanno organizzato lo scorso anno un workshop al Parco Desio dei Rizzi a Udine e l’iniziativa si è ripetuta quest’anno con la partecipazione anche di artisti sloveni e spagnoli (http://www.associazionemodo.it).
L’evento udinese  ha avuto anche il patrocinio del comune che ha consentito facilitazioni nelle pratiche e nelle procedure per raggiungere l’obiettivo dell’incontro.
Il nome del progetto europeo è accattivante Reshape (re-shape , ridare forma alla città, traduce Laura). Da noi reshape è diventato Incroci e ci offre l’opportunità di conoscere giovani che si comportano da cittadini europei incrociando le loro esperienze e intrecciando il loro tempo in un momento in cui la parola Europa sembra declinarsi esclusivamente con tecnicismi finanziari.
Mentre la Comunità europea li sostiene, sono ignorati dalla politica politicante che sembra incapace di giovarsi di esperienze in atto.
Sarà opportuno perciò parlarne ancora perché altro hanno da dire.

 

 

30 Settembre 2012Permalink

11 settembre 2012 – Il cammino di Santiago 22

 La strage degli innocenti non finisce

Voglio aprire questa ultima tappa della mia memoria con una immagine che ci ha presentato Laura Novati durante una sua conferenza (e che mi ha gentilmente girato. Grazie). E’ una fotografia di Robert Capa. Si vede un gendarme francese che accompagna gli esiliati dalla guerra civile spagnola che vanno verso Tolosa.
Tolosa era punto di raccordo di alcune delle vie che andavano verso Santiago.
Nella fotografia di Capa diventa un’altra via, una delle vie che attraversano i confini e che la storia intreccia e confonde.
Nel 1937 gli spagnoli fuggono in Francia, la seconda guerra mondiale non è ancora scoppiata e la Francia sembra terra sicura. Ma così non sarà. Poco più di due anni dopo Walter Benjamin, un filosofo tedesco di origine ebraica che risiedeva da tempo in Francia, a seguito dell’occupazione tedesca sarà costretto alla fuga in Spagna dove attenderà il visto per l’espatrio negli USA. Il visto arriverà il 26 settembre 1940, il giorno successivo al suo suicidio. Benjamin aveva con sé una valigia nera che custodiva gelosamente, in cui erano contenuti probabilmente dei manoscritti o delle pagine incompiute. Quella valigia non si è più trovata.
I suoi amici provvidero alla sua sepoltura nel cimitero di PortBou in Catalogna, pagando il fitto del loculo per cinque anni. Poi anche la sua salma scomparve.
Di quanti Benjamin non conosciamo neppure il nome?
Mentre cercavo notizie su questo incrocio di fughe disperate, il nome di Portbou mi ha richiamato alla memoria un’altra coincidenza.
Nel mese di febbraio del 1928 era passato per Portbou un giovane tedesco. Si chiamava Dietrich Bonhoeffer, veniva da Berlino e aveva deciso di realizzare una sua esperienza di formazione al pastorato a Barcellona. Ormai noto e stimato teologo, il 9 aprile 1945 fu impiccato a Flossenbürg per aver partecipato a un complotto contro Hitler.
Avevo raggiunto Guernica, il quadro obiettivo di un mio lungo desiderio, approfittando di un viaggio interessante sulle vie di un pellegrinaggio in cui avevo molto ragionato di Europa e di incontri di popoli. Guernica mi ha imposto un altro pellegrinaggio della mente e l’immagine di popoli costretti a farsi nemici (la ex Jugoslavia dei primi anni ’90!) mi turba ancora: non è così lontana dall’esperienza che viviamo oggi.

FINE – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno; 4, 10, 11, 17, 22, 27 luglio; 3, 5, 9, 10, 14, 19, 21 agosto e 8, 9 settembre.
Tutte le puntate sono collegate dal tag viaggio Spagna 2012.
Per ingrandire le immagini fare clic sopra con il mouse. Alcune non rispondono.

11 Settembre 2012Permalink

9 settembre 2012 – Il cammino di Santiago 21

Oltre Santiago  –  10-11 giugno 

Madrid non mi coinvolge come mi è capitato in altre città (e, per restare a questo viaggio penso a Bilbao); non mi pesa troppo quindi dover ridurre in due giorni le mie visite: un passaggio al Prado (come si può parlare di visita di fronte a tanta ricchezza di tele alcune delle quali vado a cercare perché mi sono imbattuta tante volte in loro riproduzioni?) e infine la meta del mio pellegrinaggio personale, il museo centro d’arte Reina Sofia dove si trova Guernica di Picasso.

L’edificio è affascinante, unisce un antico ospedale a una struttura modernissima e tutto appare connesso armoniosamente, senza forzature.
E’ una vita che desidero vedere quel quadro che da tanto mi intriga.
Attraverso sale in cui è possibile osservare gli studi preparatori del pittore finché arrivo alla sala del dipinto.
Ho ben presente il mio recente punto di partenza, la città di Lugo da cui il 28 aprile 1937 partirono gli aerei della legione Condor, corpo volontario composto da piloti della Luftwaffe, di cui facevano parte anche volontari italiani.
Ne ho scritto il 10 agosto e quel pezzo si può raggiungere anche da qui.
Quando arrivo alla sala con la tela che cerco mi trovo in mezzo a un gruppo folto di Giapponesi, stranamente silenziosi che non danno alcun segno di aver fretta. Per un po’ guardo sopra le loro spalle e mi ci vuole quasi mezz’ora per arrivare in prima fila: l’atmosfera che hanno creato è stranamente intensa; mi chiedo se non pensino a Hiroshima.

La strage degli innocenti
Quando arrivo davanti al quadro i pezzi analizzati sopra altrui spalle e resi visibili dalla curva del collo di chi mi stava davanti si ricompongono. Ma non voglio parlare delle mie considerazioni su di un quadro per cui gli studi abbondano: sarebbe ridicolo-
C’è però un particolare che non voglio lasciarmi sfuggire: l’immagine della mamma che regge un bimbo morto, relegata in un angolo dalla violenza-cavallo che spacca la quotidianità della vita.
E’ un’altra tappa delle strage degli innocenti che in tanti artisti hanno riprodotto: è facile trovare un diluvio di immagini anche con un motore di ricerca. Io mi limito a Giotto, un’altra tappa di una narrazione che non ha fine.
E le stragi hanno tanti modi per realizzarsi. Giorni fa ho sentito che i bimbi siriani rifugiati (?!) in Giordania non saranno ammessi a frequentare la scuola: sono troppi. Le stragi possono essere anche ‘morbide’.
E così un altro tassello si aggiunge a quello che tante volte ho scritto. Qui mi limito solo a un riferimento pubblicato il 16 agosto da cui si può risalire a molto altro Anche noi contribuiamo alla continuità della storia di stragi: anche da noi ci sono bambini e ci saranno perché nel 2009 abbiamo scritto che non devono esistere, non devono avere un nome, non possono andare a scuola (rimando a un mio vecchio articolo, gentilmente pubblicato da Il Gallo di Genova  e trascritto in questo blog il 15 marzo 2011)

Il quarto piano del Reina Sofia
Qui il museo consente di approfittare di uno straordinario lavoro di raccolta di documentazione sulla guerra civile spagnola e sulla seconda guerra mondiale.
Mi imbatto inaspettatamente nel documentario Notte e Nebbia di Alain Resnais. Girato nel 1955 è il primo che io abbia visto che testimoni gli orrori dei campi di sterminio. Non speravo di rivederlo e invece mi si è proposto in un museo spagnolo.
Così mi torna alla mente l’immagine del bambino ebreo con il berrettone troppo grande e le mani alzate cacciato da Varsavia e finito chissà dove e chissà come (un altro tassello della strage degli innocenti) e quindi non posso concludere ora, come volevo, questo diario. Devo concedermi ancora una puntata. Ma questa sarà veramente l’ultima.

continua– precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno; 4, 10, 11, 17, 22, 27 luglio; 3, 5, 9, 10, 14, 19, 21 agosto e 8 settembre.
Per ingrandire le immagini fare clic sopra con il mouse. Alcune non rispondono.

9 Settembre 2012Permalink

8 settembre 2012 – Il cammino di Santiago 20

Il mio viaggio non è finito a Santiago

E’ stata una fortuna che il mio viaggio non sia finito a Santiago ma sia potuto procedere fino a Finisterrae, uno dei due punti più occidentali d’Europa, affacciato al nulla dell’oceano Atlantico che qui ha perso tutta l’immagine – bella certamente che ma che nel confronto mi sembra addomesticata—di San Sabastian.
Ma andiamo per ordine.

Strada facendo ci imbattiamo negli hòrreos, granai di dimensioni diverse, evidentemente in funzione del numero delle persone che se ne servivano. Griglie disposte lungo il fianco ne testimoniano l’antica sapienza dell’areazione – era ben importante che le granaglie non marcissero – e presumo che i pali che li sorreggono fossero costruiti in modo da impedire l’arrampicata dei topi.
Mi hanno mostrato qualche cosa del genere in Alto Adige spiegandomene la funzione. Le antiche forme tradizionali mi suggeriscono che la curiosità non sia solo mia, che forse i pellegrini di un tempo abbiano pensato quello che io sto cercando di immaginare ora.
Conservare il cibo e farlo con  mezzi  simili… anche questo è Europa.

Quello che mi sconvolge è l’ammasso di rocce in riva all’oceano, dove i pellegrini venivano a raccogliere la conchiglia dalle costole ruvide che avrebbe testimoniato il compimento del loro viaggio (che se poi volevano imbrogliare i possibili devoti ammiratori o coloro che pagandoli li avevano delegati all’impresa la conchiglia la raccoglievano altrove e le costole lisce ancor oggi ci testimoniano la piccola truffa,  di cui ho scritto il 30 giugno).

Ma di qui partivano anche i coraggiosi (o i disperati) che la curiosità o la fame rendevano capaci di imprese straordinarie. Oggi si ricorda il nome di Cristoforo Colombo. Ma come si chiamava il mozzo che serviva sulla sua caravella?
Una torre che ha il colore delle rocce ricorda uno sversamento di petrolio avvenuto in anni recenti.

Domani saluterò i miei compagni di viaggio (con cui oggi ho condiviso un indimenticabile pulpo gallego) e mi recherò a Madrid per concludere il mio personale pellegrinaggio visitando finalmente la Guernica di Picasso la cui fotografia si trova da anni sopra la mia scrivania.

 

 

 

Ricordo che le fotografie si possono ingrandire facendo clic sopra con il mouse.

Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno; 4, 10, 11, 17, 22, 27 luglio; 3, 5, 9, 10, 14, 19 e 21 agosto 

8 Settembre 2012Permalink

3 settembre 2012 – Quando l’attualità è incomprimibile

Ho più volte citato Giancarla Codrignani, scrittrice, giornalista, già parlamentare nelle Sinistra Indipendente, particolarmente interessata ai temi della pace e della nonviolenza, sempre attenta al punto di vista delle donne e molto altro ancora.
Oggi riporto un suo articolo come pubblicato nell’agenzia stampa Adista Notizie (n. 31 08 settembre 2012).
Si veda anche il mio scritto del 29 agosto.

Il comune senso del diritto

Il comune senso del diritto è laico. A molti italiani, in particolare cattolici, deve venire insegnato da autorità superiori, come la Corte europea di Strasburgo, che ha accolto il ricorso di due genitori, portatori sani di malattia genetica, contro la legge italiana sulla fecondazione assistita, che, limitando la diagnosi preimpianto solo ai casi di sterilità, interferisce nella vita privata e familiare delle famiglie. Doveva intervenire la Corte a stabilire che la legge 40 viola la Convenzione europea sui diritti dell’uomo e appare incoerente con la legislazione italiana sull’interruzione volontaria di gravidanza che consente l’aborto quando il feto è portatore delle stesse malattie; è stato anche imposto al nostro paese di pagare 15.000 euro di risarcimento oltre alle spese legali, a meno che il governo non ricorra in appello.

La legge 40 del 2004 ha testimoniato fin dall’origine che le strumentalizzazioni politiche nel nostro paese condizionano la laicità e insidiano i diritti individuali. Infatti stiamo parlando di una norma che, come l’interruzione di gravidanza (di cui è l’esatto contrario), è volontaria e non obbliga nessuno a praticarla, mentre consente a persone sterili o portatrici sane di malattie genetiche di fruire della ben legittima possibilità, oggi consentita dalla scienza, di avere un figlio. Tutti sanno che molti italiani interessati alle pratiche di fecondazione assistita emigrano in paesi in cui non esiste il capestro falsamente moralistico della nostra norma e che solo pochi ricorrono ai tribunali e, come il caso di cui stiamo parlando, alla giustizia europea: all’occhio del comune consumatore di notizie sembrano persone coraggiose, mentre sono soltanto cittadini responsabili.

Il referendum che doveva abrogare la legge 40 ha rappresentato una grande sconfitta: abbiamo subito perfino il grave sfregio alla Costituzione e al Concordato da parte del Presidente della Cei, a cui è stato consentito invitare gli italiani a disertare il voto (la chiesa cattolica poteva legittimamente esprimersi per il no), mentre il governo Berlusconi (proprio lui) difendeva gli embrioni e l’opposizione non sembrava in grado di sostenere convenientemente un elettorato disinformato.

Ancora una volta il partito delle notti di Arcore approfitterà dell’occasione e si esprimerà per il ricorso, mentre il ministro della sanità Balduzzi, esaurito il tormentone del conflitto di principi tra il bene giuridicamente soggettivo dell’embrione e la salute della madre, interpellerà la Gran Chambre per ribaltare la sentenza.

Ci risiamo. Ci ritroveremo sulla piazza CL e il Movimento per la vita, con Casini che allerterà i sodali cattolici del PD per prevedibili ricatti. Ci mancherebbe solo che si mettesse nel gioco Beppe Grillo per ridurci alle giaculatorie. Almeno per la sperimentata diffidenza di noi donne, conforta poco che radicali, sinistre e cattolici responsabilmente laici non abbiano dubbi e intendano procedere a una rapida revisione della legge 40. C’è da temere che invece sarà conflitto e che a qualcuno non parrà vero gettare sul tavolo elettorale quella soggettività dell’embrione che, obiettivamente, non potrà mai giuridicamente diventare persona prima di essere uscito dal grembo materno, ma che la Chiesa cattolica idealizza e ideologizza, ancora una volta con la pronta reazione del card. Bagnasco. E qualche politico si darà da fare per metter mano non alla legge 40, ma alla 194.

Il primate americano card. Dolan insegna: chiude con la sua preghiera la convention di Mitt Romney, mormone, ma fiero oppositore di Obama “l’abortista” che ha lasciato l’interruzione volontaria di gravidanza a carico del servizio sanitario nazionale. Ancora una volta, signori, si gioca sul corpo della donna.

3 Settembre 2012Permalink

29 agosto 2012 – Ancora stato e chiesa (ovviamente cattolica)

Tornando a casa dopo alcuni giorni di assenza volevo riprendere il mio diario “Il cammino di Santiago” (che dovrei spicciarmi a concludere) ma ancora una volta l’attualità entra di prepotenza nel mio blog.
Poichè so che alcune persone se ne erano incuriosite segnalo il tag ‘viaggio Spagna 2012’ da cui è possibile raggiungere tutte le puntate del diario.

Il card. Bagnasco difende la legge italiana

Ricopio da un articolo di Repubblica che si può trovare sul sito on line del quotidiano (per entrambe le citazioni che mi appresto a trascrivere riporto per intero il link per dare a chi lo voglia una sicura possibilità di verifica).

STRASBURGO – La Corte europea dei diritti umani rimette in discussione la legge 40. E’ infatti stata bocciata la parte della normativa che riguarda l’impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni.

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/08/28/news/procreazione_la_corte_europea_
boccia_parte_della_legge_40-41595506/?ref=NRCT-41657070-4

In altro articolo però leggiamo in riferimento alle dichiarazioni del card. Bagnasco:

Dal numero uno dei vescovi [……] l’affondo sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che demolisce la legge italiana in materia di fecondazione assistita: “Singolare superamento della giustizia italiana”.

http://www.repubblica.it/politica/2012/08/29/news/bagnasco_rifondare_politica_e_stato_
legge_40_magistratura_italiana_surclassata-41653302/?ref=NRCT-41657070-3

Fermo restando il diritto di Sua Eminenza a dire ciò che pensa – e dei mezzi di informazione a riportarlo – resta anche il diritto mio a dichiarare dove posso che non mi va di essere presa in giro.
Nel 2005 il card Ruini (e la sua esortazione fu capillarmente diffusa) dopo aver espresso (ed era suo diritto) un parere negativo sulla legge 40 invitò con craxiano successo gli italiani a non andare a votare per il referendum abrogativo della legge stessa (ora non ricordo se l’abrogazione era totale o parziale).

E questo invito non era suo diritto. Allora io cercai di dirlo quanto potevo a quanti potevo.
Ora glielo dice il suo successore card. Bagnasco.
Se la pronuncia dei giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo  rappresenta “un singolare superamento della giustizia italiana” posso dire che –a mio parere- il riferimento consapevolmente autorevole non a scelte di coscienza di cattolici ma all’impianto stesso di uno strumento di democrazia previsto dalla Costituzione rappresenta una scelta di sapore eversivo?
Eminenze mettetevi d’accordo. Il referendum non è uno strumento della vostra pastorale e il rispetto della legge – che nulla toglie alla libertà di scelta e non impone a nessuno che non lo voglia azioni che la chiesa cattolica giudica moralmente sbagliate- o vale o non vale.

Quando la memoria è lunga

Nel 2005 trovai nello studio del mio medico di base un pacchetto di volantini del movimento Scienza e Vita che invitava a non votare al referendum sulla fecondazione assistita. Convinta che fosse  una intrusiva iniziativa di qualche propagandista del settore ne avvisai il medico che mi disse di essere lui l’autore del deposito.
Allora avvicinai persone che sapevo esserne clienti (e non cattoliche) per vedere se erano disposte a denunciare con me all’Ordine dei medici l’uso di quell’ambulatorio per una propaganda che non avrebbe dovuto trovarvi spazio.
Ne ricevetti una risposta negativa e non proseguii su quella strada.
Mi limitai a cambiare medico: non potevo affidare la mia salute a chi presupponeva di interferire con i miei diritti di cittadina spero consapevole.

29 Agosto 2012Permalink

21 agosto 2012 – Il cammino di Santiago 19

8 giugno – ottavo giorno (c) Monastero di Samos  Lugo

Una breve passeggiata pomeridiana consente la visione dall’altro del Monastero di Samos. La struttura è imponente e interessante ma il chiostro riserva una sgradevole ma non sorprendente documentazione.
Dice una grande lapide: “Il 26 agosto 1943 Francisco Franco Caudillo di Spagna vincitore della crociata contro il comunismo, accompagnato dalla sua sposa e (una parola che non capisco bene) dal seguito civile e militare visitò questo cenobio (due parole che non capisco)”. La lapide riguarda un fatto e i fatti non si cancellano, ma non può essere ignorato l’uso spregiudicato e cinico della parola crociata, attività violenta nel Medio Evo e non meno in tempi a noi più vicini.
Ma non potrebbero lasciar perdere la croce?

 

Lugo, città fortificata con interessante cattedrale accanto alla quale sorge un edificio progettato da Gaudì quale abitazione del  vescovo della città che non vi risiedette mai perché morì prima del suo completamento. Mi è sembrata una cosa tristarella, una specie di grigia brutta copia dei palazzi delle fiabe dei film di Walt Disney.

9  giugno – nono giorno:  Santiago. Per mia fortuna il cammino non finisce qui!

La meta di un cammino interessante mi rattrista. E’ chiaro che qui convergono tutti quelli che sono riusciti a completare il cammino (a piedi o in bicicletta!) e che sono ben lieti di aver raggiunto il loro obiettivo.
E’ domenica e la cattedrale si affolla perché vi si potrà godere del dondolio spettacolare dell’incensiere che, appeso a un corda, vola attraverso tutto il transetto. Secondo la testimonianza del prof. Cardini il profumo dell’incenso un tempo serviva a coprire gli odori sgradevoli inevitabilmente emessi da una folla che non si lavava, sia per difficoltà oggettive che a seguito di pregiudizi.
Oggi a me sembra soltanto folclore che si accompagna alla statua del povero San Giacomo umiliato a matamoros.  Qualcuno, in un attacco di rispettabile pudore, ha coperto con fiori i ‘mori’ maciullati sotto le zampe del suo miracoloso cavallo.
Mi è capitato di vedere un’immagine analoga a Scicli dove, di fronte a una procace e feroce ‘madonna delle milizie’, un bambino, non ancora drogato dalla rispettabilità della tradizione, aveva esclamato “Qui la madonna è cattiva”. Il re è nudo, in chiesa e fuori!
Scopro che a Santiago non ho scattato nemmeno una foto. Se vorrò rivedere le immagini dei monumenti mi servirò dei materiali facilmente reperibili su internet. Di San Giacomo ho doverosamente scritto qualche cosa nelle mie pagine di diario del 29 e del 30 giugno.
Per mia fortuna il cammino non finisce qui!

Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno; 4, 10, 11, 17, 22, 27 luglio; 3, 5, 9, 10, 14 e 19 agosto

21 Agosto 2012Permalink

19 agosto 2012 – Il cammino di Santiago 18

8 giugno – ottavo giorno (b) Ponferrada –O Cebreiro

Ponferrada
A Ponferrada non è possibile sfuggire alla vista incombente  di quella che fu la fortezza dei cavalieri Templari (Ordo pauperum militum Salomonici Templi) una delle più note congregazioni religiose cavalleresche medievali, sciolta nel 1314, ma non soppressa.
Nati per una presenza armata in Palestina (a difesa dei luoghi santi e dei pellegrini), cacciati dalla riconquista di Salah al Din (da noi Saladino) si occuparono di varie attività (compresa quella ‘bancaria’ per il trasferimento di denaro in sicurezza) nell’ambito mediterraneo: le dimensioni della fortezza sono uno dei tanti segni della loro ricchezza su cui si costruirono leggende che ancora li vorrebbero custodi del tesoro di Salomone..
Qualche anno fa ho trovato l’immagine di un contractor italiano (Stefio), addetto in Iraq alla sicurezza – non so di chi ma certamente non degli iraqueni – che nel 2004 fu fatto prigioniero in una storia che si concluse tragicamente con l’assassinio di un suo compagno. Tornato in Italia si ‘arruolò’ nei Templari ed è comparso in buffi travestimenti, in qualche modo collegato all’operazione gladio (non ricordo come e non ho voglia di risfogliare quella brutta pagina delle recenti vicende italiane). Non so se i templari cui appartiene Stefio siano autentici o meno.
Meglio lasciarli perdere e tornare a Ponferrada.

Ai piedi della fortezza si trova una statua con una didascalia che recita (credo che la mia traduzione sia accettabile): “Questa scultura di Venancio Blanco ricorda la leggenda che racconta che durante la costruzione della fortezza di Ponferrada un cavaliere templare trovò nel cavo di un’antica quercia un’immagine della Vergine che vi era stata nascosta secoli prima al tempo dell’avanzata saracena”.
E’ il solito schema di miracoli per giustificare una costruzione … meglio lasciar perdere.
La fortezza all’interno è vuota. Quando l’organizzazione dei Templari fu sciolta la popolazione di Ponferrada vi penetrò e sottrasse letteralmente ogni pietra per servirsene in altre costruzioni. Oggi l’interno è vuoto e così ampio che vi fu un periodo in cui l’amministrazione locale pensava di inserirvi un campo di calcio.

Ricordando i Celti
A O Cebreiro consumiamo uno dei pasti che meritano di essere ricordati a onore di una ospitalità generosa ed esemplare. Qui i pellegrini arrivavano e ancora arrivano al termine di una impegnativa salita.  Siamo a 1300 metri di altezza.
Vi sono state ricostruite alcune abitazioni, rifugi di pastori che vogliono ricordare l’appartenenza della località al lembo occidentale dell’area celtica.

 

 

Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno; 4, 10, 11, 17, 22, 27 luglio; 3, 5 9, 10 e 14 agosto

19 Agosto 2012Permalink