11 novembre 2012 – Una ragazza coraggiosa e intelligente e un parlamento dormiente.

Lettera petizione

Ho ricevuto il testo della petizione che segue e si può firmare nel sito www.change.org , raggiungibile anche da qui. Per raggiungere la petizione specifica e il modulo per la firma fate clic sulla foto di Malala

In un momento in cui tanti Paesi nel mondo hanno dimostrato il loro grandioso supporto alla storia di Malala Yousufzai, è importante per tutti noi che anche l’Italia prenda subito una posizione per sostenerla. Malala non rappresenta solo una ragazza di 15 anni: lei parla in nome di tutti coloro ai quali viene negata l’istruzione esclusivamente in base al loro sesso.

Per premiare tale coraggio è necessario unirsi agli altri Paesi che vorranno proporre la candidatura di Malala per il Premio Nobel per la Pace. E’ fondamentale non restare indifferenti e riconoscere a Malala il grande merito che le spetta per la sua lotta contro la disparità di genere.

Con la presente chiedo, quindi, che anche i leader politici italiani propongano tutti insieme la candidatura di Malala Yousufzai al Premio Nobel per la Pace.

Cordialmente,

[Il tuo nome]

Giotto- la stage degli innocenti

 

Il parlamento italiano: dormiente, supponente, ignorante, indifferente ai diritti civili o che?

Lo sto scrivendo da anni, ma lo ripeto e mi collego al vecchio articolo che, dal 15 marzo 2011, sintetizza il mio punto di vista: tollerare e sostenere  – con un silenzio che personalmente valuto pigro e opportunista – una legge che discrimina i figli degli immigrati senza permesso di soggiorno è razzismo.
Se la giovanissima pachistana Malala fosse nata in Italia da genitori pachistani senza permesso di soggiorno non sarebbe probabilmente riuscita a rendere visibile il discrimine di sesso che nega l’istruzione alle ragazze, gesto consapevole e coraggioso che l’ha resa vittima di talebani. Ora, sopravvissuta agli spari efficacemente mirati, è ancora grave, e viene curata in Inghilterra.
Se si fosse trovata in Italia forse nessuno probabilmente le avrebbe sparato ma non avrebbe potuto manifestare pubblicamente il suo disagio e il suo impegno perché avrebbe condiviso il nascondimento cui la negazione dei diritti umani e civili condanna gli apolidi.

Anche ipocriti?

Mi consta che la richiesta di candidatura al Nobel deve muovere dalle istituzioni e mi chiedo come il Parlamento italiano potrebbe sostenere la candidatura di Malala.
Infatti nulla ha fatto per ritornare alla legge precedente il 2009 che escludeva la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione degli atti di stato civile,.
Se proporrà la candidatura di Malala abuserà di questa ragazza per fingersi democratico e rispettoso dei diritti civili quale non è.
Tanto vale anche per i livelli istituzionali locali (i comuni in primo luogo) che non hanno avuto la dignità di sollecitare la modifica di quella legge che ne avvilisce il ruolo.
E’ vero che il 23 ottobre scorso ho scritto di un timido spiraglio che è sembrato aprirsi, per la prima volta in Italia, nel comune di Udine.
Ma nulla ne è seguito. Io aspetto ancora e sarò lieta di smentire la rozza definitività delle considerazioni che precedono.

11 Novembre 2012Permalink

5 novembre 2012 – Jewish for peace

Volevo scrivere una nota ancora a proposito di minori (lo farò nei prossimi giorni): Ora ritengo urgente riportare la notizia che ho tratto dal n. 40 di Adista notizie e che potrete raggiungere anche da qui.

CRISTIANI ED EBREI CONTRO L’ALLEANZA MILITARE USA-ISRAELE: È UN OSTACOLO ALLA PACE

36917. WASHINGTON-ADISTA. Il sostegno militare incondizionato a Israele è l’ostacolo principale a una pace giusta e duratura nella regione e quindi anche alla tanto sbandierata sicurezza di cui il governo di Netanyahu ammanta ogni sua decisione. Ha spiegato così l’organizzazione pacifista ebraica Jewish voice for peace, la decisione di sostenere l’iniziativa dei 15 leader cristiani statunitensi che, in una lettera del 5 ottobre scorso, avevano invitato i membri del Congresso a riconsiderare gli aiuti militari forniti a Israele che, scrivevano, hanno alimentato il conflitto e minato le speranze di sicurezza a lungo termine dell’una come dell’altra parte (v. Adista Notizie n. 39/12).

Un’iniziativa che non era piaciuta a una consistente fetta del mondo ebraico statunitense, al punto da indurre il Jewish Council for Public Affairs e altre sei organizzazioni ebraiche (tra cui l’American Jewish Committee e il Central Conference of American Rabbis) a cancellare l’incontro della tavola rotonda ebraico-cristiana sul dialogo interreligioso – che si tiene dal 2004 – che di lì a poco avrebbe dovuto avere luogo.

«Come i nostri colleghi cristiani – si legge nel documento firmato dal Consiglio rabbinico del Jewish for peace – siamo turbati dalle violazioni dei diritti umani commesse da Israele ai danni dei civili palestinesi, molte delle quali attraverso l’uso improprio di armi statunitensi». «In questa fase di recessione economica, il Congresso ha messo sotto la lente d’ingrandimento tutti i programmi di assistenza nazionale, compresi quelli riguardanti la sicurezza sociale, per assicurarsi che siano a norma di legge. Perché il sostegno militare a Israele deve essere esentato da questo controllo?». «Mentre qualcuno potrebbe pensare che pretendere che l’assistenza a Israele rispetti determinati criteri possa comprometterne la sicurezza, noi crediamo l’esatto opposto. Come primo alleato di Israele, gli Stati Uniti sono in grado di creare la leva che potrebbe indurre Israele a mettere fine a quelle politiche che impediscono una pace giusta tra israeliani e palestinesi».

«Siamo sconvolti dal fatto – prosegue il Jewish voice for peace, invitando a firmare una petizione di solidarietà ai 15 leader cristiani – che diverse organizzazioni ebraiche hanno cinicamente attaccato questo appello» e «siamo profondamente costernati dalla cancellazione dell’incontro ebraico-cristiano. Crediamo che azioni come queste siano contrarie allo spirito e alla missione del dialogo interreligioso. Un vero dialogo deve esserci non solo su questioni sulle cui entrambe le parti sono d’accordo ma proprio là dove c’è disaccordo e divergenza d’opinione».

Ma evidentemente, come ha rilevato il rabbi Brant Rosen (Jewish Telegraphic Agency, 23/10), che figura tra i firmatari del documento, «c’è stato per lungo tempo un patto non scritto tra l’establishment ebraico e i leader cristiani in materia di dialogo interreligioso: “Possiamo parlare di qualsiasi questione religiosa, ma le critiche sulle violazioni dei diritti umani da parte di Israele sono off limits”». «Perché l’establishment ebraico ha reagito così violentemente a un appello relativamente equilibrato? Perché, parlando a partire dalla propria coscienza, questi leader cristiani hanno avuto l’audacia di rompere questo patto non scritto». «Non è compito delle organizzazioni ebraiche stabilire come i loro partner cristiani debbano vivere la propria coscienza o i propri valori, non importa quanto possano essere in disaccordo. Realtà spiacevoli non possono essere scartate solo perché queste organizzazioni considerano tali questioni off limits. Possiamo solo sperare – conclude il Jewish for peace – che questi leader cristiani restino sulle loro posizioni e che questo triste episodio ci conduca verso un nuovo patto interreligioso, basato sulla fiducia e il rispetto». «L’establishment ebraico statunitense sarà all’altezza di questo compito?».

Jewish voice for peace non è l’unica organizzazione statunitense di stampo religioso ad aver preso parola in questi giorni per difendere l’iniziativa dei 15 leader cristiani. Anche il movimento di cristiani Kairos Usa (nato nel solco tracciato dal documento Kairos Palestina, v. Adista Documenti n. 6/10) ha espresso la propria solidarietà ai 15 invitando a sottoscrivere e inviare al proprio rappresentante al Congresso una lettera che sollecita a prendere seriamente in considerazione la proposta di rivedere gli aiuti militari a Israele (www.kairosusa.org). (ingrid colanicchia)

 

5 Novembre 2012Permalink

1 novembre 2012 – Nuovo Corso 11

1 novembre 1911 – Primo bombardamento aereo italiano in Libiai
2 novembre !975 – assassinio di Pasolini
6 novembre 1962 – risoluzione ONU contro l’apartheid in Sudafrica
7 novembre 1917 – rivoluzione d’Ottobre
8 novembre 1960 – USA: elezione alla presidenza di J.F.Kennedy
9 novembre 1938 – Germania: “notte dei cristalli”
9 novembre 1989 – Germania: abbattimento muro Berlino
11 novembre 1979 – La chiesa anglicana inglese ammette le donne prete
15 novembre 1988 – L’ANP annuncia la nascita dello stato palestinese
17 Novembre 1938  – REGIO DECRETO LEGGE n. 1728 Provvedimenti per la difesa della razza italiana
19 novembre 1975 – Spagna: morte di Francisco Franco
20 novembre 1945 – Inizio del processo di Norimberga
22 novembre 2004 – Ucraina: inizio della ‘rivoluzione arancione’
23 novembre 1971 – La Cina prende il posto di Taiwan nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
25 novembre 1973 – Grecia: golpe militare
26 novembre 1915  – Einstein presenta la teoria della relatività generale
26 novembre 1954 – Ritorno di Trieste all’Italia
27 novembre 1941 – Resa di Gondar: l’Italia lascia l’Africa Orientale
29 novembre  – ONU: giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese
30 novembre 1999 – Seattle: prima mobilitazione del movimento no-global

 

 

1 Novembre 2012Permalink

29 ottobre 2012 – Tracce d’Europa

Ancora dal mensile Ho un sogno.
Ho pubblicato il testo precedente il 31 settembre sotto il titolo: Testimonianze di donne. Avevo iniziato con questo impegno molto tempo fa e lo scorso settembre ho scoperto, attraverso il racconto di Laura, giovani che si comportano già da cittadini europei. Ora ho trovato una consapevolezza di sapore europeo in un sindaco, anzi due. Mi piace registrarlo.
La nota finale appartiene alla redazione di Ho un sogno
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Ottobre 2012_ Ho un sogno n. 212: Condividere da buoni vicini
Persino i documenti burocratici possono riservare rasserenanti soprese svelandoci l’immagine rinnovata di un confine – che si voleva chiuso e impenetrabile – trasformato in un luogo di cooperazione e di incontro.
E’ il caso della lettera d’intenti firmata dai sindaci dei comuni di Pulfero (Italia ) e Caporetto (Slovenia) il 18 luglio 2012 che si impegnano ad offrire ai bimbi dei loro territori uno strumento per crescere insieme, superando la pesantezza dell’ideologia che fino a pochi anni fa li voleva estranei riducendo la loro identità alla divisione reciproca.
Così hanno scritto i due sindaci proponendo la “realizzazione, in Comune di Pulfero, di un asilo nido che possa costituire punto di riferimento sia per le famiglie delle Valli del Natisone che dei territori contermini oltreconfine” e impegnandosi quindi “ad attuare una collaborazione istituzionale per il raggiungimento dell’obiettivo della indicata proposta progettuale, qualora la stessa venga ammessa a finanziamento”.
Da anni nelle Valli del Natisone la diminuzione della popolazione ha avuto i suoi effetti anche sulle scuole che, nel comune di Pulfero, si riducono ormai ad una scuola dell’infanzia la cui funzionalità è resa possibile dalla frequenza dei figli degli immigrati, mentre nella vicina (ma ‘straniera’) Caporetto le domande di iscrizione al nido eccedono la misura dei posti previsti.
La risorsa della cooperazione potrebbe consentire un servizio altrimenti forse non realizzabile dimostrando che molto si può fare per trasformare un confine e non solo abbattendo le sbarre che lo caratterizzavano.
I due sindaci sanno che le istituzioni locali possono offrire, nel proprio operare e nelle norme che via via vi corrispondano, quella certezza e quella continuità cui i diversi soggetti che agiscono nella società civile si riconoscono e si appoggiano. E in questo caso eviteranno di implodere nel localismo per aprirsi naturalmente a una dimensione europea.
Anni fa una legge regionale (1987 n.15) che sia la giunta in carica che la precedente – con l’efficace appoggio del consiglio – hanno semplicemente ignorato senza neppure porsi lo sforzo di una abrogazione, diceva: “Al fine di concorrere alla promozione e alla diffusione della cultura della pace e della cooperazione tra i popoli, la regione Friuli – Venezia Giulia, nei limiti delle proprie competenze, favorisce e realizza gli interventi” … “per iniziative intese a promuovere la cultura della pace e della convivenza tra i popoli” ..cui possono concorrere anche enti locali..
L’iniziativa dei due sindaci rinnova lo spirito che ispirò allora la norma e offre al tipo di cultura “di pace e di cooperazione tra i popoli” che quella legge intendeva promuovere uno spazio operativo importante per i soggetti cui fa riferimento e per i luoghi in cui si realizza. E le novità non finiscono qui: già si pensa anche all’età avanzata prevedendo una Casa di riposo (questa volta in comune di Caporetto) dove gli anziani potrebbero godere, insieme a un servizio utile, il piacere della comunicazione in una lingua che, pur nella sua forma dialettale, li accomuna.

N.d.R.: L’iniziativa dei Comuni di Pulfero e di Caporetto esprime anche il significato profondo dei Programmi di cooperazione transfrontaliera finanziati dall’Unione Europea attraverso l’Iniziativa Interreg. In questo ambito, dal 2007 ad oggi, una decina di milioni l’anno sono andati a finanziare progetti presentati congiuntamente da partner italiani e sloveni. A nessuno può sfuggire che questi fondi dovrebbero sostenere prioritariamente iniziative concrete come quella dei due Comuni. Per verificarlo: www.ita-slo.eu.
associazioni, donne, Europa, informazione cronache

29 Ottobre 2012Permalink

24 ottobre 2012 – Lettera di don Maurizio Patriciello al Prefetto di Napoli [Sua Eccellenza il dott. Andrea De Martino]

Speravo di poter lasciare in primo piano, visibile ad apertura di diariealtro, la notizia commentata ieri. Ma non posso trascurare questa lettera che ho ripreso dal sito Ildialogo.org che, a sua volta, l’ha riportata dall’edizione napoletana de La Repubblica.

Se a me, prete di periferia, è concesso di ignorare che chiamare semplicemente signora la signora prefetto di Caserta fosse un’offesa tanto grave, non penso assolutamente che fosse concesso a lei arrogarsi il diritto di umiliare un cittadino italiano colpevole di niente, presente in Prefettura come volontario per dare il suo contributo alla lotta contro lo scempio dei rifiuti industriali interrati e bruciati nelle nostre campagne”.

Alla fine dell’incontro, sottolinea Patriciello, “ho ricevuto la solidarietà di tante persone presenti all’increscioso episodio e la rassicurazione da parte della signora prefetto di Caserta che non si era sentita per niente offesa da me nell’essere chiamata signora. Forse le sarà sfuggito che lei non era e non è un mio superiore”. Il prelato si dice molto dispiaciuto da quanto avvenuto ma soprattutto “addolorato” dal “constatare che tante volte è propria la miopia delle istituzioni, la pigrizia di tanti amministratori, il cattivo esempio di tanti politici che fanno man bassa di denaro pubblico, a incrementare la sfiducia e la rabbia in tanti cittadini
“Personalmente – scrive don Maurizio Patriciello – sono convinto che la camorra in Campania non la sconfiggeremo mai. Lo dico non perché sono un pessimista. Al contrario. Non la sconfiggeremo perché il pensare camorristico ha messo radici profondissime in tutti. Quel modo di pensare e poi di agire che diventa il terreno paludoso nel quale la malapianta della camorra attecchisce. Come ho potuto dirle in corridoio, io alle mortificazioni sono avvezzo. Spendo la mia vita di prete nella terra del clan dei Casalesi. La mia diocesi, Aversa, è quella di Don Peppino Diana. Ma io dei camorristi non ho paura. Lo so, potrebbero uccidermi e forse lo faranno. Io l’ho messo in conto fin dal primo momento in cui sono stato ordinato prete. Io spendo i miei giorni insegnando ai bambini, ai ragazzi, ai giovani che non debbono temete niente e nessuno quando la loro coscienza è pulita. Ma aggiungo che bisogna sradicare il fare camorristico sin dai più piccoli comportamenti”.

“Perché tutto ciò che uno pretende in più per sé e non gli appartiene, lo sta rubando a un altro. Perché ogni qualvolta che una persona si appropria di un diritto che non ha, sta usurpando un potere che non gli è stato dato. Tutti possiamo cadere in queste sottili forme di antidemocrazia. Ecco, signor prefetto, glielo dico con le lacrime agli occhi, lei stamattina mi ha dato proprio questa brutta impressione. Lei ha calpestato la mia dignità di uomo”.
Martedì 23 Ottobre,2012 Ore: 07:28

 

24 Ottobre 2012Permalink

23 ottobre 2012 – Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita

Uno spiraglio di vita per i bambini fantasma?

Concludevo il mio post precedente con un paragrafo che avevo intitolato: Chi vuole i bambini fantasma e che ora in parte ricopio

Se non posso far colpa ai parlamentari dissenzienti (e so che ce ne sono) dalla legge 94 (ho ricordato sopra il voto di fiducia) faccio una colpa che mi ripugna al silenzio di tutti i politici, non solo parlamentari ma anche sindaci che dovrebbero sentirsi offesi dal vulnus che la legge 94 impone al loro compito di farsi garanti della popolazione che nasce e vive nel loro territorio. A questo proposito ricordo un episodio squallido e ridicolo: mentre era ancora parlamentare l’on. Orlando aveva presentato una proposta di legge per sanare il vulnus inserito nel nostro ordinamento dalla legge 94 (l’avevo pubblicata nel mio blog 5 dicembre scorso)..

Ma, felicemente smentendomi (una, per ora una, eccezione c’è!) il 5 ottobre scorso la giunta del comune di Udine ha approvato una delibera che in parte riassumo, ricopiandone poi la parte dispositiva:

LA GIUNTA COMUNALE  …CONSIDERATO CHE

Seguono
– alcuni dati statistici sulla presenza straniera in Italia e a Udine (relativamente ai bambini);
– citazione di alcune affermazioni del Presidente della Repubblica in merito alla cittadinanza, relative al passaggio dallo jus sanguinis allo jus soli, come previsto dalla proposta di legge a iniziativa popolare;
– ricorda poi la modifica al testo unico sull’immigrazione, intervenuta con la legge 94 del 2009, che ha imposto la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione degli atti di stato civile e la circolare che, per gli atti di nascita, consente agli uffici competenti un comportamento difforme da quello previsto dalla legge

DELIBERA

1 di dar mandato al Sindaco di procedere con tutti gli atti necessari a sostegno del riconoscimento della cittadinanza italiana per lo jus soli ai figli nati in Italia da genitori entrambi stranieri regolarmente residenti e ai ragazzi arrivati in  Italia adolescenti, figli di cittadini non italiani regolarmente residenti e che abbiano compiuto un ciclo scolastico;

2 di attivare altresì ogni utile iniziativa per richiedere il ripristino della norma di legge che non prevede la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione delle nascite, come da testo precedente la legge 94/2009, prendendo atto che per ciò che concerne la registrazione degli atti di matrimonio a tanto ha provveduto la Corte Costituzionale con sentenza 245 del 25 luglio 2011.

Un mio commento

Mi soffermo solo sul punto 2 di cui questo blog si occupa da quattro anni, non senza notare che nel punto 1 la giunta del comune di Udine si è discostata dal testo della P.d.l. a iniziativa popolare sulla cittadinanza a proposito della definizione dell’età pur salvando il principio fondamentale del passaggio dallo jus sanguinis allo jus soli.

Il punto 2 dà mandato al Sindaco perché operi nelle sedi opportune al fine di ripristinare il Testo Unico sull’Immigrazione come precedente il cd pacchetto sicurezza del 2009, esonerando quindi i genitori del nuovo nato dalla presentazione del permesso di soggiorno.
Voglio sottolineare qui che – a seguito di una sentenza 245/2011 della Corte Costituzionale correttamente citata – il vulnus introdotto nel 2009 è stato superato per i matrimoni.
Nessuno però si è preoccupato di agire in modo trasparente e responsabile in nome dei neonati – come una coppia cui era stato negato il diritto al matrimonio e che, con la denuncia presentata, ha aperto la via della correzione della legge.
Voglio ostinatamente sperare che il richiamo al Sindaco di Udine, presentatogli dalla sua giunta, diventi operativo (e che quindi chi tale richiamo ha voluto ne verifichi con costanza il percorso efficace)  e che altri comuni seguano l’esempio di quello udinese che, a mia conoscenza, è il primo in Italia a dignitosamente occuparsi della questione.
Spero non prendano esempio dai parlamentari dell’IDV che hanno bellamente dimenticato la proposta di legge a suo tempo presentata dall’on. Orlando che risolverebbe il problema se non giacesse in Parlamento negletta e ignorata.

Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita

Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi”.
Così dice il comma 1 dell’art 7 della legge 27 maggio 1991, n.176  Ratifica ed esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989.
Ed è importante (al di là dell’infelice traduzione: perché non dire minore?) ricordare anche l’art. 2 della stessa legge che al comma 1 recita: “Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta ed a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza”.

Spero che il sindaco di Udine quando onorerà l’impegno che la giunta gli ha attribuito avrà sempre presente a quale alto livello politico si sta ispirando e non scivoli nella melassa dell’assistenzialismo.

 

 

 

 

 

 

23 Ottobre 2012Permalink

21 ottobre 2012 – Una speranza per i bambini ridotti a fantasma?

Le segnalazioni sono state aggiornate

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Sono tornata al sito tanto praticato in passato della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Non dimenticherò mai che il loro impegno ha fatto sì che fra le tante infamie presenti nel ‘pacchetto sicurezza’ (legge 94-2009) non ci sia la violazione del segreto sanitario per le persone prive di permesso di soggiorno.
Ne ho scritto nel mio blog più volte (si veda il tag ‘segreto sanitario).
Forse altri se ne occuparono ma dove io vivo arrivò solo questa voce e, in quel caso, l’opera di prevenzione esercitata nella società civile fu determinante: il tragico, grottesco pacchetto divenne legge con voto di fiducia, condizione che ammutolisce chi in parlamento si oppone, pur senza nulla sottrarre alla voce che costoro possono esprimere come politici pensanti quando di pensiero siano capaci oltre qualsiasi slogan. Ma il segreto sanitario fu salvo anche per i migranti irregolari.
Nelle relazioni del recente XII Congresso della SIMM ci sono tante notizie interessanti per cui invio al sito, limitandomi ad informare su una soltanto.

9 ottobre 2012. Conferenza stampa sul XII Congresso SIMM

Traggo il passo che desidero riferire dall’ampia Scheda per la stampa del sito SIMM

“Al Ministro della Salute Prof. Renato Balduzzi, che ha assicurato la sua presenza il 12 ottobre, consegneremo il documento finale con le nostre Raccomandazioni, una serie di proposte concrete, come quelle di cercare una uniformità di applicazione della normativa nelle varie realtà locali in un’ottica di inclusione e non discriminazione e di garantire il Pediatra di libera scelta per ogni bambino indipendentemente dallo status giuridico, proposte su cui il Ministro si era impegnato a discutere dopo l’incontro dell’11 maggio scorso con una delegazione SIMM e su cui si è favorevolmente pronunciato in questi ultimi giorni”. 

Pochi giorni dopo la stessa SIMM scriveva ancora

12 ottobre 2012. Ministro Balduzzi annuncia documento su assistenza salute migranti. Il Comunicato stampa del Ministero della Salute n°206 annuncia che il Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi, ha trasmesso in data 12 ottobre 2012 alla Conferenza Stato-Regioni un Documento per la corretta applicazione della normativa dell’assistenza sanitaria alla popolazione straniera. Il Ministro lo ha annunciato in un videomessaggio al XII Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, in corso a Viterbo, al quale era prevista la sua partecipazione poi annullata per impegni istituzionali.

Anch’io ho qualche cosa da dire

Non so se e quanto la promessa Balduzzi avrà esito nella realtà  Spero che, comune vada, ne avrò notizia e, in tal caso, la comunicherò.
Voglio però sottolineare il fatto che con questo impegno – e il suo sperabile risultato – la SIMM ha agito nel suo stretto ambito di competenza nel settore sanitario.
A questo punto, se la promessa sarà mantenuta, ci sarà un codice per identificare –solo agli effetti della cura – i ‘bambini clandestini’ protetti dal segreto sanitario e garantiti al loro diritto alla salute almeno limitatamente all’ambito di cura (la salute è molto di più).
Inoltre (e ciò è un bene) l’intervento di cura non sarà occasionale – come succede in una situazione precaria quale può essere assicurata anche dal più nobile dei volontariati – ma certo, come quello che deve essere assicurato a un bambino non clandestino o, se preferite, non ridotto a stato di fantasma vivente.
Inoltre i pediatri, riconosciuti nella loro funzione di sanitari finalmente regolarmente esercitata anche in queste situazioni, saranno regolarmente retribuiti: e ciò è giusto.

Con che nome i pediatri convenzionati registreranno i piccoli pazienti fantasma?

I figli di immigrati irregolari, come tante volte ho scritto, non hanno diritto per legge alla registrazione anagrafica e ne consegue per logica conseguenza l’assenza di un nome che non sia quello loro garantito dall’amore dei genitori che vorrebbero dire ‘questo è mio figlio’ ma non possono. La legge glielo vieta.
Certamente una circolare che contraddice la legge crea poi una scappatoia (e anche di ciò ho scritto il 15 marzo 2011 – e non solo – si veda la voce anagrafe nei tag) ma l’infamia di quella legge pesa sulle spalle di tutti noi come una vergogna nazionale.
Io non posso fingere che la legge non esista: la circolare è un’utile scappatoia ma non ci dà la dignità che ci è dovuta come cittadini/e consapevoli.
Tutta questa partita appartiene alle istituzioni e alla politica, non evidentemente alla sanità che cercato di fare il suo dovere.

Chi vuole i bambini fantasma

Se non posso far colpa ai parlamentari dissenzienti (e so che ce ne sono) dalla legge 94 (ho ricordato sopra il voto di fiducia) faccio una colpa che mi ripugna al silenzio di tutti i politici, non solo parlamentari ma anche sindaci che dovrebbero sentirsi offesi dal vulnus che la legge 94 impone al loro compito di farsi garanti della popolazione che nasce e vive nel loro territorio. A questo proposito ricordo un episodio squallido e ridicolo: mentre era ancora parlamentare l’on. Orlando aveva presentato una proposta di legge per sanare il vulnus inserito nel nostro ordinamento dalla legge 94 (l’avevo pubblicata nel mio blog 5 dicembre scorso).. Poi l’on. Orlando è diventato sindaco di Palermo e gli altri due firmatari sono piombati in un orribile totale silenzio e di quella proposta nessuno si è occupato più.
Per ciò che concerne la società che fu civile …i neonati non vanno in piazza, non riempiono sale di convegni … e perciò non vale la pena occuparsene con la determinazione dovuta.
Trascrivo però un comunicato del GrIS (Gruppo Immigrazione Salute Friuli Venezia Giulia della SIMM), che avevo pubblicato nel mio blog il 24 ottobre 2011, con cui un gruppo di medici e operatori sanitari del FVG seppe esprimere non solo la dignità della propria professione ma anche quella di cittadine e cittadini consapevoli.

Ecco il passo del Comunicato GrIS del FVG.

L’assenza di un certificato di nascita comporta gravi conseguenze per la tutela della salute.Siamo al corrente che è stata precipitosamente emanata dal governo, a pochi giorni dall’approvazione del ‘pacchetto sicurezza’ una circolare interpretativa che apre una procedura che rende possibile la registrazione anagrafica delle nascite.
Ma ciò non basta.
La Corte Costituzionale ci ha recentemente ricordato che i diritti inviolabili dell’uomo, di cui leggiamo negli artt. 2 e 3 della Costituzione, appartengono “ai singoli, non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani”.
Non possiamo perciò accettare che il diritto alla salute, di cui anche come operatori del settore siamo garanti, e ogni altro diritto inviolabile che appartiene ad ogni essere umano, sia affidato per alcuni bambini alla labilità di una circolare e non a una norma di legge che regoli la nostra convivenza civile.
Chiediamo perciò al Parlamento italiano di modificare con la necessaria urgenza la lettera g) del comma 22 dell’art. 1 della legge 94/2009 (cd. pacchetto sicurezza).

 

 

21 Ottobre 2012Permalink

16 ottobre 1943 – rastrellamento nazista nel ghetto di Roma

 «La grande razzia nel vecchio Ghetto di Roma cominciò attorno alle 5,30 del 16 ottobre 1943. Oltre cento tedeschi armati di mitra circondarono il quartiere ebraico. Contemporaneamente altri duecento militari si distribuirono nelle 26 zone operative in cui il Comando tedesco aveva diviso la città alla ricerca di altre vittime. Quando il gigantesco rastrellamento si concluse erano stati catturati 1022 ebrei romani.
Due giorni dopo in 18 vagoni piombati furono tutti trasferiti ad Auschwitz. Solo 15 di loro sono tornati alla fine del conflitto: 14 uomini e una donna.
Tutti gli altri 1066 sono morti in gran parte appena arrivati, nelle camere a gas. Nessuno degli oltre duecento bambini è sopravvissuto.»
(F. Cohen, 16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma)

Ne avevo segnato la data nel mio calendario del primo giorno del mese  ma oggi ho voluto riscriverla: è un punto fermo della memoria che deve diventare filtro per leggere il presente non restare oggetto di una commemorazione che, per non produrre alcun rinnovamento, rischia di essere sterile..
Se i tedeschi poterono operare quella e altre deportazioni fu loro di valido aiuto l’applicazione diligente delle leggi razziali, approvate cinque anni prima e rese efficaci dall’accettazione condivisa, quando accettazione significa anche non vedere.
Ma in Italia ci fu anche chi vide bene e aiutò i tedeschi a loro volta a vedere e ad operare.
Degli oltre duecento bambini romani di allora nessuno sopravvisse.
Fra le vittime i bambini sono i più indifesi e i più appetiti da chi vuole devastare oltre al presente anche il futuro.

Un editoriale di Eugenio Scalfari
Due giorni fa, nel suo consueto editoriale domenicale, Eugenio Scalfari ha aggiunto un post scriptum. Lo trascrivo:
P.S. I bambini figli di coppie separate debbono essere cresciuti, educati e trattati con grande attenzione e affetto. Quanto è accaduto al bambino Lorenzo nei giorni scorsi non deve ripetersi mai più. La polizia, gli insegnanti e soprattutto i genitori se ne debbono fare carico e le leggi che disciplinano gli affidamenti senza ascoltare neppure a titolo puramente conoscitivo il parere del bambino da una certa età in su debbono essere riformate in modo appropriato. Quanto è accaduto in questo caso è vergognoso ivi compresa la denuncia della polizia per il reato di resistenza del nonno e della zia di Lorenzo. In casi analoghi dovrebbero resistere perfino i cittadini presenti. Non si tratta in quel modo un bambino “rapito” a scuola.

E’ una considerazione valida,. Anche efficace? Non so. I bambini non votano e nessuno se ne occupa.
Spero che Scalfari si accorga – o qualche altro opinionista ascoltato lo faccia- che per ciò che riguarda i bambini il ‘pacchetto sicurezza’ ci fa ripiombare –legalmente – nel nuovo ghetto che non ha bisogno di lager per funzionare.
Ne ho scritto tante volte e non mi ripeto. Chi vuol vedere o rivedere le notizie di una rinnovata infamia può pigiare il tasto anagrafe nei mio tag visibili a destra.

Ormai sono passati parecchi giorno dalla pubblicazione del bell’articolo di Barbara Spinelli, La Weimar greca. E’ tardi per pubblicarlo, come avrei voluto. Lo collego con un link.

16 Ottobre 2012Permalink

12 ottobre 2012 – Come sottrarre legalmente un bambino alla scuola

Violenza contro i minori nelle (e delle) istituzioni

Sembra che il mio desiderio di pubblicare il testo di un articolo di Barbara Spinelli (finalmente una sintesi intelligente della situazione politica!) slitti … ma la realtà mi impone più urgenti attenzioni.
Oggi la carta stampata, ieri radio e TV ci hanno imposto le immagini strazianti di un bambino fisicamente strappato alla sua scuola da padre e poliziotti (i cui modi non posso non associare agli orrori della scuola Diaz ai tempi del G8) per sottrarlo alla madre.
Non so nulla, né qui mi interessa, del conflitto che ha portato i genitori a fare questo uso del figlio.
Per informazione collego questo testo a un articolo di Repubblica che descrive ciò che è successo.
Altri sono i punti su cui desidero soffermarmi e provo a schematizzarli per me:
1. Il magistrato che ha deciso la misura di affidamento al padre ha sentito il bambino?
2. E se ha maturato la decisione con tutte le cautele dovute quali sono le sue responsabilità in ciò che è avvenuto il 10 ottobre? La polizia ha scavalcato le sue indicazioni o c’è un concorso di responsabilità?
3. E se concorso di responsabilità non c’è, chi ha deciso quel modo di agire della polizia?
4. E in particolare chi ha deciso il luogo in cui tutto ciò è avvenuto, dove si è fatta violenza a un bambino e a tutti i suoi compagni che hanno imparato che la scuola non li protegge dalla violenza e non può difenderli (come a Beslan)?
5. A mio parere la scuola dovrebbe chiedere alla polizia i danni per ciò che è avvenuto a carico di tutti i bambini. Capisco che in una simile situazione affrontare il problema dei danni materiali possa sembrare riduttivo e grottesco ma forse è l’unico argomento che può suscitare attenzione in menti intorpidite e cuori assenti. Qualcuno ci penserà?

Protagonisti ipocriti

Parlamentari assortiti, un ministro e il presidente del Senato chiedono e attendono inchieste.
E io, nella consapevolezza dell’inutilità della mia domanda, chiedo a loro: sanno di avere una legge che, negando la podestà genitoriale agli immigrati irregolari che non possono –se non a rischio di espulsione- provvedere alla registrazione anagrafica dei propri figli, può promuovere situazioni simili a quella di Cittadella di Padova? Si veda per maggiori particolari il mio articolo del 15 marzo 2011 o si attivi il tag anagrafe in questo blog.
Quando venisse sottratto un bimbo a genitori che tali non si sono potuti dichiarare, pur desiderandolo, non ci saranno zie con cellulari: tutto accadrà nell’indifferenza del più sordido dei silenzi.
Certo i parlamentari hanno ampia possibilità di nascondersi dietro la foglia di fico di una circolare che consente di fare ciò che la legge nega ma di fatto accettano un principio di diseguaglianza che, soprattutto se pensato a fronte di bambini istituzionalmente violati, suona infamia.
Perché parlamentari e sindaci non chiedono una modifica della norma in questione?
Mie ipotesi:
1) per non scontentare la Lega che quella norma aveva voluto e di cui anche coloro che se ne dichiarano lontani hanno paure e invidia;
2) per soddisfare l’opinione pubblica a cui in tempi di crisi è utile gettare l’osso da spolpare (o almeno da rosicchiare) che ha sempre funzionato: il nemico.
E quale nemico più comodo dei bambini che non hanno la forza della ribellione?
Una preghiera: ci risparmino almeno lo squallore della loro meraviglia e l’ipocrisia delle loro proteste quando la violenza si fa così visibile da urtare il loro buon gusto.
Non tutti gli italiani hanno una mente tanto corrotta da sopportarlo.
Ed è difficile anche sopportare l’ipocrisia della chiesa cattolica quando di famiglia strilla, dimenticando che ad alcuni ‘innocenti’ la famiglia è negata dalla nascita. E poiché sulla legislazione relativa alla famiglia ficca il naso senza pudore perché non si occupa anche di loro?

 

 

12 Ottobre 2012Permalink

11 ottobre 2012 – La chiavetta ai depressi

Una nuova terapia per la depressione

Avevo trovato un articolo molto condivisibile di Barbara Spinelli che volevo pubblicare ma in una via del centro di Udine ho visto un piccolo manifesto, di quelli con le striscioline pendenti sotto perchè ognuno se ne possa servire per contattare chi il manifestino ha appeso.
E’ scattata così una priorità.
Allibita l’ho fotografato e chiunque lo può leggere qui sopra. Confesso di essere stata presa dal panico e, se l’età troppo avanzata non me lo impedisse (il limite indicato per la partecipazione è di 65 anni), forse potrei anch’io ambire al possesso di una chiavetta USB al termine di un nuovo percorso terapeutico.
Mi resta però una domanda: quale il rapporto fra depressione e chiavetta?
Chissà se prima o poi avrò informazioni in merito!
Preciso che i due logo  – che forse nella foto non si leggono bene – scrivono a sinistra ‘Università degli studi di Udine’ e a destra ICBN.

11 Ottobre 2012Permalink