23 giugno 2009 – 4. Diario di viaggio, Iran 2009.

4 – Il secondo messaggio del presidente dell’IID

Concludendo la prima puntata del diario avevo scritto “E quanto costerà a un popolo gentile la scelta della democrazia?” Purtroppo sta costando un prezzo altissimo e tragico.
Per questo continuo a tradurre – e ringrazio ancora Laura NB per la revisione della traduzione – i messaggi ricevuti dal presidente dell’Istituto per il dialogo interreligioso.
Il 17 giugno ne ho pubblicato il primo, oggi passo al secondo che forse non mi sembrerebbe così significativo se non precedesse le elezioni e la successiva rivolta.
Cerco di spiegarmi il linguaggio pieno di riserve e l’atteggiamento poco disinvolto di Mohammad Ali Abtahi ricordando le regole ristrettissime che in Iran controllano (e condannano) qualsiasi contatto fra uomini e donne al di fuori dell’ambito familiare. Inoltre chiunque si candidi alle elezioni deve avere il parere favorevole del Consiglio degli Ayatollah e quindi, quale che ne sia la posizione nei confronti di quella cultura, non può ostentarvi una totale estraneità.
Forse quanto scrive può essere un indizio per immaginare diversificazioni anche fra i potenti teologi iraniani che, se l’ipotesi ha un senso, verrebbero messi in discussione dalla presenza delle donne.
Il 17 scorso avevo pubblicato la notizia dell’arresto di Mohammad Ali Abtahi, ‘ex stretto collaboratore del presidente riformista Mohammad Khatami’. Non so se oggi sia ancora in prigione. L’ultimo scritto del suo blog risale al 13 giugno.

31 maggio – Ieri sera il signor Karobi e io siamo andati in una sala a vedere un filmato sulle richieste delle donne, girato dalla signora Rakhshan Bani Etemad. Lei intende mostrare il filmato ai candidati alle elezioni presidenziali per conoscere le loro opinioni.
Era una gradevole pellicola. Molte donne attive in ambito sociale dichiaravano i loro punti di vista. In questa pellicola attiviste politiche provenienti da vari gruppi sia fondamentalisti che riformisti, sia laici che tradizionalisti raccoglievano e proponevano le loro opinioni..
Un grande passo per le donne, sebbene la loro maturità non sia avvertita da molti uomini.
Ci presentarono una lista di richieste delle donne.
Il signot Rezaii aveva accompagnato sua moglie e si pensava che il sig. Mossavi venisse con la sua in seguito. La signora Kadivar, collega del sig. Karobi, non era presente e sua moglie era in viaggio così egli mi chiese di accompagnarlo. Accettai per sottolineare l’importanza dell’impegno delle donne nel costruire una società migliore in Iran. La maggior parte delle loro richieste riguardavano i problemi economici delle donne, la condizione delle donne sole, la loro indipendenza economica, discussioni legali e la presenza delle donne al congresso e anche agli alti livelli esecutivi.
La mia prima considerazione fu che le richieste delle donne per le prossime elezioni erano molto ampie e importanti . Credo che gli sforzi fatti negli ultimi anni e le enormi sofferenze che hanno conosciuto anche con la loro resistenza provino le loro ragioni. Le ideologie patriarcali del governo possono essere un altro motivo per la crescita del movimento delle donne.
Altri fattori che sono conseguenza della attuale, spiacevole situazione sociale delle donne sono i limiti di genere imposti nei corsi universitari, gli insulti alle donne in pubblico con il pretesto di doverle guidare, la mancanza di fiducia nelle loro capacità direzionali e le irragionevoli pressioni religiose che sono connesse a credenze pietrificate.
Durante la tavola rotonda chiesi al signor Karobi di considerare le richieste delle donne che la sig Bani Etemad aveva raccolto nel filmato come base dei suoi progetti per i quattro anni di presidenza invece di cominciare uno studio sui problemi delle donne per una futura progettazione..
Durante l’intervista il signor Karobi prese positivi impegni, che io non riferisco perché sono protetti dai diritti d’autore della signora Bani Etemad.

23 Giugno 2009Permalink

17 giugno 2009 – 3. Diario di viaggio, Iran 2009

3 – 6 aprile. Teheran. Istituto per il dialogo interreligioso.
Visita all ’INSTITUTE FOR INTERRELIGIOUS DIALOGUE  (IID)

NOTA successiva: Oggi, 17 giugno, il sito web dell’Istituto è raggiungibile.
L’ultima nota pubblicata dal magazine del I.I.D. risale al tre maggio ed è il messaggio dell’I.I.D, in occasione della giornata mondiale per la libertà di stampa e, fra le altre notizie (posso evidentemente controllare solo l’edizione inglese, non quella farsi) c’è anche quella dell’incontro con il gruppo di Confronti.
La nota che riporto è tratta dalla maggior parte dalla registrazione che Gianni N. mi ha gentilmente trasmesso, senza ignorare i miei appunti.
La donna che ci accoglie, e che appare nella mia fotografia, è Fahimeh Mousavi Nejad, responsabile editoriale della pubblicazione on line bimensile del “Religious News”.
Una collaboratrice dell’istituto ha svolto la funzione d’interprete dal persiano all’italiano.

 Fahimeh Mousavi Nejad (non so se si tratti di un’omonimia o se Mirhossein Mousavi, l’attuale oppositore di Ahmadi Nejad, sia parente della signora) ci presenta il suo istituto completamente indipendente, fondato otto anni fa. Alle pareti non ci sono i ritratti degli ayatollah Khomeini e Khamenei.

  La signora ci ricorda che in Iran il 98% della popolazione è musulmana e che prima dello sviluppo dei moderni mezzi di comunicazione la maggior parte non aveva neppure l’idea che esistessero tante altre religioni, anche nell’Iran stesso.
Oggi l’I.I.D. si propone di costruire un ponte tra musulmani e fedeli di altre fedi religiose all’interno dell’Iran ed all’estero.
“Siamo dei pionieri in quest’attività. – dice- e, pur essendo relativamente piccolo. l’istituto ha avuto una notevole risonanza nel dibattito fra le religioni. Prima c’erano alcune iniziative o partecipazioni saltuarie di natura ufficiale. Ora svolgiamo un’attività indipendente, sistematica e di respiro internazionale. Siamo molto contenti perché abbiamo potuto aprire un grande dibattito nel paese. Dal 2003 pubblichiamo una rivista che si intitola “Religious news”, in tremila copie. Cerchiamo di presentare i nuovi libri e il dibattito attuale sulle religioni, e in particolare sul dialogo interreligioso. Traduciamo in persiano articoli da altre lingue per metterli a disposizione dei lettori iraniani. I lettori sono in gran parte teologi, ricercatori e studiosi delle religioni”.
Il locale in cui si è svolto l’incontro è ricavato fra gli scaffali di una biblioteca di cui, continua la nostra interlocutrice, “siamo particolarmente fieri. Con i suoi 7000 volumi in persiano, arabo e inglese è la più ricca di testi sulle religioni di tutto il paese. Lo spazio è piuttosto ridotto e pertanto abbiamo dovuto fare una grande selezione. E’ frequentata prevalentemente da studiosi, ma comunque è aperta sempre al pubblico. Esiste infatti anche un pubblico non specializzato. Molti vengono pure a seguire le conferenze che mensilmente offriamo alla cittadinanza, dandone avviso sui giornali”.
Curiosando (è stato difficile mantenere un atteggiamento discreto!) fra gli scaffali trovo una sezione ricca di studi (soprattutto americani) sul femminismo. Marina trova un Talmud.
”Obiettivo del nostro istituto è il dialogo tra le religioni e le culture a favore della pace nel mondo” prosegue la signora Fahimeh. “Dedichiamo molta attenzione ai giovani. In particolare organizziamo una sessione riservata per far conoscere tra di loro giovani ebrei, cristiani, armeni, zoroastriani e musulmani. … La frequenza dei giovani è buona anche se speriamo che cresca. In verità questo tipo di interesse religioso non è molto diffuso nella società. Ma una volta che i giovani hanno iniziato a venire continuano e sviluppano grande interesse. Spesso si tratta di giovani che hanno vissuto all’estero. E’ questione di apertura o chiusura mentale”.
“Abbiamo anche molte relazioni con l’estero. Il nostro istituto ha lo statuto di ONG e da cinque anni è registrato nell’elenco delle ONG dell’ONU. Siamo in relazione con la chiesa anglicana di Inghilterra, con la chiesa luterana di Germania, con il Consiglio ecumenico delle chiese di Ginevra. Con loro abbiamo dei progetti in comune. Ad esempio adesso stiamo lavorando ad una ricerca sulla partecipazione femminile alla promozione della pace nel mondo. La nostra sezione giovanile collabora con un Istituto americano che si chiama ‘United religious initiatives’”.
“Anche finanziariamente siamo indipendenti. C’è una rete di finanziatori privati che ci sostengono in diversi modi. Parecchi contribuiscono con quote annuali. Questa stessa sede ci è offerta gratuitamente da una persona amica. Cerchiamo comunque di ridurre molto le spese. Ci sono quattro persone che lavorano stabilmente e molti volontari. Il consiglio scientifico, costituito da 22 membri, collabora del tutto gratuitamente. La rivista si autofinanzia”.
“E’ un cammino nuovo e non del tutto compreso,anche all’interno delle diverse religioni. Direi che è più facile il dialogo inter-religioso del dialogo intra-religioso, ossia all’interno della propria religione dove spesso questa attività è guardata con sospetto od ostacolata. Per quanto riguarda il mondo islamico ci sono diverse istituzioni che si dedicano allo studio delle ramificazioni dell’islam comprese quelle tra sanniti e sciiti. Noi ci dedichiamo di più al dialogo tra le diverse religioni”.
E infine il punto che a me è sembrato particolarmente intrigante.
“Siamo comunque tutti all’interno di una società dove sono in atto forti processi di secolarizzazione. Anche in Iran esiste una tendenza secolarizzante. Noi non ci occupiamo direttamente di questo processo ma non possiamo non confrontarci con questa mentalità e con questa filosofia che per altro non valutiamo positivamente”.
Sarebbe bello approfondire ma l’affermazione ferma della nostra interlocutrice ce ne dissuade.

All’Istituto per il Dialogo Interreligioso ho lasciato il mio indirizzo.

Da allora mi sono arrivate parecchie mail firmate dal presidente dell’I.I.D. Mohammad Ali Abtahi (che credo, giostrando fra nomi a me ignoti e grafie sconosciute, di poter identificare come marito della signora Fahimeh Mousavi; l’autobiografia di Abtahi confermerebbe questa ipotesi)

Su di lui una notizia Ansa di ieri. Teheran, 16 giu – Mohammad Ali Abtahi, ex stretto collaboratore del presidente riformista Mohammad Khatami, e’ stato arrestato oggi.
Lo rende noto il suo staff. Intanto, la tv iraniana in lingua inglese Press tv, ha diffuso la notizia dell’uccisione di sette civili nella manifestazione di ieri a Teheran, senza precisare se i morti siano sostenitori dell’opposizione o meno. La notizia era stata diffusa questa mattina dalla radio ufficiale Radio Payam.
Così é riportata la notizia nel sito web di Mr. Abtahi che si può raggiungere da qui
Mr. Abtahi arrested Mohammad Ali Abtahi, former vice president during Mr. Khatami’s presidency and the advisor to Mr. Karroubi in the presidential election had been arrested today (Tuesday). Whenever he gets released, he will write here on his website.

Ne riporto ora lo scritto ricevuto il 3 giugno e che ho tradotto (collocherò la traduzione degli altri scritti che ho ricevuto in calce ai prossimi diari e ringrazio Laura NB per la revisione della traduzione).

30 maggio – Chi boicottò le elezioni precedenti, ora invita il popolo a partecipare.
Uno degli eventi politici più importanti in questa tornata elettorale é il calo dell’onda di boicottaggio delle elezioni.
L’enorme boicottaggio delle elezioni precedenti ha causato difficoltà negli ultimi quattro anni tanto da apparire un regalo incredibile per il presidente.
Parecchi giorni fa mi sono visto con un gruppo di studenti che aveva raccolto circa 500 firme per boicottare le precedenti elezioni. Ora molti di loro cercano di invitare la gente a votare. Anche uno di loro che era appena uscito di prigione e raccontava storie penose sul carcere.
Erano realmente addolorati per Mr. Masoud Dehghan, Mahdi Mashayekhi and Abbas Hakim.
La battaglia per il loro rilascio dal carcere è l’azione più importante in cui dovrebbero impegnarsi attivisti politici e civili e specialmente i candidati alle elezioni presidenziali.
Sfortunatamente durante i dibattiti pre elettorali, sono state ignorate le pressioni fisiche e psicologiche sugli studenti imprigionati. Ora essi sono realmente attivi per ciò che riguarda le elezioni.
La maggior parte del gruppo che ho citato sosteneva Mr. Karobi perché gli slogan sui diritti umani sono più chiari nelle sue parole che in quelle di altri. La maggior parte delle attiviste donne che fanno parte della campagna per un milione di firme, hanno incominciato ad invitare la popolazione al voto. Anche i media stranieri parlano di boicottaggio meno che nel periodo precedente.
E’ una buona opportunità. La presenza di due ben noti candidati riformisti può attrarre molti elettori con diverse opinioni e prevenire il boicottaggio in modo da non concedere la vittoria ad Ahmadi Nejad al primo turno. D’altra parte è del tutto evidente lo sforzo per promuovere un cambiamento in tutto il paese.
Possiamo vedere persino la frustrazione e la paura dei sostenitori di Mr. Ahmadi Nejad.
Gli attacchi fisici e mediatici agli annunci degli incontri dei riformisti mostrano questa paura.
Ora quasi tutta la nazione può sperare di avere un altro presidente per i prossimi quattro anni.

17 Giugno 2009Permalink

09 giugno 2009 – Mariastella prima, graziosa sovrana.

La storia di Daria
Aveva cominciato il mattino di Napoli “io clandestina, che sogna la maturità. Daria da tre anni in un liceo di Napoli….” e poi ancora il giorno successivo: “La Gelmini a Daria: si all’esame. Napoli, é clandestina ma farà la matura”.
E ancora Repubblica –sempre l’otto- “é clandestina e senza codice fiscale,‘niente maturità’ e poi il dietrofront”.
E ancora il Corriere della sera: “Daria, bravissima a scuola, ma senza codice fiscale: niente maturità. La ragazza, ucraina e clandestina, rischia di saltare l’esame. Prof e compagni si mobilitano per lei”
La rassegna stampa del governo riporta un articolo de Il messaggero (8 giugno) dello stesso tenore che riassume la situazione così: “Questo è l’anno del suo esame di maturità, ma una circolare di Stato ha rischiato di bloccarle la strada. La ragazza ucraina è bravissima, conosce sei lingue, ma è ucraina e clandestina, non ha documenti italiani, tantomeno il codice fiscale che da quest`anno è obbligatorio per sostenere la prova scolastica”.
Sottolineo quel geniale “da quest’anno” che ci aiuterà a capire
La graziosa ministra distrattamente tranquillizzava già il 7 giugno (Cfr. La Repubblica) con un comunicato in contraddizione con quello del giorno successivo tratto dalla rassegna stampa del ministero: “Non c’è nessun motivo di legge per cui la ragazza di Napoli non possa affrontare l’esame di maturità. Ogni altra indiscrezione su questa vicenda è priva di qualsiasi fondamento giuridico”.
Si parla quindi di un errore di interpretazione da parte del dirigente scolastico, che però è sicuro: la circolare era tassativa, senza inserire i dati completi dello studente (e quindi anche il codice fiscale) sul sito del ministero, l’esame non si può fare”.
Anche un’agenzia dell’Associated Press precisa che “una circolare del 22 maggio 2009 della Gelmini vuole che senza codice fiscale non si possa sostenere l’esame”.

Il codice fiscale e il diritto allo studio.

Mi scuso a priori perché voglio contestualizzare questa notizia e darle un senso oltre l’occasionalità e perciò sarò particolarmente lunga ma sono stanca e irritata dalla confusione che regna sotto il nostro povero cielo e provo a fare un po’ d’ordine a modo mio.
Se non piace a chi legge c’é lo spazio dei commenti per farcelo sapere, per chi ne avesse voglia.

La legge ancora in vigore (Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”) all’art. 6 comma 2 afferma che “Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi, i documenti inerenti al soggiorno , devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.”.
Lo scorso mese di febbraio il senato, riformando questa norma all’interno del non ancora approvato ‘pacchetto sicurezza’, eliminava (con la lettera f del comma 1 dell’art. 45) il riferimento agli atti di stato civile che si sarebbero quindi potuti registrare tutti solo presentando il permesso di soggiorno.
I medici avevano già protestato perché tale misura li avrebbe fatti spie e. a questo punto, alcuni presidi facevano lo stesso (ma non é stato chiarito se li dominasse la paura di perdere allievi o il rispetto del diritto allo studio degli stessi).
Interveniva allora il Presidente della Camera, proponendo due deroghe alla presentazione del permesso di soggiorno: l’accesso alle prestazioni sanitarie, previste anche per i sans papier dal citato testo unico 286, e l’accesso alle ‘prestazioni scolastiche obbligatorie’ per cui non sarebbe stato richiesto il permesso di soggiorno.
Oggi il Senato é chiamato a discutere ancora il pacchetto sicurezza e si trova, tra l’altro, davanti al comma 22 dell’art. 1 (ex lettera f del comma uno dell’art. 45) che, modificato dagli emendamenti approvati alla camera, potrebbe in futuro suonare così: “Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, i documenti inerenti al soggiorno , devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.”.
Precisando che (salvo pochissimi casi che, per quelli a me noti, io ho citato e illustrato) i sindaci sono rimasti indifferenti al fatto che fra qualche tempo si potrebbero trovare a non registrare alcuni nati nel loro territorio a seguito di un discrimine razzista (e ricordo anche la mostruosa impossibilità per alcuni genitori di riconoscere i figli) torniamo al caso Daria, vittima eroina di questa vicenda che ha avuto il coraggio di denunciare, trovando ascolto e voci dignitose a suo sostegno.

Nuove leggi e legali omissioni

Già in maggio l’Asgi segnalava che alcuni presidi avevano scritto sulla lavagna i nomi degli studenti stranieri che avrebbero dovuto esibire il permesso di soggiorno.
Chi distrattamente li sosteneva parlava di minorenni senza rendersi conto che il problema riguardava anche gli ultradiciottenni.
Comunque la faccenda restava ignorata fino al caso Daria e soprattutto nessun sindaco né alcun assessore delegato ai servizi anagrafici parlava della registrazione dei minori alla nascita. Preciso che, per il caso di Daria, non ho trovato nessuna parola di solidarietà da parte della signora Jervolino, la città dove Daria studia e lavora e dove i suoi genitori lavorano. Ma neppure il sindaco della città dove vivo si é preoccupato del fatto che forse in futuro non potrà registrare alcuni neonati all’anagrafe.
I Sindaci sembrano essere diventati – nella loro maggioranza- una categoria un po’ arcaica nella concezione delle relazioni sociali e piuttosto distratta per ciò che riguarda loro compiti primari.

Contestualizzata la storia la conclusione é facile.

Oggi la graziosa ministra ha messo Daria in condizioni di ringraziarla, offrendo al buon popolo plaudente un’immagine di sé buona e pietosa caso per caso, in quell’intima relazione umana che é al di sopra di ogni legge e che di ogni contratto sociale può infischiarsi.
Domani ci sarà il comma 22 dell’art. 1 del pacchetto sicurezza a togliere all’on. Gelmini anche il fastidio di un’operante pietà.
I neonati figli di irregolari non saranno registrati (e se entreranno in Italia gia cresciuti é facile prevedere misure tali da impedire loro il godimento di diritti essenziali) e quindi le varie Darie faranno le badanti (perché a quella clandestinità nessuno farà opposizione) senza titolo di studio.
Sarà loro concessa la lettura se potranno permettersi l’acquisto dei libri.

10 giugno. L’Asgi segnala una nota legislativa sul problema degli studenti maggiorenni, permesso di soggiorno e/o codice fiscale

9 Giugno 2009Permalink

06 giugno 2009 – Bambini fantasma fra Obama e il sindaco di Udine.

Nel suo straordinario discorso all’Università del Cairo (uno dei più prestigiosi, forse il più prestigioso, centro culturale islamico) il presidente degli USA non ha dimenticato la parola dream, evocativa del grande sogno di Martin Luther King, quel sogno che ha consentito a uomo, il cui padre non poteva entrare in ristorante a causa del colore della pelle, di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America.
Nel suo discorso Barak Obama, rivendicando l’arabicità del suo nome, ha ricordato molte volte i diritti dei bambini.
In Italia un diritto fondamentale, fonte di ogni altro, rischia di essere cancellato per i neonati figli di immigrati irregolari: il diritto ad avere un nome, insieme al diritto delle loro mamme e dei loro papà di essere riconosciuti genitori del loro figlio.
La realizzazione di quel diritto, minacciata dal disegno di legge in discussione in senato, non é competenza del presidente degli USA, ma dei nostri comuni.
In Friuli finora tre soltanto si sono dichiarati responsabili verso i nuovi nati; spero che preso altri se ne aggiungano.
Mentre il presidente degli USA lavora per superare le meschinità della politica della paura e in Olanda si segnala l’affermazione elettorale di un partito xenofobo, l’ASL udinese assicura agli stranieri privi di permesso di soggiorno – come previsto dal Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali”, “la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore, … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni,…gli interventi di profilassi internazionale,.. la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
A livello locale non consta (ancora?) alcun caso di spionaggio medico che il decreto 286 – ancora in vigore- vieta.
Inoltre presso un ospedale cittadino é stato messo a disposizione un ambulatorio dove operano medici volontari che offrono servizi analoghi a quelli prestati dai medici di base.
La Lega Nord, evidentemente a caccia di qualche voto da conquistarsi con la politica della paura artatamente e abilmente costruita, chiede che l’ambulatorio venga chiuso, in attesa che il pacchetto sicurezza crei negli immigrati privi di permesso di soggiorno la paura che impedirà loro di far ricorso ai sevizi sanitari.
A Pordenone la chiusura di un simile ambulatorio é già stata attuata a quanto ne so con la complicità di disposizioni regionali.
Il sindaco di Udine dichiara che l’ambulatorio presso l’ospedale “svolge un sevizio prezioso perché filtra le richieste che finirebbero al pronto soccorso. Chiuderlo significherebbe trovarsi con un pronto soccorso intasato e con maggiori spese.” (5 giugno – Messaggero di Udine pag. 2).
Da parte mia chiedo al sindaco di Udine: che intende fare qualora in senato passi il pacchetto sicurezza come votato alla camera e gli fosse impedito di registrare i neonati figli di immigrati privi di permesso di soggiorno?
Chiedo ai responsabili dell’ASL: quali misure intendono prendere per il certificato che deve essere obbligatoriamente compilato dopo ogni parto, sempre nell’ipotesi che passi il pacchetto sicurezza come votato alla camera?

Sono domande retoriche, dato che l’esperienza mi insegna che i signori interpellati non rispondono a una singola cittadina ma qualcuno che leggesse, avesse la grazia di essere interlocutore ascoltato, potrebbe porgliele e renderne nota la risposta.

E chiedo soprattutto agli anziani assistiti da badanti e ai loro familiari: come intendono comportarsi se la badante priva di permesso di soggiorno necessita di cure e di controlli medici, che possono essere garanzia anche per la salute degli assistiti?
Preciso che la badante priva di permesso di soggiorno difficilmente é il frutto di uno sbarco da gommoni: può essere una persona fatta entrare dagli stessi assistiti con permesso turistico (e poi trattenuta per uno stato di necessità) o una persona in origine regolarmente assunta, ‘ereditata’ da un precedente anziano la cui morte avrebbe privato la donna di lavoro e, conseguentemente, di permesso di soggiorno.
Probabilmente é tempo perso ma io invito le persone a non lasciarsi abbindolare dalla politica della paura.
Oltre ad essere indecente, non é conveniente.

NOTA:
Chi volesse leggere il testo completo della traduzione del discorso di Obama può farlo da qui.

6 Giugno 2009Permalink

01 giugno 2009 –Violiamo il segreto professionale e cancelliamo i neonati.

Ultimo atto?
26 maggio 2009 – Il pacchetto sicurezza torna al Senato da cui era partito dopo essere stato approvato con modifiche alla camera (14 maggio 2009).
Io proverò a dare qualche informazione sui due punti di cui mi occupo da mesi, indicando le fonti a cui ognuno può riferirsi per saperne di più, sui due punti e anche su altre questioni.
Chi si voglia documentare faccia clic qui per consultare il dossier predisposto per il Senato che “mette a fronte il testo vigente del decreto legislativo 25 luglio 1998, n.286 Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (prima colonna a sinistra) con le modifiche proposte – ed evidenziate in neretto – dal disegno di legge n. 733-B, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” (colonna di centro)”.
Chi volesse verificare il testo che i senatori si apprestano a discutere può leggerlo qui.
Troverà alla pag 5 e 75 sgg. le questioni di cui cercherò di scrivere qualche cosa

Siamo a ridosso delle elezioni europee.
I candidati quando sentono parlare di immigrazione guardano dall’altra parte?
Un gruppo di associazioni europee non gradisce e invia un appello a suo tempo pubblicato nel sito dell’ASGI..

La badante della nonna della signora Marcegaglia
L’obbligo imposto ai medici di denunciare gli immigrati privi di permesso di soggiorno per assicurarne l’espulsione, per un po’ ha ondeggiato nella categoria possibilità, poi é stato cancellato.
Cancellato o inglobato nelle risposte al reato di clandestinità?
Lascio la questione aperta.
Mi limito a segnalare che la necessità di qualche ammorbidimento del concetto di reato é stata colta anche da chi di immigrato (non regolare) vive.
Scrive infatti Il sole 24 ore del 23 maggio: ”Nell’introduzione del reato di immigrazione clandestina, ha detto Mantovano, il Governo ha «saggiamente consegnato» questa ipotesi di reato nelle mani del Parlamento, che sarà chiamato a valutare la congruità dello strumento con il fine da raggiungere. La disposizione, comunque, colpirà i clandestini che giungeranno nel Belpaese dopo l’entrata in vigore della norma e non chi è già qui. No, dunque, a un giro di vite sulle badanti …”.
Quando si era alzata (si fa per dire) la voce dei presidi, preoccupati di dover segnalare gli studenti maggiorenni privi di premesso di soggiorno, il Presidente della camera aveva teso l’orecchio … ma nessuna voce autorevole si é fatta sentire per tutelare i neonati.
Di questo però scriverò più avanti.

I depistaggi della numerazione
I maxi emendamenti,approvati con il voto di fiducia, hanno trasformato l’art. 45 nel comma 22 dell’art. 1.
Forse chi ha votato non si é accorto di rifare il verso al vecchio indimenticabile romanzo di Joseph Heller: farebbe bene a farci un pensierino.
Chi ha amato quel romanzo non si lascia certo depistare da un simbolico comma, immediatamente identificato, come il suo predecessore, nelle Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 in materia di immigrazione.

Cosa resta di quel testo unico per ciò che concerne il diritto alle cure dell’immigrato irregolare?
Tutto quello che c’era prima del pacchetto, previsto dal testo unico 286 e precisamente:
– le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché
continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina
preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva.
Sono, in particolare, garantiti:
– la tutela sociale della gravidanza e della maternità
– la tutela della salute del minore
– le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di
prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni;
– gli interventi di profilassi internazionale;
– la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei
relativi focolai.

E’ chiaro che la paura della denuncia allontanerà (e già allontana) dalle strutture sanitarie le persone prive di permesso di soggiorno per le ragioni più varie e indipendenti dalla anomalia dell’ingresso (sopravvenuta disoccupazione, attesa della risposta alla domanda di asilo…) ma c’é un’altra minaccia che incombe –come sappiamo – al momento della nascita.
La preoccupazione espressa da singoli sanitari e da organizzazioni mediche é molto alta.

Il figlio che hai partorito non é tuo

L’ormai citatissimo Testo Unico 286 dice (non dimentichiamo che é ancora in vigore) che per la registrazione di atti di stato civile non é necessario presentare il permesso di soggiorno.    Il senato –discutendo in prima battuta il pacchetto- ne aveva invece previsto in ogni caso l’esibizione. Il testo approvato alla camera, e ora sottoposto a nuova discussione, afferma (alla lettera g del comma 22 dell’articolo 1 e non più alla lettera f del comma 1 dell’art. 45) che il permesso va presentato, salvo che per gli atti ‘inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35” (e poco sopra ho ricordato la contraddizione crudele che tale esibizione impone) “e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie”.
Quindi i presidi che già si sono affannati a registrare i maggiorenni sans papier, presto, se il disegno diventerà legge, potranno farlo legalmente, se i giovani avranno superato la fase della scuola dell’obbligo.
La tragedia più pesante si consumerà alla nascita quando la mamma non potrà riconoscere il figlio e i comuni, cancellando un bambino, mutileranno i registri anagrafici su cui non potranno trascrivere il nome che al nuovo nato spetta (rimando alla documentazione che ho connesso ai miei articoli precedenti, dei mesi di marzo, aprile e maggio e in particolare a “Angoscia e vergogna del 28 marzo).

La speranza di Sarolta é un palloncino rosso

 Quel palloncino rosso alza una bambina spezzandone le catene che ne impedivano il volo. Potrebbe diventare realtà se sapessimo proteggerlo e gonfiarlo con l’aria che noi liberamente possiamo respirare pronunciando il nome che ci é stato dato alla nascita, che é stato riconosciuto nel luogo in cui viviamo e che a bambini, le cui mamme sono prive di un pezzo di carta, sarà negato.
In questo senso tre comuni friulani si sono pronunciati perché ciò non accada.
Ne parlerò ancora,
Per ora ne segnalo il documento che ho già trascritto nell’articolo ‘Nemici dell’Italia Neonati senza madre e senza padre, fantasmi senza nome’ (24 maggio). 

La pubblicazione delle due immagini mi é stata generosamente concessa da Sarolta Szulyovszky, una illustratrice che così si presenta nel suo blog: “Sono una donna, mamma e illustratrice ungherese di Budapest, da 12 anni anche un po’ italiana…”.
L’autrice le ha chiamate Le ombre della paura e Bambina volante.
Il resto potete leggerlo da voi, guardando i disegni che qui non ci sono.

 

1 Giugno 2009Permalink

29 maggio 2009 – 2. Diario di viaggio, Iran 2009

2 – In Iran con i piedi per terra

  Dopo un inizio ingentilito da richiami poetici non posso sottrarmi a qualche notizia che si rende necessaria quando si vuole entrare in un Paese con i piedi consapevolmente per terra (o almeno io sento questa necessità e poiché il diario é mio … vi corrispondo). Altre informazioni seguiranno via via nella descrizione delle varie tappe e conto sulla collaborazione dei miei compagni di viaggio per integrarle e, se necessario, correggerle. ianni Novelli mi ha già inviato sue trascrizioni di alcuni incontri. Saranno utilissime e lo ringrazio. 

Fino al 1935 il nome ufficiale del paese era Persia, poi lo scià Reza Pahalavi volle attribuirgli il nome di Iran, terra degli Arii, per adattarsi in seguito all’uso di entrambe le denominazioni. 
L’Iran – o meglio la Repubblica Islamica dell’Iran – ha una superficie di 1.648.195 kmq (cinque volte e mezzo l’Italia che occupa una superficie di 301.338 kmq).
Gli abitanti oscillano, nei dati che ho trovato, fra i 66.429.284 e i 68.278.826.
L’Iran confina a Ovest con la Turchia e l’Iraq; a Nord con il Turkmenistan, l’Azerbaijan e l’Armenia, oltre al Mar Caspio; a Est con il Pakistan e l’Afghanistan, mentre a Sud è delimitata dal Golfo Persico e dal Golfo dell’Oman.
Il punto più basso é rappresentato dal mar Caspio (28 m) e il monte più alto raggiunge i 5.671 m..
Il nostro viaggio si é svolto a sud di Teheran, nella zona centrale del paese, sull’altipiano iranico, mantenendosi sempre al di sopra dei 1.000m di altezza.
La differenza di fuso orario rispetto all’Italia, 2 ore e 30 minuti (che diventano 1 ora e 30 minuti quando in Italia vige l’ora legale) é forse un indice più significativo della distanza che il numero dei chilometri..   

Altre informazioni saranno necessarie nel corso delle prossime puntate (e molte volte dovrò tornare alla ‘islamicità’ di quella repubblica).
Per ora mi limito all’immagine del mio primo impatto, l’obbligo del velo islamico così proposto nel primo albergo in cui siamo approdati.
Molte donne, oltre al velo, indossano lo chador, un terribile mantello normalmente nero che, nelle due occasioni in cui l’ho dovuto affittare e indossare, mi é sembrato uno strumento di tortura: se badavo a non inciampare mi scivolava dalle spalle, se lo tenevo fermo sulle spalle inciampavo.
Ma la tortura non é il velo in sé bensì la consapevolezza della possibilità dei guardiani della rivoluzione di ficcare il naso nella vita privata. Sono poliziotti senza divisa che, negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione di Khomeini (1979), non avevano neppure un cartellino di riconoscimento.
La consapevolezza del danno che una nostra trasgressione avrebbe potuto nuocere a Diana, la nostra carissima guida locale, ha mantenuto i veli ben fermi sulla testa.

29 Maggio 2009Permalink

28 maggio 2009 – Il diario é mio … con quel che resta della memoria!

Avevo deciso di mantenere il mio sito estraneo al caso ‘papi’ (da non confondersi con i sovrani della città del Vaticano) se … non mi avesse richiamato alla mente un avvenimento di molti anni fa che mi aveva personalmente coinvolto e da cui avevo tratto alcune considerazioni di carattere politico che ancora ritengo valide.
(Per me soltanto, naturalmente).
Era l’estate del 1988, iniziavo la mia seconda legislatura come consigliera regionale dell’allora Partito comunista italiano ed ero stata eletta vicepresidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia.
Un cittadino italiano e triestino si trovava in carcere negli USA perché accusato di pedofilia, diffusione materiale pornografico e altro (se la memoria non mi inganna c’erano quali indizi a suo carico anche intercettazioni telefoniche … guarda, guarda!).
Riconosciuto colpevole dalla giuria popolare, la condanna – secondo il sistema americano- spettava al giudice che fu molto mite anche perché (come leggo in un vecchio articolo di Repubblica) “In difesa di M., ricco, rotariano e piduista si sono mobilitati politici, imprenditori, professionisti, commercianti, banchieri, assicuratori, giornalisti, che hanno scritto almeno una trentina di lettere grondanti stupore e lacrime al giudice Lew. ‘Ho tenuto conto anche del ruolo sociale che lei ha raggiunto a Trieste – gli ha detto il magistrato – e ho l’impressione che non ripeterà il suo gesto e che abbia capito l’ errore che ha commesso’ ….”
Fra i firmatari delle lettere che si facevano garanti della figura del pedofilo già giudicato c’era anche il vicepresidente della Giunta Regionale, un avvocato socialista.
Mi rivolsi allora formalmente al presidente della Giunta Regionale chiedendo di promuovere un’inchiesta perché chi di dovere potesse verificare se fra i bimbi coinvolti come soggetti di immagini pedopornografiche ci fossero anche piccoli cittadini del territorio regionale e se vi fossero prove di immagini scattate nella regione.
Il compito della istituzione regione non era e non é strillare allo scandalo, né aprire processi ma operare nei propri ambiti, in cui é collocabile –nelle modalità dovute del rapporto con altre istituzioni- anche la tutela dei minori, ovviamente esercitabile su un territorio definito e non ovunque.
Era mia intenzione mobilitare quel che era dovuto nell’ambito in cui operavo e non farmi portavoce di un disgusto diffuso (che i fatti avrebbero poi dimostrato più ostentato che eticamente fondato).
Non avevo fatto i conti con alcuni componenti del mio stesso gruppo che rapidamente spostarono l’interesse dalla tutela dei minori a una –tanto grandiosa quanto confusa- questione morale, immediatamente strumentalizzata per aggredire il PSI, alleato con la DC e avversario del PCI. Parliamo di realtà ormai ridotte a storici fantasmi ma allora fantasmi non erano.
Nella confusa situazione pseudopolitica che ne seguì nessuno si occupò più della tutela dei minori (che evidentemente a nessuno interessavano se non strumentalmente) e la faccenda finì in mezzo agli strilli che coprivano e coprono ovunque il nulla di una politica che confina la morale a fibrillazioni suscitate dal gossip e non sapeva e non sa interpretare il senso del contratto sociale che ci lega (finché la Costituzione non sarà totalmente devastata e buttata in un cassonetto destinato a discariche non controllate).
Ed é anche nei limiti che quel contratto sociale definisce che ritroviamo sicurezza di metodo e certezza di obiettivi. So di essere noiosamente didattica, ma preciso ancora che si tratta di una conseguenza della divisione dei poteri che solo la sciagura del populismo (praticato o ambito che sia) consente irresponsabilmente di superare.
Analogie con l’oggi … molte. Per elaborare ciò che ho scritto mi basta dar ordine ai ricordi, quelle che altri vorrà fare le affido alla libera interpretazione di chi legge.
Una conseguenza dei miei ragionamenti analogici però la voglio dire: adesso capisco meglio perché chi populisticamente strilla di ‘papi’ (ma ha già dimenticato, con disinvolta irresponsabilità, il caso Mills) non si interessa dei bambini che potrebbero non essere iscritti all’anagrafe. Non contano, non votano né votano le loro disgraziate mamme soprattutto in un momento di debolezza estrema come il parto.
E i diritti civili? Sono nel cassonetto della raccolta indifferenziata, invisibili ad ogni parte politica che li scorge solo per farsene pretesto.

28 Maggio 2009Permalink

24 maggio 2009 – Nemici dell’Italia: Neonati senza madre e senza padre, fantasmi senza nome.

Ne ho scritto nel mio vecchio blog, ne ho scritto in questo sito, ho scritto lettere ad amici (forse annoiandoli), ho scritto al sindaco del mio comune (senza ricevere risposta), ho scritto ad assessori del mio comune (impermeabili al dubbio, negano il problema).
Ora segnalo con ammirazione e sollievo l’odg approvato da un comune della provincia di Udine.
Ne riporto il testo e il comunicato che lo precede.

COMUNE DI PALAZZOLO DELLO STELLA
Gruppo Consiliare del Partito Democratico

Durante la seduta del Consiglio Comunale di Palazzolo dello Stella tenutosi venerdì 8 maggio u.s. è stato discusso un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare del PD avente per oggetto l’ appello dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione (ASGI) sulle conseguenze dell’art. 45, comma 1° lett. f) del D.D.L. C. 2180 sul diritto del minore a essere registrato alla nascita. Il documento, richiamata la raccolta di firme promossa dall’ASGI per l’appello in oggetto teso a sottolineare come la norma che impedisce all’ ufficiale di stato civile di ricevere la dichiarazione di nascita e di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno costituisca una misura che nega alla radice uno dei principali diritti della persona, oltre a scoraggiare una protezione del minore e della maternità, e per questo rappresenta una palese violazione sia della Costituzione che della Convenzione ONU dei diritti per l’infanzia, invita i parlamentari a tener conto di tali innegabili conseguenze e quindi a respingere la disposizione di cui all’art. 45, comma 1° lett. f) del D.D.L. C. 2180. L’ ordine del giorno del PD è stato approvato dal consiglio comunale con la sola astensione dei tre appartenenti alla Lega Nord (il sindaco e due consiglieri comunali). Il risultato della votazione (in un consiglio con maggioranza di centrodestra) è significativo e rappresenta la fine che farebbero molto probabilmente gran parte dei provvedimenti demagogici, razzisti ed incostituzionali contenuti nel disegno di legge sulla sicurezza all’esame del Parlamento senza la fiducia imposta da Maroni e Berlusconi. La prima firmataria dell’ordine del giorno palazzolese è una “nuova cittadina”, la consigliera del PD Mendez Amelia Georgina, nata a Santiago di Cuba.

Il capogruppo del PD Lorenzo Fabbro

 COMUNE DI PALAZZOLO DELLO STELLA – ORDINE DEL GIORNO

OGGETTO: “APPELLO DELL’ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE (ASGI) SULLE CONSEGUENZE DELL’ART, 45, COMMA 1, LETT. F DEL DDL C.2180 SUL DIRITTO DEL MINORE ESSERE REGISTRATO ALLA NASCITA”.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI PALAZZOLO DELLO STELLA

Premesso che

– L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigraziOne – ASGI – ha promosso una raccolta firme per l’appello in oggetto, riportato nel presente Ordine del Giorno, da rivolgere alle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, alla Commissione infanzia e ai Capigruppo;
– l’art. 45, comma 1, lett. F) del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera (C. 2180) introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimento riguardanti gli atti di stato civile, tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita, a modifica dell’art. 6 comma 2 del D. Lgs. 286/1998, eliminando l’eccezione attualmente prevista in base alla quale il cittadino straniero è esonerato dall’obbligo di presentare il documento di soggiorno per i provvedimenti riguardanti gli atti di stato civile;
– l’ufficiale dello stato civile non potrà dunque ricevere la dichiarazione di nascita né di riconoscimento dal figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno;

Considerato che

– La disposizione normativa che impedisce la registrazione della nascita si configura con una misura che nega alla radice uno dei diritti principali della persona, oltre a scoraggiare una protezione del minore e della maternità apparendo dunque incostituzionale sotto diversi profili:
– in primo luogo comporta una palese violazione del dovere per la Repubblica di proteggere la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo (art. 32 comma 2 Cost.) e sfavorisce il diritto-dovere costituzionale dei genitori di mantenere i figli (art. 30 comma 1 Cost.);
– in secondo luogo viola il divieto costituzionale di privare della capacità giuridica e del nome una persona per motivi politici (art. 22 Cost.) ed è noto che la dottrina costituzionale si riferisce alle privazioni per qualsiasi motivo di interesse politico dello Stato;
– la norma è altresì costituzionale per violazione del limite previsto dall’art. 117, comma 1 Cost. che impone alla legge di rispettare gli obblighi internazionali, ponendosi infatti in palese contrasto con la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva con legge del 2 maggio 1991, n. 176 che gli articoli 7 e 8 riconosce a ogni minore senza alcuna discriminazione (dunque indipendentemente dalla nazionalità e dalla regolarità del soggiorno del genitore), il diritto di essere “registrato immediatamente al momento della sua nascita”, il diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi”, nonché il diritto “a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e sue reazioni famigliari”;
– la disposizione in oggetto violerebbe inoltre l’art. 24 comma 2 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, firmato a New York il 16 dicembre 1966, ratificato reso esecutivo con legge 25 ottobre 1977, n. 81, che espressamente prevede che ogni bambino deve essere registrato immediatamente dopo la nascita ed avere un nome;

Valutato che

Le conseguenze di tale modifica normativa sui bambini che nascono in Italia da genitori irregolari sarebbero gravissime:
– i minori che non saranno registrati alla nascita resteranno privi di qualsiasi documento e totalmente sconosciuti alle istituzioni: bambini invisibili, senza identità, e dunque esposti a ogni violazione di quei diritti fondamentali che ai sensi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza devono essere riconosciuti a ogni minore: Ad esempio, in mancanza di un documento da cui risulti il rapporto di filiazione, molti di questi bambini non potranno acquisire la cittadinanza dei genitori e diventeranno dunque apolidi di fatto. Per tutta la vita incontreranno ostacoli nel rapportarsi con qualsiasi istituzione inclusa la scuola. Proprio a causa del loro essere invisibili, saranno assai più facilmente vittime di abusi, di sfruttamento e della ratta di esseri umani.
– in secondo luogo, vi è il forte rischi che i bambini nati in ospedale non vengano consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno, essendo a quest’ultimi impedito il riconoscimento del figlio, e che in tali casi venga aperto un procedimento per la dichiarazione dello stato di abbandono. Questi bambini, dunque, potranno essere separati dai loro genitori in violazione del diritto fondamentale di ogni minore a crescere nella propria famiglia (ad eccezione dei casi in cui ciò sia contrario all’interesse del minore), sancito dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e della legislazione italiana.

Valutato inoltre che

Molte donne prive di permesso di soggiorno, temendo che il figlio venga loro tolto, potrebbero decidere di no partorire in ospedale, e, anche in considerazione delle condizioni estremamente precarie in cui vivono molti irregolari, sono evidenti gli elevatissimi rischi che questo comporterebbe per la salute sia del bambino che della madre, con un conseguente aumento delle morti di parto e delle morti alla nascita.

Invita

i Parlamentari, in particolare ai membri della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, i membri della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, i membri della Commissione parlamentare per l’infanzia e i gruppi parlamentari della Camera dei deputati, come richiesto dall’appello dell’ASGI, a respingere la disposizione di cui all’art. 45, comma 1, lett. F) del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza” (C.2180), per evitare queste gravissime violazioni dei diritti dei minori, oltre che dei loro genitori

E’ stato diffuso fra persone con ruolo istituzionale negli enti locali e ne ha dato notizia ‘persino’ un quotidiano locale’ (Messaggero Veneto di Udine 23 maggio pag. III).

Una sola precisazione: ora il pacchetto sicurezza é di nuovo in senato, trascrivo l’iter del ddl, chi volesse verificare può farlo anche da qui

S.733 – stralcio di S.733-BIS approvato 5 febbraio 2009
C.2180 approvato con modificazioni 14 maggio 2009
S.733-B assegnato (non ancora iniziato l’esame) 14 maggio 2009

24 Maggio 2009Permalink

20 maggio 2009 – 1. Diario di viaggio, Iran 2009

Dal 5 al 15 aprile 2009 Confronti ha realizzato il suo Seminario itinerante in Iran.
E’ mia intenzione proporre un diario ordinato di quei giorni, ma voglio cominciare con due momenti che per me sono stati particolarmente importanti e che riporto, come li ho descritti sul mensile udinese Ho un sogno.

Shiraz 11 aprile.
Siamo sulla tomba del poeta Hafez. Visse nel XIV secolo della nostra era e il suo nome significa “colui che conosce a memoria il Corano”.
Non ci troviamo in un cimitero, ma in un giardino pieno di fiori e di vasche d’acqua.
Sull’erba ci sono persone sedute che si godono il loro pic nic, secondo una consuetudine amata in tutto l’Iran. In fondo al giardino un gazebo di pietra, il cui tetto é internamente rivestito di mosaici, ripara il sarcofago del poeta.
Il lungo epitaffio che la guida traduce esprime la consapevolezza del momento in cui il poeta passerà ad un’altra dimensione … “dalla rete del mondo via salterò”.
Disponibile, senza riserve, chiede però di poter indugiare prima dell’addio definitivo:
“Sebbene vecchio, tu per una notte stringimi al petto
e all’alba, ringiovanito, io dal tuo fianco via salterò
Nel giorno della morte, concedimi una proroga per vederti un istante
e poi anch’io come Hafez da brama di mondo e di vita via salterò!”
Arriva un gruppo di donne, per lo più anziane, avvolte nel triste chador nero si avvicinano al sarcofago e picchettano con un dito sulla pietra, come trasmettessero un messaggio con un loro alfabeto morse. E’ un gesto consueto di saluto a chi ha ‘fatto il salto’.
Non c’é famiglia, ci viene spiegato, che non possieda le poesie di Hafez.
Un popolo che mantiene viva la tradizione della poesia: forse é questa l’espressione più alta della resistenza quotidiana a un regime intollerante e invasivo.

L’equinozio di primavera ha segnato il capodanno iraniano e la festa dura per parecchi giorni.
A Pasargade, sulla tomba di Ciro il grande, qualcuno ha deposto un mazzo di fiori.
Forse quei fiori, offerti alla Persia di 2500 anni fa, significano una memoria di antichissime glorie, forse esprimono il desiderio di dimenticare la pesantezza di un regime che non ha scrupolo di intervenire nella vita privata, nell’abbigliamento, nelle scelte personali, imponendo alle donne il velo (che non copre il volto, ma deve nascondere i capelli) e agli uomini l’obbligo di non guardare le donne.
Quando arriveremo – con un permesso eccezionale- alla scuola teologica della città santa di Qom, il teologo che ci terrà un’interessantissima conferenza ci accoglie guardando ostentatamente oltre le nostre teste; di stringergli la mano non si parla nemmeno.
Il viaggio che Confronti (www.confronti.net) ha accuratamente organizzato ci costringe al contatto continuo con realtà in sé contraddittorie.
Solo una modifica politica totale potrà costruire le condizioni per creare anche nella vita quotidiana quell’armonia che la luce affascinante rimandata dai mosaici nelle moschee, la disposizione di fiori e vasche nei giardini, la cura nella gestione dell’acqua, la gentilezza ospitale della popolazione rivelano.
Ma quando? E come? E quanto costerà a un popolo gentile la scelta della democrazia?

Poesia incisa sulla tomba di Hafez

Dov’è mai notizia dell’unione
Dov’è mai notizia dell’unione con te, chè via salterei dalla vita
io sono santissimo uccello, dalla rete del mondo via salterò!
[Lo giuro] sì, pel tuo regno! Se tu mi chiamerai: “o mio servo”
dall’idea di regnare sul mondo e sulla vita io via salterò!
O Signore, dalla nube dell’alta Tua Guida mandami pioggia copiosa
Ma prima che qual polvere vile dal mezzo del mondo via salterò
Sopra la mia tomba con vino e menestrello riposati un poco
e io al tuo solo profumo dalla fossa, danzante, via salterò
Alzati e mostra l’alta figura, o idolo dalle dolci movenze
e io staccando le mani dalla vita e dal mondo via salterò!
Sebbene vecchio, tu per una notte stringimi al petto
e all’alba, ringiovanito, io dal tuo fianco via salterò
Nel giorno della morte, concedimi una proroga per vederti un istante
e poi anch’io come Hafez da brama di mondo e di vita via salterò!

[Da “Il libro del coppiere”, a cura di Carlo Saccone, Luni Editrice]

20 Maggio 2009Permalink

09 maggio 2009 – Diari e altro torna a funzionare.

Quale situazione? Evidentemente quella con cui ho forzatamente concluso i miei scritti in aprile: la sottrazione –per legge- dei neonati alle madri sans papier.
La prossima settimana la camera dei deputati voterà la fiducia sui tre maxiemendamenti al cd. pacchetto sicurezza.
La fiducia verrà posta martedì 12 maggio per essere votata mercoledì 13 maggio. Previsto invece per giovedì 14 maggio, con diretta televisiva, il voto finale sul provvedimento.
Riporto il link al sito del parlamento, dove però non compare ancora il testo degli emendamenti che saranno votati il 13 maggio.

Riassumo brevemente la situazione, per quello che ne so.
L’articolo (di cui ho scritto nel mio blog – pulsante: diari e altro – a partire dallo scorso ottobre) che prevedeva l’esercizio della funzione spia per i medici (art. 45, comma 1, lettera t) é stato soppresso.
A seguito delle pressioni del presidente della camera é stato proposto un emendamento che introdurrebbe una deroga dalla funzione spia per i presidi .
Nulla é stato invece modificato della lettera f) che, decriptata perché di difficile lettura, impegna alla presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione di atti di stato civile, ivi comprese le registrazioni delle nascite di cui mi sono occupata, in questo sito il 24 aprile, il 10, 15 e 28 marzo.
Questa norma, unita alla introduzione del ‘reato di clandestinità’ non lascia ben sperare nemmeno nella certezza dell’esonero dalla funzione spia per medici e presidi.
Quando la legge sarà passata bisognerà fare estrema attenzione a regolamenti attuativi e circolari che hanno mietuto vittime addirittura in previsione dell’approvazione parlamentare.

Insisto a scriverne poiché ho registrato –almeno a livello locale- un rifiuto di questa informazione Un pubblico amministratore, cui mi ero rivolta, mi ha scritto: “Non mi sembra il caso di esagerare predicando pericoli che in realtà non ci sono” e poi ha ribadito:“Gridare al lupo al lupo per poi essere smentiti dai fatti e’, secondo la mia opinione, un grave errore” e molte persone con cui ho tentato un colloquio si sono defilate con un bonario “Impossibile!” E, non lo dicevano per pietà. ma io glielo leggevo negli occhi “perché mai dovremmo credere a una vecchia matta?”.
Unici fatti positivi registrati localmente per l’aspetto specifico: due articoli del direttore di Voce Isontina (settimanale della diocesi di Gorizia) che –bontà sua- ha creduto all’esistenza della ‘famigerata lettera f). Potete leggerli qui e qui.
Riporto anche i link a rispettabili, autorevoli documenti:
1. comunicato ASGI sulla lettera f;
2. commento Bonetti sul ‘pacchetto sicurezza’.
(Paolo Bonetti è Professore associato di diritto costituzionale nell’Università degli studi di Milano-Bicocca, membro del Consiglio direttivo dell’ASGI)

So che il respingimento della nave in Libia ha suscitato tale orrore da provocare persino una reazione dei vescovi italiani che, impegnati nel chiacchiericcio sul divorzio Berlusconi, non avevano trovato parole adeguate per la possibile sottrazione dei figli alle madri.
Escludo a priori che fossero influenzati dalla memoria del caso Mortara.
Insisto però a pensare che un orrore non ne seppellisca un altro ma che la nostra attenzione debba essere vigile su ogni aspetto.
Quindi continuo a pubblicare informazioni su fatti meno noti di altri.

9 Maggio 2009Permalink