23 febbraio 2023 – Il ministro Valditara e la scuola della Repubblica

Siamo stati informati da  tutti  i media possibili che il 18 febbraio  c’è stata una azione squadrista a Firenze  di fronte al Liceo Michelangelo.
Qualcuno mi dirà che ‘squadrista’ è un giudizio avventato  ma io non mi permetto di pensare a una ragazzata violenta dato che i media di cui sopra hanno parlato di intervento e indagini della Digos.

Agguato al liceo Michelangiolo di Firenze, la Procura indaga per violenza privata aggravata (bche) (informazione.it)

Due giorni dopo la dirigente scolastica del Liceo Leonardo Da Vinci inviava ai ‘suoi’ ragazzi una lettera resa pubblica.
Copio il testo

Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.

Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.

Firmato
La Dirigente Scolastica
Dott.ssa Annalisa Savino

Immediata la reazione del Ministro della  Istruzione Giuseppe Valditara che dispiaciuto per aver dovuto leggere  la lettera   della Dott. Annalisa Savino si consente inattese precisazioni: “, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista  difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo o con il nazismo”
Firenze, la lettera della preside del liceo Da Vinci sul pestaggio al Michelangelo | Sky TG24

A prescindere dal fatto che la dirigente scolastica  abbia  scelto una  modalità inconsueta di comunicazione, evidentemente  presa dall’urgenza di esprimere agli studenti una vicinanza responsabile e solidale , non posso non trovare strana  l’affermazione  del  ministro sull’inesistenza di” una deriva violenta e autoritaria” nel momento in cui fa riferimento a una aggressione recente che ha suscitato l’attenzione non smentita della procura della Repubblica ca e della  Divisione investigazioni generali e operazioni speciali

Allibita  ho sentito poco fa una  giornalista di libero (Antonella  Bolloli) che diceva che se la dirigente Savino  parla  di fascismo la mette in politica.  Io per un po’ mi sono arrovellata chiedendomi come si fa a insegnare storia europea senza dire la parola fascismo e ho  concluso che forse la signora citata era distratta o forse la sua frequenza scolastica non era stata  assidua.

Il mio blog protesta

Diariealtro mi richiama e ricorda che nelle sue pagine del 2019 c’è una storia simile a quella di oggi.

Una insegnante di Palermo (Rosa  Marta Dell’Ara ) aveva dato un tema da svolgere ai suoi studenti che ne avevano costruito un video in cui mettevano in  parallelo le leggi razziali (sento sullo sfondo la voce della senatrice Segre, razziste non razziali)  con il decreto sicurezza.

L’aver rispettato la scelta degli studenti fece sì che l’autorità scolastica di competenza le comminasse una sospensione  dall’insegnamento per un periodo definito con riduzione dello stipendio.
Forse la precipitosa scelta di inopportuna parola del Ministro dell’Istruzione  era dovuta al ricordo di quell’evento dove la censura, che  apparteneva in prima  battuta alla scuola, solo in un secondo momento era approdata al ministero, quando un imbarazzato ministro Salvini aveva detto, in risposta a un’interrogazione parlamentare che  il provvedimento disciplinare contro la prof. Dall’Aria sarebbe stato revocato.
Probabilmente qualcuno allora  si sarà accorto che non spettava al ministero revocare un provvedimento disciplinare comminato dalle autorità scolastiche e non riuscivano a venirne fuori  finché

17 maggio 2019 – Due vispe senatrici si propongono di ospitare l’ormai famosa insegnante di Palermo con i suoi alunni (diariealtro.it)

E così avvenne: la prof .  Dall’Ara e  i suoi delazioni studenti  in giacca e cravatta per l’occasione  furono graditi ospiti delle senatrici Segre e Cattaneo.  Nell’occasione li incontrò anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Forse questo fatto, se qualcuno l’avrà reso noto all’improvvido ministro Valditara, gli avrà ispirato la fretta: se nel 2019 è arrivata prima la scuola, questa volta arriva prima il ministero .

Alla prossima puntata… perché non credo che la storia finisca qui

Chissà perchè mi viene in mente una filastrocca che avevo sentito da bambina: Libro e merletto … perfetto. Non funziona ma non ricordò la parola giusta

23 Febbraio 2023Permalink

1 febbraio 2023 _ Calendario , stampato in ritardo , 10 febbraio

1 febbraio 1945 –  Decreto Legislativo Luogotenenziale 1 febbraio 1945, n. 23 –
……………………. ….Riconosciuto il diritto di voto alle donne.
.1 febbraio 1979 – L’ayatollah Khomeini torna in Iran dopo l’esilio.
.2 febbraio 2017 – Muore Predrag Matvejevic
.2 febbraio 2020 – E’ stato isolato il virus del Covid
.3 febbraio 1985 – Sudafrica. Desmond Tutu è il primo vescovo anglicano nero.
.3 febbraio 1998 – Strage del Cermis
.3 febbraio 2016 – Ritrovamento della salma di Giulio Regeni
.3 febbraio 2022 – Giuramento del presidente Mattarella per il secondo mandato
.4 febbraio 1913 – Nasce Rosa Parks
.4 febbraio 1945 – Si apre a Yalta la Conferenza tra Roosevelt, Churchill e Stalin
.4 febbraio 1906 – Nasce Dietrich Bonhoeffer
.4 febbraio 2019 – Viaggio del papa ad Abu Dhabi
.5 febbraio 62 –     Terremoto di Pompei
.5 febbraio 1848 – Processo a Marx ed Engels per attività sovversiva
.6 febbraio 1992 – Muore David Maria Turoldo
.6 febbraio –                      Giornata mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili
.. 9 febbraio  2009 -Muore Eluana Englaro
10 febbraio –            “Giorno del ricordo” – vittime delle foibe (legge 92/2004)
10 febbraio 1990 – Sud Africa: De Klerk annuncia la liberazione di Mandela
11 febbraio –             Giornata internazionale delle ragazze e delle donne nella scienze
…………………………………………………………………………………………………………   (Nota 1)
11 febbraio 1929 – Firma dei Patti Lateranensi
11 febbraio 2011 – Egitto, dimissioni di Mubarak
12 febbraio 1938 – Anschluss, le truppe tedesche entrano in Austria
15 febbraio 1945 – Aerei USA bombardano Dresda
15 febbraio 1967 – Uccisione Camillo Torres
17 febbraio 1600 – Roma – Rogo di Giordano Bruno, condannato per eresia
17 febbraio 1848 – Lettere Patenti, decreto con cui il re Carlo Alberto, concedeva
………………………..………     i diritti civili ai valdesi e, successivamente, agli ebrei.
18 febbraio 1564 – Morte di Michelangelo
18 febbraio 1943 – Monaco – arresto fratelli Scholl e altri membri della Rosa Bianca
18 febbraio 1984 – Firma del Nuovo Concordato fra Italia e Santa Sede
18 febbraio 2018 – Muore Giacometta Limentani
19 febbraio 1937 – Strage italiana in Etiopia – Giorno dei martiri etiopici *
……………………………………………………………………… (Nota 2 e link in calce)
19 febbraio 2016 – Morte di Umberto Eco
20 febbraio 1958 – Approvazione della legge Merlin
20 febbraio 2016 – Muore Fernando Cardenal
21 febbraio 2015 – Caduta governo Letta (Nota 3)
21 febbraio 1965 – A New York viene ucciso Malcom X
22 febbraio 1943 – Esecuzione capitale dei membri della ‘rosa bianca’
22 febbraio 2021 – Vengono assassinati nel Congo orientale l’ambasciatore
……………………………………Luca Attanasio, il carabiniere della sua scorta
……………………………………..Vittorio Iacovacci Mustapha Milambo, l’autista.
23 febbraio 1903 – Cuba affitta ‘in perpetuo’ agli USA la baia di Guantanamo
24 febbraio 1990 – Morte di Sandro Pertini
24 febbraio 2010 – Sospensione spettacolo Nelle mani degli dei – (* Nota 4)
25 febbraio 2014 – Fiducia al governo Renzi – Ieri al senato oggi alla camera
………..……………………………..finirà il 12 dicembre 2016
25 febbraio 2018 – Chiusura Santo Sepolcro
26 febbraio 1991 – Si scioglie il patto di Varsavia
27 febbraio 1933 – Incendio del Reichstag
27 febbraio 1960-  Morte Adriano Olivetti
28 febbraio 1986 – Assassinio del primo ministro svedese Olaf Palme
28 febbraio 2013 – Abdicazione papa Benedetto XVI
28 febbraio 2018 – Riapertura Santo Sepolcro

NOTA 1:
Fu istituita dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2015.
Ricordo che delle materie STEM si parla anche nel Recovery Plan
(STEM acronimo dall’inglese di Science, Technology, Engineering and Mathematics)

NOTA 2:
A seguito di un attentato al maresciallo Graziani le truppe italiane in Etiopia perpetrarono
una delle tante stragi che caratterizzarono quella occupazione.
Per qualche informazione:
http://anpi.it/media/uploads/patria/2006/6/09-13_DE_PAOLIS.pdf

NOTA 3:
Il governo Letta è stato il sessantaduesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il primo della XVII legislatura. Il governo rimase in carica dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014.

NOTA 4:
Notizia locale. Lo spettacolo sarà poi rappresentato in agosto nella sala della comunità di San Domenico e al teatro San Giorgio.
Successivamente – il 25 settembre – lo spettacolo è stato rappresentato nella sala Madrassi di via Gemona, presenti docenti rappresentanti del Laboratorio Lavoro che ha sede nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Udine, a garanzia dell’inserimento dello spettacolo negli eventi del Festival dello sviluppo sostenibile 2020.

10 Febbraio 2023Permalink

9 febbraio 2023 – Le parole per dire

Nel marasma caotico  da cui si hanno informazioni sulle elezioni a  Roma e a Milano  (e non bastasse la vicenda del segretario del Pd)  c’è  un silenzio  agghiacciante sul fatto che nel 2009 passò con voto di fiducia la legge che ,  imponendo la presentazione del permesso di soggiorno al cittadino non comunitario  che si presentasse allo sportello del comune per la registrazione di un atto di stato civile  , poteva bloccarne  la richiesta per una ragionevole paura di proporsi irregolare di fronte a un ufficiale di stato civile.
Nel 2011 la Corte Costituzionale, a tanto interrogata, con sentenza 245 creò le condizioni perché fosse possibile accedere alla registrazione delle pubblicazioni di matrimonio:
Restavano i nati in Italia figli di sans papier che possono essere salvati dalla inesistenza giuridica a norma di circolare 19/2009  che fu ed è – per la complessità dell’informazione per soggetti c he non  conoscono le leggi italiane  – rigorosamente  occultata
Resta quindi ragionevole pensare che l’aver trasformato gli sportelli dei comuni  in muri inaccessibili  per chi sia bloccato dalla paura  possa aver creato persone  non documentate dalla nascita e comunque la misura offende ogni cittadino consapevole di simile barbarie.
Ho  voluto cercare le parole per dire: le ho trovate nei vocabolari. le trascrivo con un grassetto che ho inserito  per rendere  visibile il significato esteso del termine

Razzismo

Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli  Zanichelli 2002

  1. Ideologia che in basa a una arbitraria gerarchia fra le popolazioni umane, attribuisce  superiori qualità biologiche e  culturali a una razza ,  affermando la necessità di conservarla pura e legittimando discriminazioni e persecuzioni nei confronti delle altre razze  considerate inferiori.
  2. (est.)  Atteggiamento di disprezzo e intolleranza verso determinati individui o gruppi basato su pregiudizi sociali radicati.Razzismo > significato – Dizionario italiano De Mauro (internazionale.it)

insieme degli orientamenti e degli atteggiamenti che distinguono razze superiori da razze inferiori e attuano comportamenti che vanno dalla discriminazione sociale, giuridica e istituzionale alla persecuzione e allo sterminio di massa, volti a tutelare la purezza della razza superiore e la sua egemonia sulle razze inferiori | estens., ogni atteggiamento discriminatorio variamente motivato nei confronti di persone diverse per categoria, estrazione sociale, sesso, opinioni religiose o provenienza geografica

razzismo in Vocabolario – Treccani
s. m. [der. di razza, sull’esempio del fr. racisme]. – Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione, e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e persino con il genocidio, a conservare la «purezza» e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore: il rnazista, la dottrina e la prassi della superiorità razziale ariana e in partic. germanica, elaborata in funzione prevalentemente antisemita; il rdella Repubblica Sudafricana, basato sulla discriminazione razziale sancita a livello legislativo e istituzionale (v. apartheid); il rstatunitense, riguardo a gruppi etnici di colore, o anche a minoranze diverse dalla maggioranza egemone.
Più genericam., complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizî sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, spesso ritenute inferiori: episodî di rcontro gli extracomunitarî.

9 Febbraio 2023Permalink

8 febbraio 2023 – Il totem di Liliana Segre

Il totem è una installazione informatica che trasmette indicazioni storiche e le indicazioni stradali sul Memoriale, con contenuti multimediali che spiegano che cosa è il Binario 21 e qual è la storia di Liliana Segre, partita proprio da qui a 13 anni.

Effetto prima serata per il Memoriale della Shoah: code per visitare il Binario 21 a Milano dopo l’intervista tv di Segre con Fazio

“Sono tanti anni che, da noiosa come dice il mio sindaco, chiedo che in questo luogo ci sia, finalmente, un punto in cui si ricordino quelle centinaia di persone che non erano solo ebrei ma anche quelli che fecero ‘scelta’ coraggiosa di essere contro quel regime, pagando con la vita. Dentro di me c’è molta gratitudine per quello che riesco ad apprezzare prima di morire”. E’ commossa la senatrice a vita Liliana Segre, che finalmente – nell’anniversario del suo arrivo ad Auschwitz, il 6 febbraio del 1944 – è stata accontentata e può inaugurare il totem che indica dove si trova il Memoriale della Shoah, nei sotterranei della Stazione centrale. “E’ un segnale importante che deve restare nella stazione di Milano, sono sicura che i viaggiatori passando davanti al totem avranno un pensiero perché siamo pochissimi rimasti a testimoniare, a a poter dire ‘io c’ero’ al Binario 21”.
8 Febbraio 2023Permalink

7 febbraio 2023 – Insegniamo a sparare nelle scuole una bufala? Temo di no

Spero in una bufala ma temo sia notizia vera e non vorrei che l’acquisto degli strumenti utili alla didattica finisse come i banchi a rotelle

Martedì, 7 febbraio 2023  –  “Insegniamo a sparare nelle scuole”. La proposta di Fazzolari, vice di Meloni

Il sottosegretario avrebbe chiesto un tavolo sull’argomento al consigliere militare a Chigi: “Serve un progetto per introdurre il tiro a segno negli istituti”
“Insegniamo a sparare nelle scuole”. La proposta di Fazzolari, vice di Meloni

Governo, Fazzolari, l’idea di portare le armi nelle scuole. Il retroscena

Esplode un caso “armi” nel governo in seguito al retroscena emerso su un colloquio privato tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari con Franco Federici, consigliere militare di Palazzo Chigi. Il colloquio sarebbe andato in scena nella giornata di ieri. Sono appena terminate le dichiarazioni congiunte della premier e del primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, – si legge su La Stampa – Fazzolari si fionda a parlare con il generale Franco Federici. Ed ecco cosa gli dice: “Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere e mettere in contatto con il mondo delle scuole. Ci sono ragazzi molto appassionati e bravi che lo fanno nel tempo libero. Manca una struttura e un riconoscimento ufficiale. È un’attività che io penso meriti la stessa dignità degli altri sport”.

Sul finale di un’intervista di un anno fa come ospite d’onore all’Eos Show di Verona, la fiera dedicata alla caccia, Fazzolari – prosegue La Stampa – si congedava con un auspicio. Che una maggioranza differente riuscisse presto a capovolgere i pregiudizi contro pistole e tiro a segno. Fazzolari parla dallo stand della Tanfoglio, sotto il logo della famiglia che dal 1948 fabbrica armi, esportate anche nel mercato statunitense. Tra una settimana, il 12 febbraio, è di nuovo atteso a Verona, a un convegno sulla normativa e la gestione delle armi. Con lui interverranno gli amici di Armi e Tiro e il presidente di Assoarmieri, associazione che riunisce i commercianti, intermediari e appassionati.

 

7 Febbraio 2023Permalink

4 febbraio 2023 –  Israele, la terra e l’anima  di David Grossman

Da La Repubblica del 23 gennaio
Quello che segue è il testo di un discorso pronunciato dallo scrittore israeliano da l palco della manifestazione di sabato  a Tel Aviv
(alla quale hanno partecipato più di 100mila persone) contro la riforma della Giustizia  annunciata dal premier Netanyahu

Israele, la terra e l’anima  di David Grossman

Incontro sempre più persone, soprattutto giovani, che non vogliono continuare a vivere qui. Che si sentono alienati da quanto accade e ciò li rende, a malincuore, degli estranei in patria. Israele come lo conosciamo oggi ha smesso di essere la loro casa e, per non soffrire a causa di questo senso di estraneità, si sono rifugiati in una sorta di ‘esilio interiore’.
È una sensazione che comprendo, ma fa male.

Perché lo stato di Israele  è stato fondato per essere il luogo   nel mondo in cui ogni ebreo, e il popolo ebraico, si sentano a casa. E se così tanti israeliani si sentono “esuli nel proprio paese”, è  chiaro che qualcosa sta andando storto. Mi sembra che  molti condividano questo sentire, gente di destra, di centro e di sinistra, ebrei e arabi, laici e religiosi. Quelli che sono stati sconfitti alle elezioni e persino quelli che hanno vinto: ossia coloro il cui giubilo di vittoria non riesce a nascondere   quella sottile  sensazione di panico quando constatano il vero prezzo  del loro trionfo  e soprattutto quando iniziano a configurare i volti dei partner con cui condividono la vittoria.

Nel ricorrere del 75mo anniversario dalla sua fondazione,  Israele si trova di fronte  a una lotta fatale sulla propria identità, sui tratti della sua democrazia , sul ruolo dello Stato di diritto, sui diritti umani.
Sulla libertà di creazione e sulla libertà di espressione artistica. Sull’autonomia dell’informazione pubblica.
Si tratta di una lotta contro leggi volte a istituzionalizzare il razzismo e la discriminazione, a umiliare le minoranze.  Una battaglia contro i politici cinici, alcuni dei quali corrotti, determinati a ridefinire la giustizia in modo unilaterale,  antidemocratico.  E in un battere d’occhio, amiche e amici, lo so, non è facile uscire di casa e manifestare, settimana dopo settimana,  rimanendo imbottigliati nel traffico, a volte per ore. Ma ciò che stiamo facendo qui  è un atto di grande risveglio.  E’ l’inizio del ritorno dall’esilio – soprattutto quello interiore, paralizzante – verso casa.
In questa folla enorme e variegata, ci sono quanti – come me – cui brucia nei cuori e toglie il sonno il futuro dei diritti Lgbt 0 dell’istruzione, così come dell’occupazione  (dei Territori palestinesi , ndt ) .
Sono qui in piazza con noi rappresentanti di molte organizzazioni che nel quotidiano non si occupano di proteste . E c’è anche chi – come nelle precedenti manifestazioni –  da sempre si identifica con la destra.
Tutte queste persone oggi sono pronte a mettere  da parte, per un po’ , la propria agenda, per unirsi attorni alla cosa più importante, critica e urgente.
E lo facciamo perché, dietro al programma unilaterale e oppressivo della “riforma giudiziaria “ , vediamo una casa in fiamme.  E capiamo che se lo stato di diritto venne danneggiato in maniera critica anche tutte le altre battaglie importanti si disintegreranno gradualmente.
Per tutti questi motivi mi rifiuto di essere un esule in patria  e penso sia così anche per voi. Altrimenti non saremmo qui.  Manifestiamo perché ci rifiutiamo di essere passivi, ci rifiutiamo di rimanere indifferenti.
Ci rifiutiamo  di essere esuli  nel nostro Paese.
Adesso è il momento, amiche e amici, è l’ora buia. Ora è il momento di alzarsi  e gridare che questa terra è parte della  nostra anima.  Ciò che accade oggi determinerà c he cosa ne sarà di essa, chi saremo noi  e chi saranno i nostri figli.
Perché, se lo Stato di Israele  sarà così diverso e lontano dalla speranza  e dalla visione che lo hanno creato, si può dire che in un certo senso  –  un pensiero terrificante –  non sarà più.
Ma se vogliamo – e ovviamente noi lo vogliamo  –  che lo Stato di Israele continui ad esistere e a prosperare ,  non deve allontanarsi dalla speranza e dalla visione sulla cui base è stato creato.
Voi –  centotrentamila persone riunire qui stasera-  voi siete la speranza, voi siete la visione,  voi siete l’opportunità.
(traduzione di Sharon Nizza)

4 Febbraio 2023Permalink

29 gennaio 2023 _ Non posso fingere di non ascoltare la voce dei senza voce

Il 27 gennaio il presidente Mattarella ha pronunciato un discorso  altissimo  che spero venga conosciuto.
Io mi soffermo solo su alcuni punti, sapendo che può essere  letto integralmente nel sito del Quirinale e che si può trovare integralmente trascritto nel mio blog diariealtro in data 27 gennaio.
Afferma  il Presidente: “La Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi.
Nessuno Stato aveva mai, come scrisse lo storico tedesco Eberhard Jäckel, «deciso e annunciato, con l’autorità e sotto la responsabilità del proprio leader, di voler uccidere, il più possibile e senza sosta, un determinato gruppo di esseri umani, inclusi gli anziani, le donne, i bambini e i neonati; e mai aveva messo in atto questa decisione con tutti i mezzi possibili al potere statale».”

Quell’unicum però non era nato all’improvviso.
Si era inserito come  un verme strisciante fino a farsi cultura condivisa se non  subita.
E quando Mussolini parlò dal balcone  del municipio di Trieste nel 1938 per annunciare le leggi razziali,  la popolazione era già succube e disposta , per convincimento o per paura, ad accettare che vi fossero cittadini cui venivano tolti i diritti più elementari all’istruzione e alla cura e non solo.

L’arrivo del percorso perverso a quell’unicum che fu la shoah non ci è estraneo  e  la senatrice Cattaneo lo ha ben colto presentando al  Senato una mozione che fu votata all’unanimità e che, votata,  attende le leggi  che diano voce all’esigenza di istituire, anche in questa XIX  Legislatura, un organismo che rappresenti per il nostro Paese la volontà di difendere e sviluppare i diritti umani sia all’interno che al di fuori dei confini nazionali.Nel mio blog l’intervento Cattaneo si può leggere in data 21 Gennaio: “Il senato italiano guarda i diritti umani”

Sempre nel blog il 22 gennaio ho riportato, documentandola, la notizia della approvazione  contemporanea della mozione della Senatrice Segre  che recita Discussione e approvazione della mozione n. 1 sull’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza 
La stessa senatrice Segre ha immediatamente rilevato la connessione fra le due mozioni.

Potremmo quindi  dirci tranquilli nell’attesa di leggi che diano norma a comportamenti conformi ai principi enunciati nelle mozioni?

Io non sono tranquilla perché la norma che dal 2009 impone la presentazione del permesso di soggiorno per documentare nei registri di stato civile  la nascita di un figlio  in  Italia è tuttora in vigore anche se una circolare interpretativa afferma il contrario.
Mi si dice che la circolare viene regolarmente applicata e che quindi problema non sussiste.
Lo scorso gennaio però ho potuto affermare, in  un pubblico intervento

«… Ad oggi purtroppo  non tutte la anagrafi seguono pedissequamente la citata circolare che stabilisce:  “Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”».

Tanto aveva risposto a una mia richiesta  il  dott. Oliviero Forti. Responsabile politiche migratorie e protezione internazionale  della Caritas Italiana,  consentendomi di riferire le parole che ho trascritto.

Comunque il fatto che vi sia una legge che consente di chiedere ai genitori che si recano in comune a registrare la nascita di un figlio quel documento (il permesso di soggiorno o altro equipollente)  che li mette in condizione di dichiararsi irregolari e perciò suscettibili di espulsione o ammenda pecuniaria, può renderli responsabili – anteverso il nascondimento della piccola spia – della negazione del fondamentale diritto umano ad esistere.

A questo punto non è il genitore a essere solo/a in gioco ma siamo tutti noi,  costretti a destreggiarci nei meandri di una norma che è regola di una minaccia  per dire in buona fede (?) che tutto questo si può accettare.

 

 

29 Gennaio 2023Permalink

27 gennaio 2023 – Il discorso del presidente Sergio Mattarella

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria

 Palazzo del Quirinale, 27/01/2023

Rivolgo un saluto molto cordiale, ai Presidenti del Senato, della Camera e del Consiglio dei ministri, alla Vice Presidente della Corte Costituzionale, a tutti i presenti e a quanti stanno seguendo questo momento di memoria.
Un saluto particolare a Edith Bruck e Sami Modiano, ringraziandoli per essere qui.
Ogni anno, il Giorno della Memoria, istituito con legge nel 2000, ci sollecita a ricordare, a testimoniare e a meditare sui tragici avvenimenti che attraversarono e colpirono l’Europa nella prima metà del secolo scorso, il Novecento; definito, da alcuni storici, non senza ragione, come «il secolo degli Stermini.»
Lo facciamo, sempre, con l’animo colmo di angoscia e di riprovazione. Gli anni che sono passati da quegli eventi luttuosi, infatti, non attenuano il senso di sconforto, di vuoto esistenziale, di pena sconfinata per le vittime innocenti che si prova di fronte alla mostruosità del sistema di sterminio di massa – degli ebrei e di altri gruppi considerati indegni di vivere – pianificato e organizzato dal nazismo hitleriano e dai suoi complici in Europa.

Il sistema di Auschwitz e dei campi ad esso collegati fu l’estrema, ma diretta e ineluttabile, conseguenza di pulsioni antistoriche e antiscientifiche, di istinti brutali, di pregiudizi, di dottrine perniciose, di gretti interessi, e persino di conformismi di moda.
Tossine letali – razzismo, nazionalismo aggressivo e guerrafondaio, autoritarismo, culto del capo, divinizzazione dello Stato – che circolarono, fin dai primi anni del secolo scorso, dalle università ai salotti, persino tra artisti e scienziati, avvelenando i popoli, offuscando le menti, rendendo aridi cuori e sentimenti.
Ringrazio i relatori. Il professor Sacerdoti, per la sua puntuale e appassionata relazione. Noemi Di Segni e il Ministro Valditara, per le parole piene di significato. Il professor Foà, che ha condiviso con Chiara e Martina la sua testimonianza dolorosa e preziosa. Il giovane Davide Milano. Rai Cultura per il filmato così efficace.
Grazie ad Andrea Pennacchi, che ci ha condotto e ci ha fatto condividere brani illuminanti. E al Maestro Lotoro con i suoi musicisti.

L’arte è una forma alta di comunicazione, che ci emoziona e ci aiuta a comprendere in profondità fatti complessi e tragici, per i quali le semplici parole non sempre sono sufficienti.
Avvicinarsi alla comprensione dei motivi per cui la storia dell’umanità – e, nello specifico, d’Europa – abbia compiuto, nel secolo scorso, una così grave e spaventosa involuzione è un cammino difficile, ma necessario..
Così come è fondamentale mettere in luce come la persecuzione razziale poggiasse su un complesso sistema di leggi e di provvedimenti, concepiti da giuristi compiacenti, in spregio alla concezione del diritto, che nasce – come ben sappiamo – dalla necessità di proteggere la persona dall’arbitrio del potere e dalla prevaricazione della forza.
La Shoah, infatti, ossia la messa in pratica di una volontà di cancellare dalla faccia della terra persone e gruppi ritenuti inferiori, è stato un lento e inesorabile processo, una lunga catena con molti anelli e altrettante responsabilità.
La scelta nazista, con le famigerate leggi di Norimberga, e quella fascista – che la seguì omologandovisi – di creare una gerarchia umana fondata sul mito della razza e del sangue fornì i presupposti per la persecuzione e per il successivo sterminio.
Il regime fascista, nel 1938, con le leggi razziali agì crudelmente contro una parte del nostro popolo. È di grande significato che la Costituzione repubblicana, dopo la Liberazione, volle sancire solennemente, all’articolo 3, la pari dignità ed eguaglianza di tutti i cittadini, anche con l’espressione “senza distinzione di razza”. Taluno ha opinato che possa apparire una involontaria concessione terminologica a tesi implicitamente razziste. I Costituenti ritennero, al contrario, che manifestasse, in modo inequivocabile, la distanza che separava la nuova Italia da quella razzista. Per ribadire mai più.

Agli italiani di origine ebraica fu sottratta, da un giorno all’altro, la cittadinanza, cioè l’appartenenza allo Stato. Tra tutti questi innocenti vi erano numerosi volontari e decorati della prima guerra mondiale, vi erano protagonisti della vita sociale, culturale, economica dell’Italia.
Vennero espulsi dall’esercito, dalla pubblica amministrazione, dalle scuole e dalle università. Fu loro vietato l’esercizio della libera professione. I loro libri, le loro opere d’arte vennero bandite e bruciate. I beni confiscati. Il loro censimento in quanto ebrei favorì la successiva concentrazione nei ghetti o nei campi di detenzione e consentì ai carnefici nazisti di portare a termine l’infame opera di deportazione, su vagoni bestiame, verso le fabbriche della morte: i campi di Auschwitz-Birkenau, Chelmno, Belzec, Sobibor, Treblinka e tanti altri.
Nel Nord e nel Centro Italia, dopo i drammatici fatti seguiti all’8 settembre del 1943, le milizie fasciste parteciparono alla caccia degli ebrei. Tanti furono così consegnati alle SS tedesche.
Vi furono tanti italiani, i “giusti”, che rischiando e a volte perdendo la propria vita, decisero di resistere alla barbarie nazista, nascondendo o aiutando gli ebrei a scappare.
Rendendo oggi onore a questi italiani, non possiamo sottacere anche l’esistenza di delatori, informatori, traditori che consegnarono vite umane agli assassini, per fanatismo o in vile cambio di denaro.
I racconti dei pochi sopravvissuti dai campi di sterminio, ma anche la imponente documentazione raccolta negli archivi del Reich, descrivono quei luoghi come l’inferno, il regno della crudeltà, dell’arbitrio, della morte.
Bambini, anziani, uomini e donne inabili al lavoro finivano direttamente dal treno alle camere a gas, sperimentate dai tecnici nazisti, prima per la spietata e criminale campagna di eliminazione dei disabili e poi con i prigionieri di guerra.
Agli altri, agli scampati, gli aguzzini riservavano un’esistenza lugubre, durissima, precaria, fatta di massacranti lavori forzati, di freddo, di fame, di umiliazioni, di punizioni corporali, di terrore. Al minimo segno di cedimento fisico, attraverso la terribile pratica delle selezioni, venivano spediti anch’essi alle camere a gas. I più sfortunati perirono, tra immani sofferenze, come cavie degli esperimenti dei medici nazisti. Altri morirono di freddo o furono uccisi brutalmente durante il trasferimento in altri campi, le cosiddette “marce della morte”. Milioni di donne e di uomini, furono spogliati e depredati di tutto, della dignità e della vita, ridotti e trattati come oggetti senza valore.

Rincuora pensare che adesso, oltre ai tanti in visita, ogni anno, migliaia di ragazzi diano vita a una “marcia dei viventi” da Auschwitz a Birkenau, per vicinanza ai sopravvissuti e per ricordo di quanti vi trovarono la morte.

La Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi. Nessuno Stato aveva mai, come scrisse lo storico tedesco Eberhard Jäckel, «deciso e annunciato, con l’autorità e sotto la responsabilità del proprio leader, di voler uccidere, il più possibile e senza sosta, un determinato gruppo di esseri umani, inclusi gli anziani, le donne, i ambini e i neonati; e mai aveva messo in atto questa decisione con tutti i mezzi possibili al potere statale.»

Questo gruppo – cui fa riferimento questo storico – era costituito soprattutto dagli ebrei, considerati il livello più basso nella folle gerarchia umana, concepita dai nazifascisti. Nei campi di sterminio perirono anche prigionieri di guerra, oppositori politici, omosessuali, rom e sinti, testimoni di Geova, appartenenti ad altre minoranze etniche o religiose.
Gli ebrei italiani vittime delle persecuzioni razziste – come abbiamo visto nel filmato – sono migliaia di persone, la maggioranza delle quali scomparse nell’oscuro universo di Auschwitz.

Non possiamo dimenticare – ricordando i deportati italiani – le sofferenze patite dai nostri militari, internati nei campi di prigionia tedesca, dopo il rifiuto di passare nelle file della Repubblica di Salò, alleata e complice dell’occupante nazista. Furono 650 mila. Il loro ‘no’ ha rappresentato un atto di estremo coraggio, di riscatto morale, di Resistenza.

Bertold Brecht, a commento dell’immagine di una donna che si aggirava disperata tra le macerie di un palazzo raso al suolo dai bombardamenti, scrisse: «Non incolpare il destino, o donna! Le potenze oscure che ti dilaniano hanno un nome, un indirizzo, un volto.»
Dare un nome e un volto alle potenze oscure, ai criminali che hanno scatenato la guerra e causato la morte di milioni di persone, significa smitizzare la cupa e sanguinosa stagione del nazifascismo e riportare l’accaduto sul terreno concreto delle colpevoli attitudini degli uomini e delle terribili potenzialità insite nel loro animo.

La parte maggiore della responsabilità delle leggi e della politica razzista, in Germania e in Italia va attribuita ai capi dei due regimi, Hitler e Mussolini. Ma il terribile meccanismo di distruzione non si sarebbe messo in moto se non avesse goduto di un consenso, a volte tacito ma comunque diffuso, nella popolazione. Un consenso con gradi e motivazioni diversi: l’adesione incondizionata, la paura, ma anche, e spesso, il conformismo e quell’orribile apatia morale costituita dall’indifferenza. Poche e isolate furono le voci e le figure illuminate che, in Germania e in Italia, parlarono per condannare il razzismo e la sua letale deriva.
Colpiscono particolarmente le testimonianze dei carnefici. Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz, che costruì e diresse un sistema che produsse la morte di milioni di innocenti, poco prima di essere giustiziato per crimini di guerra, scrisse un agghiacciante memoriale sulla sua carriera di funzionario statale. Dopo aver espresso un non celato compiacimento burocratico per il grado di efficienza nello sterminio raggiunto nel suo campo, confidò di aver talvolta coltivato dubbi sulla necessità di uccidere tante persone, ma di aver trovato risposta e conforto nel fatto di eseguire, con zelo e sollecitudine, un ordine proveniente direttamente da Hitler.
L’adesione al Führerprinzip, la fiducia e l’obbedienza cieca e incondizionata al capo supremo e alle sue volontà, era arrivata a tal punto da provocare in lui l’indifferenza tra il bene e il male, tra la giustizia e l’iniquità, anche di fronte al quotidiano spettacolo di migliaia di uomini, donne e bambini, avviati per file ordinate verso le camere a gas.

Come ha ricordato, nei giorni scorsi, Ferruccio De Bortoli, “senza memoria non c’è giustizia”.
Il valore della Memoria non si esprime soltanto nel ricordo, doveroso e partecipe, delle vittime e delle disumane sofferenze loro inflitte. Ma è espresso nell’impegno che – alla fine della Seconda Guerra mondiale – gli uomini liberi e gli Stati democratici presero, sulle ceneri di Auschwitz, per dire mai più.
Un impegno che oggi ci unisce e ci interpella. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo.
I principi che informano la nostra Costituzione repubblicana e la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo rappresentano la radicale negazione dell’universo che ha condotto ad Auschwitz. Principi che oggi, purtroppo, vediamo minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante – alimentato dall’uso distorto dei social – dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa.

Autorità, gentili ospiti, cari ragazzi,
le origini, lo sviluppo, le cause e le nefande conseguenze dell’avvento delle ideologie e dei regimi nazifascisti nel Vecchio Continente sono stati analizzati, interpretati e discussi sotto la lente di studiosi delle più diverse discipline: storici, filosofi, psicologi, giuristi, sociologi, economisti, politologi, teologi. La ricerca sulla Shoah continua a produrre, incessantemente, contributi nuovi e rilevanti.
Ma osservando, dall’alto e a distanza crescente di anni, il baratro di abominio e perversione culminato nelle camere a gas e nei forni crematori, si viene tuttora colti da un senso di smarrimento, di impotenza, di incredulità. «Eventi incredibili – scrisse Luigi Meneghello – e insieme orribilmente documentabili.»
I cancelli di Auschwitz si spalancano tuttora sopra un abisso oscuro e impenetrabile di cancellazione totale della dignità dell’uomo: il buio della ragione che, come avvertiva Goya, genera mostri.

Auschwitz – punta emblematica di un sistema e di un’ideologia perversi – è dunque il simbolo della mancanza di luce e di speranza, della negazione dell’umanità e della vita, l’indicibile, il non-luogo per antonomasia.
Un biglietto di una tra le tante vittime sconosciute, seppellito e ritrovato nei pressi dei crematori di Auschwitz, ammonisce e insegna ancora: «Sapete cosa è successo, non lo dimenticate, e tuttavia non saprete mai.»

https://www.quirinale.it/elementi/78887

28 Gennaio 2023Permalink

27 gennaio 2023 – Un nome è un nome e nulla lo può sostituire

Ogni anno il 27 gennaio ci piomba addosso con tutto il suo inimmaginabile carico di orrori, così enormi  che sfuggono alla nostra capacità di immaginazione.
La maggior parte  di coloro che hanno vissuto l’impossibile sono scomparsi , i volonterosi raccoglitori del testimone che dia continuità  alla memoria , devono  passare a loro volta quel testimone che il trascorrere del tempo sottrae  a ognuno che se ne facci carico.
Il 24 gennaio La Repubblica ha organizzato un paginone dove un articolo di Lara Crinò riporta significativi interventi della storica Anna Foa e della senatrice Liliana Segre

Shoah, il pericolo è l’oblio

“Il pericolo dell’oblio c’è sempre. Io penso che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà solo una riga sui libri di storia e poi neanche più quella”. È l’amara considerazione della senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre, in occasione della presentazione con il sindaco Giuseppe Sala del calendario di iniziative organizzate nella sua Milano per il 27 gennaio.
“So cosa dice la gente del Giorno della Memoria. – ha aggiunto Segre – La gente già da anni dice, ‘basta con questi ebrei, che cosa noiosa’”. Nonostante questa disillusione, la senatrice, sopravvissuta ad Auschwitz, continua ad impegnarsi affinché si conoscano la Shoah e i suoi luoghi. Come il Memoriale da lei fortemente voluto in quello che fu il binario 21 della Stazione centrale di Milano, da dove lei, il padre Alberto e altre centinaia di ebrei furono deportati. Quest’anno il Memoriale di Piazza Safra – oltre ad essere il punto d’avvio della Run for Mem – sarà richiamato sul tram della linea 9 che per due settimane avrà una livrea di papaveri rossi, simbolo di rinascita e sulla fiancata la scritta “27 gennaio – Giorno della Memoria” e “Memoriale della Shoah – Binario 21 – Stazione Centrale”.
In città poi saranno molti gli appuntamenti legati al 27 gennaio, tra cui l’apposizione di ventisei pietre d’ inciampo

E la storica Anna Foa riprendendo le  parole di Liliana Segre  : “E’ vero, La Shoà rischia l’oblio”.
“Sicuramente come società civile non abbiamo trovato tutti gli strumenti e siamo stati troppo retorici. Questa memoria l’abbiamo chiusa, circoscritta come se il genocidio che si è compiuto riguardasse solo gli ebrei.  Avremmo dovuto capire che riguardava il mondo, chi l’aveva perpetrato e chi era rimasto indifferente, riguardava tutti”.

Nella stessa pagina il giornalista Corrado Augias riprende parole della senatrice che mi incoraggiano a dire quello che tento di comunicare da anni con risultati scoraggianti.

“ Per molti anche le testimonianze più crude possono scivolare via come succede ogni giorno per i più efferati fatti di cronaca . Liliana Segre ha probabilmente detto parole chiave quado ha dichiarato che per lei le “pietre d’inciampo” sono più importanti del Giorno della Memoria perché « danno un nome alle vittime ».
«Un nome è un nome : abitava lì, in quella casa, quelle erano le sue finestre, davanti a quel portone lo hanno preso. Non aveva colpe, era un essere umano come me».

Vorrei che queste parole riuscissero a scuotere  qualche parlamentare capace di ricordare   che da quasi 14 anni in Italia disponiamo di una legge che ci consente di negare il nome a chi nasce nel nostro stato con particolari caratteristiche burocratiche. Per lui, per lei non c’è posto nei registri di stato civile. Finché la legge non sarà modificata saremo e siamo creatori di  fantasmi
L’enormità delle regole dei campi di sterminio negava il nome a chi vi entrava, noi  -con una misura minima –  disponiamo della silente devastazione della burocrazia per distruggere persone condannate all’anonimato assoluto e alla devastazione della dignità, alla paura come condizione di vita.

Al riferimento alle note de La Repubblica aggiungo  due brevi testi  dall’inserto La Lettura del Corriere della sera del 22 gennaio
Sono a mio parere significativi perché, mentre dicono la quotidianità dell’orrore, non consentono  che l’enormità sconvolgente del fenomeno , lo soffochi, rendendolo incredibile.

Voci di donne dall’inferno di Ravensbrück  di Alessia Rastelli.

Susan Gerofi  (1916-1993)

«Fummo messe in  baracche dove c’erano  già tante donne ungheresi, giovani donne.  La prima notte tutte abbiamo ricevuto due patate, che poi non ci sono più state date.  Ma la prima sera ho iniziato a sbucciare una patata, e subito diverse donne mi sono venute intorno e mi hanno detto: “Se non mangi la buccia la posso avere per favore? ”. In quel momento ho capito come doveva essere considerato il cibo . Ed era  vero, bisognava mangiare tutto quello che si aveva (…). Altrimenti saremmo morte di fame ».
«L’appello era solo una questione di tortura. Stavamo lì dalle cinque e mezza circa  fino a  volte alle sei e mezza, poi venivamo contate una per una, in migliaia, e alcune avevano così freddo, non avevano il permesso di and are in bagno, e i vestiti si congelavano su di loro. Era inimmaginabile».
(Testimonianza del 4 maggio 1990, Claims Conference International Holocaust, Documentation Archive  United States Holocaust Memorial  Museum)

Selma  van de Perre  (1922)
« Era terribile quando siamo arrivate, c’erano donne che urlavano, cani che abbaiavano,  donne c comandanti dei reparti (…), ci hanno ordinato di camminare verso il campo, i dintorni erano bellissimi,  un bel paesaggio, ma quando siamo entrate era terribile, tutto nero , ciottoli neri (…). Il giorno dopo ci  fecero fare la doccia fredda, ma non c’era più biancheria intima, non c’era cibo  – non c’era niente – avevo un vestitino leggero, ma non avevo il cappotto.»
« Avevo un forte mal di pancia , non potevo alzarmi dal gabinetto nel grande campo e un tedesco, una SS, prese la sua cintura e cominciò a picchiarmi. Svenni e due ragazze olandesi mi dovettero reggere  durante l’appello, il numero doveva tornare e non tornava mai e poi mi portarono nella baracca degli ammalati.»
(Testimonianza del 2021. Collection Vpro)

Aggiungo link al  testo  pubblicato lo scorso anno nella stessa circostanza, la prima, con considerazioni raggelanti la seconda dove il passato e il presente si incontrano in un margine non irrilevante  .

27 gennaio 2022 – Il ricordo di una mamma a Majdenek (diariealtro.it)

E un altro link che porta a un post del 14 dicembre 2018  dove cerco di documentare uno dei tanti passaggi indicibili della realtà dei lager  da cui risulta che prima di ammazzare i bambini venivano sottratti loro i giocattoli classificati e organizzati come bottino di guerra o non  so che altro .
Trovare parole per dire l’orrore a volte è molto difficile.

14 dicembre 2018 – Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine (diariealtro.it)

Chi volesse documentarsi sui triangoli che sostenevano nei lager e a un gruppo di vittime, oltre il nome negato può vederne l’elenco nella mia pagina di ieri del Blog diariealtro

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27 Gennaio 2023Permalink

26 gennaio 2023 – L’ordine regnava nei lager: lo assicuravano i triangoli

Domani è il 27 gennaio ,
Giornata internazionale  della memoria, così dichiarata dalle Nazioni Unite.
Scelta dall’Assemblea  il primo novembre del 2005 segna la liberazione del campo di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa .

CLASSIFICAZIONE E CATEGORIE DEI DEPORTATI
Affinché i dirigenti dei campi di concentramento potessero individuare a prima vista la categoria deportato secondo la nazionalità, ragioni politiche, razza e religione, i prigionieri dovevano portare, oltre al numero di matricola (rilasciato al momento della registrazione all’ingresso del campo), un triangolo di stoffa colorata sulla giubba e nei pantaloni.
TRIANGOLO ROSSO: indicava i prigionieri politici, nei confronti dei quali era stato emesso un mandato di arresto per motivi di sicurezza (Schutzhaft), per cui sui registri, questi deportati erano indicati come Schutz haftling.
TRIANGOLO VERDE: designava i criminali comuni (Berufsverbrecher – BV) vale a dire una serie di detenuti di origine tedesca fra i quali spesso venivano scelti i capiblocco (kapò) e i sorveglianti delle squadre di lavoro, incaricati di mantenere l’ordine e fare funzionare il lager.
TRIANGOLO NERO:  Il nero veniva attribuito agli asociali (Asoziale – Aso) un gruppo non precisato di internati in cui erano compresi le prostitute, i senza fissa dimora e, all’inizio, anche gli zingari.
TRIANGOLO BLU: Il blu veniva attribuito agli immigrati, agli apolidi e ai rifugiati all’estero della guerra Repubblicana di Spagna .
TRIANGOLO VIOLA: Il viola era attribuito agli studiosi delle Sacre scritture (Testimoni di Geova) o ai religiosi in genere, fatta eccezione per i sacerdoti polacchi .
TRIANGOLO ROSA: Il rosa marchiava coloro che erano accusati di omosessualità.
Il triangolo rosa. Tra le vittime della persecuzione nazista c’era anche gli omosessuali, identificati nei lager con un triangolo rosa. A ricordarne il tragico destino, Elena Loewenthal su La Stampa, tra le relatrici di un incontro che si terrà oggi al Circolo dei Lettori di Torino. “Il triangolo rosa era concepito come stigma di appartenenza a una comunità considerata spregevole e al tempo stesso come un avvertimento sociale: quell’orientamento sessuale ‘sbagliato’ era pericoloso per contatto, imponeva l’isolamento e una diffidenza che avrebbe dovuto accomunare i carnefici e le altre vittime, quelle che portavano triangoli di colore diverso. – scrive Loewenthal – Ma la vita, a volte, è più forte della morte e all’indomani della fine di quell’orrore il triangolo rosa divenne il simbolo della lotta per la liberazione omosessuale”.
TRIANGOLO MARRONE: Questo colore era attribuito alla popolazione di origine Zingara , Rom e Sinti .
STELLA GIALLA : indicava gli ebrei, la categoria più numerosa rinchiusa nei campi di concentramento. Portavano un contrassegno a sei punte, formato da due triangoli sovrapposti: talvolta un triangolo colorato (nero, rosso ecc.) per indicare la distinzione per categorie generali, e uno giallo per l’appartenenza alla religione ebraica. Per esempio una stella formata da un triangolo giallo e uno rosso, designava un ebreo arrestato anche come politico (Jiidischer politischer Schutz haftling).

26 Gennaio 2023Permalink