22 giugno 2014 – Sono esterrefatta

 

Ho ricevuto dal Movimento di Volontariato Internazionale  del Friuli Venezia Giulia (Notizie dal MoVi Numero 23/2014) una copia della loro pubblicazione da cui ricavo una pagina che trascrivo, isolando un passaggio per evidenziarlo.
In questa pagina si riporta un articolo che fa riferimento a un’iniziativa dell’Unicef relativa ai paesi del Terzo Mondo, di cui l’autorevole organizzazione  stigmatizza ciò che in Italia tace.
Perché taccia non lo so.
A seguire nella stessa pagina del MoVi c’è un articolo di Elia Beacco (che pure riporto, ringraziando l’autrice anche per  la pertinenza dei link)

 Notizie dal MoVI n 23-2014                  a cura del MoVi – FVG

L’esercito dei bambini invisibili

L’Unicef alza il velo su un altro fenomeno dal quale giungono ulteriori conferme delle enormi contraddizioni che caratterizzano il nostro mondo moderno. Parliamo dei «bambini invisibili», ovvero di quei bimbi fisicamente esistenti ma di cui, da un punto di vista legale, non ve ne è traccia su questa Terra. Di loro non esiste nulla di scritto, un certificato di nascita, un atto di registrazione, né altro documento che possa comprovarne l’esistenza. In sostanza sono fantasmi, o meglio visibili all’occhio umano, invisibili per la società in cui vivono. Sono in tutto 230 milioni, ovvero un piccolo su tre sotto i cinque anni ufficialmente «non esiste», in sostanza nel 2012 solo il 60% dei neonati nel mondo sono stati registrati all’anagrafe o in qualsivoglia ufficio pubblico. Molti di loro però non possono fornirne la prova: un piccolo su sette infatti è registrato ma non possiede un certificato di nascita.
Cifre che sbalordiscono. Ancora una volto i più vulnerabili sono i bimbi del Sud del mondo come spiega il rapporto Unicef, non a caso scelto per il 67 esimo compleanno dell’agenzia delle Nazioni Unite. I tassi più elevati di «invisibilità» si registrano in Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana. La triste classifica dei tassi di registrazione più bassi vede ai primi dieci posti i soliti nomi, Somalia (con il 3%), Liberia, (4%) Etiopia (7%), Zambia (14%), Chad (16%), Tanzania(16%), Yemen (17%), Guinea Bissau (24%), Pakistan (27%) e Congo (28%). Claudia Cappa, esperta Unicef per le statistiche, spiega che «in certi Paesi solo il padre può registrare un figlio, per le madri single è impossibile». Spesso entrano in gioco anche le barriere culturali e i costi troppo alti, mentre altre volte le famiglie hanno paura che registrando un figlio possano subire discriminazioni.

«La registrazione delle nascite è di vitale importanza – dice il vice direttore esecutivo di Unicef, Geeta Rao Gupta – E’ la chiave per garantire che i bambini non vengano dimenticati e che non vengano negati i loro diritti. Il certificato di nascita è il passaporto di un bambino».

L’Unicef stessa ha messo a punto alcuni strumenti per contrastare il fenomeno, mettendo la tecnologia al servizio dei bimbi meno fortunati. In Kosovo è stato sviluppato un sistema efficace e con un costo limitato che permette di segnalare i piccoli che «non esistono» con un sms. Speriamo sia un apripista per portare alla luce sempre più bimbi invisibili.

Bambini Invisibili

“Constatiamo che oggi in Italia ci sono bambini cui è negata un’esistenza giuridicamente riconosciuta, destinati a vivere nascosti. Approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli, indipendentemente dalla situazione giuridico- amministrativa dei genitori senza la necessità di esibire documenti inerenti al soggiorno. In modo da evitare che ci siano “nati invisibili” con conseguenze aberranti di ordine sociale e sanitario” (Augusta De Piero).
Sono infatti questi gli effetti prodotti da una normativa ambigua e contraddittoria (Legge 94 del 15/07/2009 e Circolare del 7/08/2009) circa l’obbligo di presentazione del permesso di soggiorno per registrare gli atti di nascita, obbligo poi contraddetto dalla successiva circolare. Comunque il risultato è che molti stranieri senza documenti ancora non registrano i propri figli per paura di essere denunciati. Un dramma che può raggiungere l’assurdo: madri immigrate irregolari che partoriscono in una struttura ospedaliera ma non possono riconoscere e registrare all’anagrafe il loro bimbo appena nato, rendendolo così adottabile.
In Parlamento – presso la Commissione Affari Costituzionali – da più di un anno è depositata una proposta di Legge (n. 740) ad oggi ancora non discussa – che può correggere questa situazione inaccettabile. Ma evidentemente considerata di non sufficiente urgenza ed importanza, visto che non è stata ancora presa in considerazione nonostante la petizione che l’accompagna e ne sollecita l’esame ( per firmare la petizione).

Elia Beacco

vedi anche raccomandazioni fin ali congresso SIMM

22 Giugno 2014Permalink

21 giugno 2014 – E’ il tempo di tirare le somme [Sesta puntata]

L’ASGI e il CRC

Nel sito dell’ASGI trovo una notizia inaspettata di cui ricopio la presentazione a seguito di un mio breve commento
Perché il collegamento al 7mo rapporto del Gruppo Convention on the Rights of the Child (CRC) e l’ampia presentazione  è per me inaspettata?
A mio parere sui minori l’Asgi ha finora traccheggiato (particolarmente inopportuna a fronte di altri silenzi  l’insistenza sui minori stranieri impossibilitati a far parte delle squadrette della FIGC) voltando consapevolmente le spalle al problema della iscrizione anagrafica che da tre anni il Gruppo CRC riporta correttamente nel suo rapporto.
In questo 7mo rapporto si vada a pag. 47 sgg.. Per i precedenti rapporti li ho citati più volte. Ricordo a titolo di esempio quanto scritto il 18 dicembre 2013 
Ora – obliquamente ma senza equivoci – l’ASGI ne prende atto (si veda il terzo paragrafo della presentazione del rapporto CRC che ricopio alla fine).
La cosa per me gravissima è che mai l’autorevole associazione è intervenuta sulle pubbliche dichiarazioni (RAI – Radio3 – 23 aprile scorso) dell’avvocato suo associato che segnalava una situazione che non oso neppure definire presente in qualche ospedale italiano.
Ne ho scritto alla presidente Boldrini il 6 maggio riportando ampie citazioni di quella intervista che ho integralmente trasmesso a tutti i deputati firmatari della proposta di legge 740. Ora l’ASGI si attiva? Speriamo. Più che un atto di fiducia sperare è un dovere.

Cosa ho fatto io

L’unica certezza dei miei faticosi cinque anni di impegno sul tema, faticoso soprattutto per le delusioni che ho vissuto e vivo nei confronti di varie persone e gruppi organizzarti (partititi, associazioni, chiesa cattolica), è la correzione che ho ottenuto in un dépliant dell’Ospedale di Udine che aveva pubblicato una notizia falsa e deviante..
Ne ho scritto, concludendo questa triste vicenda il 5 gennaio scorso.

Forse ho contribuito, scrivendo ai parlamentari locali del Pd e di SEL appena eletti, alla presentazione della pdl 740 (se ne può trovare il testo nel mio blog il 17 giugno 2013).
Forse ho contribuito, forse no. Di fatto ora tutti i 104 deputati sembrano disinteressati a far approvare o almeno discutere quanto hanno proposto.

L’ASGI pubblica il rapporto CRC

Il Gruppo CRC ha lanciato il 17 giugno 2014 il nuovo Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione Onu sull’infanzia e l’adolescenza e i suoi Protocolli Opzionali (Rapporto CRC).

Per quanto riguarda i minori stranieri molte sono le problematiche emerse e, diverse, vengono riposte all’attenzione delle autorità che non hanno dato seguito a precedenti raccomandazioni poste in precedenti rapporti sull’infanzia .

Il Gruppo CRC ribadisce, innanzitutto, la mancanza di modifiche normative necessarie ad assicurare la sicura registrazione anagrafica per i minori stranieri figli di cittadini presenti irregolarmente, così come già richiesto nel precedente rapporto e chiede alla presidenza del Consiglio dei Ministri di promuovere la riforma dell’art. 6 del Testo Unico sull’Immigrazione in modo da reintrodurre gli atti di stato civile tra i documenti per i quali non è necessaria l’esibizione del permesso di soggiorno .

Al Ministero della Salute il Gruppo CRC chiede di rendere uniformi le previsioni contenute nell’Accordo Stato- Regioni che precedono l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale dei minori figli di genitori irregolarmente presenti sul territorio italiano, vista l’attuale situazione disomogenea che genera disparità di diritti.

Famiglie e minori, reduci da viaggi faticosi attraverso il mar Mediterraneo, devono poter sostare presso i centri di primissima accoglienza il più breve tempo possibile e devono essere garantiti servizi di tutela alla salute nei centri di seconda accoglienza, si legge nelle raccomandazioni al Ministero dell’Interno.

Viene nuovamente richiesto al Parlamento di provvedere ad una modifica della normativa sulla cittadinanza rispetto all’accesso da parte di minori stranieri giunti in Italia da piccoli, nonostante alcune modifiche positive sono state rilevate.

Particolare attenzione ai minori non accpompagnati (MNA) viene data nell’ambito del capitolo dedicato alle misure speciali per la tutela dei diritti dei minoto (7) dove il Gruppo CRC raccomanda al Parlamento di approvare la proposta di legge A.C. 1658 contenente misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati . Inoltre chiede  a tutti i Garanti regionali per l’infanzia di promuovere la creazione presso le sedi giudiziarie di albi e/o elenchi riservati ai tutori volontari, nonché la stipula di protocolli di intesa che li rendano operativi, e di realizzare corsi di formazione inter-disciplinare per i tutori dei minori stranieri non accompagnati. Alle Regioni, agli Enti locali e alle Autorità giudiziarie minorili viene richiesto di di predisporre adeguati progetti di presa in carico complessiva dei MNA stranieri e di promuovere e applicare l’affido familiare laddove rispondente al loro interesse.

Riguardo alle minorenni straniere vittime di tratta va sottolineato come questo non sia  fenomeno così manifesto, dato che generalmente le minorenni vengono tenute al chiuso, negli appartamenti e nei locali, e il “ponte” coi clienti avviene tramite donne adulte e quindi meno esposte ai controlli.  Percio’ si deve prestare maggiore attenzione quando ci si trova di fronte a minori stranieri : a tal proposito  le associazioni che si occupano del tema della tratta lamentano, purtroppo, la scarsa attenzione e identificazione delle vittime di tratta tra coloro che presentano richiesta di asilo da parte delle Commissioni Territoriali che valutano tali richieste e alle frontiere, dove proprio la giovane età – e, a volte, la nazionalità – dovrebbe essere un utile indicatore di cui tener conto per identificare le vittime di tratta. La richiesta di asilo politico viene invece troppo spesso considerata  dalle forze di Polizia come “strumentale”, in quanto permette di girare liberamente sul territorio dello Stato fino alla valutazione della domanda. Essa, invece, va  considerata come “coercitiva”, in quanto sono gli sfruttatori a indicare alle vittime di tratta di seguire tale procedura.

La condizione dei minori rom, sinti e camminanti risulta ancora difficile, con una diminuzione della frequenza scolastica e l’aumento della politica dei campi e degli sgomberi che il Gruppo CRC chiede di terminare per applicare, al contrario, la Strategia nazionale per l’inclusione, assicurandone una concreta attuazione e un efficace monitoraggio, che preveda la partecipazione attiva delle comunità rom e sinte, garantendo adeguate risorse finanziarie alla sua effettiva attuazione ed esplicitando chiari obiettivi quantificabili e indicatori di risultato.

Infine il Rapporto affronta anche i casi di apolidia tra i minori stranieri, che risultano essere oltre 15 mila, chiedendo al Ministero dell’Interno di risolvere, di concerto con Prefetture, Questure e Rappresentanze Diplomatiche, la questione degli “apolidi di fatto” e di sanare, di concerto con le competenti autorità, le posizioni dei minori nati in Italia, figli di genitori scappati da Paesi in guerra, che si ritrovano a oggi a non avere uno status giuridico definito.

Questi alcuni dei temi affrontati nel 7° Rapporto CRC nei 51 paragrafi redatti dalle 87 associazioni che compongono il Network. Il Gruppo CRC si impegna ad attivare e rafforzare il dialogo con le istituzioni competenti al fine di garantire una piena ed efficace implementazione della CRC nel nostro Paese.

Per leggere tutto il Rapporto, CLICCA QUI.

6 puntata – forse continua

Segnalazione puntate precedenti (tutte contengono documenti)
6 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3051    (petizioni Boldrini)
8 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3056   (calcio negato ai minori stranieri)
16 maggio 2014 – https://diariealtro.it/?p=3070 (Asgi – Miur)
11 giugno 2014  –  https://diariealtro.it/?p=3110  (congresso SIMM)
13 giugno 2104    https://diariealtro.it/?p=3128   (Asgi – MCE)

A queste aggiungo, oltre i documenti citati nel testo, quelli pubblicati  il 25 maggio
25 maggio  Lettera Kyenge   https://diariealtro.it/?p=3081
7 giugno     Cittadinanza ai figli dei rifugiati   https://diariealtro.it/?p=3090 .
9 giugno     articolo Paolo Citran – CIDI  https://diariealtro.it/?p=3100
15 marzo 2011 Il gallo – Il mio primo articolo oltre il blog  https://diariealtro.it/?p=673
21 dicembre 2013 – Figlio di clandestini   Il primo articolo scritto da altri
Tommaso Canetta e Pietro Pruneddu   https://diariealtro.it/?p=2852

21 Giugno 2014Permalink

13 giugno 2014 – Forse qualche volta segnalare è utile [Quinta puntata]

Il 16 maggio avevo scritto della lettera inviata il 13 maggio dall’ASGI al MIUR a proposito della richiesta del permesso di soggiorno per l’iscrizione alla scuola dell’obbligo presente nelle linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri dello stesso  ministero. Drasticamente l’Asgi affermava “le linee guida vanno modificate” e ancor più drasticamente la lettera di accompagnamento firmata dal suo presidente concludeva: «in mancanza di sollecito riscontro ci attiveremo in sede giudiziale al fine di ottenere  la rimozione dalle linee guida della richiesta del permesso di soggiorno ai fini dell’iscrizione scolastica».
Il 23 maggio l’Asgi informava che «tale indicazione deve considerarsi mero errore materiale di trascrizione, essendo più volte ribadito nel corpo delle stesse Linee Guida come l’irregolarità dei genitori riguardo al possesso del permesso di soggiorno non possa in alcun modo compromettere il diritto degli alunni all’iscrizione scolastica».

L’esonero del permesso di soggiorno per l’iscrizione alla scuola dell’obbligo – una storia.

Soddisfatta del risultato della richiesta dell’ASGI non posso però impedirmi di giudicare ridicola la giustificazione dell’errore perché l’inserimento della dizione ‘iscrizione alla scuola dell’obbligo’ ha una non onorevole storia, raccontata molto bene in un articolo di Paolo Citran (CIDI) di cui ho dato notizia con il relativo link il 9 giugno

Scrive Paolo: « L’aureo provvedimento esonera però il cittadino straniero che chiede l’iscrizione del proprio figlio a scuola dall’obbligo di esibire il permesso di soggiorno per quanto concerne le “prestazioni scolastiche obbligatorie”. Il carattere buonista (!) di questa disposizione si avverte tenendo conto del fatto che genitori privi del permesso di soggiorno, richiesti della presentazione di tale documento, tenderebbero a non iscrivere i loro figli a scuola per evitare di autodenunciarsi come irregolari. Tuttavia la faccenda sembra valere per la sola scuola dell’obbligo. Ma prima della scuola dell’obbligo esistono l’asilo nido e la scuola dell’infanzia».
Tanto per la cronaca l’intento di escludere la scuola dell’obbligo dalla presentazione del permesso di soggiorno era stato espresso dall’allora presidente della Camera on. Fini e realizzato con un emendamento – accolto dalla maggioranza – dell’on. Alessandra Mussolini (era il 2009 e si discuteva del ‘pacchetto sicurezza’. Persino la legge Bossi Fini non era intervenuta nel merito).

Scrive il Movimento di Cooperazione Educativa

Il 12 giugno di prima mattina trovo copia di una lettera che il gruppo di Udine del MCE ha scritto alla propria segreteria nazionale.
Tralascio la prima parte dove l’MCE udinese segnala le riserve dell’Asgi e chiede alla segreteria nazionale di intervenire in proposito.
Come ho scritto sopra è superata.
Ne riporto invece la seconda parte:
«Rileviamo d’altra parte come, in base all’articolo del Decreto legislativo sopra citato, l’esenzione dalla presentazione del permesso di soggiorno riguardi solo l’iscrizione alla scuola dell’obbligo e non alle altre istituzioni educative e scolastiche, la cui frequenza viene quindi di fatto ostacolata per i figli di immigrati “irregolari”. Pensiamo in particolare agli asili-nido e alle scuole dell’infanzia, che rappresentano per il bambino un’ occasione di crescita e di arricchimento, nonché di precoce apprendimento della lingua italiana, necessario ai fini di un’effettiva integrazione sociale e culturale nel nostro Paese.

Ciò è in evidente contrasto con la Legge n. 176/1991 (Ratifica ed esecuzione della Convenzione dei diritti del fanciullo, pubblicata a New York il 20.11.1989) e con l’insieme della legislazione riguardante i minori, che afferma come la condizione di irregolarità dei genitori non possa ostacolare in alcun modo il rispetto dei diritti dei minori, compreso quello all’educazione e all’istruzione.

Riteniamo perciò che sia urgente una revisione complessiva della legislazione in materia.

 Vogliamo ricordare, in particolare, che la Legge n. 94 del 15 luglio 2009 stabilisce l’obbligo di presentare il permesso di soggiorno anche per gli atti di stato civile quali la dichiarazione di nascita (art.1 comma 22, lettera g). Questo crea il rischio che genitori immigrati irregolari non denuncino la nascita di un figlio per paura di essere espulsi. Precisiamo che il 7 agosto dello stesso 2009, il Ministero dell’Interno ha cercato con una circolare  di porre rimedio a questa situazione, chiarendo che non è necessario esibire documenti inerenti al soggiorno per dichiarazioni  di nascita e di riconoscimento di filiazione. Ma, non essendo una Circolare Ministeriale una fonte primaria del diritto, permane l’urgenza di una revisione della legislazione in materia, da approvarsi da parte del Parlamento. (Esiste a riguardo una proposta di legge, la  n.740, presentata  il 13 aprile 2013 e assegnata alla Commissione Affari Costituzionali, che ancora giace ignorata).

L’MCE, che nei suoi principi di fondo annovera l’attenzione e l’impegno al  riconoscimento dei diritti dei minori, a nostro parere dovrebbe impegnarsi per un cambiamento dell’attuale  legislazione
».

Una speranza, come altre forse inutile, ma non illegittima.

L’MCE nazionale è organizzazione stimata e autorevole. Mi ostino a sperare che faccia buon uso della lettera udinese e si attivi presso il ministero per  arrivare a una norma che ponga fine a questi continui riferimenti al Permesso di soggiorno.
Probabilmente il coinvolgimento responsabile del Ministero faciliterebbe la revisione parlamentare della norma che l’MCE correttamente auspica.
Risolvendo la questione in radice – come anche l’MCE udinese suggerisce – si semplificherebbe la situazione.
Ma di ciò a una prossima puntata   –  continua

La documentazione specifica a questo punto si infittisce.
Per ora segnalo le quattro puntate precedenti:

6 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3051;
8 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3056
16 maggio 2014 – https://diariealtro.it/?p=3070
11 giugno 2014  –  https://diariealtro.it/?p=3110

A queste aggiungo, oltre i documenti citati nel testo, quelli pubblicati  il 25 maggio
https://diariealtro.it/?p=3081 e il 7 giugno   https://diariealtro.it/?p=3090 .

13 Giugno 2014Permalink

11 giugno 2014 – Chiamarmi fuori? [Quarta puntata]

Il desiderio di non occuparmi più della questione relativa alla mancata registrazione anagrafica è sempre più forte ma accade che si manifestano piccoli segnali alla cui lettura non riesco a sottrarmi.
E questa volta il segnale non è così piccolo.

Il XIII Congresso della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni.

Nelle raccomandazioni conclusive – che neritano di essere integralmente lette – ha detto a proposito della registrazione anagrafica qualche cosa di estremamente chiaro, valido e pertinente, ricordando anche i 25 anni trascorsi dalla firma della Convenzione di New York..

Ricopio alcuni passi:
«Il minore non è soltanto “oggetto di tutela e assistenza”, ma anche e soprattutto “soggetto di diritto”, e quindi titolare di diritti in prima persona […] In questo quadro, si riconosce l’importanza del riconoscimento della cittadinanza, come diritto ad avere diritti e punto di partenza per ogni possibile percorso di inserimento sociale»

E prosegue con le raccomandazioni: 

->  «Accelerare l’iter di riforma della legge sulla cittadinanza per garantire ai minori nati o cresciuti in Italia una piena inclusione e contemporaneamente portare avanti un nuovo concetto di cittadinanza per un’Italia più inclusiva e meno discriminatoria;

->  approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli indipendentemente dalla situazione giuridico–‐amministrativa dei genitori, senza la necessità di esibire documenti inerenti al soggiorno, in modo da evitare che ci siano “nati invisibili” con conseguenze aberranti di ordine sociale e sanitario»

E buffo ma trovo consolante la chiara distinzione fra cittadinanza e registrazione anagrafica, e la correttezza della loro connessione, trattandosi di concetti il cui significato sfugge – a mia più volte verificata conoscenza –  anche a politici e amministratori che di ciò si occupano o dovrebbero occuparsene.

Segnalo ancora che per la prima volta a mia conoscenza un documento che proviene da un’organizzazione della società civile indica con chiarezza l’elemento politicamente fondante della questione: approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli indipendentemente dalla situazione giuridico–amministrativa dei genitori

Spero che la Simm abbia un ascolto migliore di quello che non ho ottenuto io.

La documentazione specifica a questo punto si infittisce.
Per ora segnalo le più recenti puntate precedenti:
6 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3051;
8 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3056
16 maggio 2014https://diariealtro.it/?p=3070

A queste aggiungo  documenti pubblicati il 25 maggio https://diariealtro.it/?p=3081,
il 7 giugno   https://diariealtro.it/?p=3090  e il 9 giugno  CIDI   https://diariealtro.it/?p=3100

 

11 Giugno 2014Permalink

10 giugno 2014 – Il restauro di un’infamia

Per chi voglia (e secondo me sarebbe bene lo facessero in molti) è possibile ascoltare in un’edizione accuratamente restaurata il discorso con cui Mussoline annunciò l’entrata in guerra 74 anni fa.
Si trova nel sito di repubblica.it, ma non mi riesce di trasferirne il link

Per leggerne il testo
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1940e.htm

Sembra una strada di ricerca promettente.

16 anni prima, l’ultimo discorso parlamentare di Giacomo Matteotti

http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o6856

 

 

10 Giugno 2014Permalink

9 giugno 2014 – Il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti e la registrazione anagrafica

Nel supplemento on line della rivista Insegnare del CIDI si può leggere un articolo dell’amico Paolo Citran datato 31 maggio
E’ una carrellata molto precisa sulla storia della vicenda di cui mi occupo da cinque anni.
Ne riporto solo il link perché Paolo ha voluto parlare di me e la visibilità dell’intero testo mi imbarazza un po’.

 

 

 

 
http://www.insegnareonline.com/istanze/filosofia-educazione-societa/bambini-clandestini-diritti-negati

9 Giugno 2014Permalink

8 giugno 2014 – Mentre guardo i giardini vaticani – 1

Dal mio vecchio blog: diariealtro.altervista.org

3 settembre 2010 – Colloqui (forse) di pace e una segnalazione

I colloqui per la pace in Medio Oriente.

Mentre attendevo di sapere qualche cosa sull’avvio dei colloqui israelo palestinesi a Washington (e riascoltavo la voce di un amico che mi diceva in un momento di sconforto: ‘spero solo in Obama, ma..’) è arrivata la doccia fredda: quattro coloni uccisi da palestinesi (brigate al Aqsa o che altro, non so) e poi altri due feriti.
E si è fatta sentire un’altra voce che in Palestina mi sussurrava con tremore, quasi non volesse farsi sentire: ‘Ogni volta che sembra profilarsi una speranza di pace succede qualche cosa che la blocca’.
A questo punto per capire, forse, o almeno cercar di capire, bisogna andare là dove il primo attentato ha avuto luogo, a Hebron o meglio nelle vicinanze della città presso l’insediamento di Kiryat Arba  dove é sepolto Baruch Goldstein colui che nel 1994, un venerdì di Ramadan, entrò nella moschea che sovrasta le Tombe dei Patriarchi e compì una strage ‘per vendicare l’onore del Dio di Israele’ come lasciò scritto e come probabilmente ricordano coloro che ne visitano la tomba in una specie di pellegrinaggio.
Hebron è la città della Cisgiordania dove gli insediamenti dei coloni si trovano all’interno, attigui –anzi sovrastanti- il nucleo dell’antica città araba le cui stradine sono chiuse in alto da una rete: un tentativo di difendersi dalle immondizie di ogni genere che i coloni gettano dalle loro finestre e che, ammucchiate sulla rete ormai sovraccarica, KF2-2206pendono sulla testa di chi passa.
Entrare in una casa può essere sconvolgente. A me è successo di vedere in una nicchia scavata nell’antico muro di pietra le fotografie di due bambini uccisi un giorno che invece di immondizia era stata tirata una granata.

A scuola con la scorta.

I bambini vanno a scuola scortati: la presenza di stranieri può difenderli da chi li beffa, li insulta, li molesta e, forse, anche da fucili di militari dallo sparo facile, e talvolta efficace (“Uccidere i bambini non è più una faccenda tanto importante”, scriveva nel 2004 Gideon Levy e ne abbiamo parlato anche qui [1]).

Ho conosciuto alcune ragazze che li accompagnavano: facevano parte di un’iniziativa promossa dal Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Fra loro –tesissime e angustiate- spiccava per la sua serenità Pandora, una sudafricana resa forte dall’esperienza dell’apartheid subita nel suo paese … ma incontrare un Nelson Mandela é quasi impossibile, ovunque.
La cultura che riesce ad identificare la forza con la pace – di cui sa accettare il prezzo a volte amaro – non è diffusa da nessuna parte.
Il 27 gennaio 2007 in un mio vecchio blog (la prima edizione di Diariealtro) avevo tradotto un articolo di Ha’aretz (che si può leggere da qui nel testo inglese [2]) in cui si riportavano le dichiarazioni a Radio Israele di Yosef Lapid, oggi scomparso ma allora presidente dello Yad Vashem.  Lapid, che aveva perso suo padre nel genocidio nazista ed era poi stato Ministro della Giustizia in Israele, era un sopravvissuto all’Olocausto..hebron
Scriveva Ha’aretz il 20 gennaio 2007 che “gli atti di alcuni coloni di hebron gli riportavano alla mente la persecuzione sofferta dagli Ebrei alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel suo paese d’origine, la Jugoslavia” e citava: “Non c’erano forni crematori o pogroms che rendessero amara la nostra vita in diaspora prima che cominciassero ad ammazzarci, ma le persecuzioni, le molestie, il lancio delle pietre, le difficoltà di sostentamento, le intimidazioni, gli sputi e il disprezzo  …Avevo paura di andare a scuola perché i piccoli antisemiti erano soliti tenderci agguati lungo la strada e bastonarci.  Che differenza c’è rispetto ai bambini palestinesi di hebron?”
Centinaia di commenti di lettori di Ha’aretz chiosavano con insulti le parole di Lapid.

L’impopolarità della pace

Volere la pace, quella possibile, quella che conviene e non semplicemente quella proclamata come moto del proprio cuore anche dove le parole –belle e alte- si possono sprecare senza preoccuparsi della loro efficacia, é difficile. Se non espone, come capitò a Lapid, allo stigma sociale, espone alla beffa. ‘Tu sogni’ ci si sente dire dimenticando chi come Luther King morì per un sogno che voleva essere, e in parte fu, efficace.
Il 23 gennaio del 2007, mentre mi sforzavo di tradurre Ha’aretz, moriva il grande giornalista e scritto polacco, Ryszard Kapuscinski

Uno di coloro che lo celebravano nei vari blog citò una poesia che secondo me descrive magnficamente le contraddizioni della volontà di pace:
“Filo spinato
Tu scrivi dell’uomo nel lager
io – del lager nell’uomo
per te il filo spinato è all’esterno
per me si aggroviglia in ciascuno di noi
– Pensi che ci sia tanta differenza?
Sono due facce della stessa pena”.

Due facce della stessa pena

Anche se i media italiani non se ne occupano – e poco se ne occupano anche molti di coloro che dicono di volere la pace – qualche tentativo di incontro fra chi vive dalle due parti in lotta in Medio Oriente c’é.
Qui mi limito a ricordare alcuni siti che propongono iniziative di cui ho parlato in passato:
– Parents circle [3] che in un suo sito in italiano [4] così si presenta:

“Siamo un gruppo di genitori in lutto che desidera impegnarsi per portare la pace fra israeliani e palestinesi. Noi, che abbiamo perso i nostri figli nella guerra fra i due popoli, sosteniamo la pace. Noi, madri e padri, vogliamo arrivare a un accordo fra i due popoli, e desideriamo rafforzare i dirigenti di ambo le parti durante i negoziati”.

– Combatants for peace  [5] è un movimento creato congiuntamente da palestinesi e israeliani che sono stato gli uni soldati dell’esercito israeliano (IDF) e gli altri parte della lotta violenta per la libertà della Palestina

– E poi ci sono coloro che rifiutano di far parte dell’esercito israeliano di stanza in Palestina, una forma di diserzione ‘mirata’ diversa dalla obiezione di coscienza come da noi é stata intesa, i gruppi di israeliani che rendono testimonianza ai check point e tanti altri oscurati da una disinformata informazione

Confronti – Una segnalazione.

Io ho avuto la fortuna di conoscere direttamente parecchie di queste realtà attraverso le iniziative culturali e i viaggi organizzati dalla rivista Confronti, il cui numero di settembre ha un carattere monografico ed è dedicato al ‘dialogo in precario equilibrio’.

.Potrete prenderne visione (c’é anche la possibilità di lettura di qualche articolo) andando al sito del mensile : www.confronti.net.



[1]  http://diariealtro.altervista.org/blog/21-agosto-2010-chi-garantisce-il-diritto-di-esistere/

[3] http://www.theparentscircle.com

[4] http://bau.unical.it/Locandine/semidipace%201%20feb%2006_PARENTS%20CIRCLE.htm

[5] http://cfpeace.org/

 

8 Giugno 2014Permalink

7 giugno 2014 – I nomi delle cose

Pio La Torre torna a Comiso

La decisione è stata assunta dall’amministrazione comunale.

Già dieci anni addietro l’aeroporto era stato intitolato a Pio La Torre.
Poi, nel 2007, la nuova amministrazione comunale di centro-destra, revocò la scelta, intestando l’aeroporto ad un generale dell’aviazione siciliano , “distintosi” particolarmente durante l’ efferata aggressione fascista all’Etiopia.
Tanti e forti i dissensi all’oltraggio consumato contro l’eroe isolano Pio La Torre. In particolare una grande manifestazione si tenne a Comiso l’11 ottobre 2008 con delegazioni di cittadini provenienti da tutta la Sicilia.

Domenico Stimolo   –  dal sito ildialogo.org

Figli di rifugiati e figli di clandestini

Cittadinanza italiana ai figli dei rifugiati, in arrivo una circolare      06/06/2014

«Stiamo mettendo a punto una circolare interpretativa che ormai è quasi pronta e in emanazione a breve scadenza».
Il sottosegretario al Ministero dell’Interno, Domenico Manzione, ha annunciato la pubblicazione di una circolare che estenderà il diritto di acquisire la cittadinanza da parte dei figli di cittadini stranieri titolari di protezione internazionale, in analogia al riconoscimento che ora già spetta ai figli degli apolidi (per i genitori invece resta l’iter ordinario). L’articolo 1 della Legge 91/92 n. 5 stabilisce che è «cittadino per nascita» – oltre a chi è figlio di padre o madre cittadini italiani – anche «chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi».
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso apprezzamento per l’intenzione del Ministero dell’Interno, ricordando che l’attuale normativa sulla cittadinanza prevede che nella sua applicazione la condizione del rifugiato e quelle dell’apolide siano equiparati.
La circolare, dunque, chiarirà, secondo l’UNHCR, che in ragione di tale equiparazione anche il figlio nato in Italia di genitori rifugiati possa ottenere la cittadinanza italiana.
“E’ la stessa Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato ad impegnare gli Stati contraenti a facilitare l’acquisizione della cittadinanza per i rifugiati.” afferma Laurens Jolles, Delegato UNHCR per il Sud Europa.

Dal nuovo sito dell’ASGI  – datato 6 giugno

7 Giugno 2014Permalink

1 giugno 2014 – Calendario giugno

2 giugno           –   Festa della Repubblica
3 giugno 1963 –    Muore Giovanni XXIII
4 giugno 1989 –    Strage di piazza Tienanmen
7 giugno 1929 –    La città del Vaticano diventa uno stato sovrano.
10 giugno 1924 –   Assassinio di Giacomo Matteotti
10 giugno 1940 –  Annuncio dichiarazione di guerra
11 giugno 1984 –  Morte di Enrico Berlinguer
12 giugno 1964 –  Condanna all’ergastolo di Nelson Mandela
13 giugno 2005  –  il senato Usa approva una mozione di scuse formali ai discendenti assassinati in pubblici linciaggi, documentati fra il 1882 e il 1968
14 giugno 1966 –   Il concilio Vaticano annuncia l’abolizione dell’indice dei libri proibiti
16 giugno 1976-    Sudafrica: massacro di Soweto
17 giugno 1991 –  Fine dell’apartheid in Sudafrica
18 giugno 1982 –  Londra: ritrovamento del cadavere di Roberto Calvi
19 giugno1945 –    Nascita di Aung San Suu Kyi
19 giugno 2013 –   Approvata la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul
22 giugno 1633 –   Galileo è costretto all’abiura
23 giugno 1858 –  Pio IX fa rapire il bambino ebreo Edgardo Mortara
25 giugno 1946 –  Inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente
26 giugno 1967 –  Morte di don Lorenzo Milani
27 giugno 1980 –  Ustica: esplosione del DC9. Muoiono 81 persone
28 giugno 1914  –  Sarajevo Assassinio di Francesco Ferdinando e della moglie
28 giugno 1919 –  Trattato di Versailles – Fine della prima guerra mondiale
28 giugno 2014 –   Inizio del Ramadan 1435
29 giugno 1934 –   Germania: notte dei lunghi coltelli
29 giugno 2013 –   Muore Margherita Hack
30 giugno 2005 –   Spagna: il Parlamento dice sì ai matrimoni gay

1 Giugno 2014Permalink