18 agosto 2013 – Era quello che temevo 5

Una nota di Serena Pellegrino scritta nella notte del 18 agosto.

Alla manifestazione di questo pomeriggio svoltasi davanti al CIE di Gradisca, a cui non ho partecipato ma che come altri ho sostenuto per la sua forma di solidarietà verso le parti coinvolte, hanno partecipato gruppi eterogenei.
 Rappresentanti del consiglio regionale, provinciale di Gorizia e di diversi comuni erano presenti nella loro veste istituzionale. Secondo quanto mi è stato riferito da fonti più che accreditate, i fatti per come si sono succeduti non potevano che far esplodere, come ho più volte ripetuto, la pentola a pressione. Mi era stato annunciato che alcuni “antagonisti” i cosiddetti disobbedienti si stavano preparando a partecipare alla manifestazione.
Quanto imposto dalla questura come misura cautelativa per la buona riuscita della manifestazione non è stato seguito e nel frattempo all’interno del CIE gli “ospiti” sono saliti nuovamente sul tetto!!!

 Due telefonate, la prima con il dirigente della questura poi con Matteo Negrari mi hanno permesso di sapere come si sono svolti i fatti.
 Per accedere al tetto hanno di nuovo spaccato il vetro/plexiglass che funge da separatore tra l’ultima vasca e l’esterno, mettendo a rischio, in primo luogo la loro incolumità fisica e successivamente la loro credibilità; io mi auguro che tutto continui a procedere nel verso che abbiamo imboccato quest’ultima settimana.
 La scorsa volta che erano sul tetto avevo trascorso buona parte della nottata con loro e solo all’indomani ero riuscita a persuaderli a scendere perché andavo dal Prefetto con i loro desiderata.
 Ma noi sappiamo bene cosa pretendono: la riduzione del periodo di permanenza nella struttura da 18 a 6 mesi, ma si sa anche che è una misura che non può certo essere presa nell’immediato né tantomeno dal Prefetto.
 La mia più grande preoccupazione ora è l’incolumità di tutti gli “ospiti”. Non possiamo dimenticare che è ancora in ospedale, in coma farmacologico, il marocchino che lunedì notte è caduto dal tetto cercando di scappare.
 E’ arrivato il momento che gli organi preposti intervengano nell’immediato, il Parlamento poi dovrà fare il suo.

Aggiungo

Certamente ‘il Parlamento dovrà fare il suo’ ma dovrebbe farlo anche chi si muove nella società più o meno civile, purtroppo talvolta strumentalizzando sentimenti e confusione mentale a proprio vantaggio.
La causa prima di quanto è successo è la pessima gestione del problema migratorio che crea situazioni di disperazione e rabbia.
Adoperare la rabbia altrui a vantaggio della propria immagine non serve a nulla ma è pratica quotidiana e non solo in questo caso.

18 Agosto 2013Permalink

17 agosto 2013 – I diritti umani non vanno in ferie 4

Non so come ciò che è accaduto verrà riportato dalla stampa ma nei prossimi giorni non avrò tempo  per analisi e nemmeno il modo di documentarmi.
Mi garantisco quello che posso ancora registrare.

Al CIE di Gradisca un piccolo passo verso la “normalità”:

 I DIRITTI UMANI NON VANNO IN FERIE

 Rientrando a Gradisca, dopo un paio di giorni di assenza, la calma sembra tornata. 
 Alcuni materassi però sono ancora sistemati sopra il tetto; mi auguro ancora per poco perché all’idea che qualcuno possa di nuovo salirci non può che tenerci in allerta.
Arrivo, annunciando preventivamente che dopo la mia visita avrei tenuto una conferenza stampa nel piazzale antistante.
 Mi aspettavano.    La Prefettura avvisata.   Tutto regolare.    Nessun blitz.
 La collaborazione prima di tutto.

 Sapevo che oggi, con ogni probabilità, avrebbero restituito i cellulari: prima grande conquista dopo i colloqui tenutisi prima con gli “ospiti” e poi con il Prefetto e il Questore -dopo due anni di misura straordinaria direi che può essere definito un grande risultato per loro.

 Una volta dentro sono stata dissuasa dall’entrare a dialogare con loro: avevano avuto rimostranze nei miei confronti nei giorni precedenti, ma non mi faccio intimorire.

 Il dialogo e la fiducia per aver mantenuto la parola, prima di tutto.

 La diffidenza e il timore che io possa essere come tanti altri che fanno la visita e poi…chi li vedi più sono altissimi, ma quanto accaduto oggi rischia di valere più di mille carte scritte.

 Il ripristino della mensa, dal momento che necessita di lavori di manutenzione, non potrà essere agibile prima di una settimana.
 La cosa non mi turba. Loro lo sanno e mi auguro che sappiano attendere.  Entro.

 Mi accolgono, insospettatamente, con atteggiamento positivo.

 Sono contenti. Sembravano bambini. Piccoli pezzi di libertà. Poter comunicare e ricevere comunicazioni: impagabile! Parlare con la famiglia, ma soprattutto poter ricevere telefonate, perché l’uso del telefono pubblico per parlare con l’esterno non gli era mai stato negato.

 Mi trattengo qualche minuto con loro e mi dicono che hanno visto tutte le trasmissioni televisive, che sono contenti che si parli di loro, ma le richieste che avanzano di continuo sono l’impegno di diminuire il numero di mesi di “trattenimento” (perché è così che bisogna chiamarlo senza paura) da 18 a 6 mesi.

 Effettivamente, a parte alcuni casi e da quanto sostiene il Questore, parrebbe sia così.

 Prima di andare via, una raccomandazione: sono con voi se voi siete rispettosi…non posso dire delle regole, perché le regole NON CI SONO!!!
 Vengono decise di volta in volta e la cooperativa al suo interno deve fare di tutto perché venga rispettato. In ultimo, come extrema ratio, interviene la polizia.
 Mi auguro che mantengano la parola data.

 Nel frattempo sul piazzale antistante mi aspettano numerosi i giornalisti per la conferenza stampa.
 Perché una conferenza stampa il 16 agosto: perché i diritti umani NON VANNO IN FERIE!
 …e diventa lo slogan della conferenza…

 Intervengono tutti, tutte le associazioni che i questi anni hanno operato perché il CIE potesse diventare qualcosa di umano, la tenda per la pace. l’associazione laciasciateCIEntrare, il centro Balducci e molti altri. Qualcuno mi chiede: e la Bossi/Fini? ha fatto acqua da tutte le parti, la mia risposta, e quando una norma è palesemente sbagliata, bisogna avere il coraggio di cambiarla.

 Alla riapertura della Camera questo deve essere uno dei prossimi impegni. Il PD in questi giorni, per bocca della nostra Presidente, si è sbilanciato con dichiarazioni aperte.
 Ora dobbiamo continuare con i fatti: Senza Paura!
 Unico vero dispiacere: che si voglia con determinazione farmi apparire, in una diatriba tra guardie e ladri, dalla parte dei ladri.
 La difesa delle forze dell’ordine rimane in capo alla destra.
 Ma capiamoci. Qui, e cito don Di Piazza, nessuno vuole il CIE.

 La mia posizione è netta.
 Siamo lì per tutti, dai cittadini di Gradisca che subiscono sul loro territorio situazioni di forte anomalia e disagio, alle forze di polizia che anziché impegnarsi sul territorio sono costretti presidiare un luogo che, di fatto, non dovrebbe essere presidiato, agli operatori della cooperativa che non percepiscono lo stipendio da molti mesi e, ultimi nella catena perché non sostenuti da alcuna istituzione ufficiale a differenza di tutti gli altri, i “rifiuti” della società: gli immigrati irregolari.

 D’altronde chi vuoi che li voglia degli ex delinquenti, stranieri per di più, o dei senza diritto in un momento in cui la crisi morde qualsiasi settore? Meglio disfarsene e relegarli in una struttura fino a 18 mesi. O fino a quando lo stato d’origine dà l’ok per il rimpatrio – la loro “casa” – da dove, gioco forza, riprenderebbero lo stesso percorso.

 Ed è un cane che continua a mordersi la coda: ma i diritti umani NON VANNO IN FERIE!

Il mio commento pubblicato su facebook

Grazie Serena! e ti prego di ricordare che nessun diritto umano va in ferie, né quelli di chi li urla dai tetti né quelli di chi può solo affidarli alla civiltà consapevole di altri.
Ancora una volta ti ricordo i bambini cui la legge nega l’appartenenza a un ordinamento giuridico. Sono i figli degli immigrati irregolari che, per  registrarne la nascita, dal 2009 devono presentare il permesso di soggiorno che non hanno. E’ una norma che è stata pensata – sulla pelle di neonati (ma si può immaginare una vigliaccheria peggiore?) – per facilitare l’identificazione e l’espulsione dei padri.
I figli diventano il loro CIE!
Il fatto che possa non essere applicata non cancella la vergogna e il pericolo di una simile norma.
Hai firmato la proposta di legge 740 la cui approvazione – che rimedierebbe questa situazione – non comporta oneri per lo stato. Mettila nel ‘pacchetto’ delle questioni che tratterrete in parlamento.
“Filo spinato
Tu scrivi dell’uomo nel lager
io – del lager nell’uomo
per te il filo spinato è all’esterno
per me si aggroviglia in ciascuno di noi
– Pensi che ci sia tanta differenza?
Sono due facce della stessa pena”.
(Ryszard Kapuściński)

ore 23
Gradisca (GO) – La mobilitazione di fronte al CIE. I migranti lanciano bozzoli e psicofarmaci dall’interno: la prova delle violenze

17 Agosto 2013Permalink

15 agosto 2013 – CIE e ferragosto 3

CIE di Gradisca: Una parlamentare …

Il 13 e 14 agosto ho riportato nel mio blog (e come potevo trasferito su facebook)  i comunicati e le frettolose note dell’on. Serena Pellegrino che anche oggi ha pubblicato una notizia nel sito che si è costruita e a cui rimando per il futuro (www.serenapellegrino.it). Comunico comunque che domani alle 11.45 terrà una conferenza stampa a Gradisca nel piazzale antistante il CIE.
Non sono l’addetta stampa di Serena e l’ho fatto perché era l’unico modo di proporre una voce dall’interno che è stata indubbiamente enfatizzata dall’emergenza della situazione ma di cui nessuno ha potuto soffocare la visibilità.
Però Serena si è messa in gioco e di ciò le va dato onore anche per aver sollevato la voce del senatore Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani.
Non era mai successo e speriamo abbia un seguito.
Il CIE è là – se non vado errata – dal 2006, impenetrabile all’esterno ma non a chi (parlamentari e consiglieri regionali) ha un ruolo per potervi entrare, ruolo che da allora non è stato esercitato o almeno non lo è stato con efficacia.

CIE di Gradisca: …e sette consiglieri regionali

Il 31 luglio i consiglieri regionali Cremaschi, Codega, Dal Zovo, Gratton, Moretti, Pustetto, Travanut hanno presentato, a seguito della visita di alcuni di loro al CIE, l’interpellanza n. 10 di cui riassumo, collegandola per una lettura completa,  i  termini essenziali:
–        eterogeneità delle presenze dal punto di vista della classificazione amministrativa;
–        situazioni di fragilità e vulnerabilità psichica che necessitano di interventi socio sanitari non attuabili dentro un sistema di contenzione;
–         e, cito, “anche le forze dell’Ordine ritengono scarsamente tutelante la situazione sia per le persone trattenute, sia per gli operatori deputati a mantenere le norme di legge, tanto che lo stesso Sindacato di Polizia è intervenuto con numerosi comunicati”.

In definitiva  i consiglieri firmatari, prima di porre le ovvie domande alla giunta,  constatano come : “si ponga un problema umanitario, un problema di diritto ed un problema di efficacia”.
Nulla è accaduto nel consiglio regionale prima dell’intervento dell’on. Pellegrino cui ha fatto seguito (13 agosto) un comunicato stampa di Gianni Torrenti, Assessore all’istruzione, università, ricerca, famiglia, associazionismo, cooperazione, cultura, sport, relazioni internazionali e comunitarie, che qui collego per una eventuale lettura.

Non ho trovato invece comunicati personali della Presidente della Regione salvo qualche brandello di interviste, spero correttamente riportato, in cui chiede la chiusura del CIE.
Mi sembra poco e generico.  Continuerò a cercar di capire soprattutto se la Presidente della Regione, al di là degli auspici, si rende conto che – anche se il CIE venisse chiuso- questi migranti ora e per un futuro non so quanto lungo sono qui e che ci si deve far carico nell’esercizio delle proprie funzioni, partiti di riferimento consentendo o meno, anche dell’ora e del ‘qui’.

Le appartenenze dei consiglieri interpellanti
Volutamente non le collego ai singoli nomi: ci sono 4 Pd, 2 SEL, 1 M5S. Quello che mi interessa è l’eterogeneità delle appartenenze che segnano il rispetto dell’art. 67  della Costituzione (che vale anche per i Consiglieri regionali) “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Poco dopo la formazione del governo Letta c’era stata una stupida polemica in merito (ma poiché le cose stupide hanno successo me ne ero molto –e ancora lo sono –preoccupata).

Ha vinto Erode?

Ora spero che chi se ne ricorda sappia, nell’ambito delle proprie funzioni e con trasparenza, stimolare interventi efficaci non dimenticando la legge che nega ai neonati –figli di immigrati irregolari – il certificato di nascita.
Come ricorda la proposta di legge regionale n. 740, che potrebbe rimuovere questa infamia, è una riforma che non costa nulla (ma cui non sembrano attenti nemmeno i proponenti).
In questo periodo mi interesso di certi antichi miti e mi viene in mente un precedente: il re Erode decise di far ammazzare tutti i bambini di Betlemme per essere certo di liberarsi di uno che gli sfuggì. Nel 2009 il ministro Maroni volle minacciare alcuni bambini per spaventare i migranti e ottenere il consenso di chi si crogiola in una cultura xenofobo razzista. Gli è riuscito?

16 agosto – mattino presto
Trascrivo la segnalazione di un articolo che ho ricevuto e, pur trovandolo molto pertinente, ora non ho tempo di commentare. Ma se qualcuno legge…
http://www.famigliacristiana.it/articolo/bari-al-cara-si-violano-i-diritti-umani.aspx

Un po’ più tardi
http://www.cronachediordinariorazzismo.org/2013/08/in-coma-luomo-caduto-dal-cie-di-gradisca-chiudere-subito-i-cie/

E ancora, dopo una telefonata di Serena

Scritto su fb
Cara Serena, l’adesione dei movimenti è importante ma, ti prego, non dimenticare di essere una parlamentare. Agisci anche sulle regole. Troppi pensano che l’urlo basti.
Ho letto che è stata ritirata la circolare che negava l’uso del cellulare.
 E’ una misura importante e il non piccolo successo va a tuo merito.
Mi hai detto che avevi concordato con il prefetto anche la possibilità dell’uso della mensa per i pasti (i detenuti mangiano in cella) e l’uso di un campetto di calcio.
Forse ai fautori del tutto o nulla sembrerà poco ma ogni misura per umanizzare è un passo,  purché sia un passo e non l’ultima sosta davanti a una porta chiusa. Hai aperto uno spiraglio. Continua, se potessi mettere il piede nella fessura per non far chiudere quella porta lo farei.
Speriamo e attendiamo con trepidazione lo scioglimento della prognosi per il cittadino del Marocco in coma farmacologico.

 

15 Agosto 2013Permalink

14 agosto 2013 – Dalla nota facebook di Serena Pellegrino, deputata 2

Il mio commento

Ormai da anni scrivo nel mio blog, e poi su facebook, che per la questione immigrati in generale – e non solo per quella punta dell’iceberg che è il CIE – occorre un impegno di tutti i livelli istituzionali, non solo e non tanto per dire – o peggio strillare a proprio onore e gloria di protagonisti della protesta – qualche cosa di ciò che non va.

Ora ce lo dice una parlamentare che si è trovata ‘dentro’ e soprattutto ‘con’.

Altri che esercitano con responsabilità ed onore attività assistenziali si trovano ‘con’, ma non sanno (o non vogliono) affrontare i problemi dei diritti degli stranieri a livello normativo. Sembra siano timorosi di affrontare i livelli istituzionali di responsabilità che devono essere esercitate e per essere esercitate devono essere pubblicamente stimolate in forma responsabile.

All’intervento consapevole e responsabile di Serena Pellegrino si è unita -da Roma- la voce del sen. Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani del Senato. E’ un legame di continuità e coerenza importante che merita consenso e attenzione.

Una sola nota cui ci tengo moltissimo: Serena Pellegrino chiede al governo e alla maggioranza parlamentare di cancellare la Bossi Fin e il reato di clandestinità (certamente un nodo fondamentale della questione).
Per favore Serena non dimenticare il successivo ‘pacchetto sicurezza’ (94/2009) che aggiunge altre abiezioni arrivando a scatenare il disprezzo per i padri ostentato – e condiviso da molti – sui figli neonati e negando loro il certificato di nascita. Oggi quei neonati non hanno voce per esprimere una protesta che altri possa ascoltare – e magari strumentalizzare – ma i loro diritti sono stati radicalmente calpestati.

Non dimentichiamoli e … grazie  all’on. Serena e al sen. Luigi Manconi. Continuate così.

Ora vedremo che ne seguirà .

Serena Pellegrino –  …Oggi è l’Altro giorno e voi, “papaveri”, dove siete stati…

 Dopo aver lasciato, ieri sera, il CIE con l’accordo del dirigente della Questura che gli “ospiti” avrebbero potuto rimanere fuori nelle “vasche” c’è stato da parte loro un sospiro di sollievo. Prima di andare via gli ho detto che la nostra fiducia nei loro confronti era totale.

 Un gruppo, il più nutrito, motivato e attento voleva discutere delle regole, alcuni mi chiedevano di poter intervenire su loro situazioni personali, altri ancora erano in disparte.

 Un paio, i sedicenti siriani, mi chiamano in parte per perorare la loro causa. A tutti dico che il mio compito è quello di promuovere il benessere di tutti all’interno della struttura e che chiedo loro solo di essere rispettosi del luogo, di non rompere più nulla, perché, con il denaro che necessita per riparare i danni, potrebbero avere altri benefici, come ad esempio le macchinette per il caffè all’interno delle loro stanze.

 Gli faccio mille raccomandazioni, mi sembrava di rivolgermi a dei figli. Ho fatto anche l’esempio di loro come padri nei confronti dei loro figli. La sensazione che queste persone non conoscano più un gesto d’attenzione e d’ “amore” da tempo illimitato è grande.

 Fiduciosa, anche se preoccupata, li ho lasciati.

 Questa mattina vengo raggiunta da una telefonata e vengo a sapere che due degli “ospiti” sono stati ricoverati a seguito di una caduta. Chiamo immediatamente il Prefetto che mi conferma che purtroppo la notizia è vera e che uno dei due versa in gravissime condizioni: è caduto mentre cercava di saltare dal tetto mancando la presa successiva, precipitando così a terra con la testa e che ora si trovava all’ospedale di Cattinara a Trieste sotto operazione chirurgica, mentre il secondo, dopo aver cercato di realizzare una cosiddetta fune tibetana, è scivolato riportando delle contusioni alle gambe.

 Quest’ultimo, nulla di grave.

 Mi comunica che proprio quello più grave era lì da pochi giorni, che aveva già ricevuto i documenti ed era prossimo al rientro nella sua patria. Ed è quindi proprio questo uno dei più gravi motivi per cui queste persone rischiano la fuga, perché nella loro terra non vogliono tornare: non hanno nulla da perdere!

 Che responsabilità enorme pesa sulla testa di noi occidentali che, dopo aver depredato le loro terre, li abbiamo introdotti nei nostri paesi a fare i mestieri meno appetibili e ora, dal momento che non ne abbiamo più bisogno li “rottamiamo”, parola molto di moda ultimamente…

 Per fortuna quanto accaduto nella notte non inficia il fatto che il Prefetto mantenesse la sua motivazione a procedere con il ripristino delle misure concordate assieme.

 Chiamo Galadriel Ravelli e Matteo Negrari e li avviso dell’accaduto.

 Ci facciamo numerose telefonate e concordiamo assieme che non sia il caso di tornare al CIE per non allertare gli “ospiti” che molto probabilmente non erano al corrente di come stesse il loro “compagno”.

 Mi arrabbio davvero perché dopo aver trascorso ore e ore all’interno della struttura proprio perché la mia preoccupazione più grande era quella che potesse succedere un incidente dal tetto, accade esattamente così.

 Mi tengo costantemente aggiornata, anche perché l’assessore regionale Torrenti annuncia il suo incontro con il Prefetto.

 Il mio timore è che il lavoro di mediazione di questi giorni potesse essere vanificato da questo incidente e che il Prefetto, nell’ottica dell’emergenza, tornasse sui suoi passi, facendo pagare a tutti l’errore di un singolo.

 A dire la verità il Prefetto non solo non revoca il provvedimento, sebbene il giorno prima abbia dimostrato di essere intransigente sulla questione, ma addirittura premia i suoi ospiti, redigendolo oggi stesso.

 Mi stupisco ma, ovviamente, mi rallegro per la buona tenuta dell’accordo.

 Nel frattempo mi giungono telefonate che mi dicono che i due “ospiti” non erano particolarmente in sé quando li vedono scappare, e qualcuno azzarda qualche ipotesi.

 Prendo queste informazioni con le molle. Tutto dovrà essere verificato dalle autorità preposte.

 Mi assicuro che i familiari siano stati informati e mi viene garantito che l’ambasciata è stata messa al corrente dei fatti.

 Nel corso della giornata vengo raggiunta telefonicamente dal sen. Luigi Manconi, presidente della commissione Affari per i diritti umani e mi chiede di riferirgli quanto accaduto nel dettaglio e di tenerlo aggiornato sugli sviluppi. Mi comunica che, oltre al suo immediato interessamento, è prevista la visita della commissione al CIE proprio il prossimo 9 settembre. 

 La cosa più strana? dopo aver trascorso tre lunghissimi giorni e notti a stretto contatto con la struttura e i suoi ospiti, dopo aver denunciato a tutti gli organi di stampa quanto stesse accadendo, nessuna delle autorità locali si è preoccupato di fare una chiamata fino ad oggi; solo qualcuno ieri ha dichiarato: “vediamo gli sviluppi…”.

 Ecco gli sviluppi.

 Capisco che siamo in agosto, capisco che le istituzioni sono chiuse…ma i diritti dell’umanità non possono certo andare in ferie, mai.

 ______________

 CIE GRADISCA, 13 agosto 2013

 SITUAZIONE NUOVAMENTE GRAVISSIMA: DUE IMMIGRATI FERITI, UNO E’ MOLTO GRAVE

 SERENA PELLEGRINO RIFERISCE AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PER LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI SEN.MANCONI

 La situazione al CIE di Gradisca d’Isonzo ha improvvisamente e nuovamente fatto scattare allarme e tensione: la notte scorsa due persone, presumibilmente in un tentativo di fuga, sono rimaste ferite, una molto gravemente, e sono ricoverate all’ospedale di Cattinara di Trieste e all’ospedale civile di Gorizia.

 ” Il ministero dell’interno intervenga immediatamente prima che succeda una nuova tragedia”: lo afferma la deputata di Sel Serena Pellegrino che da giorni segue la vicenda del CIE di Gradisca d’Isonzo. Pellegrino è stata in queste ore chiamata dal sen.Luigi Mancone, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, per un aggiornamento sulla situazione.

 ” È ora – continua la deputata di Sel – che il governo, e la strana maggioranza che lo sostiene, si occupino di rivedere le politiche di immigrazione cancellando la Bossi-Fini e il reato di clandestinità.

 Un paese civile non può più accettare questi centri di detenzione, vere e proprie galere senza le minime condizioni umane, che chiamiamo Cie. La regione Friuli Venezia Giulia , oltre a dichiararsi contro il permanere del Centro, assuma iniziative più specifiche in ambito politico e si affianchi più concretamente a coloro che si stanno battendo per la revisione normativa”

 on. Serena Pellegrino

 ___________________

 CIE GRADISCA: ON. SERENA PELLEGRINO (SINISTRA E. LIBERTÀ),

 SITUAZIONE GRAVISSIMA      INTERVENGA ALFANO

 La situazione al CIE di Gradisca d’Isonzo è gravissima come dimostrano i due feriti di questa notte ricoverati al Cattinara di Trieste e all’ospedale di Gorizia. Il ministero dell’interno intervenga immediatamente prima che succeda una tragedia.

 Lo afferma la deputata di Sel Serena Pellegrino che da giorni segue la vicenda del CIE di Gradisca d’Isonzo.

 È ora, continua la deputata di Sel, che il governo, e la strana maggioranza che lo sostiene, si occupino di rivedere le politiche di immigrazione cancellando la Bossi-Fini e il reato di clandestinità.

 Le politiche di questi anni hanno prodotto solo tragedie e morti, senza minimamente risolvere il problema. Un paese civile non può più accettare, conclude l’on. Pellegrino, questi centri di detenzione, vere e proprie galere senza le minime condizioni umane che chiamiamo Cie.

 Lo rende noto l’ufficio stampa

 Roma 13 agosto 2013

Segue il link al comunicato del sen. Manconi che avevo aggiunto ieri pomeriggio al mio scritto di ieri.

ore 11 Il comunicato Ansa. Giornalisti?
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/08/13/Tenta-fuga-Cie-ferito-gravemente_9154655.html

 

14 Agosto 2013Permalink

13 agosto 2013 – Dalla nota facebook di Serena Pellegrino, deputata 1

UNA NOTTATA TUTTA DA RICORDARE!

 Quella appena trascorsa, sarà una nottata della mia vita che non potrò scordare.

 Mentre stavo facendo la mia solita nota quotidiana mi arriva la chiamata di Matteo Negrari da Gradisca.
Si trovava davanti al CIE. Mi dice concitato che gli “ospiti” sono saliti sul tetto e che la polizia sta di nuovo lanciando lacrimogeni e, dalle urla che si sentono, capisco che la situazione è di nuovo insostenibile.

 Chiamo la Questura di Gorizia e chiedo di poter parlare con il dirigente con cui ho trascorso tutta la giornata di sabato. Cerca in qualche modo di tranquillizzarmi, ma inutilmente. Le telefonate si sono ripetute per più di un’ora, Matteo e Gala mi riportavano minuto per minuto cosa stava succedendo. Sono entrati tutti: camionette della polizia, carabinieri, un pullman con una ventina di militari dell’esercito e per finire i Vigili del fuoco! Le grida che si sentivano erano raccapriccianti. In una delle innumerevoli telefonate con la Questura ho detto che mandassero un’ambulanza perché non era possibile pensare che di nuovo qualcuno si sentisse soffocare come la notte tra giovedì e venerdì! Mi sono costantemente relazionata con il mio compagno Nazzareno Pilozzi, che qualche settimana fa era andato in visita al CIE e conosce bene la situazione, e con lui abbiamo concordato che fosse necessario avvisare il Viminale. Il sottosegretario, contro ogni aspettativa ha risposto e si è dimostrato disponibile a intervenire. Ma intanto nulla si modificava.

 Ho così deciso che fosse indispensabile andare di persona, avviso la questura e dico al funzionario che io sono intenzionata a parlare con il Prefetto con urgenza al più tardi nella giornata di domani.

 Arrivo all’una e mezza. Fanno entrare solo me. Indescrivibile quello che trovo.

 Sembrava di essere in guerra. In un piccolo spazio una quantità di poliziotti, carabinieri e militari in tenuta antisommossa. Ma le colluttazioni per fortuna erano terminate.

 Entro e trovo il capo di gabinetto della questura che, gentilissimo, mi accoglie. Insieme ad altri funzionari chiedo e concordiamo un incontro.

 Sono disponibile a portare avanti una mediazione. Obiettivo principale farli scendere dal tetto. La loro incolumità prima di tutto!

 Mi accolgono con disponibilità.

 Scendono in due dal tetto e dopo un’ora di trattative riusciamo a trovare un punto d’accordo.

 Ma vi garantisco che non è stato facile, le richieste erano dalle più plausibili come il ripristino delle libertà tolte una ad una nel corso di questi due anni, come l’uso del cellulare o della mensa, alla richiesta che non vengano più stabiliti 18 mesi di “detenzione” e che venga rimosso l’attuale giudice di pace.

 Quando mi chiedono garanzie con un impegno scritto da me che avrei ottenuto entro domani questi risultati, soprattutto quelli legali, gli ho spiegato che esiste solo un caso in cui è possibile espletare dall’oggi al domani queste richieste e si chiama dittatura e il dittatore avrei dovuto essere io. Li persuado, ma l’idea di scendere dal tetto non la prendono in considerazione.

 Mi prendo l’impegno di fare tutto quanto è nelle mie facoltà, gli dico che in democrazia ognuno ha il suo ruolo e deve essere coinvolto per il ruolo che ha. Compresi loro. Mi faccio quindi garante per loro e chiedo loro di fare altrettanto verso i loro compagni. Impresa difficilissima, quasi impossibile. Vado via ormai alle quattro del mattino con un impegno che loro finalmente accolgono. Gli dico che all’indomani sarei tornata e che avrei accolto le loro richieste prioritarie e io gli avrei spiegato chi poteva assolvere a ogni richiesta e che io mi facevo loro portavoce. Mi gridano dal tetto che si fidano solo di me.

 Torno a casa che oramai erano le quattro e mezza e loro ancora sul tetto presidiati dalle squadre antisommossa. Andando via prego il capo di gabinetto di chiamarmi per qualsiasi emergenza si ripresentasse. Gli “ospiti” sembrano persuasi.

 Vado via con un carico immenso di responsabilità!

 Questa mattina la prima cosa che faccio è chiamare la Questura e Matteo. Il funzionario con cui mi sono tenuta in contatto tutta la notte era ancora in servizio – sabato, tutta la notte tra domenica e lunedì e tutto oggi – ma nonostante tutto è sempre disponibile e non nasconde una certa “gioia”. Sembra che ci sia uno spiraglio di trattativa per farli scendere dal tetto. Dopo aver risentito Nazzareno e attraverso di lui il Viminale, decido, come promesso agli “ospiti”, di partire per Gradisca.

 Arrivo e li ritrovo ancora sui tetti, anche questa volta mi accolgono con fiducia. Mi sento forte della loro speranza. Entro nella “caserma”, ormai sembra proprio così, e penso: “per fortuna che gli eritrei se ne sono andati, altro che centro di accoglienza!”

 Con il funzionario della polizia, dopo un breve colloquio, andiamo fuori, sembra che si stia di nuovo preparando una rivolta. Mi chiedono di stare dentro, ma non mi fermo, dico che non ho paura e che DEVO parlare con loro.

 Le promesse valgono più di mille carte scritte.

 Cinque, sei di loro scendono dal tetto, gli dico che nel frattempo il Prefetto mi aveva accordato un appuntamento, subito oppure per il 16 agosto, il 16 agosto!!!

 Per cui mi faccio dare un mandato con le loro richieste e parto.

 All’incontro trovo anche il Questore. Devo ammettere che non me l’aspettavo. Mi da una notizia che non può farmi che piacere perché mi dice che anche i suoi, al CIE, hanno dimostrato fiducia nei miei confronti.

 L’ostacolo maggiore: riuscire a comunicare e far capire le esigenze degli “ospiti” ai miei interlocutori.

 Dopo due ore e mezza di colloquio molto dettagliato sono riuscita a trovare una mediazione.

 Il ripristino, in tempi brevi, delle condizioni che vigono negli altri CIE come l’uso del telefonino, l’utilizzo della mensa e la possibilità, dopo aver fatto alcuni lavori di sicurezza, di accedere al campo di calcio e la disponibilità da parte mia di fare tutto quanto è nelle mie possibilità di rimettere mano sulla norma relativa ai Centri di identificazione ed espulsione.

 Conquista indispensabile per poter tornare al CIE!

 

 Uscendo rilascio una dichiarazione alla Rai che, oltre ad altre emittenti che ho cercato disperatamente durante la notte precedente per dare finalmente voce a questa realtà, mi aspettava fuori dalla Prefettura. Racconto, seppur in totale sintesi, tutto! persino che i dipendenti della cooperativa che gestisce il CIE non sono pagati da mesi!!!

 Nel frattempo mi giunge la bellissima notizia che sono scesi tutti dal tetto e che sono rientrati nelle “vasche”.

 Corro a Gradisca con le buone notizie.

 Li trovo nelle vasche. Alcuni demoralizzati, altri disattenti, i più interessati come gli portassi il Verbo.

 Entro in una delle loro vasche e gli riporto il dettaglio della conversazione, con me anche i dipendenti della cooperativa che in tutta questa vicenda sembrano i più distaccati ma che che sono l’anello vitale di questa vicenda.

 Resto a lungo e quando me ne vado parto di nuovo con una promessa: NON VI ABBANDONO!

 Le reazioni sono tra le più disparate.

 Esco. Con il mio fardello.   Riparto con i ringraziamenti di tutti. Mi sembrano esagerati.

 A me sembra di aver fatto solo quello che ogni persona ne abbia la facoltà, abbia l’obbligo di fare.

 Ma la delusione non è tardata a venire.

 Dopo aver visto il servizio della Rai, un po’ edulcorato rispetto a quanto avevo dichiarato è vero, mi è arrivata voce che alcuni di loro erano molto delusi e che uno piangeva.

 Ora mi sento ancora più forte del bisogno che queste persone hanno di sentirsi protetti. Tutti, nessuno escluso, dagli “ospiti”, agli operatori della cooperativa, agli agenti che ogni giorno potrebbero dedicarsi ai veri problemi che emergono sul territorio e invece devono spiegare tutte le loro forze in attività che potrebbero essere risolte semplicemente con una buona norma.

 Notte amici. Domani è un altro giorno…

ore 17

I fatti di Gradisca, testimoniati in prima battuta dall’on Serena Pellegrino, arrivano finalmente alla stampa nazionale (almeno quella on line, che riporta anche un intervento del sen Manconi, presidente della commissione diritti umani del Senato.
Riporto un link per la lettura della notizia.

http://www.repubblica.it/cronaca/2013/08/13/news/manconi_grave_immigrato_chiudere_cie_di_gradisca-64724921/?ref=HRER1-1

 

13 Agosto 2013Permalink

10 agosto 2013 – Le sorprese di Boldrini

 Rispetto delle scadenze e qualche cosa di più

Vacanze interrotte per i deputati. Il decreto con le norme contro il femminicidio sarà con ogni probabilità presentato in aula alla Camera il 20 o il 21 agosto. Secondo quanto si apprende a Montecitorio il decreto dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale domenica 18 o lunedì 19. Entro cinque giorni dovrà poi essere presentato in aula per iniziare il percorso che porterà, se porterà, alla legge.
E poiché in aula deve essere presentato  bisogna che l’aula ci sia.
Naturalmente la Lega ha protestato.
Sarà però interessante contare e riconoscere i presenti e gli assenti.

La circostanza era stata anticipata dalla presidente della Camera, Laura Boldrini: “Ieri, nel salutare i deputati per la pausa estiva, ho ricordato che l’aula e le commissioni possono essere convocate, se necessario, in ogni momento – ha scritto sulla sua pagina Facebook -. E’ prevedibile, infatti, che Montecitorio debba riunirsi già dopo il 20 agosto per la presentazione di un decreto”.

Speranze forse sprecate ma perché negarmele in una stagione di sorprese?

Spero che un atteggiamento di impegno congiunto governo – presidente della camera – camera consenta anche di dibattere rapidamente la proposta di legge che, ripristinando la situazione precedente l’approvazione del pacchetto sicurezza, cancelli la richiesta del permesso di soggiorno per la registrazione delle nascite, assicurando ad ogni bambino di  esistere quale persona destinataria delle regole dell’ordinamento giuridico.
L’ho trascritta il 17 giugno.    
Ciò che più mi preoccupa, insieme alla sonnolenza del parlamento, è l’indifferenza dei sindaci. Come possono accettare di registrare chi nasce nel territorio del loro comune con modalità che discriminano alcuni bambini, declinando un principio di uguaglianza in termini di privilegio e rigetto sanato da una circolare?  E accanto a questo atteggiamento per me incomprensibile ci sono i cittadini che non sanno – o non  vogliono – distinguere il significato di una legge dagli effetti di una circolare.
Purtroppo anche per questo aspetto ci sono brutte novità su cui tornerò presto, dopo aver verificato ancora un fatto capitato nella mia città.

10 Agosto 2013Permalink

8 agosto 2013 – Piccoli passi contro il razzismo

Piccoli passi contro il razzismo  di Monica Lanfranco | 8 agosto 2013

Qualche mese fa scrissi un post nel quale raccontavo di come mi ero imbattuta in un modulo standard di denuncia contro ignoti per un tentativo di furto nel quale, tra le varie voci da barrare, c’era anche la casella ‘zingari’.
Mi era sembrato, pure nella sgradevolezza dell’avvenimento che mi colpiva da vicino, un’incresciosa scoperta, una pericolosa e palese manifestazione razzista che non poteva passare inosservata.
Dopo pochi giorni sono stata contattata da diverse associazioni che si occupano di diritti umani: Associazione 21 luglio, Amnesty International, Ecc.
Nel frattempo il nostro civilissimo paese ha assistito alle esternazioni di esponenti politici con incarichi istituzionali ai danni di una ministra, con declinazioni razziste e sessiste, e sembrava che oltre allo sdegno, alla riprovazione, alla nausea di fronte a tutto questo non si riuscisse a muovere nulla.
Invece, sorpresa: le associazioni hanno fatto cordata, e si sono mosse, riuscendo a trovare interlocutori in Parlamento.
I senatori Manconi e Palermo hanno contattato il comando dei Carabinieri in questione, richiedendo e ottenendo la rimozione della voce ‘zingari’ dal precompilato.
In seguito ad ulteriori verifiche hanno scoperto, come era altamente probabile, che il fenomeno non era circoscritto a quel comando  hanno ottenuto l’intervento di un alto ufficiale dell’arma che ha scritto a tutti i comandi interessati chiedendone la rimozione.
Un piccolo risultato, un sassolino nel mare di indifferenza, violenza verbale e sottovalutazione del potere delle parole: certo, però dà speranza e tonifica vedere che da un piccolo post su un evento purtroppo diffuso e per niente eccezionale si crea sinergia tra persone, realtà associative e istituzioni, che insieme rimuovono una (piccola) ingiustizia.
Non sarà una notizia, ma, forse, invece sì. 

Come ci sono arrivata
Ho trovato questa notizia su facebook e la riporto avendola collegata  alla fonte (Il fatto quotidiano, raggiunto attraverso la segnalazione di Monica Lanfranco): la ritengo importantissima: due senatori che capiscono, verificano, propongono, ottengono e , insieme a una giornalista che ne dà notizia, capiscono il significato di un fatto che può sembrare piccolo ma non lo è
Così mi aggiungo anch’io che – a conforto della mia futura memoria – di analoghe questioni- avevo scritto il 15 luglio scorso.

8 Agosto 2013Permalink

3 agosto 2013 – Le vittime sono scomode

Ho  ripreso nel titolo la citazione di un passaggio del discorso pronunciato ieri a Bologna da Laura Boldrini.
Si trova nella pagina della Presidente nel sito del Parlamento

Buon giorno a tutte e a tutti. Ringrazio il Sindaco Virginio Merola e l’onorevole Paolo Bolognesi, Presidente dell’Associazione dei Familiari, per l’invito che mi è stato rivolto a partecipare a questo incontro. Rivolgo un caloroso saluto al Ministro Delrio, al Presidente Errani, alla Presidente della Provincia Beatrice Draghetti, alle altre autorità presenti e a tutti voi che avete scelto di partecipare a questo momento di ricordo. Voglio dire subito che non sono venuta qui, oggi, per offrire parole di circostanza. Sono qui per esprimere la mia solidarietà e la mia vicinanza alle vittime, alle loro famiglie, ai sopravvissuti, all’intera comunità bolognese.

E voi sapete bene che per me la parola solidarietà ha un significato vero e profondo.

Fin dai primi giorni di lavoro come Presidente della Camera dei deputati, ho cercato di farmi interprete della domanda di giustizia che sale da tanti luoghi che nel nostro Paese sono stati feriti dalla strategia del terrore.

L’ho fatto celebrando il 25 Aprile a Milano e il Primo Maggio a Portella della Ginestra, l’ho fatto a Palermo in occasione dell’anniversario della strage di Ustica.

Dopo tanti anni, e con il sangue versato di centinaia di persone, siamo ancora costretti a chiedere che sia rimosso ogni velo su quegli eventi e sui registi di quella strategia. Sembra incredibile. Eppure è così.

E’ così anche per Bologna. La giustizia ha individuato e condannato gli esecutori. Non ancora i mandanti, i burattinai, gli strateghi, quelli che hanno pensato la carneficina.

La strage di Bologna fu un evento terribile, che ha sconvolto la vita delle centinaia di persone che ne soffrirono in modo diretto.

Ma è stato un evento che ha lacerato in profondità anche le istituzioni democratiche, portandone alla luce ancora una volta le inadeguatezze, le inadempienze, le debolezze, la pervasività di zone oscure, infiltrazioni, ambiguità, doppiezze.

Una ferita ancora aperta e dolorosa per coloro che hanno a cuore la vita democratica di questo paese.

Questo vale certamente per tutti, senza distinzioni di età, ma é soprattutto vero per la mia generazione, per tutti coloro che vennero colti da questo evento proprio all’inizio della loro vita adulta, quando le esperienze lasciano tracce più profonde.

Quella mattina ero qui a Bologna. Giovane studentessa marchigiana in cerca di un alloggio in affitto. E ricordo lo sgomento e il dolore della città.

Eravamo forse ancora troppo giovani per comprendere appieno il significato di Piazza Fontana (1969), dell’Italicus (1974) o di Piazza della Loggia (1974), e fummo trascinati a forza dentro l’età della consapevolezza da tre eventi tragici e ancora oggi circondati da ombre e misteri: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro (1978), la strage di Ustica (1980) e quella di Bologna.

Penso che tra le tante ragioni che hanno portato alla attuale crisi di legittimità delle nostre istituzioni e al distacco crescente di gran parte dei cittadini dalla partecipazione democratica attiva, ci sia anche questa incapacità di fare chiarezza fino in fondo, di dirsi tutto, di produrre verità e quindi di restituire completa giustizia, la giustizia che ancora non abbiamo. Come si fa, in queste condizioni, a innamorarsi delle istituzioni?

Chiarezza, trasparenza, in primo luogo per le vittime, per gli 85 innocenti ai quali è stata troncata la vita. Per i loro familiari e per i feriti sopravvissuti, che negli anni non hanno smesso di chiedersi che senso dare alla loro sofferenza – poco fa ho visto una ragazza che piange in silenzio dall’inizio della cerimonia.

Ma anche per noi, come cittadini responsabili di questa Repubblica democratica.

Per questo vorrei ringraziare l’Associazione dei familiari delle vittime – grazie, on. Bolognesi, per l’impegno incessante profuso in tutti questi anni – e garantire che continuerò a seguire, come ho fatto fin qui, l’obiettivo della piena attuazione della legge 206 a favore delle vittime del terrorismo e delle stragi. Considero molto positivo, a questo proposito, il chiaro impegno assunto poco fa in Consiglio Comunale dal Ministro Delrio. Grazie Ministro, grazie dell’impegno, perché i risultati si ottengono in sinergia.

Lidia Secci, la moglie di Torquato, primo presidente dell’Associazione, ha detto in una intervista che “Le vittime sono scomode”.

E’ vero, signora Secci – venga qui vicino a me – le verità sono scomode per tutti coloro che preferirebbero voltar pagina e rifugiarsi nell’indifferenza.

Scomodi sono i morti che, con la brutalità irrevocabile della loro stessa morte, non smettono di chiederne ragione a noi vivi.

Scomodi i sopravvissuti, i familiari, gli amici, che danno voce alla loro domanda di verità.

A loro dico : grazie per essere così scomodi! Continuate ad essere scomodi, dobbiamo tutti essere scomodi!

Grazie per aver convertito il vostro dolore in responsabilità, passione civile, vigilanza democratica. Grazie per aiutarci a non dimenticare. Potevate chiudervi nell’odio, e non l’avete fatto.

La storia di questa tragica vicenda rende difficile e scomodo il mio ruolo, salire su questo palco per rappresentare istituzioni che molti dei presenti percepiscono come una “controparte inadempiente”. Sarebbe strano il contrario. Non mi scandalizza, né potrei dar loro torto.

Per me, deve essere chiaro, aver ricevuto il vostro invito è stato un grande onore, un attestato di stima di cui vi sono profondamente grata. È cosa diversa dal dover andare. Sono orgogliosa di essere qui, e ora non ho più paura di questa piazza.

Nel rileggere le parole pronunciate da Torquato Secci e Paolo Bolognesi nelle 32 commemorazioni che hanno preceduto quella di oggi, si ritrovano, anno dopo anno, forti critiche alle istituzioni: la denuncia incessante di inefficienze, ritardi, silenzi, depistaggi, di promesse incompiute, di falsità e di inaccettabili inviti a “portare pazienza”.

Ma è altrettanto doveroso ricordare che nelle istituzioni vi sono state anche persone che hanno lottato con forza per aprire il cammino alla verità.

Voglio ricordare qui l’opera meritoria svolta per oltre 13 anni, a partire dal 1988, dalla Commissione Stragi sotto la presidenza di Libero Gualtieri e poi di Giovanni Pellegrino, che hanno indagato, hanno aperto la strada.

Non possiamo inoltre dimenticare il lavoro di magistrati rigorosi ai quali dobbiamo i risultati fin qui raggiunti per accertare le responsabilità. Uno per tutti: il giudice Mario Amato, ucciso dai Nar proprio perché aveva svelato trame e misteri dell’eversione nera.

E c’è un altro nome che voglio fare oggi, quello di Tina Anselmi, una donna tenace e coraggiosa che diresse con grande impegno, senza riguardi per nessuno se non per il suo senso delle istituzioni, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, voluta da un’altra donna, l’allora Presidente della Camera Nilde Iotti.

Dobbiamo essere obiettivi, dobbiamo dire che anche il lavoro compiuto da queste commissioni parlamentari ha dato un grande contribuito ad avvicinare la verità, e merita il nostro più alto riconoscimento.

Ma che cosa ci hanno detto queste inchieste parlamentari?

Ci hanno detto che fin dalla fine degli anni sessanta, e poi per tutto il decennio successivo e ancora oltre, l’eversione neofascista organizzò, con la complicità di settori deviati degv cc c li apparati dello Stato, una vera e propria strategia con l’obiettivo di terrorizzare la popolazione italiana e suscitare così una domanda d’ordine e di svolta autoritaria, perché se c’è caos si richiede più ordine!

Temevano la vittoria delle istanze di progresso e di libertà che proprio in quegli anni spingevano alla partecipazione attiva migliaia di giovani, di donne e di lavoratori. Io me la ricordo Bologna, in quegli anni si scendeva in piazza. E questo metteva paura: bisognava metterci un punto, bisognava bloccare quella spinta libertaria.

La strage di Bologna fu l’evento forse più drammatico di questa strategia. Per il numero dei morti e dei feriti e per le modalità spietate con cui fu messa in atto.

Ma Bologna è anche il racconto di Milano, di Brescia, dei cieli di Ustica, di Capaci e di via D’Amelio, della strage del rapido 904. Ma guardatele, queste vicende! Sono tutte legate, sullo sfondo c’è sempre la paura.

E’ la storia di un Paese che ha collezionato molte colpe ma ha conosciuto pochi, pochissimi colpevoli. Dove, dove sono?

Ecco, a questa impunità non possiamo, non dobbiamo rassegnarci.

Non possiamo accettare che su questi 85 morti, e sugli 81 dell’aereo precipitato a Ustica, sui 17 morti di piazza Fontana, gli otto di piazza della Loggia, i dodici del treno Italicus… non possiamo accettare che su questo elenco lunghissimo, su questo “saldo di dolore” – potremmo chiamarlo così – ci sia sempre stato qualcuno che sapeva ma ha preferito tacere; sapeva, ma non ha parlato.

Perché non esiste lutto più inconsolabile di una verità negata, quando al dolore per i propri morti si unisce l’umiliazione delle menzogne.

Ma Bologna non si è lasciata piegare. Non si è arresa. Ha continuato a lottare e ad andare avanti.

Anche l’Italia è andata avanti.

Ma la nostra democrazia va sempre custodita come un dono prezioso, così come vanno tutelati i valori della nostra Costituzione. Non diamoli per scontati. Dobbiamo essere vigili, dobbiamo esserne le sentinelle.

Possiamo ricordare i morti di Bologna e tacere sulle svastiche comparse a Roma qualche giorno fa per festeggiare i cento anni del criminale nazista Priebke? Come possiamo farlo?

Possiamo pensare che questo paese sia davvero pacificato con se stesso, con la propria storia se ancora oggi ci sono rappresentanti delle istituzioni che offendono e deridono una donna nera che fa bene il suo mestiere di ministra?

L’intolleranza genera mostri: e a quei mostri dobbiamo sempre saper opporre il senso alto della nostra civiltà, rifiutando la provocazione e dimostrando che c’è sempre un’alternativa all’odio, nel rispetto della lunga strada che abbiamo percorso fin qui. Andiamo avanti con la nostra civiltà, con la nostra Costituzione. Lasciamo stare quelli che alimentano la fabbrica dell’odio. Il Paese ha bisogno di più coesione.

Ecco perché è attuale e necessario il dovere della memoria.

Bene ha fatto il Sindaco di Bologna a proporre di consegnare ai propri cittadini questa memoria, decidendo di intitolare 16 strade della città ai morti nella strage del 1980. Perché passando per quelle vie ci chiediamo sempre: chi era? Chi era?

Quei nomi saranno ricordati ogni giorno, come un giuramento solenne che non dobbiamo smarrire mai. Saranno il segno di una ferita ancora aperta ma anche il segno che non ci siamo fatti fermare, il segno di una nostra pretesa di verità che il tempo non può e non potrà mai fiaccare. Lo dico soprattutto ai più giovani. Mi raccomando: non dimenticate mai.

3 Agosto 2013Permalink

28 luglio 2013 – Nascere e non esistere. Anche a Udine.

Quel che mi è capitato fra il 25 e il 26 luglio
Il 26 luglio avevo scritto di mie ‘perplessità e preoccupazioni’ a proposito di una informazione scorretta contenuta nella Guida rapida all’ospedale che un amico, entratone in possesso per essergli stata offerta nell’Ospedale di Udine all’inizio della scorsa settimana, mi aveva fornito il 25 luglio.
Non riuscendo a raggiungerlo quando ho deciso di scriverne avevo mantenuto l’indicazione anonima. Venuto a conoscenza del mio scritto lui stesso ha voluto che il suo nome comparisse, del che gli sono grata. Si chiama Luca Peresson, vive in regione a Maiano.
Ma veniamo alla storia di cui rivela un pezzo importante, l’indicazione erronea nel dépliant che mi aveva fornito.
Gli avevo risposto precisando che
1. Il dépliant distribuito dichiara ufficialmente la richiesta di permesso di soggiorno valido da parte dell’ospedale di Udine per stilare la denuncia di nascita per i figli degli stranieri non residenti. Come tante volte ho scritto la richiesta del permesso di soggiorno in questo caso non è legalmente proponibile. E’ chiaro che la denuncia di nascita viene presentata in ospedale per delega del Comune in cui il piccolo (così male accolto) risulterà nato.
2. La mattina del 26 luglio ho scritto a un paio di assessori comunali, a qualche consigliere comunale assortito per genere e a qualche amico/a impegnato nelle attività della società civile.
Ho avuto immediata risposta da una consigliera e da un’assessora che si è impegnata a documentarsi.
3. Poiché sono testarda e pignola prima che l’ufficio informazioni dell’ospedale chiudesse (venerdì 26 poco prima delle 18) mi sono recata a quello sportello, ho verificato l’inesistenza nell’espositore affiancato allo sportello del dépliant che tenevo in mano, mi sono rivolta a una gentilissima impiegata presente e, ostentando la mia aria d’occasione di vecchietta innocente e un po’ scema, le ho mostrato il dépliant chiedendole altra copia. Risposta: “ Ma quello è un documento vecchio, guardi la data (
l’avevo già guardata signora mia! Mi dimentico sempre del luogo in cui ho messo gli occhiali ma quando guardo documenti sono un mastino!). Comunque non ne abbiamo più. Sono finiti tutti”.

Su questo aspetto c’è una spiegazione ovvia. I dépliant erano finiti da tempo all’ufficio informazioni sito nell’atrio dell’ospedale e tanto mi riferiva correttamente l’impiegata che non poteva sapere che in qualche reparto ce n’erano ancora (e penso in uno dei reparti forniti di quel dépliant l’avesse ricevuto Luca).
Se c’è anche la possibilità di farsi influenzare da ipotesi maligne queste non riguardano quell’impiegata ma chi decide ed è responsabile delle decisioni.

Non intendo abbandonare questa brutta storia e proseguo
Do per buona la data sul dépliant: gennaio 2012 e non vado oltre.
Però la legge che nega la possibilità di registrare la nascita di un figlio è del 15 luglio 2009.
La norma indecente (cui il dépliant dell’ospedale di Udine si adegua) si trova nella lettera g del comma 22 dell’art. 1 della legge stessa e ha conformemente modificato il comma 2 dell’articolo 6 del decreto legislativo 286/1998, e successive modificazioni. Si tratta del Testo unico sull’Immigrazione.
La circolare che consente –contraddicendo la legge ma senza modificarla – la registrazione dei nuovi nati anche a chi sia privo di permesso di soggiorno porta il n. 19 ed è datata 7 agosto 2009.
Quindi, anche se la distribuzione del dépliant all’ospedale di Udine fosse cessata nel gennaio 2012 (secondo la data indicata nel documento e che qualcuno mi ha suggerito essere ultimativa del processo discriminatorio ma sappiamo che non è così) a quanti bambini fra il 7 agosto 2009 e il gennaio 2012 è stato negato – nel comune di Udine (e in ogni altro comune italiano di cui non posso verificare le procedure nel merito) – il certificato di nascita loro dovuto? e a quanti dal gennaio 2012 ad oggi, periodo per cui non disponiamo della condanna a norma dépliant?

A chi denunciare questa faccenda?
Nella nostra regione non è stata istituita la figura del garante per l’infanzia e l’adolescenza, il Sindaco di Udine –cui ho scritto più volte – non mi ha mai risposto e non riprovo.
Proverò ad andare dal direttore dell’Azienda sanitaria e riferirò quello che vorrà dirmi se mai mi riceverà.
Non mi resta che confidare nell’etica e nel senso di responsabilità della giovane assessora che si è detta disponibile ad informarsi e nell’impegno dei parlamentari per la modifica della norma per cui già esiste una proposta di legge il cui testo si trova nel mio blog, in data 17 giugno.
 

28 Luglio 2013Permalink

27 luglio 2013 – Non più preoccupazioni ma certezze di razzismo operativo

Odio espresso da una parte politica o risultato visibile di una cultura diffusa?

Ieri scrivevo di mie perplessità e preoccupazioni, aprendo con un testo che testimoniava di discriminazioni a sfondo xenofobo o razziale che lo si voglia interpretare..
Oggi devo scrivere di aggressioni verso la ministra Kyenge diventata il simbolo di ciò che deve essere, ad ogni costo, abbattuto.
Odio espresso da una parte politica o risultato visibile di una cultura diffusa?

http://www.corriere.it/politica/13_luglio_26/kyenge-lancio-banane_3d51c118-f63a-11e2-8279-238a68ccdabf.shtml

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/07/27/news/forza_nuova_lancio_di_banane_contro_il_ministro_kyenge-63794163/?ref=HREA-1

http://www.lastampa.it/2013/07/26/italia/politica/cervia-lancio-di-banane-contro-kyenge-lei-c-la-crisi-triste-sprecare-il-cibo-B9Nw3jhOrhQmbJpTMu9vwJ/pagina.html

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/cervia_kyenge_ministro_banane_manichini/notizie/308988.shtml

http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2013/07/26/APqQaH4F-manichini_insanguinati_accoglienza.shtml

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/27/kyenge-banane-contro-ministro-alla-festa-del-pd/668747/

Non era difficile prevedere e forse ormai è tardi per prevenire efficacemente.
Ci siamo dimenticati dei due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, uccisi da Gianluca Casseri, esponente dell’estrema destra italiana il 13 dicembre 2011 durante la quale italiana e di tante altre aggressioni.
Io finora mi sono concentrata sull’indifferenza diffusa a livello di società civile e politico per la negazione in legge della registrazione anagrafica.
E continuerò perché anche questo mi sembra un segno sottovalutato di altri orrori futuri.

27 Luglio 2013Permalink