14 gennaio 2013 – Il fulmine che attraversa i pastrocchi e arriva alla sintesi.

Il fulmine è arrivato con la storia di una bambina, una piccola che la corte di Cassazione ha affidato alla sua mamma – che vive con una compagna – negando, a quanto ho capito, l’affido congiunto al padre che non aveva risparmiato scene di violenza alla figlia.
Spero di aver riassunto correttamente quanto letto e ascoltato, sobbalzando ogni volta che trovo la vicenda associata al riconoscimento del matrimonio degli omossessuali e al loro diritto ad adottare e mi chiedo invano ‘che c’entra?’.
L’ascolto del dibattito che ne è seguito è per molti versi deprimente. Attraverso messaggi di vario peso e natura il buon senso consolidato suggerisce che è preferibile il libero accesso nella vita familiare di un padre violento e la negazione di un equilibrio trovato dalla madre che il richiamo a una presenza omossessuale vicina alla piccola.
Io sono convinta che la Cassazione (che tra l’altro non è giudice monocratico né di primo grado) non abbia fatto giochini da salotto spericolato, sono interessata – molto – a un fatto per me centrale – il riferimento primario al diritto del minore – ma anche ad osservare quel che si è mosso attorno a un caso concreto e rivelatore.
Prima di riferirmi a quel che si è mosso voglio anche aggiungere che se il caso è arrivato ben documentato fino alla Cassazione ciò è certamente merito non solo delle protagoniste (mamma e bambina) ma anche degli avvocati che le hanno assistite. E così si apre un’altra pagina per cui il diritto del minore è tutelato quando c’è la cultura (operativa, non chiacchiera) e i mezzi per promuoverla. Sono felice che qualcuno se lo sia potuto permettere e penso a chi non può, tradito dalla dominanza del buon senso che riesce ad affermarsi nelle scelte politiche che non sanno aprirsi alla solidarietà, se non per sostenere quella benefico-privata  anche con il voto di scambio.
E’ un altro aspetto che nel mio ragionamento non voglio trascurare.

Natura e no

Quando sento la parola ‘natura’ adoperata alla leggera provo sempre un brivido.
Chi se ne considera interprete assoluto moralmente certificato  per ciò che concerne il matrimonio ha organizzato un piccolo blocco esclusivo che non deve essere scalfito.
La funzione procreativa e quello che, con brutale eufemismo visto da un solo lato, veniva chiamato ‘remedium concupiscentiae’ erano i sostegni di un muro invalicabile.
Altri rapporti venivano gettati fuori da quel muro e non solo nella storia del cattolicesimo cui non appartiene in forma esclusiva la condanna, per esempio, di relazioni diverse da quelle coniugali e di coloro che ne erano il frutto (‘la lettera scarlatta’ di Nathaniel Hawthorne tanto per restare alla letteratura-testimonianza).
Ho usato il passato con un certo tremore perché forse non è così realistico.

1974

Ricordo lo spauracchio che veniva agitato da parte democristiana ai tempi del referendum sul divorzio. Eppure ormai è costume cui si adattano nuovi modelli di famiglia allargata o non si adattano (ma era forse rosea la situazione precedente per chi avesse per esempio  la presenza di un padre portatore esclusivo di un principio di autorità fino all’estremo testimoniato da Gavino Ledda nel 1975?).
So che molti si chiederanno che c’entra tutto questo con la connessione affido di minore – omosessualità.
Non ho inventato io il legame ma il non compianto senatore Fanfani che, quando si dibatteva il referendum sul divorzio, dichiarò che a seguito del riconoscimento di quell’istituto ‘le vostre mogli fuggiranno con la cameriera’.
Forse, per quanto difficile sia districarsi in tanta volgarità, un indizio si può trovare nella paura di cui il senatore bollito (così lo aveva identificato Fortebraccio, l’indimenticabile corsivista de L’Unità) era evidente portatore: quella di esplorare il difficile, precario, mobile terreno degli affetti umani. Meglio un patriarcale blocco giuridico e poi … i giochi sono fatti e se chi paga è il più debole, lasciamo perdere. Basta negargli gli strumenti di difesa.

1967

Non si era accorto il senatore sullodato, ma in molti non se ne erano e non se ne sono accorti, che alcuni anni prima del famoso referendum (il card. Ruini ancora inoperante  … era andata bene) era avvenuta una rivoluzione ancora più significativa: l’adozione tout court era diventata ‘speciale’. Fino ad allora l’istituto dell’adozione era riservato alle coppie sterili, tanto anziane da assicurare con doppio requisito la propria incapacità procreativa e bisognose di un erede (per ragioni varie, non tutte nobili, che qui non mi interessano).
Nel 1967 si parlò di preminente diritto del minore ad avere una famiglia: così volle la legge sull’adozione  speciale
Fu una battaglia parlamentare di grande spessore e non breve di cui mi sono meravigliata che nei dibattiti che ho ascoltato sulla proposta di legge a iniziativa popolare sulla cittadinanza nessuno si sia ricordato, almeno che io sappia. Infine la legge passò e, insieme del diffondersi della cultura della contraccezione (1978 legge 194!), si passò allo svuotamento degli istituti dove bimbi e bimbe (spesso fonte di significativa possibilità di profitto per chi li gestiva) vivevano in rigoroso clima monosex senza che fosse discorso diffuso quello della natura bisex, delle figure paterna e materna nell’educazione ecc. ecc.
Ma se affrontassi anche il discorso dell’ipocrisia avrei bisogno di qualche altra pagina.

Omosessualità, eterosessualità, diritti e lobbies

Da quando una più intellettualmente dignitosa e onesta attenzione alle dimensioni reali della affettività umana (non filtrata, giudicata e condannata attraverso lenti di certezze che uniscono catechismi e perbenismi più o meno laici) consente di affrontare in forma trasparente il problema delle convivenze omossessuali si è posto il problema dei diritti da assicurare a questo tipo di coppie.
Quali e come è un discorso aperto che io spero venga affrontato con dignità, competenza e consapevolezza.
Quello che non vorrei è che la società –attraverso le istituzioni – venga interpellata da lobbies con pacchetti a scatola chiusa sventolati – quale che ne sia l’oggetto – come merce elettorale.
I bambini condannati all’istituto non lo potevano fare eppure una società consapevole trovò un punto di equilibrio nell’interesse superiore del minore.
Oggi nessuno dei responsabili politici che ho interpellato (né qualche responsabile nella società civile, salvo sussulti che per essere quantitativamente irrilevanti non pesano) ha voluto cercare un punto di equilibrio per i neonati figli di sans papier cui è negato per legge il diritto di esistere (per chi legga il mio blog l’argomento dovrebbe essere noto, comunque rinvio al 15 marzo 2011, quando ne ho dato dettagliata descrizione).
Vorrei che anche per questi bambini esistesse un tribunale responsabilmente attento come la Corte di Cassazione che ho ricordato all’inizio. Ma questi non hanno avvocati, sono pochi, non interpellano tribunali e non fanno lobby. Possono essere umiliati a protagonisti di una politica che speravamo lontana ma in cui ci stiamo ravvoltolando.

14 Gennaio 2013Permalink

13 gennaio 2013 – DRONI: UN EX ‘PILOTA’ AMERICANO RACCONTA LA SUA STORIA.

Giorni fa avevo trovato questo articolo che giudico molto interessante e riporto tradotto.
Se qualcuno trovasse errori o avesse suggerimenti per il miglioramento della traduzione, me li segnali. Grazie.

Al testo dell’articolo premetto un link per raggiungere un filmato di RaiNews24. Riguarda la battaglia dei ponti a Nassiriya dell’agosto 2004. meritano di essere collegati.
http://www.youtube.com/watch?v=QEsu5Jje6g4

Alla fine un articolo di Alex Zanotelli 

Dal Courier International 3 gennaio   DRONI  –  Un ex ‘pilota’ americano  racconta.
http://www.courrierinternational.com/article/2013/01/03/un-ancien-pilote-americain-raconte

Brandon Bryant era pilota in un’unità speciale dell’aeronautica americana.  Dallo stato del Nuovo Messico uccise decine di persone fino al giorno in cui disse ‘basta’.

Per più di cinque anni Brandon Bryant aveva lavorato in un container grande quanto una roulotte, senza finestre, alla temperatura costante di 17C, la cui porta era bloccata per misura di sicurezza. Davanti agli occhi di Brandon e dei suoi colleghi lampeggiavano quattordici schermi. Sotto le dita avevano quattro tastiere. Era sufficiente che Brando premesse un tasto a Nuovo Messico perché un uomo morisse dall’altra parte del pianeta.
Dentro il container ronzavano computer. Era il cervello di un drone. Nell’aeronautica americana questa postazione si chiama cabina di pilotaggio.
La sola differenza è che i piloti del container non volano, si accontentano di pilotare.

Brandon era uno di loro. Si ricorda perfettamente degli otto che tracciava il predator nel cielo afgano. a più di 10.00 kilometri da dove si trovava.
Nel visore del drone una casa bassa con un ovile per le capre identifica un obiettivo.
Quando arriva l’ordine di fare fuoco, Brandon preme un tasto con la sinistra, ‘aggancia’ il tetto al laser e il pilota seduto accanto a lui aggiusta il tiro con l’aiuto di un segnale elettrico. Il drone lancia un missile di tipo Hellfire. A questo punto mancano sedici secondi all’impatto. «Secondi che scorrono al rallentatore» ricorda oggi Brandon. Le immagini, registrate da una camera a infrarossi, orientata verso il suolo, sono trasmesse dal satellite e appaiono su un monitor con uno sfasamento da dieci a cinque secondi.
Passano più di sette secondi, non si vede ombra di essere umano: A questo punto Brandon avrebbe ancora potuto dirottare il missile. Tre secondi. Brandon scruta ogni minimo pixel sullo schermo. Improvvisamente un bambino che corre verso l’angolo della casa. Al momento dell’impatto il mondo virtuale di Brandon e il mondo reale di un villaggio situato fra Baghlan e Mazar e Charif si incontrano.
Brandon vede una luce sullo schermo … l’esplosione.  Pareti dell’edificio crollano. Il bambino scompare. Brandon ha un nodo allo stomaco.

«Abbiamo ucciso il ragazzino ?» domanda al collega seduto al suo fianco. «Credo fosse un ragazzino» gli risponde il pilota.
«Era un ragazzino?» continuano a interrogarsi sulla finestra dei messaggi istantanei che compare sullo schermo.

E’ allora che interviene qualcuno che loro non conoscono, qualcuno che si trova da qualche parte a un posto di comando dell’esercito e che ha seguito il loro attacco: «No, era un cane»
Loro riguardano una seconda volta la registrazione.
Un cane a due gambe? Quel giorno quando Brandon Bryant esce dal suo computer il cuore dell’America profonda si sciorina davanti a lui : l’erba fitta della steppa a perdita d’occhio, i campi, l’odore del letame.
A intervalli di qualche secondo la rotazione del radar della base di Cannon (Nuovo Messico) dell’aeronautica degli Stati Uniti getta un lampo nel crepuscolo.  E’ in corso una guerra.
La guerra moderna è invisibile, la distanza ne diminuisce la gravità. E’ una guerra larvata, controllata, e teleguidata da piccole unità altamente tecnologiche disseminate in differenti punti del globo. Si vuole che la nuova guerra sia più precisa dell’antica. Per questo molti la dicono più umana’. E’ la guerra di un intellettuale : più di ogni altro prima di lui Barack Obama l’ha incoraggiata.

Da Alex Zanotelli                                UN NATALE ‘ARMATO’

Il 10 dicembre eravamo a Roma davanti al Parlamento per protestare contro la Riforma delle Forze Armate voluta dal Ministro della Difesa, l’ammiraglio Di Paola. I rappresentanti dei movimenti per la pace erano stretti attorno a una gigantesca bandiera della pace che occupava la larghezza dell’anti-piazza davanti al Parlamento. Eravamo lì per chiedere ai Parlamentari di non votare la Riforma delle Forze Armate. Tutto inutile! Quel pomeriggio il Parlamento ha definitivamente approvato il disegno di legge delega. La Destra ha votato compatta a favore, nonostante avesse appena sfiduciato il governo. Il PD, nonostante alcune voci contrarie, ha pure votato a favore. Unico partito contrario: IDV. Un amaro regalo di Natale questo che il governo Monti ci lascia prima di dimettersi. Un regalo alla casta dei militari, alla lobby dei mercanti di morte. La riforma infatti ci costerà nei prossimi dieci anni, l’astronomica cifra di 230 miliardi di euro!

La Legge autorizza le Forze Armate a riorganizzarsi in proprio in dodici mesi con una delega, per ora in bianco. Inoltre questa Legge prevede un taglio di 43 mila addetti sia militari come civili nei prossimi dieci anni.
La cosa però che sorprende è che i soldi risparmiati rimangono al Ministero della Difesa per l‘ammodernamento’ dell’esercito. Mentre per la Spending Rewiew di Monti, i soldi risparmiati avrebbero dovuto rientrare nel Bilancio dello Stato. Ed invece saranno usati per comperare i nuovi sistemi d’arma.
In poche parole il Ministro della Difesa avrà un miliardo di euro in più all’anno da spendere in nuove armi! Inoltre la nuova legge prevede che gli enti locali dovranno rimborsare il Ministero della Difesa per gli interventi di soccorso e prima emergenza come terremoti e alluvioni.
Tutto questo avviene mentre la crisi economica lascia senza lavoro centinaia di migliaia di lavoratori e non ci sono soldi per il welfare, per la sanità, per la scuola, per il terzo settore.
Assistiamo attoniti al tradimento del governo Monti e dei partiti.

E mentre è passata in tutta fretta la Riforma della Difesa (se ne parlava da vent’anni!), non si è fatto nulla per la Riforma della Cooperazione, che è l’altra faccia della medaglia! E questo nonostante che ci sia un ministro cattolico, A. Riccardi, alla Cooperazione Internazionale. (E’ da vent’anni che girano in Parlamento proposte di riforma della Cooperazione internazionale che è ormai ridotta ai minimi termini!). Nel 2000 l’Italia aveva promesso all’ONU che avrebbe versato lo 0,7% del suo PIL per sconfiggere la povertà. L ’Italia, all’ultimo posto nella graduatoria, ha disonorato in questi dodici anni gli impegni presi arrivando allo 0,2% del PIL mentre spende il 2% del PIL in armi.
Siamo giunti così alla follia di spendere, lo scorso anno, 26 miliardi di euro (dati SIPRI) a cui bisogna aggiungere 15 miliardi di euro per gli F-35. Si tratta di 41 miliardi di euro: una vera e propria manovra! Nessun taglio alle armi, anzi la Difesa avrà un miliardo in più da spendere nell’acquisto di sofisticati strumenti di morte. Mentre il governo Monti ha tagliato fondi alla scuola, alla sanità, al terzo settore.
Mi amareggia il silenzio della Conferenza Episcopale Italiana. Altro che ‘pace in terra agli uomini di buona volontà’ che è il cuore del messaggio natalizio.
Il nostro paese sceglie ancora una volta la via della morte invece della vita.
E’ un Natale amaro, un Natale ‘armato’.                            Alex Zanotelli

 

13 Gennaio 2013Permalink

6 gennaio 2013 – In salute ma inesistenti?

Ricevo dal dr. Pitzalis, responsabile del GrIS del Friuli Venezia Giulia il comunicato del Ministero della salute che trascrivo di seguito, collegandomi a quanto avevo scritto il 26 dicembre scorso e il 3 gennaio.

Io però continuo a domandarmi quale perversione mentale, quale vuoto etico, quale sostanziale incompetenza impedisca ai parlamentari italiani (anzi abbia impedito visto che ora sono in scadenza) di affrontare il problema della registrazione anagrafica dei figli di un papà senza permesso di soggiorno..

Comunicato n. 1
02 Gennaio 2013

Comunicato stampa

Ministro Balduzzi su accordo Stato-Regioni per sanità stranieri: “Nessuno sia escluso da assistenza”

Il Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi, sottolinea – dopo il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel quale il Capo dello Stato ha ricordato come un Paese solidale deve avere cura “dei soggetti più deboli, garantendoli dal timore della malattia e dell’isolamento” – l’importanza dell’Accordo sancito nei giorni scorsi dalla Conferenza Stato-Regioni per l’applicazione delle norme in materia di assistenza sanitaria a cittadini stranieri e comunitari. L’Accordo reca il titolo “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome italiane”. Il Ministro Balduzzi spiega che esso va nella direzione dell’accoglienza di “chi arriva in Italia per cercare protezione da profugo o lavoro da immigrato e offrendo l’apporto di nuove risorse umane per il nostro sviluppo”, così come affermato dal Presidente Napolitano. Si è reso necessario realizzare iniziative più efficaci per garantire una maggiore uniformità, nelle Regioni e nelle Province autonome, dei percorsi di accesso e di erogazione delle prestazioni sanitarie, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sui Livelli essenziali di assistenza (LEA). Il Ministro Balduzzi spiega che si è dovuto “raccogliere in un unico strumento operativo le disposizioni normative nazionali e regionali relative all’assistenza sanitaria agli immigrati, anche al fine di semplificare la corretta circolazione delle informazioni tra gli operatori sanitari, poiché sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata, che può essere in contrasto con l’art. 32 della Costituzione”. Tale accordo è la conclusione di un percorso avviato da oltre 4 anni sia con ricerche specifiche, come quella coordinata dalla Regione Marche e quella dell’Area sanitaria della Caritas di Roma, sia all’interno del Tavolo interregionale “Immigrati e servizi sanitari” presso la Commissione salute della Conferenza delle Regioni e P.A. (documento approvato nel settembre 2011). Non si tratta di una nuova legge ma del livello interpretativo delle norme esistenti. Infatti taluni ambiti sono già applicati da alcune Regioni e nella Pubblica Amministrazione. Va ricordato che a seguito della Legge costituzionale n. 3, 18 ottobre 2001, “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”, le Regioni sono gli enti di programmazione cui spetta la competenza legislativa in termini di tutela della salute, ma, compito dello Stato è quello di garantire l’equità nell’attuazione di questo diritto sancito dalla Costituzione, svolgendo un ruolo di garante della realizzazione di risposte efficaci ai bisogni di salute di tutti i gruppi di popolazione, particolarmente di quelli vulnerabili, attraverso un costante confronto con le Regioni. L’accordo prevede tra l’altro l’iscrizione obbligatoria al SSN dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno. Il Ministero della Salute nel recente riparto dei fondi destinati ai cosiddetti obiettivi di piano ha previsto una cifra vincolata di 30 milioni di euro per la tutela della salute degli stranieri extracomunitari privi di permesso di soggiorno. Il Ministro Balduzzi a questo proposito dichiara: “Si tratta di iniziative che concretizzano l’art. 32 della Costituzione, perché nessuno sia escluso dai percorsi assistenziali in un’ottica di equità e di giustizia”.

Ufficio Stampa Ministero della Salute
Tel.: 06/59945293-5397 mail: ufficiostampa@sanita.it
Lungotevere Ripa, 1 – 00153 Roma

 

6 Gennaio 2013Permalink

5 gennaio 2013 – Piccola rassegna stampa.

Ricevo dall’amica Giancarla Codrignani (che ringrazio) un suo articolo che totalmente condivido e trascrivo. E’ tratto da Mosaico di pace, mensile di Pax Christi.
Poi …senza annoiare nessuno con le mie considerazioni segnalo altri due articoli, entrambi pubblicati giovedì 3.gennaio.

Il primo si trova ne La Stampa:
Vladimiro Zagrebelsky  Il grande deserto dei diritti
Per accedere a questo articolo ho trovato anche un link che funziona: http://www.lastampa.it/2013/01/03/cultura/opinioni/editoriali/diritti-e-liberta-le-questioni-fuori-agenda-uC7dQiTwIBsHBDgrpf5HoL/pagina.html

Il secondo si trova ne la Repubblica:
Stefano Rodotà  Diritti e libertà le questioni “fuori agenda”
ed è facilmente reperibile nel sito del giornale inserendo il nome dell’autore.

Io sono ancora molto perplessa a fronte della intervista che ieri sera la bravissima giornalista Lilli Gruber ha fatto all’attualmente in carica e aspirante presidente del Consiglio. Spero di poterla riascoltare per potermi esprimermi fuori della atmosfera negativa che il sen. Monti ha creato (almeno per me) con le risposte date e negate. Ma potrei sbagliarmi.

LO STRANO INTRECCIO                       Mosaico di pace, dicembre  2012

Chiesa, Politica, Poteri forti: oltre gli scadali quale compromissione della Chiesa emerge?   E’ possibile una nuova evangelizzazione?

Giancarla Codrignani

In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,  avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».  E, sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.  Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.  Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.  Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Non so se qualcuno ricorda il Report televisivo in cui Alberto Nerazzini (giornalista dell’équipe Gabanelli) ripercorreva la storia del Presidente (da 17 anni) della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Oltre al singolo personaggio – nella cui lista è stata eletta Nicole Minetti, nota per essersi segnalata in funzioni non propriamente amministrative – la trasmissione portava l’attenzione su CL, l’Opus Dei, il San Raffaele e anche del partito di appartenenza del ciellino Formigoni, il PdL. Comparivano anche i memores Domini, gruppo interno di CL di cui il Celeste è sodale e che si vanta di essere un’élite laicale che sceglie vita comunitaria e pronuncia i voti di povertà, castità, obbedienza. Loro assistente è don Juliàn Carròn, autore di una poco opportuna lettera di contestazione dei “trent’anni (ovvio riferimento ai cardinali Martini e Tettamanzi) di rottura della tradizione ambrosiana di profonda unità tra fede e vita”. I memores Domini come Formigoni (e come un paio di adepti ascoltati nella trasmissione di cui il tacere è bello perché uno parlava intercalando termini di uso televisivo comune non propriamente casti, mentre l’altro non riusciva a capire la differenza tra voto di povertà e uso del denaro) non si sa bene di quale Signore facciano memoria, nonostante i voti pronunciati. Anche se il “bene comune” deve essere tenuto in primo piano da laici e credenti soprattutto se politici e amministratori e anche se – purtroppo – da molto tempo laici e credenti approfittano della loro responsabilità civile, non avremmo voluto sapere che l’effettiva eccellenza del San Raffaele era destinata al fallimento da malversazioni e suicidi, che Piero Daccò è stato condannato a dieci anni, che Formigoni insieme con Angelo Scola ha fatto “formazione” a Berlusconi, Dell’Utri, Confalonieri. E nemmeno che il presidente dello Ior Gotti Tedeschi ha sentito dire dal presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi che sarebbe andato “a dare del coglione a Bagnasco” (espressione poi definita “colorita e usata in privato tra amici”).

Fin qui episodi scandalistici – peraltro senza alcun querelante – relativi a grosse organizzazioni cattoliche di cui si stanno occupando magistrati e moralisti. Resta la compromissione della Chiesa, non nuova a rapporti poco evangelici con i poteri. Anche perché è potere essa stessa da quando Teodosio inventò la religione di stato. Non per tirare in ballo sempre il Vaticano II, ma Giovanni XXIII, che conosceva bene la sua curia, indicava la speranza dei segni dei tempi, a partire dalla sconfitta dello Stato Pontificio nel 1870 che era stata una liberazione. E auspicava, comunque, una laicità e una libertà religiosa che avrebbero contribuito non alla fine della tradizione cattolica, ma alla rinuncia dei compromessi con poteri che, desiderosi di benedizioni ecclesiastiche, l’avrebbero asservita.

E’ una pena – perfino per quei “laicisti” che si interessano di spiritualità – che chi ha fede venga a conoscenza di avvenimenti vaticani quali una fuga di notizie seguita da  denunce e tribunali, imprudenze di cardinali legati ai salesiani, scandali finanziari nel sistema ospedaliero dei Figli dell’ Immacolata, del San Carlo di Nancy e di Villa Paola (non bastava il crac di un miliardo di euro del San Raffaele) o in appalti riconducibili a personaggi tipo Anemone e Balducci e a conti correnti dello Ior. Può consolare che mons. Carlo Maria Viganò, segretario del Governatorato,  abbia denunciato al Papa gli sprechi e le operazioni dubbie  o che Benedetto XVI abbia istituito un’Autorità di Informazione Finanziaria con pieni poteri di controllo sui movimenti dello Ior e delle amministrazioni vaticane; ma destano ulteriori preoccupazioni il trasferimento di mons.Viganò come nunzio a Washington e la destituzione del direttore della banca vaticana Gotti Tedeschi, che verificava i “conti esterni” dello Ior e si era rivolto alla società di revisione internazionale Deloitte per un controllo dei movimenti bancari.

Oggi i poteri chiamati “forti” costituiscono un intreccio complesso la cui trama risulta poco individuabile. Il nuovo capitalismo è un mercato competitivo in cui si formano alleanze sempre più grandi fra interessi sempre più rilevanti, ma che è sostanzialmente quasi virtuale: la merce numero uno è lo stesso denaro, che corre su rete perseguendo la crescita della ricchezza a danno dei più deboli, sia individui, sia paesi. Come mostra l’invenzione della agenzie di rating che, non si sa in virtù di quale norma, bocciano o promuovono i governi.

La globalizzazione ha prodotto compattamento di grandi interessi transnazionali, ma anche nuova e diversa frammentazione dei vecchi poteri all’interno degli stati: banche, società private, istituzioni, enti, associazioni insidiano i diritti sostenendo il principio del successo e corrompendo l’area del pubblico (nelle elezioni americane Romney sosteneva che la riforma sanitaria e la limitazione del mercato era “puro socialismo”).

E’ ovvio che nulla si regge senza mercati e senza denaro, ma ci rendiamo sempre più conto del beneficio che ci viene dal non aver accettato di devolvere a chi aveva meno di noi al tempo delle vacche grasse quei miliardi che oggi bruciamo nella crisi. Chi fa politica (ma tutti la facciamo, perché tutte le persone che oggi scrediitiamo sono state elette da noi) ha la fatica di dover dimostrare che non tutti sono così; ma chi ha una fede ha il compito di testimoniare. Il dio di Gesù non non è un dio che non chiede, ma dà a tutti. Ed è un non senso, dopo aver assistito al crollo di un partito demo-cristiano, rivendicare anche in seno a coalizioni pluralistiche riserve che non partono dai diritti di tutti, a partire dalle minoranze.

Occorre distinguere il diritto della Chiesa ad esprimersi nella libertà dallo Stato-città del Vaticano? E’ la Chiesa o il Vaticano che ha una banca, riceve dallo stato italiano l’ 8/000 (mentre i fedeli pagano volontariamente una tassa alla propria chiesa in Germania, dove la Conferenza episcopale giudica non più cattolici – ed esclude dai sacramenti – chi non contribuisce), non paga le tasse anche per iniziative senza fini di lucro che altri istituti pagano provocando la sanzione dell’Europa al governo? Se le chiese si vuotano, è tutta colpa della secolarizzazione?

5 Gennaio 2013Permalink

3 gennaio 2013 – Neonati, pediatri e aspiranti parlamentari.

Pediatra o non pediatra?

Mi viene segnalato che in un’ASL della regione Friuli Venezia Giulia è stata rifiutata l’iscrizione al Servizio Sanitario a una bambina di otto anni perché il padre non ha il permesso di soggiorno non so per quali ragioni.
Non ne so molto di più e comunque mi sento di dover proteggere chi mi ha riferito la notizia della cui veridicità sono certa e, attraverso chi mi ha informato, l’identità dei protagonisti.
Le sono state negate anche le cure? Se ciò è avvenuto spero che nessuno leggendo abbia un sobbalzo di inaccettabile meraviglia: “ma come! Non si curano i bambini!”.
No, capita che non si curino e molti si adeguano senza sapere che ciò è illegale.
Nella nostra regione esiste dal 2007 una delibera (n. 340) che prevede l’ “Assistenza primaria pediatrica a favore di minori di anni 14, figli di cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno”. (Ringrazio il dr. Pitzalis, responsabile del GrIS del FVG per avermene segnalato l’esistenza). Quindi quella delibera ha garantito ai bambini senza permesso di soggiorno il diritto alla assistenza pediatrica dei pediatri di base come per i loro coetanei iscritti al Servizio Sanitario, ma non l’iscrizione al Servizio stesso.
Ovviamente, com’è giusto, il servizio pediatrico era regolarmente retribuito.
E tutto ciò nel rispetto della legge 27.5.1991, n. 176 che è la ratifica della Convenzione ONU sui diritti dei minori.

E, se tanto non bastasse, il 20 dicembre 2012 la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, ha approvato un Accordo sul documento  “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome italiane”. In tale documento, constatato che sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata, vengono definiti alcuni punti che richiedono uniformità e, fra questi si trova l’iscrizione obbligatoria al SSN dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno’.
Il problema della piccola quindi dovrebbe essere risolto ma se l’Asl di competenza abbia informato il padre di questa opportunità non lo so. Se mai verrò a saperlo ne scriverò.

Per chi volesse verificare il testo dell’Accordo segnalo che la prima organizzazione a darne notizia è stata la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, come riportato in questo blog il 26 dicembre scorso (è leggibile anche da qui ) e dal 2 gennaio si trova anche nel sito dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione (leggibile anche da qui).

Certificato di nascita e cure

La bambina di cui ho scritto all’inizio aveva evidentemente un papà (che altrimenti la richiesta dell’iscrizione al servizio sanitario non avrebbe potuto essere presentata da chi a questo ha provveduto). Per avere un papà doveva avere un atto di nascita su cui si potesse leggere l’identità dei genitori, doveva –in definitiva – essere stata registrata all’anagrafe del comune di nascita.
Chi pratica questo blog sa che ci sono bambini per cui la legge italiana ha stabilito che di tale certificato e di tutto ciò che ne consegue devono essere privi (vedi alla voce anagrafe e, in particolare, quanto ho scritto il 15 marzo 2011).
Che poi la norma possa essere fortunatamente aggirata con l’uso di circolari è un fatto (finché un governo prossimo venturo non decida di abrogarle senza che debba darne notizia al parlamento, appunto perché di circolari si tratta) ed è un fatto anche che operatori consapevoli e competenti informano gli interessati in modo da  rendere possibile la registrazione anagrafica.
Ma è una misura sempre e uniformemente applicata su tutto il territorio nazionale?
Credo di no, ma c’è di peggio

I candidati alle primarie, vincenti o perdenti

Poiché mi piace sapere qual è il livello di competenza di chi mi rappresenta, mi rappresenterà o vorrebbe rappresentarmi ho cercato di contattare, via facebook, candidati alle ‘primarie’ del Pd e di Sel (o almeno chi della loro propaganda si è fatto carico) con risultati squallidi. La maggior parte non ha nulla da dire, qualcuno/a si scoccia perché sembra non si debba andare oltre il consenso, l’applauso, gli auguri (mi sembra si chiamasse culto della personalità), uno/a di loro mi ha spiegato che questa è questione da affrontarsi di in termini di solidarietà con una nuova legge sull’immigrazione. E no signor/signora mio/a. Io, con queste premesse, non ti voterò mai. Non è una questione di migranti: stiamo giocando con diritti civili fondamentali che vanno salvati oggi (anzi dovevano esserlo ieri) e lo possiamo fare senza modifiche complessive pur, per altre ragioni, necessarie. Ci basta la Costituzione letta nel rispetto delle norme internazionali che abbiamo ratificato: siamo nel campo dei diritti inviolabili dell’uomo caratterizzati dall’universalità (si veda il mio pezzo del 31 luglio 2011).

La società (in)civile 

Se chi vorrebbe rappresentarci può permettersi di proclamare sciocchezze lo fa certamente in virtù di una basilare incompetenza ma anche perché la società (in)civile glielo permette.
E’ passato da poco il Natale e chiese e grandi magazzini si sono uniti nelle più dolciastre delle promozioni di beni materiali ed emotivi.

Vogliamo vedere se corrispondono almeno ai testi dei Vangeli canonici?
Giuseppe, che era un uomo giusto (Vangelo di Matteo cap. 1, 19) si fece carico di un bimbo non suo e cui fu messo il  nome di Gesù (Vangelo di Luca cap. 2, 21).
Il che significa che fin dall’antichità si conoscevano i modi di una responsabilità verso i neonati oltre la generazione e la dignità di un nome che identifica una persona.
Oggi anche la legge ce ne dà strumenti che vorrebbero essere certi.
Il legislatore italiano non è d’accordo? Sarebbe bene che chi vuole entrare in Parlamento ci facesse un pensierino.

3 Gennaio 2013Permalink

31 dicembre 2012 – E’ morta Rita Levi Montalcini

Vedo che l’interesse per il premio Nobel Rita Levi Montalcini è grande e mi fa piacere,
E’ stata una donna straordinaria per talento, impegno, visione della vita.
Io vorrei che fossero esplicitamente ricordate anche le ragioni per cui, cacciata dalle leggi razziali, dovette andarsene dall’Italia e gli insulti che le furono tirati addosso come pietre quando, senatrice a vita, sostenne il governo Prodi.
Spero che chi commise quell’infamia – e che probabilmente ancora siede in Parlamento – abbia il buon gusto di allontanarsi quando verrà commemorata e che tacciano coloro che accolsero beffe e insulti con indifferenza quando non con compiacimento.
Rita Levi Montalcini non merita di dover subire  i consensi di opportunistici voltagabbana.
A Storace che le aveva beffardamente offerto stampelle per sostenere qualche incertezza del passo di una centenaria rispose (e valga per tutti): “Esprimo il mio profondo sdegno a quanti non possiedono le mie stesse facoltà mentali perché le loro manifestazioni riconducono a sistemi totalitari di triste memoria“.

C’è però un’espressione nel messaggio di cordoglio del Presidente della Repubblica che non posso condividere. Ha scritto Napolitano: “ La fermezza e dignità con cui di fronte alle persecuzioni razziali del fascismo scelse la difficile strada dell’esilio ha rappresentato un esempio straordinario nel movimento per la libertà e la rinascita della democrazia in Italia”.
L’esilio non si sceglie, Presidente, l’esilio si subisce e Rita Levi Montalcini fu costretta a sospendere l’attività accademica a causa delle leggi razziali del 1938 che negavano anche l’insegnamento ai cittadini di razza non ariana. Quindi andò in Belgio (momentaneo rifugio che l’avanzata dell’esercito tedesco rese presto insicuro) e poi dovette trovare precarie sistemazioni segrete fino alla fine della guerra.
Credo che la consegna del Nobel per la pace alla ragazzina pachistana  Malala  Yousufzai, gravemente ferita dai talebani per aver difeso il diritto allo studio delle bambine, potrebbe saldarsi al Nobel per la medicina conferito a Levi Montalcini nel 1986  (per la vicenda di Malala si veda il mio “Una ragazza coraggiosa e intelligente e un parlamento dormiente” dell’11 novembre, leggibile anche da qui).
Aggiungo il link che consente di avere maggiori notizie sul trattamento che fu riservato alla Levi Montalcini ormai senatrice.
http://www.lettera43.it/politica/quelli-che-odiavano-la-montalcini_4367578147.htm

Filippo, il transfrontaliero  

Filippo ha sei anni e già un considerevole passato di lavoratore transfrontaliero se lo studio è, com’è, un lavoro e se lo è anche il gioco che – come tale – i bambini hanno il diritto a rivendicare.
Quando Filippo era piccino i suoi genitori (vivono in un piccolo centro vicino al confine sloveno) dovendo garantirsi la possibilità di lavorare pensarono di inserirlo al nido ma si trovarono scoraggiati da esasperanti liste d’attesa. Spinti dalla necessità – e sapendo che il più vicino centro sloveno era a pochi minuti d’auto- lo inserirono al nido in Slovenia e l’esperienza si rivelò felice oltre le esigenze da cui muoveva.
Finché la Slovenia non entrò a far parte dell’area Schengen il nostro Filippo attraversava giornalmente il confine con il suo bravo permesso di transfrontaliero;  ora i suoi fratellini gemelli lo attraversano liberamente. Vivono l’Europa prima di sapere che stanno dentro un grande processo storico che per loro è ‘solo’ esperienza quotidiana di vita.
Dopo il nido Filippo (e oggi Alessandro ed Enrico) passarono alla scuola dell’infanzia e anche in questa seconda fase l’esperienza slovena si dimostrò felice sia dal punto di vista educativo che didattico.
I bambini mi mostrano con orgoglio il raccoglitore di schede che le educatrici e le maestre predispongono per ognuno: fotografie, rametti ed erbe raccolti durante le passeggiate, trascrizioni di filastrocche naturalmente in sloveno, lingua che i bambini capiscono e parlano insieme all’italiano.
E proprio qui Filippo, terminata la scuola dell’infanzia, ha posto un problema: si è reso conto infatti che i suoi genitori non capiscono lo sloveno e, desiderando condividere in  famiglia le sue esperienze scolastiche,
ha chiesto di frequentare la scuola italiana. Lo sloveno resta per lui la lingua della comunicazione fra amici e della pratica comune degli sport che ancora coltiva oltre quello che un tempo era un confine.
La lingua come comunicazione e ostacolo in aree confinarie è un vecchio problema: i nostri tre transfrontalieri ce lo pongono in concreto. Meritano di essere presi in considerazione: hanno molto da dirci.

(dal n. 214 del mensile Ho un sogno – articolo precedente 29 ottobre 2112. Tracce d’Europa. Leggibile anche da qui).

31 Dicembre 2012Permalink

30 dicembre 2012 – Il Vaticano ha perso l’occasione di stare zitto

Pubblico senza commenti (per oggi) il testo diffuso dal coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite.

“Forse ci siamo troppo abituati agli interventi nella politica italiana della segreteria di Stato e della Presidenza della CEI. Sono interventi a volte espliciti ma spesso sotto traccia che si intuiscono o che si vengono a conoscere in seguito. Questa abitudine non può però farci stare sempre zitti. Sulla presa di posizione dell’Osservatore Romano di ieri a favore di Mario Monti e sulla omogenea linea dei vescovi e dell’Avvenire ci permettiamo di obiettare:

–si può fare finta di niente? si può in modo credibile cambiare cavallo senza adeguate spiegazioni, senza fare una radicale autocritica sull’appoggio garantito per troppi anni al centrodestra e a Berlusconi in particolare? ci si è dimenticati delle troppe violazioni della legalità, della corruzione dilagante ai vertici della Repubblica, del malgoverno della crisi, delle politiche di rifiuto dell’accoglienza dei profughi, delle immoralità personali ? Ci domandiamo se fosse giusto, se fosse evangelico pagare con questo silenzio benefici, privilegi, appoggio alle “campagne” organizzate dai vertici della CEI.

–tutte le realtà presenti nel mondo cattolico impegnate sui problemi sociali, sulle questioni della laicità, nel volontariato, nel pacifismo attivo, nella cooperazione internazionale, anche nella politica democratica sono forse composte da cattolici di serie B tanto da essere ignorate, e a volte penalizzate, perché inutili nelle grandi strategie del “do ut des” con le istituzioni? Romano Prodi è ancora nella lista nera dei cattolici adulti? Non ci sono anche cattolici che esprimono obiezioni vivaci nei confronti delle politiche del governo Monti per quanto riguarda l’equità e il welfare?

–le gerarchie dovrebbero avere -riteniamo- il mandato evangelico di invitare a un impegno civile positivo, alla solidarietà a favore degli ultimi, all’intervento a favore di una politica di disarmo e di pace, alla difesa della democrazia, alla tutela dei soggetti più deboli e di ogni forma di vita famigliare, alla difesa dei beni comuni…. La gerarchia non ha però il mandato di sponsorizzare in campagna elettorale questo o quello, con l’obiettivo non dichiarato di intrecciare poi rapporti di scambio nel corso della legislatura. Questo tipo di interventismo episcopale è anche censurabile sotto il profilo degli stessi patti concordatari e delle reciproche “indipendenze “ e “sovranità” previste dalla Costituzione nei rapporti Stato-Chiesa cattolica.

–questo nuovo orientamento politico dei vertici ecclesiastici, per il momento e per il modo con cui è fatto, non pensiamo che possa essere molto credibile e quindi efficace sia nei confronti della vasta area dell’astensione dal voto e della protesta presente anche nel mondo cattolico, sia nei confronti dell’orientamento di voto, sia nei confronti di un ipotetico rilancio di un partito unico dei cattolici.

Ci sembra piuttosto esprimere, in uno scenario mutato e a prescindere dai valori evangelici, la volontà di riprendere la politica dei veti, delle “campagne”, della difesa e delle pretesa di privilegi che hanno caratterizzato la stagione del ruinismo.

Ancora una volta ci troveremo di fronte a Pastori il cui magistero sarà da disattendere per essere conseguenti con la nostra fede? Fino a quando?”

Roma, 28 dicembre 2012

fonte: Internet: www.noisiamochiesa.org
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Tel. 3331309765 –+39-022664753  E-mail vi.bel@iol.it

30 Dicembre 2012Permalink

26 dicembre 2012 – Un regalo di Natale

Ricevo dal dott. Pitzalis, responsabile del Gruppo Immigrazione e salute del Friuli Venezia Giulia e membro del Consiglio di presidenza della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni la notizia che pubblico subito senza commenti, riservando i miei commenti a un prossimo intervento.
Ora non voglio sottrarre nemmeno un minuto al momento in cui è possibile diffonderla, per quel poco che il mio blog viene letto.
Potrete vedere il teso che trascrivo anche nel sito simmweb.it

27 dicembre 2012. La Conferenza Stato-Regioni sancisce un Accordo per l’applicazione delle norme in materia di assistenza sanitaria a cittadini stranieri e comunitari. La Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, nella seduta del 20 dicembre 2012 definisce un Accordo sul documento “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome italiane” considerato che:
– sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata;

è necessario individuare, nei confronti di tale categoria di popolazione, le iniziative più efficaci da realizzare per garantire una maggiore uniformità, nelle Regioni e nelle Province autonome, dei percorsi di accesso e di erogazione delle prestazioni sanitarie, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui livelli essenziali di assistenza;
– è opportuno raccogliere in un unico strumento operativo le disposizioni normative nazionali e regionali relative all’assistenza sanitaria agli immigrati, anche al fine di semplificare la corretta circolazione delle informazioni tra gli operatori sanitari.

Tale accordo è la conclusione di un percorso avviato da oltre 4 anni sia con ricerche specifiche (vedi quella coordinata dalla Regione Marche e quella dell’Area sanitaria della Caritas di Roma) sia all’interno del Tavolo interregionale “Immigrati e servizi sanitari” presso la Commissione salute della Conferenza delle Regioni e P.A. (documento approvato nel settembre 2011) e che ha visto la SIMM una competente protagonista. L’approvazione di tale documento è stata richiesta formalmente al Ministro della salute nell’incontro con il Presidente della SIMM l’11 maggio 2012 e tale volontà è stata ribadita dal Ministro stesso nel video messaggio al Congresso nazionale SIMM del 12 ottobre 2012. Un’analisi dettagliata dei contenuti del documento sarà pubblicata nei prossimi giorni, elenchiamo di seguito le novità principali (ricordiamo che non si tratta di una nuova legge ma del livello interpretativo delle norme esistenti infatti taluni ambiti sono già applicati da alcune Regioni e P.A.):

  • iscrizione obbligatoria al SSN      dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno;
  • iscrizione obbligatoria al SSN      dei regolarizzandi;
  • iscrizione obbligatoria al SSN      anche in fase di rilascio (attesa) del primo pds per uno dei motivi che      danno diritto all’iscrizione obbligatoria al SSN;
  • iscrizione volontaria al SSR      per gli over 65enni con tariffe attuali;
  • garanzia agli STP delle cure      essenziali atte ad assicurare il ciclo terapeutico e riabilitativo      completo alla possibile risoluzione dell’evento morboso, compresi anche      eventuali trapianti;
  • rilascio preventivo del codice      STP per facilitare l’accesso alle cure;
  • definizione del codice di esenzione      X01 per gli STP;
  • iscrizione obbligatoria di      genitore comunitario di minori italiani;
  • iscrizione volontaria per i      comunitari residenti;
  • iscrizione volontaria per      studenti comunitari con il solo domicilio;
  • equiparazione dei livelli      assistenziali ed organizzativi del codice STP al codice ENI;
  • proposta di estensione del      tesserino/codice ENI nelle regioni/province che non lo hanno ancora      previsto.

Questo Accordo è uno strumento prezioso soprattutto per i GrIS per quell’azione di advocacy perché nessuno sia escluso dai percorsi assistenziali in un’ottica di equità e giustizia sociale (SG).

26 Dicembre 2012Permalink

14.12.2012 Parlamentari europei, non svendete i diritti dei richiedenti asilo!

Lettera – appello al Parlamento europeo dell’Associazione europea per i diritti dell’uomo.

Riaffermare con forza la necessità di un sistema europeo e comune di asilo

Lunedì 10 dicembre 2012 l’AEDH ha pubblicato il testo di una lettera con cui ha diramato un appello ai Parlamentari europei affinché il progetto del sistema comune in materia di asilo (CEAS – Common European Asylum System), che mira ad uniformare le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo che giungono in Europa, venga portato a termine nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini che fuggono dai loro Paesi di origine in cerca di salvezza.
“Purtroppo” – si legge nella lettera dell’AEDH -” al termine di quattro anni di discussioni interistituzionali, è giocoforza constatare che gli Stati membri apparentemente non vogliono questo progresso, dietro il pretesto inaccettabile che ciò rappresenterà un costo supplementare, degli oneri amministrativi e, soprattutto, che andrà avantaggio dei migranti, provocando un aumento delle richieste cosiddette “abusive”.”

L’Associazione europea osserva, con costernazione, che lo spirito dei testi che potrebbero formare l’ossatura del futuro sistema europeo comune di asilo è segnato dall’incapacità dell’UE a proiettarsi nella realtà di un contesto internazionale in cui i conflitti, le rivolte, le guerre spingono inevitabilmente un numero sempre maggiore di persone a mettersi in viaggio, come testimoniato dalle pubblicazioni regolari dell’UNHCR.

L’AEDH esorta quindi i parlamentari europei a non cedere alla pressione esercitata delle esigenze di calendario, che li porterebbe a svendere i diritti e la dignità dei richiedenti asilo e l’integrazione dei rifugiati nei nostri paesi.

Sito dell’AEDHhttp://www.aedh.eu/

Nota: Pubblico questo appello non senza segnalare che in Italia non abbiamo neppure una legge che dia regole all’istituto del’asilo, previsto dalla Convenzione di Ginevra (convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951, ratificata con legge 24 luglio 1954, n. 722).

14 Dicembre 2012Permalink