25 febbraio 2016 – Un capro espiatorio deve continuare ad esistere

Il senato ha approvato.

E voglio pensare con riconoscenza ai senatori che si sono adoperati per salvare il salvabile. Ricordo tre nomi: Cirinnà, Lo Giudice, Lo Moro, sperando ce ne siano altri altrettanto determinati.

Intanto però non mi nego il diritto di scrivere quello che penso io.

L’amara fulminea battuta di Jena è una buona premessa “Tesoro, la tua mamma è morta ma io non ti posso adottare.  E quindi?   Divertiti all’orfanotrofio”.

E’ accaduto l’inimmaginabile: un senato organizzato contro i bambini!

Infatti uno dei punti di forza imposti col voto di fiducia è la scomparsa della stepchild adoption

I nostri eroi hanno dimenticato la necessità di tutelare il superiore interesse dei bambini, di tutti i bambini, pur affermato in una legge, ratifica di una convenzione ONU, che forse non conoscono (176/1991). Nel 2009 erano riusciti (benedicente Maroni) a cancellare del tutto quelli con genitori non comunitari burocraticamente irregolari, oggi hanno pensato a cancellare la certezza della continuità affettiva per quelli con due mamme e due papà.

Dal cinismo politico al cinismo vescovile

L’Avvenire (autorevole voce della Conferenza Episcopale Italiana) oggi scrive a firma di Angelo Picariello: «.. sulle adozioni viene detto con chiarezza che non si applica per intero la legge 184 del 1983 che regolamenta la materia: non c’è più quindi non solo la stepchild adoption, ma anche l’ac cesso alle adozioni speciali. Sebbene, si aggiunge, “resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozioni dalle norme vigenti”, lasciando quindi aperta la possibilità di specifici pronunciamenti dei giudici minorili» Poiché questi signori e monsignori sciocchi non sono sanno benissimo che, per quanto esperti e consapevoli siano i magistrati, la situazione dei loro uffici rende per sé lenti i processi e che quindi la posizione del bambino, abusato per spaventare i genitori, si può ancora adoperare in uno spazio di grave insicurezza. L’avevo già sospettato seguendo il disinteresse con cui il mondo cattolico in genere e la sua componente gerarchica in particolare (pur impegnata in un “sinodo sulla famiglia”) aveva voltato le spalle ai bambini invisibili per legge. C’è stato un momento in cui avevo sperato la voce della CEI si scuotesse dal suo glaciale torpore (che tanto l’avvicina al torpore laico) quando – fra il 30 settembre e i primissimi giorni di ottobre delle scorso anno – Avvenire ne aveva parlato. Una svista perché poi ha perseguito della sua cecità tanto ignobile quanto volontaria. Ne avevo scritto sul mio blog del 17 ottobre   https://diariealtro.it/?p=4045 Concludo con una citazione da un articolo di Rodotà da La Repubblica di oggi: «… i bambini, strumentalmente come oggetto di una necessaria tutela e che. invece, rischiano d’essere ricacciati in una condizione di discriminazione, creando una nuova categoria di ‘illegittimi’. più che un intento discriminatorio ormai uno spirito persecutorio».

Un capro espiatorio deve continuare ad esistere

La triste approvazione probabilmente necessaria del ddl Cirinnà ora affida il testo alla Camera. Cosa accadrà se non lo approvano così com’è? Un nuovo balletto sulla pelle dei bambini? Il capogruppo del Pd ha concluso assicurando una prossima modifica della legge sull’adozione. Legge necessaria ma qualcuno gli avrà detto che l’adozione riguarda chi non ha genitori e che invece i piccoli discriminati radicalmente dalla nascita hanno i genitori che però la legge ha condannato a costruire l’inesistenza dei figli? Qualcuno si occuperà anche di loro o un capro espiatorio deve continuare ad esistere? E perché continui ad esistere tornerà a sbucare un cardinale sostituto del presidente dell’Assemblea?

25 Febbraio 2016Permalink

23 febbraio 2016 – Capri espiatori sempre pronti all’uso

Il Senato voterà (se voterà) la ‘legge Cirinnà’ senza l’art. 5.
Ci sono riusciti: hanno ‘concesso’ ciò che era possibile, avendo di fronte una richiesta consolidata dal fatto di proporre come obiettivo una norma ormai diffusa in molti stati europei, pur escludendo il matrimonio e collocandola nell’ambito delle Unioni Civili. Era necessario però mantenere un ostacolo di quelli cari ai muri che, non potendo tradursi in filo spinato e cemento, si consolidano nelle nostre teste. Dovevano dimostrare alla cultura del pregiudizio (cui non premetto l’abusato ‘catto’ perché appesta anche le più sedicenti ‘laiche’ collocazioni) di essere forti di fronte ai cedimenti a una diversità incombente e così. sordi all’appello di più di 700 giuristi, indifferenti all’appello di 400 intellettuali, hanno ostentato di ignorare la disparità che la legge ora impone fra i figli che vivono nell’ambito di unioni omossessuali e i figli di un componente di coppie sposate che possono essere adottati dal coniuge.

Il giurista Stefano Rodotà ha scritto: (La Repubblica 23 febbraio 2016): «Di fronte a noi è una grande questione di uguaglianza, di rispetto delle persone e dei loro diritti fondamentali, che non merita di essere sbrigativamente declassata, perché altre urgenze premono. I diritti, dovremmo ormai averlo appreso, sono indivisibili e quelli civili non sono un lusso , perché riguardano libertà e dignità di ognuno» Occorre invece: « sfuggire alla superficialità con la quale troppo spesso in Italia si affrontano questioni serie come quelle riguardanti le adozioni coparentali (stepchild adoption). Tema, questo, che trascura del tutto le dinamiche degli affetti, la genitorialità come costruzione sociale e che, a giudicare da alcuni improvvidi emendamenti al disegno di legge in discussione al Senato, rischia di lasciare bambine e bambini in un avvilente limbo che di nuovo nega dignità ed eguaglianza».

La memoria risveglia il disgusto.
Risento quello che mi aveva inorridito in anni lontani quando si usava lo spauracchio di una stigmatizzazione infamante contro le ragazze madri (non c’era ancora la prova del DNA e i padri potevano scivolare nell’ombra) e i bambini finivano in istituti così redditizi per i gestori che credo li rimpiangano ancora. Non riesco a dissociarmi dall’immagine del senator Monti (uno fra i tanti) che si pronuncia contro la stepchild adoption. E’ ben vero che ha cinque anni meno di me ma non sono abbastanza per immaginare si sia dimenticato del dibattito nella società che portò nel 1975 alla modifica del codice civile che fece scomparire l’infamia di quel NN. E dov’era quando si discusse la legge sulle adozioni? Ora parla e a me sembra un penoso vecchio immemore, un’icona della cultura che non ha imparato a guardare ai bambini come persona. Ma è solo uno fra tanti.

Le colpe dei padri e delle madri ricadano sui figli. Il parlamento approva

In questo blog, nel 2009 avevo parlato dei figli dei migranti senza permesso di soggiorno, cui è negato il certificato di nascita, come di cartine al tornasole e la mia vecchia intuizione ha funzionato. Quei bambini invisibili mi hanno accompagnato in tutti questi anni e, se non è dato vederli, sono però ben visibili coloro che hanno ostinatamente scelto di non riconoscerli uguali nei diritti ai loro coetanei, ricchi del merito di aver genitori burocraticamente accettabili. Ho potuto constatare come l’esercizio del rifiuto alla registrazione della nascita di questi bambini, il fermo riconoscimento che una categoria di nuovi nati si può negare, abbiano consentito a chi dovrebbe avere l’onore di testimoniarne l’esistenza (i sindaci prima di tutto)  di esercitarsi a non farlo.

Se il parlamento approva, il ‘sacro’ consente

Il rifiuto può assumere addirittura il marchio accattivante della sacralità Un sacerdote, trasmettendo legittimamente e con timbro vescovile, le informazioni turistiche relative al trasferimento a Roma per il recente family day così si firmava:  “Responsabile del Coordinamento Diocesano per la custodia della verità su persona, procreazione e famiglia”. Ne ho parlato con parecchie persone e ho trovato da parte di non cattolici supponente irrisione e da parte di cattolici acquiescenza che, quando non era consenso, era fatalistica rassegnazione. Comprensione del problema, poca. Dovrò pensarci ancora.

FONTI:

1 – Appello dei giuristi. Si legge nel sito di magistratura democratica:
http://www.magistraturademocratica.it/mdem/articolo.php?id=2440&a=on ed è trascritto nel mio blog il 14 gennaio
https://diariealtro.it/?p=4186

2  –  Agli onorevoli membri del Parlamento italiano, La legge Cirinnà rappresenta, oggi, l’occasione storica di fare un primo passo verso il riconoscimento di diritti civili e umani fondamentali. È tardi per perdersi in strategie politiche, si sta parlando delle vite concrete di milioni d’italiani in estenuante attesa di esistere agli occhi dello Stato. Siamo fuori tempo massimo, come hanno chiaramente indicato la Corte Costituzionale e la Corte Europea dei Diritti Umani. La legge Cirinnà è già frutto di numerosi compromessi con un Parlamento che, in nome di una presunta difesa dell’infanzia, sceglie di ignorare i bambini italiani che oggi crescono privati dei loro diritti. Se comparata alle leggi vigenti nei Paesi a noi vicini e affini, questa legge, oltre ad arrivare ultima in Europa occidentale, garantisce il minimo dei diritti alle persone LGBT. Un minimo oltre il quale non si può sconfinare, perché significherebbe approvare una legge di facciata o peggio lesiva, rimandando al mittente il riconoscimento di legittimità di milioni d’italiani e delle loro famiglie. Accorgersi di un’ingiustizia e correggerla a metà, significa perpetuarla. È insufficiente non essere razzisti, omofobi o sessisti, è necessario essere operosi nella lotta contro il razzismo, l’omofobia o il sessismo, combatterli ovunque si celino, soprattutto attraverso gli strumenti legislativi in mano al Parlamento. Un Paese dove tutti i cittadini, di là dal genere, razza, o orientamento sessuale, godono di pari opportunità, è un Paese più ricco, produttivo e felice. Il prezzo dell’esclusione lo paga la società intera. Abbiamo oggi l’occasione di fare la Storia, chiediamo pertanto la celere approvazione della legge Cirinnà nella sua completezza, permettendo all’Italia di unirsi al resto d’Europa e di sempre più Paesi del mondo nel riconoscimento di diritti fondamentali a tutti i suoi cittadini.

http://www.repubblica.it/politica/2016/02/21/news/unioni_civili_lettera_appello_change_org-133932321/?ref=HREC1-3

3 – art. 44 della legge n. 184/83 così come sostituito dalla legge n. 149/2001

4 – Legge 19 ottobre 2015, n. 173 “Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare”.
8 novembre 2015 –   https://diariealtro.it/?p=4081

5 – 1 novembre 2009 . Mi ha convinto l’on. Binetti. https://diariealtro.it/?p=222

23 Febbraio 2016Permalink

22 febbraio 2016 – Il 20 febbraio è morto Fernando Cardenal

Copio da repubblica on line

ROMA – E’ morto all’età di 82 anni Fernando Cardenal, popolare prete del Nicaragua che negli anni Ottanta sfidò l’ordine del Vaticano di lasciare il governo rivoluzionario sandinista in cui era ministro dell’istruzione.

Cardenal, convinto sostenitore della Teologia della Liberazione, è morto ieri a Managua. All’epoca, davanti alle contestazioni della Santa Sede, ricorda Bbc online, rispose che avrebbe “commesso un grave peccato” se avesse lasciato il governo sandinista. “Non posso concepire che Dio mi chieda di abbandonare il mio impegno per la gente”, disse in un’intervista.

Cardenal era nato a Granada, in Spagna, nel gennaio del 1934. Personalità notissima al tempo della guerra civile in Nicaragua (1979), assieme al fratello anche lui sacerdote e poeta Ernesto, e al sacerdote Miguel d’Escoto Brockmann, fu sospeso ‘a divinis’ per aver abbracciato la lotta armata con la quale il Comandante (e poi presidente) sandinista Daniel Ortega mise fine alla dittatura del dittatore Anastasio Somoza. La misura disciplinare venne tolta nell’agosto del 2014 da Papa Francesco.

Già durante la fase sandinista, prima di essere ministro dell’istruzione tra il 1984 e il 1990, Cardenal promosse e coordinò una grande campagna di alfabetizzazione, che gli valse un riconoscimento mondiale da parte dell’Unesco. Grazie a quella campagna, almeno 500.000 nicaraguensi impararono a leggere e a scrivere.

Nel ’97, dopo aver ripetuto un anno di noviziato tra i diseredati del Salvador, a 63 anni Cardenal fu riammesso a pieno titolo nell’ordine dei gesuiti, da cui era stato espulso nel 1984 proprio per aver fatto parte del governo rivoluzionario

Non voglio dimenticare:

La pubblica umiliazione  che                      Woytila-Cardenal
papa Giovanni Paolo II volle
infliggere  all’aeroporto di Managua
a Fernando  Cardenal, Ministro dell’Istruzione

 

 

 

 

 

Un altro incomprimibile ricordo: Giovanni Paolo II e Pinochet, dittatore del Cile.                                           Woytila-Pinochet
Le vittime  non appaiono
ma ci sono più visibili
– per chi ne voglia far
memoria – della coppia
in preghiera dietro il
papa.

 

 

Fonti:

http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/21/news/morto_padre_cardenal-133889586/

http://www.vita.it/it/article/2016/02/21/il-potere-corrompe-ogni-cosa-ernesto-cardenal-da-cristo-alla-rivoluzio/138370/

http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2016/02/21/ASIrFifB-scomunicato_riabilitato_nicaragua.shtml

 

 

22 Febbraio 2016Permalink

19 febbraio 2016 – IL SENATO NEL PALLONE

  • Concordo con Federico Geremicca ma non mi basta

IL 17 febbraio Federico Geremicca, giornalista de  La Stampa ha scritto: «Una questione che è nervi e sangue per migliaia di coppie omosessuali è stata trasformata in una Torre di Babele fatta di “canguri”, inglesismi e “affidi rafforzati”, capace di sgomentare qualunque normale cittadino. E se a questo si aggiungono i trucchi e gli sgambetti ideati per lucrare un qualche consenso elettorale, il quadro è completo».

A prescindere dal fatto che Torre di Babele mi sembra –per la solennità dell’enunciato – espressione troppo nobile in quel contesto e preferisco il mio titolo familiare e intenzionalmente irridente, ho bisogno di ritrovare ragionevolezza e provo a seguire una linea mia più rassicurante di quello che emerge dalle cronache, senza ignorare quello che non  emerge.

Al ‘tutti uguali’ non ci sto. Fa parte di quella cultura populista, che mi sembra sempre più forte e pervasiva, per cui nell’indifferenza che si forma a seguito appunto del ‘tutti uguali’ trovano spazio le ideologie nate dal pregiudizio che ormai domina l’immaginario dei molti (resisto alla tentazione di scrivere ‘dei più’).

Così si finge di vivere in una società che, inizialmente coesa, si sarebbe poi spezzata per il prevalere di interessi e forze estranee, fingendo di non sapere che una società nasce appunto come luogo della coesione di interessi diversi che in una società democratica devono poter convivere senza che nessuno cannibalizzi gli altri.

Mentre si contano seggiole

Penso con vergogna ai senatori che – nell’intento rivelatore di dissociare la stepchild adoption dal contesto della legge – dimostrano di voler gettare l’esca dell’approvazione delle Unioni Civili ad adulti che siano capaci di voltare la testa di fronte ai bambini, ostentando di considerarli persone senza diritti, bagaglio appresso dei loro genitori.

Ma si rendono conto costoro che i bambini cui è dovuto il riconoscimento della sicurezza della loro continuità affettiva esistono? Questi miei non rappresentanti fingono di ignorare che la continuità affettiva è giustamente assicurata in legge ai bimbi affidati, privilegiando gli affidatari in caso di adozione. Cito esattamente la legge – di cui avevo scritto in questo blog l’8 novembre scorso – perché fra pregiudizi e ignoranza non  riesco a liberarmi da una sgradevole sensazione di malafede: “legge 19 ottobre 2015, n. 173. Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare”.

Quindi nelle famiglie considerate ‘normali’ il bambino è giustamente garantito, in quelle che così non sono considerate non lo è. Pur di punire i genitori, uno dei quali solo con la stepchild adoption potrebbe essere considerato tale, la maggioranza dei senatori è disposta ad infischiarsene di un elementare principio di uguaglianza sulla pelle di chi non può difendersi.

Ricordo il caso dei cd cattodem (che, insisto, non sono “i” cattolici ma un gruppo di cattolici) e tre nomi che voglio ricordare perché devo a me stessa la conoscenza di chi pretende rappresentarmi: Alfano, Lorenzin e Monti.

Uno di loro è abbastanza vecchio (come me) per ricordare cos’erano i figli di NN prima della riforma del codice civile del 1975.

Ma non prova orrore all’idea di costruirne altri con nuova denominazione ma altrettanto reietti? Se dal 2009 sopravvive senza scrupoli alla presenza della legge che nega il certificato di nascita ai figli dei sans papier potrà continuare così, temo insieme ai suoi ideologicamente simili.

Per arrivare a tanto si allenano da sette anni

Quando fu approvato il pacchetto sicurezza (legge 94/2009) si stabilì che, per registrare la nascita dei propri figli i migranti non comunitari dovessero presentare il permesso di soggiorno. E’ chiaro che la misura voleva terrorizzare chi, per essere irregolare, tale permesso non aveva. Era la stessa logica della dissuasione che oggi si usa per rifiutare la stepchild adoption. Ieri si minacciava ‘se ti riveli padre o madre e non sei amministrativamente regolare rischi l’espulsione’. Oggi si minaccia: ‘se cresci un figlio insieme al tuo compagno o alla tua compagna e il genitore riconosciuto tale venisse a mancare tu non potrai occuparti di quel bambino’.
Per ciò che riguarda i non comunitari irregolari nel corso di sette anni il parlamento italiano non ha voluto rimediare alla bestialità del 2009. Esistevano due proposte di legge per poterlo fare ma non sono state discusse (una si deve all’on. Rosato, capogruppo del PD alla camera, l’altra al sen Lo Giudice che ora si batte per la norma sulle Unioni Civili, compreso l’art. 5, quello che consentirebbe di riconoscere la stepchild adoption). Sette anni a voltar la testa dall’altra parte hanno insegnato agli eroi della famiglia ‘normale’  come si possa abusare di piccoli indifesi per affermare volontà in ogni caso devastanti.
Molto tempo fa avevo chiamato le piccole vittime del pacchetto sicurezza le mie cartine al tornasole: seguirne la sorte che la legge italiana vuole far subire loro mi ha permesso di entrare con più convincimento nei meandri della norma ora in discussione.

E che ha da dire la chiesa cattolica che non molti mesi fa aveva promosso un sinodo sulla famiglia? Ne scriverò i prossimi giorni.

19 Febbraio 2016Permalink

12 febbraio 2016 – Sguaiataggini laico cardinalizie

Quando il gatto non c’è, i topi gongolano

Non so se l’uscita il card Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, abbia a che fare con il fatto che ieri papa Francesco stava organizzando metaforiche valige per prepararsi all’incontro con  Sua Santità Kirill, patriarca di tutte le Russie, ma certamente l’uscita di Sua Eminenza ha meritato la dignitosa replica del sottosegretario Pizzetti. Secondo l’informativa dell’Ansa Bagnasco aveva proclamato: «Ci auguriamo che il dibattito in Parlamento e nelle varie sedi istituzionali sia ampiamente democratico, che tutti possano esprimersi, che le loro obiezioni possano essere considerate e che la libertà di coscienza su temi fondamentali per la vita della società e delle persone sia, non solo rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto» Ha risposto il sottosegretario: «Le esortazioni sono giuste e condivisibili, ma come regolare il dibattito del Senato lo decide il presidente del Senato. Non il presidente della Cei». A mio parere le prime parole peccano di un eccesso di cortesia, totalmente assente invece dall’intervento, volgare e sguaiato, indegno di un parlamentare quale che sia la forza politica di appartenenza, dell’on  Gasparri che è arrivato ad accusare un collega di compravendita di minori.

Cardinali che non apprezzano gli strumenti della democrazia

Nell’intervento di Bagnasco riconosco la linea seguita da Ruini nel 2005 quando non si limitò ad esprimere il suo legittimo parere sulla legge 40 ma invitò gli italiani a non  andare a votare al referendum abrogativo (pro memoria: legge 40/2004. “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”) Era giugno, la giornata invitava alla gita, votare significa esercitare sia pur per breve tempo una modesta ma sempre impegnativa attività di pensiero … e il colpaccio di Sua Eminenza raggiunse il suo obiettivo e da allora la legge 40, salvata dalla ‘astensione’,  ha impegnato la Corte Costituzionale che ne ha distrutto brandelli vari.

E gli italiani si adeguano

Il Senato va avanti con un dibattito che rattrista e umilia, salvo poche, difficili posizioni. E la gente (uso un termine che non mi va ma a questo punto è il caso) sbadiglia annoiata. “Tutti uguali”. Parlo con parecchie persone e provo a sentirne le opinioni: la maggior parte (il mio non è un sondaggio ma ha abbastanza credibilità per spaventarmi) non  riesce a capire che i bambini sulla cui pelle ci si batte per cancellare la possibilità di sicurezza e continuità affettiva (la stepchild adoption!) esistono, non sono astrazioni ideologiche. Il fatto che l’adozione coparentale sia pratica che dal 1983 riguarda i figli di un solo membro di una coppia eterosessuale (1983/184 Diritto del minore ad una famiglia) e che quindi nel negarne l’estensione alle coppie che in futuro (forse) potranno avvalersi delle norme sulle Unioni Civili si penalizzano e si discriminano minori, di cui si fa cinico uso come deterrente nei confronti dei genitori, non turba l’opinione pubblica. Il meccanismo è lo stesso per cui dal 2009 i genitori privi del permesso di soggiorno devono esibire il documento di cui non dispongono per registrare la nascita del figlio esponendosi, nel momento in cui affermano la propria genitorialità, al rischio di espulsione. Anche in questo caso la norma che disonora (se mai ve ne fosse bisogno) l’allora ministro dell’interno on. Maroni, resta dov’è senza che l’opinione pubblica se ne senta turbata.

Non ho il diritto alla meraviglia ma ho il dovere del dissenso

Quando è stato organizzato il trasferimento a Roma per il Family Day nella mia città ha girato una circolare (intestata all’Arcidiocesi) con tutte le informazioni per la partecipazione (mezzi di trasporto, orari, costi ecc.). Nulla di illegittimo se non fosse stato per un  titolo strabiliante posto in finale in cui il firmatario si dichiarava: “Responsabile del Coordinamento Diocesano per la custodia della verità su persona, procreazione e famiglia”.
La cosa mi ha profondamente offeso perché carica di una cultura dell’inquisizione certamente valida ai tempi del Concilio di Trento ma superata nei testi del Vaticano II, nNon per la curia udinese (e chissà per quante altre di cui possiamo considerare l’on. Giovanardi “braccio secolare”). Speravo di trovare cattolici locali associati al mio sdegno. Niente da fare. Quell’espressione lascia i più indifferenti e comunque non disponibili ad assumersi la responsabilità di una dovuta protesta. Pochi si associano. Ho provato a scrivere ad amici, l’ho detto in pubblico … mi è stato persino risposto che ‘non ci si salva da soli’. Non so se mi salverò. Ma vi tengo a tenere la schiena dritta  e a guardarmi allo specchio senza vergognarmi troppo della mia impotenza.

Fonti:

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/02/10/unioni-civili-senato-renzi-voto-segreto_1306a2a3-ac0f-4891-aca3-62c4e516b132.html

Per ciò che riguarda l’esistenza dei bambini che potrebbero giovarsi della stepchild adoption se la legge sarà approvata si veda l’appello presentato al parlamento lo scorso gennaio  da un numeroso gruppo di giuristi. Si trova anche trascritto nel mio blog      https://diariealtro.it/?p=4186

   

 

12 Febbraio 2016Permalink

9 febbraio 2016- Giulio Regeni

da la Repubblica 9 febbraio 2016regeni

Egitto, capo procura Giza: “Cellulare di Regeni scomparso” . Casson: “Il Cairo non ci prenda in giro”

Il segretario del Copasir a Repubblica: “Non c’è bisogno di arrestare per torturare”. Il capo di servizi segreti, Massolo, riferisce al Comitato parlamentare di controllo. Il ministro degli Esteri del Cairo continua a smentire il coinvolgimento del governo nel barbaro omicidio di Regeni e parla di “criminalità comune”. Primo rapporto in procura: “Il dottorando aveva partecipato a un incontro con il sindacato indipendente” di ALBERTO CUSTODERO

Giulio Regeni (ansa)IL CAIRO – Giulio Regeni, lo scorso dicembre, aveva partecipato al Cairo ad un incontro presso il Centro Servizi per i Lavoratori e i Sindacati cui avevano preso parte esponenti locali del sindacato indipendente. E questo interesse del ricercatore friulano 28enne, per le tematiche socio-economiche della realtà egiziana potrebbe aver dato fastidio a qualcuno o, comunque, non essere passato inosservato. Il primo rapporto in procura. La circostanza è indicata in una prima informativa che gli specialisti di Ros e Sco, in trasferta in Egitto in questi giorni, hanno inviato alla Procura di Roma. Il pm Sergio Colaiocco, che indaga contro ignoti per omicidio, vuole anzitutto capire che cosa facesse in Egitto Giulio Regeni e su quale rete di informatori contasse per acquisire informazioni utili al suo lavoro. Per questo motivo, il magistrato ha dato incarico agli investigatori di interrogare gli accademici, i ricercatori e gli stagisti che dall’Egitto raggiungeranno Fiumicello per i funerali di Regeni. La versione del magistrato egiziano. Il capo della Procura di Giza, quella incaricata dell’indagine sull’uccisione di Giulio Regeni – torturato perchè pensavano che fosse una spia – aveva riferito che accanto al corpo del ricercatore italiano o nel suo appartamento non era stato rivenuto alcun telefonino, computer portatile o tablet. Ad una domanda dell’Ansa se fosse stato trovato alcun cellulare, laptop o iPad, il procuratore Ahmed Nagy aveva risposto che “non erano stati trovati accanto al corpo, e neanche a casa”. L’equivoco del computer: è in Italia. Il computer, s’è saputo poi, risulta in mano alla polizia e alla magistratura italiane. La famiglia ha smentito che avesse un iPad. Non è stato trovato, dunque, il telefonino. L’ultima telefonata di Regeni. Secondo il capo degli inquirenti egiziani, è un lettore universitario italiano la persona con cui Giulio Regeni ha avuto l’ultimo contatto telefonico prima di sparire nel nulla. “L’ultima persona con cui c’è stata una chiamata è un suo amico italiano, Gennaro Gervasio”, ha detto all’Ansa il capo della Procura di Giza, Ahmed Nagy, rispondendo alla domande su chi sia, stando alle indagini, l’ultima persona che Regeni ha visto o con cui ha scambiato chiamate telefoniche o messaggi. Le smentite dell’Egitto. Le autorità governative del Cairo continuano a smentire il coinvolgimento di apparati dello stato egiziano nel barbaro omicidio di Regeni. È il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, in un’intervista a Foreign Policy riportata dal sito del quotidiano egiziano al Ahram, a ribadire che l’assassinio di Giulio Regeni è stato “un crimine”. “Ma l’Egitto respinge ogni accusa di coinvolgimento”. Shoukry ha puntualizzato che i giornalisti che si occupano della vicenda stanno “saltando a conclusioni” e stanno facendo “speculazioni senza alcuna informazione autorevole o una verifica di ciò a cui alludono” Il ministro egiziano ha poi liquidato come “bugie” le accuse che in Egitto ci siano prigionieri politici. La replica di Casson: “Non ci prendano in giro”. Felice Casson, uno dei massimi esperti di servizi segreti (da giudice istruttore indagò su Gladio e la strategia della tensione, ora è segretario del Copasir), non crede a una parola alle smentite delle autorità egiziane. “Ma per favore, che non ci prendano in giro – dice a Repubblica – forse pensano che noi crediamo alla favoletta che non è stato arrestato? Ma per torturare, sappiamo benissimo che non c’è bisogno di arrestare“.  L’Egitto dice da giorni che Regeni non è mai stato arrestato. Questo è vero, osserva Casson. Il sospetto, infatti, è un altro: che sia stato sequestrato da “squadroni della morte” degli apparati dei servizi segreti egiziani perchè forse pensavano che il dottorando fosse un informatore dell’intelligence italiana. Nessuno ha mai pensato che fosse stato arrestato dalla polizia, apparato pubblico che risponde al ministero dell’Interno e all’autorità giudiziaria. Qui, osserva il segretario del Copasir, si parla di un’altra cosa: di apparati occulti, di prigioni segrete, di squadre di torturatori, di omicidi e perseczioni di oppositori politici. Il ministro degli Esteri egiziano fa riferimento a un episodio di “criminalità comune”, ma in Italia – ribadisce il senatore Pd – nessuno ci crede. Il modus operandi del sequestro e della morte di Regeni (il tipo di torture che solo reparti specializzati “sanno” infliggere, la sparizione del telefono, la logistica dell’intera operazione che non ha lasciato tracce o prove) nulla ha a che fare con le modalità operative della criminalità comune. Quest’ultima può essere interessata a impossessarsi di soldi, non certo a conoscere i contenuti riservati custoditi nel telefonino del dottorando che svolgeva indagini di studio sugli “attivisti dei lavoratori”. Ecco perchè i giornalisti italiani e di tutto il mondo continuano a fare domande. E il Copasir a sospettare che il governo egiziano nasconda la verità.

fonte:
http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/09/news/regeni_capo_procura_giza_non_trovato_alcun_pc_o_ipad-133045714/?ref=HRER1-1

 

9 Febbraio 2016Permalink

7 febbraio 2016 – Riconosciamo la piena dignità di ogni essere umano che nasca in Italia o forse no

Premessa:
Poco fa ho inserito nel mio blog un piccolo pezzo con i riferimenti ad articoli organici su singoli argomenti cui si fa riferimento nel testo che segue, così la lettura di questo pezzo riesce più scorrevole e chi lo desideri può verificare la documentazione andando al blog diariealtro[.]it.

Ignorato un tabou facciamo i conti con la sua coda perversa
Il problema di cui mi occupo dal 2009 è la discriminante introdotta alla nascita per negare il relativo certificato. Così è possibile usare strumentalmente nuovi nati al fine di impaurirne i genitori con lo spauracchio dell’espulsione se trovati privi del permesso di soggiorno (ne ho scritto tante volte: tutto è reperibile con il tag anagrafe).

Ora il dibattito sui bambini, figli di coppie omogenitoriali, ha messo alla luce un aspetto nuovo del problema: il dovere di dare continuità alla relazione che si instaura fra il bambino che vive in una coppia omogenitoriale e il partner del genitore legalmente riconosciuto, relazione di cui assicurare la continuità con la stepchild adoption (adozione del figlio del partner, letteralmente figliastro).

Il fatto che in una questione così significativa, discussa e ormai nota come quella delle unioni civili, il dibattito si avviti sulla condizione dei minori getta una luce perversa sull’annoso problema che questa vicenda pone.
Infatti nel 2009 si è voluto rompere il tabou per cui si pensava, almeno nei paesi che ritengono di essere e si dichiarano civili, che non fosse possibile negare l’esistenza giuridica a chi nasce (si veda l’art. 7 della Convenzione ONU sui diritti dei minori – documentata nel blog anche il 2 maggio 2015).

Purtroppo l’equivoco disinteresse per la questione è stata una delle poche posizioni politiche che hanno unito trasversalmente anche la maggior parte di laici democratici e benpensanti cristiani (cattolici e protestanti) nel convincimento che l’impegno individuale possa risolvere le questioni caso per caso senza bisogno di leggi.

Fra negazione del diritto fondante ad avere un’esistenza riconosciuta e il libertinaggio della “coscienza”

Così si è creata la convinzione che ci siano categorie di neonati cui negare l’esistenza altrimenti riconosciuta nella società civile, affidabili quindi alla tratta, alla donazione illegale, ai pedofili in attività di servizio senza che nessuno li possa tutelare.
Come si può denunciare la molestia o la violenza perpetrata nei confronti di un minore che non c’è? E se è così facile e – l’esperienza insegna – così socialmente ben accetto che possano esistere minori strumentalmente inesistenti siamo ben tranquilli, allenati e ridicoli per accettare che si chiami libertà di coscienza il rifiuto di coloro la cui situazione sarebbe risolvibile almeno alla radice con la stepchild adoption.

Lo stato del dibattito al senato

Per avere un quadro organico, serio e aggiornato del dibattito politico, suggerisco http://www.sergiologiudice.it/2016/02/03/9313/

7 Febbraio 2016Permalink
7 Febbraio 2016Permalink

1 febbraio 2016 – Calendario di febbraio

1   febbraio 1876 –   Gli USA dichiararono guerra ai Sioux. Massacro di Wounded Knee.
1   febbraio   1945 – Pubblicazione sulla GU del d.lgs n. 23 che estende alle donne il diritto di voto.
1   febbraio  1979 –  L’ayatollah Khomeini torna in Iran dopo l’esilio
3   febbraio  1985 –  Sudafrica. Desmond Tutu è il primo vescovo anglicano nero.
3   febbraio 1998  –  Strage del Cermis
4   febbraio   1913  – Nasce Rosa Parks
4   febbraio   1945 –  Si apre a Yalta la Conferenza tra Roosvelt, Churchill e Stalin
4   febbraio   1906 – Nasce Dietrich Bonhoeffer
5   febbraio   1848 – Processo a Marx ed Engels per attività sovversiva
5   febbraio   2014 – Il presidente del senato Grasso decide la costituzione in parte civile del Senato stesso nel processo in cui Berlusconi è imputato per la compravendita di senatori.
6   febbraio   1992 – Muore David Maria Turoldo
6   febbraio              Giornata mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili
7   febbraio   1986 –  Il dittatore Marcos fugge dalla Filippine, Duvalier da Haiti
10 febbraio               “Giorno del ricordo” –  vittime delle foibe (legge 92/2004)
10 febbraio   1990 –  Sud Africa: De Klerk annuncia la liberazione di Mandela
11 febbraio   1929    Firma dei Patti Lateranensi
11 febbraio   2011    Egitto, dimissioni di Mubarak
12 febbraio   1938   Anschluss, le truppe tedesche entrano in Austria
15 febbraio   1945 –  Aerei USA bombardano Dresda
15 febbraio   1967 –   Uccisione Camillo Torres
17 febbraio   1600 –  Roma – Rogo di Giordano Bruno, condannato per eresia
17 febbraio   1848 –  Lettere Patenti, decreto con cui il re Carlo Alberto, concedeva i diritti civili ai valdesi e, successivamente, agli ebrei.
18 febbraio  1564 –  Morte di Michelangelo
18 febbraio  1943 –  Monaco – arresto fratelli Scholl e altri membri della Rosa Bianca
18 febbraio  1984 –  Firma del Nuovo Concordato fra Italia e Santa Sede
19  febbraio 1937 –  Giorno dei martiri etiopici * (vedi link in calce)
20 febbraio  1958 –  Approvazione della legge Merlin
20 febbraio   2016 – Muore Fernando Cardenal
21  febbraio  2015 – Caduta governo Letta
21 febbraio   1965   A New York viene ucciso Malcom X
22 febbraio   1943 –  Esecuzione capitale dei membri della ‘rosa bianca’
23 febbraio   1903 – Cuba affitta ‘in perpetuo’ agli USA la baia di Guantanamo
24 febbraio   1990 – Morte di Sandro Pertini
25 febbraio    2014 – Fiducia al governo Renzi – Ieri al senato oggi alla camera
26 febbraio   1991 –  Si scioglie il patto di Varsavia
27 febbraio   1933 – Incendio del Reichstag
28 febbraio   1986 – Assassinio del primo ministro svedese Olaf Palme
28 febbraio 2013 – Abdicazione papa Benedetto XVI

* NOTA: A seguito di un attentato al maresciallo Graziani le truppe italiane in Etiopia perpetrarono una delle tante stragi che caratterizzarono quella occupazione. Per qualche informazione:

http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2006/6/09-13_DE_PAOLIS.pdf http://www.rastafari-regna.com/sezioni/giornomartiri2010.html

 

 

1 Febbraio 2016Permalink

31 gennaio 2015 – Per conoscere esempi di ragionevolezza

LE UNIONI CIVILI TRA DIRITTO ED ETICA

Mi è chiesto un commento sulla nuova disciplina sulle unioni civili, cd. Cirinnà, come giurista, docente universitaria ma anche donna credente impegnata all’interno della Chiesa locale.

Premetto che in queste settimane ho vissuto con fatica e disagio, sul tema, queste mie diverse «appartenenze» nella ricerca di un’analisi fedele al dettato normativo ma anche filtrata dall’universo dei valori della mia formazione cristiana, sui quali cerco di fondare la mia vita. Questo scritto riflette dunque il difficile equilibrio che ho individuato fra queste mie diverse «radici».

 

Non ho condiviso, anzitutto, l’affermazione ricorrente per cui un intervento del legislatore sul tema delle unioni civili non è affatto urgente, data l’emergenza ben più pressante della tutela dei diritti sociali, imposta dalla crisi economica. L’attuazione dei diritti fondamentali, in realtà, è sempre essenzialmente indivisibile; ogni diritto è uno specchio o un Giano Bifronte che impone responsabilità e solidarietà parallele.

Così proclama la stessa Costituzione nei Principi fondamentali, dove il riconoscimento dei diritti fondamentali, civili e sociali, all’art. 2, è associato al rispetto dei doveri inderogabili di solidarietà economica e sociale. Il diritto all’assistenza in ospedale al partner comporta dunque, inevitabilmente, la responsabilità di provvedervi, come quello al mantenimento successivo alla cessazione della convivenza implica l’assunzione del relativo dovere.

Se legiferare sui diritti impone sempre, certamente, la prudenza e la cautela richieste dalla delicatezza delle situazioni personali coinvolte, la loro appartenenza ad una minoranza non pare liquidabile con il pretesto di un interesse generale giudicato più rilevante; il rispetto e la dignità di ogni persona, alla base del riconoscimento dei diritti civili, ne sono componenti essenziali e irrinunciabili. Con la stessa logica irragionevole si sarebbero dovute procrastinare sine die la tutela delle minoranze linguistiche o l’integrazione scolastica dei disabili, in entrambi i casi giudicate viceversa, a ragione, un ineludibile dovere costituzionale.

Da giurista mi è imposta, ancora, una collocazione della disciplina sulle unioni civili nel diritto europeo e nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo; questo non per supina imitazione di altre discipline nazionali ma perché da tempo è quello il contesto obbligato in cui situare il tema della tutela dei diritti civili e sociali, per la nostra stessa adesione alla Convenzione europea dei diritti fondamentali e al processo di integrazione europeo.

La condanna del nostro Paese da parte della Corte europea di Strasburgo, con la sentenza del 21 luglio 2015, ad attuare i diritti fondamentali alla vita privata e familiare delle coppie omosessuali, al pari di quanto hanno già fatto tutti gli altri Stati europei, è, dunque, un obbligo ineludibile, non una volubile convinzione del nostro legislatore nazionale. Se ne impone, pertanto, l’attuazione con la sollecitudine invocata anche dalla nostra stessa Corte costituzionale, senza che nessun alibi possa essere ritrovato nel nostro sistema giuridico, nazionale ed europeo.

Certamente il costituente del 1948 non aveva in mente l’unione di persone omosessuali quando scrisse l’art. 29 sulla «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»; l’innovazione decisiva dell’art. 29 Cost. fu quella, in realtà, di introdurre «l’uguaglianza giuridica e morale dei coniugi» per sancire il progressivo superamento, nella realtà sociale, del modello di famiglia patriarcale.

E’ in ogni caso da escludersi, allo stesso modo, un’interpretazione dell’aggettivo «naturale» utilizzato dall’art. 29 in relazione alla famiglia, inteso come riferito al dato biologico della diversità dei sessi che precluda il riconoscimento dei diritti civili ad una coppia omosessuale. Come precisò Aldo Moro all’Assemblea costituente l’intenzione del legislatore costituzionale era piuttosto quella di scongiurare un’ingerenza indebita dei pubblici poteri nelle dinamiche della vita familiare, non di irrigidire il modello familiare in uno specifico dato biologico.

Il diritto regola i rapporti sociali e ne coglie, recepisce e orienta i mutamenti in atto, non dovrebbe mai imporre modelli astratti o lontani dalla realtà, pena la sua disapplicazione o irrilevanza. Ci è richiesto inoltre un grande sforzo, come cittadini e credenti, per mutare e adeguare i nostri schemi concettuali alla realtà del mutamento sociale e abbandonare quelli ormai inadatti a interpretarlo senza paure o resistenze irragionevoli che non siano effettivamente fondati su valori meritevoli di tutela.

L’universo familiare si presenta, oggi, come una realtà molto variegata riconducibile ormai con difficoltà al modello costituzionale di famiglia, se rigidamente interpretato o alla fissità dello schema convenzionale «mamma, papà, bambino/a».

Vi sono convivenze di fatto, nuclei monogenitoriali con minori, coppie sterili o adottive, coniugi rimasti soli per la morte del coniuge, nuclei riformati dopo lo scioglimento di un precedente matrimonio, genitori separati e divorziati con figli e coppie omosessuali, talora con figli. A queste realtà negheremmo oggi con difficoltà, nella sostanza e nel linguaggio quotidiano, la definizione di «famiglia».

Appare quindi altrettanto inconcepibile negare a qualcuna di queste il riconoscimento dei diritti e l’imposizione delle responsabilità necessarie a garantire il rispetto e la dignità di ciascuna persona impegnata in una convivenza affettiva stabile, solo sulla base del suo orientamento sessuale.

La fedeltà al dato costituzionale vigente va dunque necessariamente coniugata con il rispetto dei vincoli costituzionali europei e l’adeguamento al mutamento sociale in atto. Un’equiparazione assoluta dell’unione civile fra omosessuali al regime giuridico del matrimonio sarebbe oggi probabilmente dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale alla luce dell’attuale formulazione dell’art. 29 Cost.. Allo stesso modo, tuttavia, qualsiasi discriminazione nel riconoscimento dei diritti civili ad un’unione affettiva stabile fra persone dello stesso sesso derivante dall’orientamento sessuale sarebbe da giudicarsi, oggi, altrettanto incostituzionale. La Carta europea dei diritti fondamentali, infatti, ha eliminato il requisito della diversità dei sessi per la costruzione di un’unione affettiva stabile e ha reclamato con forza l’inammissibilità di discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale per l’insieme dei diritti e doveri diretti a disciplinarne la convivenza.

Nessun alibi ad evitare l’approvazione di tale disciplina può essere rinvenuto, infine, nel pericolo, tanto paventato, del ricorso alla maternità surrogata da parte dei partner di un’unione civile. Il suo utilizzo, peraltro praticato illegalmente, per il 98%, da coppie eterosessuali, non è in alcun modo previsto dalla disciplina in corso di approvazione ed è anzi sanzionato nel nostro Paese con la reclusione fino ai due anni, oltre che nella maggior parte dei Paesi europei. Utilizzare questo argomento logico per negare il riconoscimento dei diritti civili di una coppia omossessuale equivarrebbe ad impedire l’accesso al matrimonio a due persone di sesso diverso, per la sterilità di una o entrambe, per l’eventuale pericolo del ricorso ad una pratica illegittima di filiazione.

L’eventuale introduzione della stepchild adoption, la cd. «adozione in casi particolari» ossia la possibilità di adozione del figlio naturale del partner di un’unione civile è, giustamente, da valutare con la massima prudenza e delicatezza richieste dal rischio di assegnare una priorità ai desideri degli adulti sui diritti dei minori. A questo pericolo si cerca di far fronte, nella nuova disciplina, prevedendo una previa e rigorosa valutazione dell’ammissibilità della richiesta da parte del Tribunale dei minori, diretta ad assegnare la giusta priorità all’interesse del minore e pretendere un’adeguata capacità dei richiedenti nell’assolvere la responsabilità genitoriale.

A chi obietta, in modo condivisibile, che «ogni bambino ha diritto di crescere con un padre e una madre» secondo una logica antropologica e non ideologica, si può rispondere che questa condizione in linea di principio può venir meno o non essere possibile, per mancato riconoscimento, abbondono o morte di uno dei genitori naturali. Se infatti non sempre la sessualità coincide con la procreazione, non sempre il concepimento comporta assunzione di responsabilità genitoriale. In questa condizione, purché non artificiosamente o illegalmente precostituita allo scopo, sarebbe altrettanto ideologico negare ad un Tribunale la possibilità di valutare, con il massimo rigore possibile e nell’interesse esclusivo del minore, la capacità del convivente di assumere la responsabilità genitoriale, con i conseguenti doveri di mantenimento, assistenza e cura, solo perché di un determinato orientamento sessuale. Non bisogna trascurare, infatti, che l’assunzione di questi compiti da parte del cd. genitore sociale avverrebbe in una situazione di fatto già esistente in cui il minore avrebbe, in alternativa, un unico riferimento genitoriale ed è già stata riconosciuta, nella prassi, dai Tribunali dei minori attraverso il ricorso all’art. 44 lett. d), della legge sull’adozione.

Infine, da credente impegnata nella Chiesa locale, aggiungo che proprio il Vangelo della Misericordia imporrebbe la massima delicatezza e rispetto umano nell’affrontare temi così legati alla vita intima e affettiva delle persone e l’astensione da alcun giudizio o condanna che possa ferirne la dignità o produrre inutili sofferenze.

Monica Cocconi

 

fonte: http://ilborgodiparma.net/web/index.php?option=com_content&view=article&id=1397:le-unioni-civili-tra-diritto-ed-etica&catid=13:il-palco&Itemid=34

31 Gennaio 2016Permalink