4 luglio 2014 – Chi vuole rappresentarmi paga il prezzo!

Il 25 maggio avevo scritto alla on. Kyenge in merito alla questione della registrazione anagrafica negata ai figli delle persone prive di permesso di soggiorno lettera leggibile anche da qui ).
Il primo luglio avevo contattato (e riportato la lettera sul blog) l’on. Maltese e di nuovo l’on. Kyenge nella sua veste ‘ufficializzata’ di Parlamentare europea
(lettera leggibile anche da qui) .

Così mi ha risposto:

Cara Augusta,
Grazie per la tua lettera e le tue parole. Ho promosso in campagna elettorale che avrei. Seguito il caso e lo farò. Ti ringrazio per l’umanità che sprigioni nelle tue parole e per la perseveranza. Insieme si vince o si perde e sarò sempre affianco chi con passione porta avanti battaglie di civiltà per riportare alla ragione e al senso della vita! A presto. 

E così le do riscontro del prezzo ‘pagatomi’ in quanto ‘cittadina rappresentata’

Gentile onorevole,
ti ringrazio per la lusinghiera risposta e soprattutto per la volontà che esprimi di volere ‘mantenere la promessa’.
E’ importante.
Quanto alla perseveranza … chiamiamola testardaggine che forse termine più consono alle mie non  troppo elette virtù:
Quella che tu chiami umanità è un atto di solidarietà dovuto che si è affinato e fatto passione durante gli ormai lontani anni di insegnamento quando comunicavo ai miei studenti (come in  altro modo ai miei figli) la faticosa e ondivaga crescita della democrazia in Europa (insegnavo storia e filosofia).
Ora attendo con speranza e fiducia.
Con i più cordiali auguri di buon lavoro.

E adesso vediamo se i parlamentari italiani coglieranno l’invito alla ‘battaglia di civiltà’ che ci riporti alla ‘ragione e al senso della vita’ come dice l’on. Kyenge, rimediando allo strappo perpetrato nel 2009.
L’ultima che ho contattato è la sen. Fasiolo, di recente nomina, dopo aver più volte scritto ai deputati firmatari della pdl 740 (leggibile da qui)  che si giace da un anno alla Commissione Affari Costituzionali.

4 Luglio 2014Permalink

1 luglio 2014 – Lettera all’on. Curzio Maltese

Nel sito del parlamento europeo tutti i deputati hanno una casella di posta elettronica.
Ho trovato quella dell’on. Curzio Maltese e gli ho scritto il messaggio che segue.
All’on. Kyenge avevo già scritto il 25 maggio, approfittando della sua casella di parlamentare italiana. Quella lettera è leggibile anche da qui

Egregio onorevole Curzio Maltese,

Mi rivolgo a lei come parlamentare neo eletto al Parlamento europeo e come giornalista attento alla realtà su cui possiamo intervenire, se qualcuno ce la rende nota.
Capisco che gli oggetti che in questo momento possono attrarre il prevalente interesse dell’opinione pubblica siano riferibili alla flessibilità dei vincoli finanziari e, per ciò che riguarda le migrazioni, all’accoglienza dei migranti in fuga per cui l’Italia è, geograficamente, paese di approdo.
Ma per chi si rivolge a un parlamentare europeo, avendo consapevolezza delle ragioni per cui è nata l’idea di Unione Europea (già nella tragedia in cui fu steso il documento di Ventotene), l’Europa è anche altro e anche su altro dovrebbe costruirsi un virtuoso necessario rapporto fra l’Unione europea e gli stati che la compongono, di cui gli europei sono cittadini.
Questo messaggio sarà molto lungo perciò non mi soffermo su tanti aspetti che pur mi coinvolgono e la cui conoscenza cerco di approfondire.
Mi limito a un solo problema, ricordando che, ancora nel giugno1999, il Consiglio europeo ritenne che fosse opportuno riunire in una Carta i diritti fondamentali riconosciuti a livello dell’Unione europea (UE) e che quindi assicurano nella legislazione dell’UE stessa diritti personali, civili, politici, economici e sociali dei cittadini e dei residenti dell’UE.

Per giungere al problema specifico che le porrò, ricordo, citando dal testo della Carta:

–> l’articolo 21  Non discriminazione

1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.
2. Nell’ambito d’applicazione dei trattati e fatte salve disposizioni specifiche in essi contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità.

–> l’articolo 24  Diritti del minore
1 I minori hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. [omissis]
2. In tutti gli atti relativi ai minori, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l’interesse superiore del minore deve essere considerato preminente.
3. Il minore ha diritto di intrattenere regolarmente relazioni personali e contatti diretti con i due genitori, salvo qualora ciò sia contrario al suo interesse.

In vari documenti inoltre si può leggere un esplicito riferimento alla Convenzione di New York sui diritti dei minori, approvata dalle Nazioni Unite nel 1989, ratificata da tutti gli stati dell’Unione Europea. In Italia è legge n. 176 dal 1991 e afferma:

–> Articolo 7
1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi.
2. Gli Stati parti vigilano affinché’ questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide.

Dal 2009 (quarto governo Berlusconi, ministro dell’interno Maroni) questa norma in Italia è esplicitamente violata, negando quindi anche l’indirizzo delle politiche fondanti l’Unione Europea cui sopra ho fatto breve riferimento.
Infatti con un criptico emendamento (lettera g, comma 22, art. 1 legge 94/2009) è stata imposta per legge la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione della nascita – in Italia – di un figlio.
Ciò ha creato ostacoli a che un nuovo nato possa avere – in Italia – il certificato di nascita se figlio di migranti non regolari.
Così il vicedirettore esecutivo dell’Unicef definisce quel certificato: «La registrazione delle nascite è di vitale importanza. E’ la chiave per garantire che i bambini non vengano dimenticati e che non vengano negati i loro diritti».
Sia detto per inciso che l’Unicef si impegna in campagne promozionali (rivolte a paesi del terzo mondo e comunque non appartenenti all’Unione Europea) perché sia assicurata la registrazione anagrafica di coloro che in quei paesi nascono.
In Italia invece esiste una proposta di legge per rimediare allo sfregio di civiltà introdotto cinque anni fa, proposta n. 740 che è da una anno alla attenzione della commissione Affari Costituzionali senza che nessuno si impegni ad assicurane l’approvazione (che, tra l’altro, non comporta oneri di spesa).

Lo scorso anno la Convention on the Rights of the Child (gruppo CRC) nel suo sesto rapporto ci aveva ricordato che
«Sebbene non vi siano dati certi sull’entità del fenomeno le stime più recenti sulla presenza di immigrati in situazione irregolare fanno supporre che vi possa essere un numero significativo di gestanti in situazione irregolare che potrebbero, per paura di essere identificate, non accedere alle cure ospedaliere ed alla registrazione anagrafica del figlio».

Quest’anno – nel suo settimo rapporto – il Gruppo CRC ci richiama le raccomandazioni del Comitato ONU nella forma che integralmente trascrivo:
«28. Il Comitato ONU è preoccupato per le restrizioni legali e pratiche al diritto dei minorenni di origine straniera di essere registrati alla nascita. In particolare, il Comitato esprime preoccupazione per come la L. 94/2009 sulla pubblica sicurezza renda obbligatorio per i non cittadini mostrare il permesso di soggiorno per gli atti inerenti il registro civile.
29. Il Comitato, richiamando l’accettazione da parte dello Stato Italiano della Raccomandazione n. 40 durante l’Universal Periodic Review, al fine di attuare la L. 91/1992 sulla cittadinanza italiana, in modo da preservare i diritti di tutti i minorenni che vivono in Italia, raccomanda all’Italia:
a) di assicurare che l’impegno sia onorato tramite la legge e facilitarlo nella pratica in relazione alla registrazione alla nascita di tutti i bambini nati e cresciuti in Italia;
b) di intraprendere una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini a essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’estrazione sociale ed etnica e dallo status soggiornante dei genitori;
c) di facilitare l’accesso alla cittadinanza per i bambini che potrebbero altrimenti essere apolidi».

Le chiedo quindi un impegno forte di Parlamentare europeo per attivare ogni strumento che assicuri anche in Italia un rimedio a questo sfregio che da cinque anni ci disonora come esseri umani, come cittadini italiani e come europei che aspirano a veder realizzata un’Unione fondata sulla giustizia che non può prescindere dal rispetto dei diritti umani fondamentali,

Insieme ai miei cordiali saluti le porgo vivissimi auguri di buon lavoro

Augusta De Piero

1 Luglio 2014Permalink

26 giugno 2014 – Vorrei tirare le somme [Settima puntata]

Vorrei concludere questa serie ma la recentissima scoperta dell’impegno internazionale dell’Unicef per la garanzia del certificato anagrafico ai neonati del paesi del terzo mondo mi ha sconvolto per la sua grossolana contraddizione con ciò che avviene in Italia dove la legge che vuole i figli dei sans papier privi di certificato di nascita trova il suo punto di forza nei silenzi della società civile, comprese le locali sezioni dell’Unicef.
Il 22 corrente ho pubblicato ampia documentazione scrivendo un post la mattina e uno la sera e rinvio ai collegamenti .
Per darmi una spiegazione di questa situazione non so immaginare altro che un retropensiero del tipo: «I certificati di nascita? Ora lo spieghiamo al Terzo Mondo!
Noi … noi siamo i padroni e abbiamo ripreso l’antica tradizione euro-americana per cui la nascita degli schiavi non si registrava».
E così, per non restare invischiata nel neo colonialismo di cui non avevo immaginato l’esistenza e per capire …

… torno alle origini

Nel 2010 (l’anno precedente era stata approvata la legge 94/2009) anche l’allora deputato Leoluca Olando voleva capire (poi divenne sindaco di Palermo e non manifestò ulteriori curiosità) e il 2 agosto presentò al Ministro dell’Interno Maroni l’interrogazione che trascrivo limitatamente all’aspetto concernente le nascite di figli dei sans papier.

L’on Orlando chiede

«in data 7 agosto 2009 è stata emanata, dal dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell’interno, una circolare (prot. 0008899) con oggetto: «Legge 15 luglio 2009, n. 94, recante »Disposizioni in materia di sicurezza pubblica«. Indicazioni in materia di anagrafe e stato civile», ed è stata inviata a tutti i prefetti della Repubblica italiana;

con questa circolare il Ministero dell’interno andava a sanare una situazione di interpretazione dubbia della suddetta legge, su alcuni temi, tra cui quello importantissimo delle dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione;

al punto 3 della predetta circolare si chiariva che «Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita-stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto. L’atto di stato civile ha natura diversa e non assimilabile a quella dei provvedimenti menzionati nel citato articolo 6»;

a parere dell’interrogante, molti punti della circolare stessa sono fondamentali per la struttura e per la funzionale applicazione della legge n. 94 del 2009, ma il metodo applicato dell’uso della circolare stessa appare di indicazione troppo lieve e sicuramente meno impegnativa dell’uso di una legge nell’applicazione della stessa –

se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative che attribuiscano valore normativo alla circolare del 7 agosto 2009 prot. 0008899 fornendo così strumenti sicuramente più incisivi a chi la stessa debba applicare».

e il Ministro risponde

Il 31 gennaio dell’anno successivo ricevette una risposta scritta

 « All’Interrogazione 4-08314 presentata da LEOLUCA ORLANDO
Risposta.

Il ministero dell’interno, con la circolare n. 19 del 7 agosto 2009, ha inteso fornire indicazioni mirate a tutti gli operatori dello stato civile e di anagrafe, che quotidianamente si trovano a dover intervenire riguardo ai casi concreti, alla luce delle novità introdotte dalla legge n. 94 del 2009 (entrata in vigore in data 8 agosto 2009), volta a consentire la verifica della regolarità del soggiorno dello straniero che intende sposarsi e ad arginare il noto fenomeno dei matrimoni fittizi o di comodo.

È stato chiarito che l’eventuale situazione di irregolarità riguarda il genitore e non può andare ad incidere sul minore, il quale ha diritto al riconoscimento del suo status di figlio, legittimo o naturale, indipendentemente dalla situazione di irregolarità di uno o di entrambi i genitori stessi. La mancata iscrizione nei registri dello stato civile, pertanto, andrebbe a ledere un diritto assoluto del figlio, che nulla ha a che fare con la situazione di irregolarità di colui che lo ha generato. Se dovesse mancare l’atto di nascita, infatti, il bambino non risulterebbe esistere quale persona destinataria delle regole dell’ordinamento giuridico.

Il principio della inviolabilità del diritto del nato è coerente con i diritti garantiti dalla Costituzione italiana a tutti i soggetti, senza alcuna distinzione di sorta (articoli 2, 3, 30 eccetera), nonché con la tutela del minore sancita dalla convenzione di New York del 20 novembre 1989 (Legge di ratifica n. 176 del 27 maggio 1991), in particolare agli articoli 1 e 7 della stessa, e da diverse norme comunitarie.
Considerato che a un anno dall’entrata in vigore della legge n. 94 del 2009 non risultano essere pervenute segnalazioni e/o richieste di ulteriori chiarimenti, si ritiene che le deposizioni contenute nella predetta circolare siano state chiare ed esaustive, per cui non si è ravvisata sinora la necessità di prospettare interventi normativi in materia.
Il Sottosegretario di Stato per l’interno: Michelino Davico».

Identità di pensiero

L’identità di pensiero fra l’allora sottosegretario Davico (appartenenza Lega Nord) e l’Unicef inteso come agenzia della Nazioni Unite (United Nations Children’s Fund)  è perfetta.
Il vicedirettore esecutivo dell’Unicef stessa ha dichiarato: «La registrazione delle nascite è di vitale importanza. E’ la chiave per garantire che i bambini non vengano dimenticati e che non vengano negati i loro diritti. Il certificato di nascita è il passaporto di un bambino».
E allora per quale ragione non c’è impegno a far sì che in Italia sia garantito a tutti i nuovi nati il certificato di nascita su cui verrà scritta la cittadinanza qualche che sia, anche oggi a norma jus sanguinis e domani, se il nuovo principio passerà, a norma jus soli?

Le astuzie della ragione e le ragioni del pregiudizio

Poiché siamo europei possiamo permetterci un riferimento a un illustre figlio dell’Europa quale fu Georg Wilhelm Friedrich Hegel e quindi faccio uso di una sua espressione che perfettamente si collega alla grottesca situazione che vado srotolando.
Leggendo con un po’ di attenzione la ridondante dichiarazione del già sottosegretario Davico emerge il diritto del bambino, in termini tanto solenni quanto inadatti ad essere rappresentati da una circolare e non essere invece fondati su una legge.
Ma un’attenzione che non sia beota aiuta a leggere in controluce lo squallore sotteso a quelle proclamazioni.
Certamente si volevano impedire i matrimoni di comodo ma la strada scelta di impedire la celebrazione dei matrimoni tout court sembra incongrua e contorta, tanto più considerando la folle associazione ai matrimoni degli atti di nascita.
Poi … la ragione ha le sue astuzie e capitò che il  ‘lui’, di una coppia mista, a seguito della richiesta di pubblicazione dell’atto di matrimonio, ricevesse il decreto di espulsione essendo risultato privo di permesso di soggiorno. Evidentemente si trattava di adulti avveduti, cui evidentemente non  mancavano le relazioni e i mezzi intellettuali e finanziari per premetterselo, e fecero risorse al decreto arrivando fino alla Corte Costituzionale.
Con sentenza n. 245 dd. 25 luglio 2011.L Corte dichiarò «l’illegittimità costituzionale dell’articolo 116, primo comma, del codice civile, come modificato dall’art. 1, comma 15, della legge 15 luglio 2009, n. 94 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica), limitatamente alle parole «nonché un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano».
Ne avevo scritto in questo blog il 31 luglio 2011 (e comunque la sentenza è facilmente raggiungibile per una lettura integrale anche da qui) esprimendo la speranza che quella lettura sostenesse l’ipotesi di una modifica della legge.
Da un anno l’ipotesi è diventata progetto ma l’astuzia del pregiudizio fa sì che, probabilmente in ossequio al consenso di un’opinione pubblica che si presume asservita alla diffusa lego cultura e quindi disposta fare la guerra anche ai neonati ‘diversi’, neppure i deputati proponenti della pdl 740 che risolverebbe la questione si prendano cura di farla approvare.

Segnalazione puntate precedenti (tutte contengono documenti)
6 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3051    (petizioni Boldrini)
8 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3056   (calcio negato ai minori stranieri)
16 maggio 2014 – https://diariealtro.it/?p=3070 (Asgi – Miur)
11 giugno 2014  –  https://diariealtro.it/?p=3110  (congresso SIMM)
13 giugno 2104    https://diariealtro.it/?p=3128   (Asgi – MCE)
21 giugno 2014  https://diariealtro.it/?p=3139 (ASGI pubblica 7 mo rapporto CRC)

A questo elenco aggiungo, oltre i documenti citati nel testo, quelli pubblicati

24 giugno 2014  -documento di lettera 22
22 giugno 2014 documenti dell’Unicef e del MoVi
—————— https://diariealtro.it/?p=3145  https://diariealtro.it/?p=3148
9 giugno 2014      articolo Paolo Citran – CIDI  https://diariealtro.it/?p=3100
7 giugno  2014    Cittadinanza ai figli dei rifugiati   https://diariealtro.it/?p=3090 .
25 maggio 2014  Lettera Kyenge   https://diariealtro.it/?p=3081
21 dicembre 2013 – Figlio di clandestini  https://diariealtro.it/?p=2852
—————-Il primo articolo scritto da altri, Tommaso Canetta e Pietro Pruneddu
15 marzo 2011 Il gallo – Il mio primo articolo oltre il blog  https://diariealtro.it/?p=673

FINE della serie o almeno provvisoria conclusione

26 Giugno 2014Permalink

22 giugno 2014 – Sono esterrefatta

 

Ho ricevuto dal Movimento di Volontariato Internazionale  del Friuli Venezia Giulia (Notizie dal MoVi Numero 23/2014) una copia della loro pubblicazione da cui ricavo una pagina che trascrivo, isolando un passaggio per evidenziarlo.
In questa pagina si riporta un articolo che fa riferimento a un’iniziativa dell’Unicef relativa ai paesi del Terzo Mondo, di cui l’autorevole organizzazione  stigmatizza ciò che in Italia tace.
Perché taccia non lo so.
A seguire nella stessa pagina del MoVi c’è un articolo di Elia Beacco (che pure riporto, ringraziando l’autrice anche per  la pertinenza dei link)

 Notizie dal MoVI n 23-2014                  a cura del MoVi – FVG

L’esercito dei bambini invisibili

L’Unicef alza il velo su un altro fenomeno dal quale giungono ulteriori conferme delle enormi contraddizioni che caratterizzano il nostro mondo moderno. Parliamo dei «bambini invisibili», ovvero di quei bimbi fisicamente esistenti ma di cui, da un punto di vista legale, non ve ne è traccia su questa Terra. Di loro non esiste nulla di scritto, un certificato di nascita, un atto di registrazione, né altro documento che possa comprovarne l’esistenza. In sostanza sono fantasmi, o meglio visibili all’occhio umano, invisibili per la società in cui vivono. Sono in tutto 230 milioni, ovvero un piccolo su tre sotto i cinque anni ufficialmente «non esiste», in sostanza nel 2012 solo il 60% dei neonati nel mondo sono stati registrati all’anagrafe o in qualsivoglia ufficio pubblico. Molti di loro però non possono fornirne la prova: un piccolo su sette infatti è registrato ma non possiede un certificato di nascita.
Cifre che sbalordiscono. Ancora una volto i più vulnerabili sono i bimbi del Sud del mondo come spiega il rapporto Unicef, non a caso scelto per il 67 esimo compleanno dell’agenzia delle Nazioni Unite. I tassi più elevati di «invisibilità» si registrano in Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana. La triste classifica dei tassi di registrazione più bassi vede ai primi dieci posti i soliti nomi, Somalia (con il 3%), Liberia, (4%) Etiopia (7%), Zambia (14%), Chad (16%), Tanzania(16%), Yemen (17%), Guinea Bissau (24%), Pakistan (27%) e Congo (28%). Claudia Cappa, esperta Unicef per le statistiche, spiega che «in certi Paesi solo il padre può registrare un figlio, per le madri single è impossibile». Spesso entrano in gioco anche le barriere culturali e i costi troppo alti, mentre altre volte le famiglie hanno paura che registrando un figlio possano subire discriminazioni.

«La registrazione delle nascite è di vitale importanza – dice il vice direttore esecutivo di Unicef, Geeta Rao Gupta – E’ la chiave per garantire che i bambini non vengano dimenticati e che non vengano negati i loro diritti. Il certificato di nascita è il passaporto di un bambino».

L’Unicef stessa ha messo a punto alcuni strumenti per contrastare il fenomeno, mettendo la tecnologia al servizio dei bimbi meno fortunati. In Kosovo è stato sviluppato un sistema efficace e con un costo limitato che permette di segnalare i piccoli che «non esistono» con un sms. Speriamo sia un apripista per portare alla luce sempre più bimbi invisibili.

Bambini Invisibili

“Constatiamo che oggi in Italia ci sono bambini cui è negata un’esistenza giuridicamente riconosciuta, destinati a vivere nascosti. Approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli, indipendentemente dalla situazione giuridico- amministrativa dei genitori senza la necessità di esibire documenti inerenti al soggiorno. In modo da evitare che ci siano “nati invisibili” con conseguenze aberranti di ordine sociale e sanitario” (Augusta De Piero).
Sono infatti questi gli effetti prodotti da una normativa ambigua e contraddittoria (Legge 94 del 15/07/2009 e Circolare del 7/08/2009) circa l’obbligo di presentazione del permesso di soggiorno per registrare gli atti di nascita, obbligo poi contraddetto dalla successiva circolare. Comunque il risultato è che molti stranieri senza documenti ancora non registrano i propri figli per paura di essere denunciati. Un dramma che può raggiungere l’assurdo: madri immigrate irregolari che partoriscono in una struttura ospedaliera ma non possono riconoscere e registrare all’anagrafe il loro bimbo appena nato, rendendolo così adottabile.
In Parlamento – presso la Commissione Affari Costituzionali – da più di un anno è depositata una proposta di Legge (n. 740) ad oggi ancora non discussa – che può correggere questa situazione inaccettabile. Ma evidentemente considerata di non sufficiente urgenza ed importanza, visto che non è stata ancora presa in considerazione nonostante la petizione che l’accompagna e ne sollecita l’esame ( per firmare la petizione).

Elia Beacco

vedi anche raccomandazioni fin ali congresso SIMM

22 Giugno 2014Permalink

21 giugno 2014 – E’ il tempo di tirare le somme [Sesta puntata]

L’ASGI e il CRC

Nel sito dell’ASGI trovo una notizia inaspettata di cui ricopio la presentazione a seguito di un mio breve commento
Perché il collegamento al 7mo rapporto del Gruppo Convention on the Rights of the Child (CRC) e l’ampia presentazione  è per me inaspettata?
A mio parere sui minori l’Asgi ha finora traccheggiato (particolarmente inopportuna a fronte di altri silenzi  l’insistenza sui minori stranieri impossibilitati a far parte delle squadrette della FIGC) voltando consapevolmente le spalle al problema della iscrizione anagrafica che da tre anni il Gruppo CRC riporta correttamente nel suo rapporto.
In questo 7mo rapporto si vada a pag. 47 sgg.. Per i precedenti rapporti li ho citati più volte. Ricordo a titolo di esempio quanto scritto il 18 dicembre 2013 
Ora – obliquamente ma senza equivoci – l’ASGI ne prende atto (si veda il terzo paragrafo della presentazione del rapporto CRC che ricopio alla fine).
La cosa per me gravissima è che mai l’autorevole associazione è intervenuta sulle pubbliche dichiarazioni (RAI – Radio3 – 23 aprile scorso) dell’avvocato suo associato che segnalava una situazione che non oso neppure definire presente in qualche ospedale italiano.
Ne ho scritto alla presidente Boldrini il 6 maggio riportando ampie citazioni di quella intervista che ho integralmente trasmesso a tutti i deputati firmatari della proposta di legge 740. Ora l’ASGI si attiva? Speriamo. Più che un atto di fiducia sperare è un dovere.

Cosa ho fatto io

L’unica certezza dei miei faticosi cinque anni di impegno sul tema, faticoso soprattutto per le delusioni che ho vissuto e vivo nei confronti di varie persone e gruppi organizzarti (partititi, associazioni, chiesa cattolica), è la correzione che ho ottenuto in un dépliant dell’Ospedale di Udine che aveva pubblicato una notizia falsa e deviante..
Ne ho scritto, concludendo questa triste vicenda il 5 gennaio scorso.

Forse ho contribuito, scrivendo ai parlamentari locali del Pd e di SEL appena eletti, alla presentazione della pdl 740 (se ne può trovare il testo nel mio blog il 17 giugno 2013).
Forse ho contribuito, forse no. Di fatto ora tutti i 104 deputati sembrano disinteressati a far approvare o almeno discutere quanto hanno proposto.

L’ASGI pubblica il rapporto CRC

Il Gruppo CRC ha lanciato il 17 giugno 2014 il nuovo Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione Onu sull’infanzia e l’adolescenza e i suoi Protocolli Opzionali (Rapporto CRC).

Per quanto riguarda i minori stranieri molte sono le problematiche emerse e, diverse, vengono riposte all’attenzione delle autorità che non hanno dato seguito a precedenti raccomandazioni poste in precedenti rapporti sull’infanzia .

Il Gruppo CRC ribadisce, innanzitutto, la mancanza di modifiche normative necessarie ad assicurare la sicura registrazione anagrafica per i minori stranieri figli di cittadini presenti irregolarmente, così come già richiesto nel precedente rapporto e chiede alla presidenza del Consiglio dei Ministri di promuovere la riforma dell’art. 6 del Testo Unico sull’Immigrazione in modo da reintrodurre gli atti di stato civile tra i documenti per i quali non è necessaria l’esibizione del permesso di soggiorno .

Al Ministero della Salute il Gruppo CRC chiede di rendere uniformi le previsioni contenute nell’Accordo Stato- Regioni che precedono l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale dei minori figli di genitori irregolarmente presenti sul territorio italiano, vista l’attuale situazione disomogenea che genera disparità di diritti.

Famiglie e minori, reduci da viaggi faticosi attraverso il mar Mediterraneo, devono poter sostare presso i centri di primissima accoglienza il più breve tempo possibile e devono essere garantiti servizi di tutela alla salute nei centri di seconda accoglienza, si legge nelle raccomandazioni al Ministero dell’Interno.

Viene nuovamente richiesto al Parlamento di provvedere ad una modifica della normativa sulla cittadinanza rispetto all’accesso da parte di minori stranieri giunti in Italia da piccoli, nonostante alcune modifiche positive sono state rilevate.

Particolare attenzione ai minori non accpompagnati (MNA) viene data nell’ambito del capitolo dedicato alle misure speciali per la tutela dei diritti dei minoto (7) dove il Gruppo CRC raccomanda al Parlamento di approvare la proposta di legge A.C. 1658 contenente misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati . Inoltre chiede  a tutti i Garanti regionali per l’infanzia di promuovere la creazione presso le sedi giudiziarie di albi e/o elenchi riservati ai tutori volontari, nonché la stipula di protocolli di intesa che li rendano operativi, e di realizzare corsi di formazione inter-disciplinare per i tutori dei minori stranieri non accompagnati. Alle Regioni, agli Enti locali e alle Autorità giudiziarie minorili viene richiesto di di predisporre adeguati progetti di presa in carico complessiva dei MNA stranieri e di promuovere e applicare l’affido familiare laddove rispondente al loro interesse.

Riguardo alle minorenni straniere vittime di tratta va sottolineato come questo non sia  fenomeno così manifesto, dato che generalmente le minorenni vengono tenute al chiuso, negli appartamenti e nei locali, e il “ponte” coi clienti avviene tramite donne adulte e quindi meno esposte ai controlli.  Percio’ si deve prestare maggiore attenzione quando ci si trova di fronte a minori stranieri : a tal proposito  le associazioni che si occupano del tema della tratta lamentano, purtroppo, la scarsa attenzione e identificazione delle vittime di tratta tra coloro che presentano richiesta di asilo da parte delle Commissioni Territoriali che valutano tali richieste e alle frontiere, dove proprio la giovane età – e, a volte, la nazionalità – dovrebbe essere un utile indicatore di cui tener conto per identificare le vittime di tratta. La richiesta di asilo politico viene invece troppo spesso considerata  dalle forze di Polizia come “strumentale”, in quanto permette di girare liberamente sul territorio dello Stato fino alla valutazione della domanda. Essa, invece, va  considerata come “coercitiva”, in quanto sono gli sfruttatori a indicare alle vittime di tratta di seguire tale procedura.

La condizione dei minori rom, sinti e camminanti risulta ancora difficile, con una diminuzione della frequenza scolastica e l’aumento della politica dei campi e degli sgomberi che il Gruppo CRC chiede di terminare per applicare, al contrario, la Strategia nazionale per l’inclusione, assicurandone una concreta attuazione e un efficace monitoraggio, che preveda la partecipazione attiva delle comunità rom e sinte, garantendo adeguate risorse finanziarie alla sua effettiva attuazione ed esplicitando chiari obiettivi quantificabili e indicatori di risultato.

Infine il Rapporto affronta anche i casi di apolidia tra i minori stranieri, che risultano essere oltre 15 mila, chiedendo al Ministero dell’Interno di risolvere, di concerto con Prefetture, Questure e Rappresentanze Diplomatiche, la questione degli “apolidi di fatto” e di sanare, di concerto con le competenti autorità, le posizioni dei minori nati in Italia, figli di genitori scappati da Paesi in guerra, che si ritrovano a oggi a non avere uno status giuridico definito.

Questi alcuni dei temi affrontati nel 7° Rapporto CRC nei 51 paragrafi redatti dalle 87 associazioni che compongono il Network. Il Gruppo CRC si impegna ad attivare e rafforzare il dialogo con le istituzioni competenti al fine di garantire una piena ed efficace implementazione della CRC nel nostro Paese.

Per leggere tutto il Rapporto, CLICCA QUI.

6 puntata – forse continua

Segnalazione puntate precedenti (tutte contengono documenti)
6 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3051    (petizioni Boldrini)
8 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3056   (calcio negato ai minori stranieri)
16 maggio 2014 – https://diariealtro.it/?p=3070 (Asgi – Miur)
11 giugno 2014  –  https://diariealtro.it/?p=3110  (congresso SIMM)
13 giugno 2104    https://diariealtro.it/?p=3128   (Asgi – MCE)

A queste aggiungo, oltre i documenti citati nel testo, quelli pubblicati  il 25 maggio
25 maggio  Lettera Kyenge   https://diariealtro.it/?p=3081
7 giugno     Cittadinanza ai figli dei rifugiati   https://diariealtro.it/?p=3090 .
9 giugno     articolo Paolo Citran – CIDI  https://diariealtro.it/?p=3100
15 marzo 2011 Il gallo – Il mio primo articolo oltre il blog  https://diariealtro.it/?p=673
21 dicembre 2013 – Figlio di clandestini   Il primo articolo scritto da altri
Tommaso Canetta e Pietro Pruneddu   https://diariealtro.it/?p=2852

21 Giugno 2014Permalink

30 aprile 2014 – diariealtro trascurato

Un appello inutile, ma lo propongo lo stesso.

Nessun giornalista, nessun telecronista, nessun fotografo, nessun operatore di qualsiasi mezzo di informazione, nessun curioso si avvicini alla struttura in cui opererà Silvio Berlusconi, quando inizierà la sua attività.
Sarà volontario coatto accanto ai malati di Alzheimer.
Già mi sembra inopportuno che persone malate e i loro familiari diventino i capri espiatori di una presenza ingombrante: cerchiamo, se esiste una società civile, di risparmiare chi soffre per quanto possibile.

Ho pubblicato su facebook, ricevendo molte risposte tutte (finora) di consenso.

Una petizione a Laura Boldrini

Parecchi mesi fa ho pubblicato su change org una petizione per la presidente Laura Boldrini di cui riporto il testo già segnalato su facebook e inviato per la firma a parecchie persone

Mai più bambini invisibili agli occhi dello Stato Italiano.

Gentile Presidente Boldrini,

Le scrivo quale cittadina italiana per chiedere il suo impegno affinché sia garantita per legge la registrazione anagrafica di tutti i bambini che nascono in Italia.
Oggi purtroppo non e cosi: la Legge 94/2009 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica – art. 1, comma 22, lettera g – prevede che gli stranieri debbano esibire agli uffici della pubblica amministrazione “i documenti inerenti al soggiorno” per una serie di obiettivi fra cui la registrazione degli atti di stato civile.
E’ evidente che i cittadini extracomunitari in situazione di irregolarità non dispongono del permesso di soggiorno e se tale documento fosse loro richiesto, per evitare il rischio di espulsione, potrebbero privare il nuovo nato del certificato di nascita, un documento indispensabile per la vita e per la dignità di ogni persona.
In mancanza del certificato di nascita il bambino non risulta esistere quale persona e quale individuo destinatario delle regole dell’ordinamento giuridico.
In mancanza del certificato di nascita, che testimonia l’identità della madre e del padre, al bambino non viene assicurata la tutela da parte dei genitori.
In mancanza del certificato di nascita il bambino e condannato ad essere un apolide: e privato di qualunque cittadinanza ed e invisibile agli occhi dello Stato.
Recentemente e stata presentata al Parlamento una proposta di legge (n. 740, primo firmatario On. Rosato) che, se approvata, risolverebbe il problema senza alcun onere di spesa pubblica, ma non vorremmo che nel momento di difficoltà che l’Italia attraversa e il parlamento rispecchia, si ritenesse opportuno rinviarne l’approvazione a un indefinito futuro.
I bambini per nascere non attendono l’approvazione di leggi e norme che li tutelino.

Le firme ottenute  (veramente poche, meno di 400)  sono state apposte a ‘ondate’, via via che si proponeva un sollecito.

Chi volesse firmare la petizione potrà raggiungerla da qui
http://www.change.org/it/petizioni/laura-boldrini-mai-pi%C3%B9-bambini-invisibili-agli-occhi-dello-stato-italiano

30 Aprile 2014Permalink

15 febbraio 2014 – Se ci si mette anche il sindaco di New York

A New York carte di identità agli Undocumented …

Si legge su diversi quotidiani di un’iniziativa del poco più che cinquantenne nuovo sindaco di New York che porta per sua scelta (legalmente registrata parecchi anni fa) il cognome della mamma la cui nonna veniva dall’Italia.
Così si è rivolto Bill de Blasio ai cittadini di New York:
«A tutti i miei concittadini che sono degli immigrati senza documenti: questa città è casa vostra».
Il sindaco non si limita a un’espressione di emozioni ma, da competente responsabile amministratore, indica lo strumento che rende cittadini de la Grande Mela.
La città di New York rilascerà carte d’identità anche agli immigrati clandestini. Undocumented, senza documenti, è l’espressione che il sindaco preferisce perché non implica una criminalizzazione. Insieme con l’altra proposta sul salario minimo vitale, l’offerta agli stranieri conferma che de Blasio non ha paura di suscitare controversie.
Fin qui la cronaca.
L’articolo cui faccio riferimento si può leggere integralmente anche da qui io però voglio consentirmi qualche commento.

 .. e i loro figli resi fantasma in Italia.
In mezzo all’indifferenza generale due sono le linee prevalenti di approccio alla presenza di stranieri senza permesso si soggiorno.
La prima è quella furbesca e abilmente diffusa in maniera capillare dalla Lega Nord già dai tempi in cui si chiamava Padania: creare il nemico per scatenare su ogni piano – dal personale al politico – reazioni xenofobe e razziste.
La seconda è quella dei ‘buoni’, dei donatori in spirito di gratuità, dei ‘benefattori’.
Fra costoro c’è chi coerentemente impegna la propria vita, erogando servizi, assistendo, tendenzialmente presente dove si esprime una necessità, ma in fuga appena si parli del diritto fondamentale di esistere, in maniera giuridicamente riconosciuta.
Mi chiedo se non sia una nuova forma di cultura neocoloniale.
Una spiegazione può esserci: siccome la possibilità di gestire situazioni di assistenza dipende anche dal consenso istituzionale e le istituzioni, dai comuni al parlamento, non vogliono misurarsi col dissenso nazional-popolare,  allora anche i buoni organizzati tacciono, obbedienti alla consegna della tranquillità. Pochi affrontano la fatica del dissenso.
Da cinque anni mi occupo della questione della registrazione anagrafica negata per legge ai figli dei sans papier, gruppo discriminato che fa saltare – proprio nel momento fondante del riconoscimento giuridico dell’esistenza di un nuovo nato – il principio di uguaglianza.
La registrazione dell’atto di nascita comporta l’assegnazione del codice fiscale che consente l’accesso a una serie di servizi altrimenti negati (come si fa, ad esempio ad assicurare cure a chi non esiste, ad accogliere in un asilo nido chi non c’è?)
E’ quel codice condizione per acquisire più avanti la carta di identità, quella che il sindaco de Blasio vuole garantire ai suoi concittadini Undocumented e che i ‘nostri’ bambini non potranno avere al momento opportuno.
O meglio l’avranno se funzionerà il ‘trucco’ immaginato dai nostri eroici legislatori, combattenti di neonati. Il trucco è concedere con strumento amministrativo ciò che si nega per legge.

 Il rischio ‘de Blasio’
Così una circolare consente ciò che la legge nega ma funziona finché il governo lo desideri e – come ogni atto amministrativo – può essere ritirata, modificata senza il coinvolgimento democratico del parlamentò.
E’ vero che scrivere queste cose nella giornata in cui si srotola una crisi di governo  extraparlamentare suscita un qualche imbarazzo.  Però che l’esistenza di una persona dipenda non da una norma ma da un volatile pezzo di carta – ad alcuni concesso, ad altri no – suscita un turbamento profondo, sempre che uno ci pensi, e crea i padroni (arcigni o buoni e compassionevoli è la stessa cosa) della vita altrui
A questo punto ecco il ‘rischio de Blasio’: offrire ai ‘buoni’ un altro slogan, un’altra icona chiacchierando della quale si possa svicolare dal dovere di riconoscere l’esistenza di tutti i nuovi nati.
Così l’omaggio al bravo sindaco di New York sarà un altro strumento da esibire per assicurarsi consensi e nello stesso tempo per manifestare la propria indifferenza di fronte alla necessità di modificare una legge.

15 Febbraio 2014Permalink

10 febbraio 2014 – Non passi lo straniero

Oggi è giunta la notizia della vittoria nel referendum svizzero della scelta che vuole norme rigide, regolate da flussi, per la presenza straniera.
Penso con paura alle prossime elezioni europee e con pietà ai transfrontalieri lombardi che saranno colpiti dalla norma quanto da noi un non comunitario.

Italiani e Svizzeri uniti nella lotta o divisi dalla convenienza?
Ho mandato un SMS al numero 3355634296 della RAI per segnalare l’analogia con il nostro pacchetto sicurezza che nega – ancor più radicalmente – la registrazione dell’atto di nascita dei figli di migranti irregolari.
Ho poi scritto all’indirizzo della trasmissione che inizierà fra poco su radio 3 (la citta@rai.it) il testo che riporto
A proposito dei bambini figli di emigranti cui in Svizzera era negata la convivenza con i genitori segnalo la valida inchiesta (norme e testimonianze) di Marina Frigerio Martina BAMBINI PROIBITI – Storie di famiglie italiane in Svizzera tra clandestinità e separazione. COLLANA Orizzonti pp. 208 Casa editrice IL MARGINE  Via Taramelli n.8 – 38122 Trento

Ricordo però che l’Italia per una precisa categoria di bambini segue – in forma ancor più radicale – il metodo svizzero.
Infatti a seguito del cd pacchetto sicurezza (legge 94/2009 – art. 1, comma22, lettera g) è stata introdotta una norma che neppure la Bossi Fini aveva previsto per cui ai figli di migranti irregolari è negato il certificato di nascita. La manovra è obliqua. Ai genitori  per registrane la nascita in comune viene chiesto il permesso di soggiorno che – per essere irregolari non hanno. Ne consegue l’impossibilità per legge di registrare l’atto di nascita e l’espulsione.
Praticamente ai nuovi nati viene affidata la funzione di identificazione ed espulsione altrimenti propria dei discussi CIE:
Poiché ciò avrebbe comportato penalizzazioni internazionali ciò che la legge nega è ammesso per circolare (n.19/2009) ma il principio resta.
L’esistenza del problema e di bambini nascosti è testimoniata anche dal rapporto della Convention on the Rights of the Child (http://www.gruppocrc.net/IMG/pdf/6_rapporto_CRC.pdf   cap. III 1  pag.41)
Per conoscer epiù approfonditamente la situazione:
http://www.linkiesta.it/immigrati-figli-anagrafe

Grazie
Augusta De Piero  – Udine

10 Febbraio 2014Permalink

2 febbraio – Donne responsabilmente pensanti

Due NO importanti all’indecenza

Riporto con piacere un’iniziativa della consigliera comunale di Udine, Chiara Gallo.
Chiara ha constatato che non è stata inserita nel calendario dei lavori parlamentari la proposta di legge 740, finalizzata a reintrodurre il riconoscimento anagrafico ai figli dei sans papier (di cui ho scritto innumerevoli volte in questo blog dove potete leggerne la trascrizione il 17 giugno).
Di conseguenza ha pensato di scrivere al capogruppo del Pd, alla presidente della Camera Boldrini, del Senato Grasso e al presidente della I commissione (affari costituzionali, della presidenza del consiglio e interni)  cui la proposta è stata assegnata. Ne ha dato informazione anche al primo firmatario della proposta stessa.
Così ha dato il secondo scossone a una proposta di legge che tenta di correggere la mostruosità introdotta nel 2009 nella legislazione italiana. Con quella norma si è negato il principio di uguaglianza per alcuni neonati cui è rifiutato il riconoscimento di un’esistenza giuridicamente riconosciuta.
Il primo scossone lo aveva dato – era il 2010 – l’allora consigliera provinciale Paola Schiratti che aveva convinto l’allora deputato Leoluca Orlando a presentare una proposta di legge che decadde nell’indifferenza anche dei tre firmatari con la fine della legislatura.
Ora i firmatari della proposta sono 104 (maggioranza Pd, una deputata SEL, due di ‘per l’Italia’).
C’è da sperare che lo scossone di Chiara solleciti il loro interesse ad assicurare la discussione della legge.
In calce alla lettera con cui Chiara si è rivolta ai suoi interlocutori ho lasciato le sigle di associazioni firmatarie e di persone presenti in istituzioni (consiglio regionale FVG e comunale di Udine) perché è giusto sapere di cosa si occupano le associazioni e cosa pensano i nostri rappresentanti, mentre non  pubblico i nomi delle singole persone che hanno voluto sostenere l’iniziativa (fra cui ci sono anch’io), non essendo questa una formale raccolta.
Cercherò di avvertire direttamente quelli che conosco.
Chi volesse ripercorrere la storia di questa vicenda potrà leggere l’articolo di Tommaso Canetta e Pietro Pruneddu  , riportato in questo blog il 21 dicembre 2013   

La lettera di Chiara

Gentilissimo On. Roberto Speranza

Associazioni, rappresentanti delle Istituzioni, cittadine e cittadini del Friuli Venezia Giulia (e non solo) intendono sottoporre alla Sua attenzione la problematica della registrazione anagrafica dei bambini nati in Italia da genitori stranieri “irregolari”, questione segnalata anche all’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora nel corso dell’illustrazione della seconda relazione annuale presentata il 10 giugno 2013.

La Legge 94/2009 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica – art. 1, comma 22, lettera g) prevede che gli stranieri debbano esibire agli uffici della pubblica amministrazione “i documenti inerenti al soggiorno” per una serie di obiettivi fra cui la registrazione degli atti di stato civile.

E’ evidente che i cittadini extracomunitari in situazione di irregolarità non dispongono del permesso di soggiorno e se tale documento fosse loro richiesto, per evitare il rischio di espulsione, potrebbero privare il nuovo nato del certificato di nascita, un documento indispensabile per la vita e per la dignità di ogni persona.

Il Ministero dell’interno ha emanato a suo tempo la circolare del 7 agosto 2009, n.19 del Dipartimento per gli Affari interni eTerritoriali, nella quale si precisa che «per le attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti il soggiorno».

Sebbene la circolare ministeriale abbia contribuito a dirimere il dubbio iniziale circa l’interpretazione dell’articolo 6 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, poi modificato dalla legge 94/ 2009, va considerato che la stessa potrebbe essere disapplicata essendo di rango inferiore alla legge per cui per evitare ciò sarebbe necessaria una modifica normativa.

In mancanza del certificato di nascita il bambino non risulta esistere quale persona e quale individuo destinatario delle regole dell’ordinamento giuridico. In mancanza del certificato di nascita, che testimonia l’identità della madre e del padre, al bambino non viene assicurata la tutela da parte dei genitori, è condannato ad essere un apolide ed è invisibile agli occhi dello Stato.

All’inizio della legislatura è stata presentata la proposta di legge n. 740, primo firmatario On. Rosato, sottoscritta da 104 deputati, per la quasi totalità del Partito Democratico, che purtroppo, ad oggi non è stata calendarizzata. E’ per questo che siamo a chiedere, nella sua funzione di capogruppo del PD alla Camera dei Deputati, un autorevole e risolutivo intervento perché la proposta di legge prosegua il suo iter.

Siamo certi del Suo impegno per una battaglia di civiltà che da troppo tempo stiamo portando avanti con l’esclusivo fine di riconoscere un diritto negato.

Alleghiamo la p.d.l. n. 740 e l’elenco dei firmatari della presente.

Auspicando un sollecito avvio dell’iter parlamentare della proposta restiamo in attesa di un cortese riscontro e la salutiamo cordialmente.

CHIARA GALLO

FIRMATARI

Associazione “Centro di accoglienza e di promozione culturale E. Balducci” (referente don Pierluigi Di Piazza)
Associazione “Vicini di Casa” Onlus (referente don Franco Saccavino)
Fondazione “Casa dell’Immacolata di don Emilio de Roja” (referente don Gianni Arduini)
Associazione Libertà e giustizia (referente Loredana Alajmo)
Associazione “Le donne resistenti” (referente Paola Schiratti)
Associazione “Nuovi Cittadini” Onlus  (referente Silvia De Lotto)
Associazione “SeNonOraQuando? comitato territoriale di Udine” (referente Andreina Baruffini)
Associazione “Centro Solidarietà Giovani Giovanni Micesio” Onlus (referente don Davide Larice)
GrIS del FVG (Gruppo Immigrazione e salute della Società Italiana Medicina delle Migrazioni – referente Guglielmo Pitzalis)
Nascente soc. coop. a r.l. (referente Flavio Sialino)

I e le consigliere regionali del Friuli Venezia Giulia Chiara Da Giau, Emiliano Edera, Pietro Paviotti,  Stefano Pustetto, Gino Gregoris, Silvana Cremaschi, Armando Zecchinon, Alessio Gratton
I e le consigliere comunali di Udine Chiara Gallo, Monica Paviotti, Eleonora Meloni, Marilena Motta, Claudio Freschi, Hosam Aziz, Federico Filauri
L’Assessora ai diritti di cittadinanza e all’inclusione sociale del Comune di Udine Antonella Nonino

 

2 Febbraio 2014Permalink

8 ottobre 2013 – CIE di carne 3

Fra legge e circolare: un groviglio senza pietà.

Nell’hangar ormai indimenticabile obitorio di Lampedusa ci sono alcune piccole bare bianche con un numero.
Anche le piccole vittime del recente naufragio non hanno un nome.
Ma vediamo cosa può succedere a chi, riconoscendole dalla fotografia appoggiata al legno, glielo attribuisse.

Una legge che funziona.

Ci sono notizie sconcertanti che girano non smentite.
Ricopio da il Corriere della sera ma potrei farlo da qualsiasi quotidiano “Per la legge Bossi-Fini dovranno tutti rispondere di immigrazione clandestina”.
Se l’ingresso irregolare è reato, incriminare chi irregolarmente è entrato in Italia (tra l’altro con il massimo dell’irregolarità: chi oserebbe collocare un naufragio fra gli eventi ‘regolari’?).è ‘atto dovuto’ , come avrebbe detto un magistrato, (riferendosi, per quanto ho potuto capire, all’art. 10 bis del d.lgs. n. 286/98).

Per qualche utile considerazione segnalo un passo tratto dal sito dell’ASGI del 7 dicembre 2012 , dove comunque molto si può trovare.

Non posso e non voglio dimenticare che il pacchetto sicurezza contiene una delle norme più infami della nostra legislazione, a fronte della quale tutti ostentano indifferenza al fine –credo – di promuoverne la sottovalutazione: si tratta della lettera g del comma 22 dell’art 1 della legge 94/2009.
A  seguito di quella norma chi dichiari la nascita del proprio figlio – e chieda il relativo certificato –non lo può ottenere a norma di legge ma solo per il precario intervento di una circolare e, inoltre, scoprendosi, si espone al rischio di espulsione.
Ne ho scritto per anni e anche di recente il 26 settembre e il 4 ottobre   

Oggi chi si avvicinasse a quelle bare bianche, dando un nome alla piccola salma sulla base della fotografia esposta, dovrebbe – come testimone -identificarsi.
E’ ovvio e civile
MA….
Dichiarava un giornalista de La Repubblica qualche giorno fa: “abbiamo deciso con la redazione di non pubblicare la lista dei sopravvissuti. Non vorremmo che uno di loro potesse subire con l’identificazione regressione o ritorsioni nel paese d’origine, come è accaduto”.
Quindi il rischio dell’identificazione può costituire un deterrente tale da impedire di dare un nome a un bambino morto e di consentire ai suoi di conoscerne la sepoltura.
A questo punto è opportuno ricordare che l’Italia non ha una legge sull’asilo: se ne è ricordato ieri il Presidente della Repubblica e lo ha detto.
A mia memoria l’unica a cercar di farsi  carico del problema fu l’avv. Fernanda Contri, nella sua carica di ministro – governo Ciampi 1993-94. Poi tutti se ne disinteressarono.

Come volevasi dimostrare.

E restiamo ai vivi.
Ammettiamo che fra i sopravvissuti vi sia una donna incinta che non  si voglia identificare per le ragioni dette sopra e che il suo bambino, quando nascerà (se ciò avverrà in Italia), abbia anche un papà che lo voglia riconoscere.
Se non avrà dichiarato e dimostrato adeguatamente la fondatezza delle sue generalità (e se non  lo avrà fatto sarà stato per le ragioni saggiamente ricordate dal giornalista de La Repubblica) quel papà – e conseguentemente la mamma (anche se la tutela della maternità assicura qualche protezione)–sono  migranti irregolari, privi di permesso di soggiorno  e il figlio resterà senza certificato di nascita con tutto ciò che ne consegue.
Quando andavo a scuola io alla fine della dimostrazione di un teorema si diceva: come volevasi dimostrare. Appunto

Se si distruggono i CIE di muro restano quelli di carne e la funzione oggettiva dei neonati vivi (ma si può estendere ai bambini morti) è quella di assicurare identificazione ed espulsione dei genitori.

Un privatissimo e non invasivo appello

Questa volta non so proprio da che parte cominciare e prego chi legga questo pezzo e ritenga doveroso assicurare ai nuovi nati un certificato di nascita di scrivere a un qualsivoglia parlamentare perché nelle modifiche alle leggi sull’immigrazione di cui si parla si ricordino dei neonati cui tale certificato è negato: tutti, deputati e senatori, hanno una casella di posta e forse se scrivessimo in molti ….
Da cinque anni mi occupo dei figli degli immigrati privi di permesso di soggiorno, vittime, appunto, di questa spaventosa violazione dei loro diritti.

Poiché, nonostante il consenso del GrIS (vedi Simmweb.it) e la presentazione della pdl 740 (il cui testo ho pubblicato in questo blog il 17 giugno scorso), i mezzi di informazione non si occupano del problema, ho cercato di dare informazioni anche a singole persone.

Non ho ottenuto gran quantità di consensi ma pensavo che apprezzassero lo sforzo di informare: invece ho capito – da messaggi ricevuti – che infastidisco, nonostante abbia cura di scrivere sempre con lista cieca in modo da non ‘compromettere’ i destinatari dei miei messaggi.

Quindi proverò a limitarmi al blog e ad eventuali corrispondenze da non esibire se non a chi io ritenga istituzionalmente interessato e impermeabile ai fastidi che posso provocare.

8 Ottobre 2013Permalink